La guerra in Vietnam e la libertà di stampa negli Stati Uniti
Nel giugno del 1967 il Segretario della Difesa statunitense Robert McNamara commissionò un’inchiesta per indagare sulla storia della guerra nel Vietnam negli anni tra il 1945 e il 1967.
Dopo due anni di lavoro lo studio arrivò a constare di 47 volumi, per un totale di 7000 documenti tra analisi storiche e documenti originali governativi, e fu classificato come Top secret.
In quello stesso 1969 Daniel Ellsberg, uno degli uomini che collaboravano all’inchiesta, decise di denunciare pubblicamente i contenuti di quei documenti – che in seguito sarebbero divenuti noti come Pentagon Papers, i “Documenti del Pentagono”) – per diffondere le notizie reali circa il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto, e iniziò perciò a farne di nascosto delle copie.
Durante il 1970 Ellsberg tentò ripetutamente di persuadere alcuni senatori statunitensi che erano contrari alla guerra in Vietnam a divulgare in Senato i Pentagon Papers, ma nessuno gli dette ascolto. Decise allora di condividere i documenti con il quotidiano New York Times, che il 13 giugno 1971 pubblicò il primo di un totale di 134 documenti; pochi giorni dopo le pubblicazioni iniziarono anche sul Washington Post.
L’opinione pubblica venne così a conoscenza di come gli USA avessero esteso il proprio ruolo nella guerra con bombardamenti e raid arei nel Vietnam del Nord, nel Laos e in Cambogia; di quali fossero in realtà i veri obiettivi americani della guerra nel Vietnam; e di come il governo statunitense avesse volutamente tenuto nascoste ai propri cittadini queste informazioni.
Il presidente in carica Richard Nixon, preoccupato che il caso potesse affossare la fiducia del popolo americano nei propri confronti, tentò allora di bloccare la pubblicazione dei Pentagon Papers; ma il New York Times fece appello alla Corte Suprema degli Stati Uniti e questa, in nome della libertà di stampa, annullò l’ingiunzione di Nixon, affermando che “tra le responsabilità di una stampa libera c’è il dovere di prevenire che ogni parte del governo inganni il popolo”.
In seguito Nixon denunciò Ellsberg accusandolo di spionaggio, di furto e cospirazione, ma la giustizia americana respinse tutte le accuse.
Ellsberg proseguì nel suo impegno a favore della giustizia, sforzi che nel 2006 gli valsero il premio Right Livelihood Award, “per aver messo la pace e la verità in primo piano, a notevole rischio personale, e per aver dedicato la sua vita a questo, ispirando altri a seguire il suo esempio”.
Gli ultimi Pentagon Papers sono stati resi pubblici nel 2011 e sono oggi accessibili per pubblica consultazione sul sito degli Archivi Nazionali statunitensi (National Archives and Records Administration).