News Secondaria di primo grado Storia

La nascita della città europea: dalla città romana imperiale alla città comunale (III-XIV secolo d.C.)

a cura di Associazione Clio’92

di  Maria Teresa Rabitti

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Lo studio dell’origine e dell’evoluzione delle città europee rappresenta un percorso fondamentale per comprendere non solo la storia dell’architettura e dell’urbanistica, ma anche la costruzione dell’identità culturale e civile dell’Europa. Analizzare la forma e la funzione delle città significa esplorare la trama di esperienze che hanno dato vita a una civiltà comune, capace di unire popoli e culture diverse sotto un medesimo orizzonte storico.

L’operazione didattica è quella di utilizzare il testo storiografico: L. Benevolo, Le città nella storia dell’Europa, Editori Laterza, Roma-Bari 2004. per organizzare le conoscenze in un processo di trasformazione e rendere più comprensibile la trasformazione.

La città è un bene collettivo e un documento vivente del passato: un patrimonio da proteggere e al tempo stesso da reinterpretare secondo le esigenze della società contemporanea. Essa custodisce le tracce materiali e simboliche della comunità che l’ha edificata, costituendo la testimonianza più tangibile della continuità storica europea. Comprendere la città significa, dunque, educare alla cittadinanza e alla consapevolezza del valore dell’eredità comune.

L’Europa e la città nascono insieme: le città sono state la condizione stessa dell’Europa come entità storica distinta e hanno contribuito in modo decisivo alla sua fisionomia culturale. Per questo motivo, un approccio didattico efficace può partire dall’analisi della città in cui gli studenti vivono o che conoscono più da vicino, osservandone la struttura urbana, la disposizione rispetto al territorio e agli elementi naturali, e confrontandone le carte storiche per riconoscere tracce del passato romano o medievale.

Situazione iniziale del processo: la città imperiale

Nel periodo imperiale, la città romana costituisce il modello originario dell’urbanesimo europeo. È una città ordinata e razionale, progettata secondo un disegno geometrico che riflette la stabilità politica dell’Impero e la fiducia nelle sue istituzioni. L’impianto urbano si articola in maglie regolari, coordinate da vie principali e spazi pubblici, ed è strettamente connesso al territorio attraverso infrastrutture — strade, ponti, acquedotti — che diffondono un’immagine di civiltà omogenea e unitaria.

Situazione finale: la città medievale e la nuova struttura tra XI-XIV sec.

La città medioevale, pur nella continuità di un guscio romano, si organizza come un corpo nuovo: è chiusa nelle mura, lo spazio interno è ristretto, gli edifici pubblici e le chiese concentrati al centro, attaccati gli uni agli altri, gli edifici privati si sviluppano in altezza a più piani, la produzione artigianale viene svolta nelle botteghe aperte sulla strada. Le facciate degli edifici privati contribuiscono ad abbellire lo spazio urbano. 

Confrontiamo le due città per cogliere mutamenti e permanenze. 

Verificata la trasformazione, è lecito chiederci come ciò sia avvenuto, quali condizioni abbiano reso possibili risultati simili in centinaia di città sparse per l’Europa. 

A partire dal III secolo d.C., con le invasioni barbariche e la crisi del potere centrale, le città romane si fortificano, restringendo il proprio perimetro e concentrando le funzioni essenziali entro mura difensive. Parallelamente, la progressiva cristianizzazione dell’Impero introduce nuovi edifici e simboli: la basilica sostituisce il tempio come spazio pubblico, e i centri religiosi si pongono spesso al di fuori della cinta urbana, segnando una diversa concezione dello spazio sacro e del rapporto tra città e territorio.

Dopo la caduta dell’Impero d’Occidente, tra VI e IX secolo, l’Europa conosce un lungo periodo di crisi. Le città appaiono sovradimensionate rispetto alla popolazione, molti edifici sono abbandonati o in rovina e gli spazi urbani si contraggono. Solo le sedi episcopali mantengono un ruolo amministrativo e simbolico, mentre la popolazione tende a rifugiarsi in luoghi naturalmente protetti. La città tardoantica perde così la sua funzione politica e commerciale per assumere un volto religioso e frammentario, in cui la chiesa sostituisce il foro come fulcro della vita comunitaria.

Con il X secolo si apre una nuova fase di rinascita. La fine delle invasioni e il rinnovamento delle tecniche agricole — rotazione triennale, uso del collare rigido, diffusione dei mulini — favoriscono un incremento produttivo che determina la crescita demografica, la ripresa dei commerci e la rinascita delle città. Queste non riproducono più la forma romana, ma ne rielaborano creativamente gli elementi, adattandosi alle nuove esigenze economiche e sociali.

Tra XI e XIV secolo, la città medievale si configura come un organismo vivente e in continua trasformazione. Chiusa da mura, con uno spazio interno compatto, si sviluppa in altezza e concentra nel centro gli edifici pubblici e religiosi. Le strade e le piazze diventano luoghi di scambio, di incontro e di vita collettiva, dove si intrecciano attività economiche e cerimoniali. La città comunale riflette il dinamismo sociale del tempo: è suddivisa in rioni e quartieri dotati di una propria identità politica, e si espande come un cantiere aperto in cui la costruzione urbana accompagna quella della libertà civica.

Dal XII secolo, la diffusione dello stile gotico imprime una dimensione europea all’architettura urbana: per la prima volta, si afferma un linguaggio unitario capace di rendere riconoscibili le città del continente come espressione di una stessa civiltà. Tuttavia, rispetto all’ordine simmetrico romano, la città medievale privilegia l’irregolarità, la varietà, l’incompiutezza. La libertà politica e la complessità sociale producono forme urbane originali, spesso modellate sul paesaggio naturale. Le città marinare come Venezia, Genova e Pisa testimoniano l’incontro tra morfologia territoriale e ingegno umano.

Il confronto tra città romana e medievale rivela dunque una profonda trasformazione: dall’uniformità imposta dall’Impero alla pluralità delle forme nate dall’autonomia dei Comuni. Eppure, elementi costruttivi e tecniche romane sopravvivono, conferendo continuità e coerenza alla nuova forma urbana.

Comprendere questo processo significa riconoscere nella città europea non solo un’eredità architettonica, ma un simbolo della civiltà che l’ha generata. La città diventa così una fonte viva per la costruzione della memoria storica e della coscienza civile dell’Europa contemporanea: un luogo dove passato e presente dialogano, e dove si radica l’idea stessa di cittadinanza europea.