La letteratura futurista
 

In letteratura, come in tutti gli altri ambiti, l’obiettivo del Futurismo fu quello di cercare di esprimere il dinamismo e la velocità tipici della società del tempo e di sbarazzarsi di tutto ciò che era considerato vecchio, statico e superato.
A tale scopo Filippo Tommaso Marinetti teorizzò in una serie di testi (tra cui Manifesto tecnico della letteratura futurista e Distruzione della sintassi. Immaginazione senza fili. Parole in libertà) l’abolizione della sintassi e della punteggiatura e l’utilizzo della tecnica delle “parole in libertà”, componimenti in cui i termini erano accostati seguendo il più possibile la libera associazione delle idee, riproducendo così il moto frenetico del pensiero umano. Tra gli espedienti consigliati da Marinetti vi erano anche l’uso abbondante di onomatopee e di verbi all’infinito e l’abolizione di aggettivi e avverbi. La principale opera nata dalle sperimentazioni di Marinetti fu Zang, tumb, tumb, pubblicato nel 1914.
Altro importante esponente della letteratura futurista fu Aldo Palazzeschi, attivo a Roma, il quale tra il 1913 e il 1914 pubblicò numerosi testi poetici e narrativi di impronta futurista, tra cui il romanzo Il codice di Perelà, considerato il suo capolavoro. Già nel 1914, tuttavia, Palazzeschi, ostile all’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale, si allontanò dalle posizioni futuriste.