Il personaggio – Teodora, imperatrice bizantina
Della donna che è stata imperatrice d’Oriente a fianco di Giustiniano, Teodora, resta un solo ritratto: il bellissimo mosaico della basilica di San Vitale a Ravenna. Una sua particolareggiata biografia è contenuta nella più controversa opera di Procopio di Cesarea, gli Anekdota o Storie segrete, tenute nascoste finché furono in vita i sovrani, perché piene di astio e calunnie nei loro confronti. Teodora era nata a Costantinopoli nel 500 da un’umile famiglia. Il padre, Acacio, era guardiano d’orsi al Kynégion, una sorta di circo adibito agli spettacoli e alle battute di caccia: in base alla rigida mentalità dell’epoca, apparteneva alla più infima categoria sociale, quella della gente di spettacolo.
Quando poi Acacio morì nel 503, anche le sue tre figlie, puntando sulla loro bellezza, si fecero strada nel mondo del teatro, dedicandosi a quelle attività (recitazione, musica e danza) in cui la cultura ufficiale del tempo scorgeva germi di vizio e di tentazione: di qui l’identificazione tra l’attrice e la prostituta. Così la pensava anche Procopio: la Teodora, che emerge dai suoi racconti, è una giovinetta corrotta e lussuriosa, cortigiana per vocazione più che per necessità economica.
Dopo aver vissuto come amante del governatore della Libia, Teodora intraprese un avventuroso viaggio di ritorno in patria, attraverso diverse città, tra cui Alessandria. Procopio non manca di sottolinearne la lascivia morale. In realtà, secondo altre fonti, ad Alessandria Teodora entrò in contatto con l’ambiente religioso dei monofisiti, per i quali divenne la “pia”, la “santa”, la “devota”: taluni vi hanno individuato una conversione religiosa da parte sua. Verso il 520-521 Teodora rientrò a Costantinopoli; a quell’epoca Giustiniano, a quasi quaranta anni di età, inaugurava il suo primo consolato. Colpito dalla bellezza dell’ex attrice e deciso a sposarla, il futuro imperatore dovette convincere Giustino, suo zio, a promulgare una legge apposita: la costituzione De nuptiis (Codice giustinianeo, V, 4,23), pensata per un’attrice “pentita” che conduca una vita “onorevole”.