Il costume bizantino, di derivazione greca e romana, si caratterizzava per la ricchissima e sfarzosa ornamentazione. Rispetto alla tradizione precedente, dove il panneggio delle vesti esaltava la figura e il suo portamento, le lussureggianti vesti bizantine nascondevano le forme del corpo, e cadendo senza drappeggio conferivano una rigida forma a trapezio.
Le informazioni sull’abbigliamento bizantino ci provengono per lo più dai mosaici di Ravenna, che trovano confronto con due testi molto importanti: l’Historia Arcana di Procopio di Cesarea (VI sec.) e il De cerimoniis di Costantino VII Porfiriogenito (X sec).
In epoca bizantina gli uomini normalmente indossavano una tunica corta, tenuta stretta in vita con una cintura. Le tuniche potevano anche essere sovrapposte e avere maniche ampie decorate con ricami.
Sopra la tunica si indossava la clamide, il mantello, in vari colori e con diverse bordure, trattenuto da una fibula sulla spalla destra; quella dell’imperatore e dei dignitari si distingueva per il tablion, un inserto quadrangolare di stoffa, cucito sul davanti, ricamato con fili d’oro e pietre preziose.
Il costume ecclesiastico era la dalmatica, una veste lunga fino ai piedi arricchita con strisce purpuree che scendevano dalle spalle (clavi) e sopra cui si poneva la casula o pianeta, la stola per la celebrazione delle liturgie ancora oggi in uso. Sopra le spalle era poggiato il pallio ecclesiastico, una striscia di lana bianca frangiata e con la croce ricamata. Il bordo delle maniche era invece sottolineato da una decorazione chiamata segmenta.
I monaci e gli eremiti vestivano invece il colobio, una sorta di dalmatica senza maniche o con maniche più corte.
Per gli uomini era in uso coprire le gambe con una sorta di calzoni, le brache, un aspetto del costume di derivazione orientale.
Le brache aderenti, dette anaxyrìdes, erano realizzate con tessuti colorati, maculati e arricchiti di ornamenti. Particolari erano anche le tuniche corte con falde, le scaramangion, e il mantello di taglio circolare con collo a scialle e spacchi laterali.
Le calzature, dette campagi, erano realizzate in pelle o in tessuto di seta, di colore per lo più nero, rosso o giallo, e arricchite con fibbie d’oro e pietre preziose.
Come gli abiti maschili, anche quelli femminili si caratterizzarono per una ricerca della visibilità attraverso la preziosità dei tessuti impiegati e degli ornamenti.
La tunica o le tuniche sovrapposte avevano decorazioni applicate o ricamate sulle spalle o intorno ai bordi delle maniche, o ancora coppie di clavi che scendevano dalle spalle. Sulle vesti femminili era spesso anche aggiunta una striscia decorativa che girava lungo l’abito, detta patagium. Sopra le tuniche, le donne portavano dei mantelli o, usanza delle donne di corte, indossavano la penula, un manto di forma circolare con un foro centrale per il passaggio della testa.
Le pettinature femminili erano gonfie, effetto che si otteneva tramite l’uso di ciuffi posticci. Le calzature erano della stessa foggia di quelle maschili.