L’arte di predire il futuro: dèi e sacerdoti etruschi
La disciplina etrusca era l’insieme delle conoscenze, dei riti e delle cerimonie legate alla predizione del futuro.
I sacerdoti etruschi “leggevano” il volere degli dèi nel volo degli uccelli, nei fulmini e nelle viscere degli animali.
Prima di fare qualunque cosa, di intraprendere un viaggio, di concludere un affare o un matrimonio, gli Etruschi dovevano interrogare gli dèi. Il pantheon etrusco era molto simile a quello greco; gli dèi più importanti erano: Tinia e Uni (Zeus ed Era), Aita e Phersipnai (Ade e Persefone), Nethuns (Poseidone), Menerva (Atena), Apulu (Apollo), Artumes (Artemide), Maris (Ares), Turan (Afrodite), Turms (Ermes), Sethlans (Efesto), Fufluns (Dioniso).
Tipici del mondo etrusco erano i demoni infernali che accompagnavano il defunto nell’Aldilà. Fra questi i più importanti erano: Charun, che proteggeva l’entrata degli inferi armato di martello; Tuchulcha, con il becco di rapace e attorniato da serpenti; Vanth, la messaggera di morte che possedeva il rotolo su cui era scritto il destino del defunto.
L’aruspicina era l’arte di predire il futuro tramite la lettura delle interiora degli animali sacrificati, in particolare del fegato. Oggi è possibile avere maggiori informazioni su questa disciplina grazie a un modello di fegato in bronzo: il “fegato di Piacenza” (così chiamato dal luogo del suo ritrovamento) serviva al sacerdote, l’arùspice, come “mappa” per poter interpretare il volere degli dèi.
Sul modello appaiono i nomi delle divinità benevole o sfavorevoli: associando particolari segni del fegato dell’animale (linee, imperfezioni, macchie, ecc.) alla divinità corrispondente era possibile annunciare un presagio favorevole o funesto.
Gli àuguri erano sacerdoti che interpretavano la volontà divina osservando il cielo, il quale era diviso in aree associate a diverse divinità.
Esaminando il volo degli uccelli oppure i fenomeni celesti, in particolare i fulmini, questi sacerdoti erano in grado di ricavarne un presagio favorevole o contrario.