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LeggiAMO | L’anniversario di Andrea Bajani

di  Valentina Olivato

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Il romanzo L’anniversario (Feltrinelli, 2025) descrive minuziosamente l’ambiente familiare dell’autore, Andrea Bajani, e indaga le relazioni affettive e i meccanismi che le regolano. 

Nell’incipit la voce narrante, che coincide con l’autore, chiarisce immediatamente il significato del titolo, dichiarando come rievochi la scelta compiuta dieci anni prima di rescindere ogni legame con la famiglia d’origine. La decisione funge da spartiacque ed è anche uno stimolo per riflettere su ciò che è stato e sui riverberi che caratterizzano il presente

Attraverso un lungo sguardo si ripercorrono, quindi, gli anni della crescita e si mettono in evidenza le note dolenti che gravano sul nucleo familiare: un padre irascibile che pretende di controllare ogni aspetto della vita di tutti e una madre che si annulla pur di non urtare l’equilibrio. Soprattutto si getta luce su una matrice ancora profondamente patriarcale, in cui la violenza è il motivo che domina e condiziona profondamente l’assetto della quotidianità. Sullo sfondo campeggia un quesito: è possibile rinunciare ai rapporti e ai lacci che contraddistinguono l’origine di un individuo?

Questo interrogativo rappresenta il perno intorno a cui ruota l’intera narrazione. 

L’opera di Bajani rispecchia le caratteristiche fondamentali dell’autofiction, un genere sempre più diffuso negli ultimi anni che si propone come un sofisticato incrocio tra romanzo e autobiografia. Per questo motivo, l’opera lascia il lettore con la sensazione di non riuscire a definire con precisione il perimetro di ciò che corrisponde alla realtà. Fatti realmente accaduti s’innestano nell’invenzione letteraria, così il dato biografico diventa indizio in una trama che si serve di tutti i meccanismi propri della finzione. L’io narrante, omonimo di chi scrive, è al centro di tutto e impone il proprio punto di vista, traducendosi spesso in un’unica focalizzazione.

Una autofiction al Premio Strega

Il prestigioso Premio Strega, conferito ogni anno a un romanzo scelto tra cinque finalisti (la “cinquina”), quest’anno è stato assegnato proprio a L’Anniversario. La decisione, presa da una giuria sempre più variegata, ha in alcuni casi diviso il pubblico di lettori. Le reazioni di sorpresa all’assegnazione del premio sono probabilmente dovute all’architettura della narrazione, che risulta meno composita rispetto ad altri romanzi, articolati secondo un impianto più tradizionale. La molteplicità del punto di vista, solitamente affidata alla diversa caratterizzazione dei vari personaggi e a una focalizzazione mobile, viene quasi sempre meno nell’autofiction. Allo stesso modo scompare la presenza della figura dell’alter ego che consente l’introduzione a margine del pensiero dell’autore e stimola il pubblico a individuare i vari livelli di uno schema narrativo complesso. A proposito della diffusione dell’autofiction lo scrittore Paolo Di Paolo commenta come vi siano degli effetti collaterali possibili, ossia “un rattrappirsi delle facoltà immaginative degli autori e dunque deduttive dei lettori”.

Una risposta a questa obiezione può essere estrapolata da quanto dichiarato dagli organizzatori del Premio: “Sin dalla nascita il Premio Strega è stato indice degli umori dell’ambiente culturale e dei gusti letterari degli italiani. I libri premiati hanno raccontato il nostro Paese, documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni”. Uno degli obiettivi dello Strega, quindi, è quello di raccontare l’evoluzione del pubblico in rapporto al contesto culturale. In questo caso oltre a porre al centro del dibattito una tematica ancora fortemente radicata nel vissuto collettivo, come la cultura patriarcale, si sceglie un genere letterario che sta diventando uno strumento sempre più utilizzato e apprezzato da autrici e autori della contemporaneità.

Le origini e l’evoluzione del Premio Strega

Nel 1947 la scrittrice Maria Bellonci fondò il Premio Strega grazie al supporto dell’industriale Guido Alberti con l’intento di favorire la rinascita culturale dell’Italia nel dopoguerra.  La giuria, denominata Gli amici della domenica, era composta da chi aveva spontaneamente frequentato il salotto letterario di casa Bellonci. In una nota importante la scrittrice stabilì come la giuria dovesse essere “vasta e democratica”, composta da letterati di mestiere e non, così da avvicinare la letteratura al pubblico. Oggi ai voti degli Amici della domenica si affiancano quelli di associazioni, biblioteche e circoli di lettura. Contribuiscono, inoltre, gli Istituti italiani di cultura e la Società Dante Alighieri. Negli ultimi anni sono state create le categorie Ragazze e Ragazzi, Giovani, Poesia e Saggistica. Da un salotto letterario a un premio di rilevanza nazionale, lo Strega è oggi un punto di riferimento per il pubblico dei lettori, ma anche di professionisti del settore editoriale. Sono tanti i titoli che dopo essere stati scritti sulla tradizionale lavagna del premio sono diventati classici della letteratura, come Tempo di uccidere di Ennio Flaiano, Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, L’isola di Arturo di Elsa Morante e Lessico famigliare di Natalia Ginzburg.