Intorno alla metà degli anni '60 Mao Zedong era stato estromesso di fatto dal governo della repubblica a causa delle conseguenze disastrose del progetto economico del "grande balzo in avanti". Per riacquistare popolarità e riappropriarsi del potere, nell'estate del 1966 lanciò un nuovo progetto: la rivoluzione culturale.
La finalità della rivoluzione era la critica e la condanna del revisionismo e dell'imborghesimento che stava dilagando all'interno di alcuni gruppi sociali: intellettuali, funzionari amministrativi, quadri dirigenziali delle aziende e anche dirigenti del Partito.
Mao incitò gli studenti superiori e universitari a scovare e punire coloro che non si erano conformati ai dettami del Partito, in modo da rigenerare una società che appariva ormai corrotta da forme improprie di capitalismo. Si formarono così le guardie rosse, gruppi eterogenei di studenti che obbligavano professori e intellettuali a sessioni pubbliche di autocritica e di pubbliche scuse.
Le guardie rosse, sentendosi autorizzate e favorite dall'esercito, ampliarono il loro raggio d'azione ad artisti e scienziati colpevoli di criticare il governo; poi fu la volta dei funzionari che si stavano arricchendo o che avevano assunto un atteggiamento borghese e occidentale. Ci furono roghi di biblioteche, musei, templi di ogni religione. Le guardie rosse si presentavano a casa della vittima di una denuncia picchiandola e distruggendo ogni oggetto di lusso; erano vietati abiti occidentali e gioielli, furono chiusi i ristoranti di lusso. Ogni deviazione dalla più assoluta uguaglianza venne punita.
Alla fine, dopo un anno di caccia alle streghe, Mao cercò di riportare ordine affermando che era il tempo di "ritornare alle aule", ma il caos si placò soltanto quando fu impiegato l'esercito.
In realtà il vero obiettivo di Mao durante la rivoluzione culturale fu la riconquista del potere e l'eliminazione dei dirigenti del Partito che lo avevano estromesso. A farne le spese furono in particolare Liu Shaoqi, che era diventato presidente della repubblica popolare al posto di Mao, e Deng Xiaoping, che avevano intrapreso una riforma economica dando la possibilità di creare piccole imprese agricole private.
Il primo fu imprigionato in un campo di "rieducazione", dove morì per malattia nel 1969; Deng Xiaoping invece fu destituito di ogni carica e inviato nella regione rurale dello SinKiang come semplice impiegato fino al 1973.
Si calcola che nel periodo della rivoluzione culturale siano morte non meno di 500 mila persone, anche se alcuni arrivano a ipotizzare fino a 15 milioni di persone perseguitate.