Le fonti medievali definiscono col nome di Normanni (“uomini del Nord”) o Vichinghi (“uomini delle baie” da vik, “baia”) gli avventurieri originari della Scandinavia e della Danimarca che dall’VIII secolo in poi si spinsero verso ovest in cerca di ricchezze.
La loro struttura sociale era di tipo aristocratico, organizzata in clan, e spesso erano gli stessi re a incoraggiare la migrazione e la colonizzazione di nuove terre nel tentativo di porre un freno alle rivalità interne che destabilizzavano l’equilibrio del loro mondo, che era di tipo pastorale e marinaro.
Dalle fonti iconografiche è possibile ricostruire l’abbigliamento vichingo: gli uomini portavano tuniche strette in vita da cinture in cuoio con fermagli metallici e pantaloni attillati; le donne indossavano invece lunghe sottovesti abbinate a uno scamiciato più corto e usavano spille intarsiate in ambra e corallo per fermare gli abiti.
Per difendersi dalle intemperie i vichinghi utilizzavano lunghi mantelli, e nelle zone più settentrionali anche indumenti foderati di pelliccia.
L’alimentazione vichinga era costituita in larga parte da zuppe di cereali arricchite con legumi (fave, lenticchie, piselli). L’orzo era il cereale più coltivato, con cui venivano prodotte anche le bevande, mentre con farro, spelta, avena e segale si faceva il pane. Carne e pesce erano consumati in abbondanza, prevalentemente essiccati o affumicati.
Di primaria importanza erano anche il latte e i suoi derivati, tra cui lo skir, una crema di latte. La bevanda più diffusa era l’idromele, prodotto dalla fermentazione del miele in acqua, che nella mitologia nordica è paragonato a un nettare divino capace di dispensare saggezza e poesia.
Per scrivere i Vichinghi utilizzavano dei segni chiamati “rune” (da rûnar, parola per indicare i segreti magici). L’alfabeto runico era composto di sedici lettere; la maggior parte dei segni derivava dagli alfabeti dell’Europa meridionale, mentre altri erano di invenzione vichinga. La forma delle lettere si basava su tratti diagonali e verticali, mentre evitava linee orizzontali e curve.
Il culto più diffuso tra i clan vichinghi era quello di Odino. Odino era per i vichinghi il signore della guerra, dio della magia, della poesia e della saggezza delle rune. Egli abitava il Valalla, la sala dei guerrieri valorosi morti combattendo, e le Valchirie erano le sue ancelle.
Per ingraziarsi il favore degli dèi i vichinghi facevano offerta di oggetti preziosi e praticavano sacrifici umani in luoghi consacrati all’aperto.
Ai più ricchi e potenti esponenti dei clan era riservato il rito funebre della nave incendiaria: sulla terraferma veniva appiccato il fuoco al defunto e alla sua nave, e sulle ceneri veniva eretto un tumulo. Secondo i vichinghi, infatti, la cremazione rendeva istantanea la distruzione del corpo, e così il defunto poteva raggiungere più velocemente il regno dei morti.
La forte flotta vichinga era utilizzata per i commerci e per colonizzare e depredare terre straniere.
Nell’VIII secolo i vichinghi avevano perfezionato la loro tecnica navale fino a mettere a punto il drakkar, un’imbarcazione dalla struttura possente e dal rivestimento flessibile, adatta ad affrontare le correnti oceaniche, a penetrare in fiumi poco profondi e a procedere anche contro vento con la sola forza dei remi.