Introduzione
Con il nuovo anno scolastico insegnanti e studenti riprendono la lunga passeggiata; la continuità didattica rende la ripresa più veloce e feconda, poiché, sul lungo periodo, lo stile dell’insegnante modella l’apprendimento dello studente.
L’arte dell’insegnamento
Nei secoli precedenti la Rivoluzione Industriale, l’attività di insegnamento era considerata una forma d’arte, con l’insegnante alla guida del processo educativo. Esercitando l’arte dell’insegnamento, l’insegnante valutava di volta in volta l’estensione dei diversi momenti della lezione, quando interrompere l’esposizione e avviare un confronto di opinioni. Non era l’età dell’oro, perchè gli insegnanti delle scuole per i poveri erano poco istruiti e pagati male; tuttavia, ai livelli superiori gli insegnanti godevano di prestigio e si riconosceva loro la capacità di promuovere uno sviluppo multilaterale dell’allievo.
Poi maturò la Rivoluzione Industriale e con essa il problema della scolarizzazione di massa e di quale educazione per le masse popolari.
Il positivismo e l’insegnamento come tecnica
Lo sviluppo industriale aveva stimolato l’urbanizzazione della popolazione, piccoli centri erano divenuti città e nelle città era emersa la visione positivistica, volta a supportare le esigenze competitive dell’industria; la tendenza alla standardizzazione dei processi si estese anche ad attività non direttamente collegate all’industria.
Con la scolarizzazione di massa aumentò il numero di insegnanti e nuovi problemi emersero per la loro formazione e i relativi costi.
I pedagogisti non si sottrassero al clima positivistico. Il prussiano Tuiskon Ziller (1817 – 1882), affermò che l’educazione era da intendersi come una scienza e l’insegnamento come una tecnica verificabile, non assimilabile alla sfera dell’intuizione artistica.
L’idea dell’insegnamento come tecnica si diffuse particolarmente negli Stati Uniti, dove forte era l’ethos tecnologico. L’educatore americano Charles McMurry in The Method of the Recitation del 1897 propose di standardizzare lo svolgimento delle lezioni secondo uno schema che riteneva valido per l’insegnamento di qualsiasi materia. La lezione andava divisa in cinque fasi; le prime quattro prevedevano processi induttivi, la quinta, di sintesi, secondo il metodo deduttivo.
La reazione
Ovviamente, non mancarono voci di dissenso; perplessità emersero anche tra gli insegnanti, e non solo negli Stati Uniti.
Una delle voci più autorevoli fu quella dello psicologo William James (1842 – 1910), fondatore con Charles Pierce del Pragmatismo. Nel 1899 James pubblicò una rielaborazione di lezioni tenute nel 1892 ad insegnanti di Cambridge, nel Massachussets, col nome Talks to Teachers on Psychology, nelle quali dopo aver negato l’esistenza di una scienza dell’educazione, negò anche la possibilità di una valutazione delle diverse facoltà mentali prese singolarmente:
“la psicologia è una scienza, e l’insegnamento è un’arte; e le scienze non generano mai direttamente le arti dal loro seno. Uno spirito intermedio e inventivo deve fungere da agente, utilizzando la sua originalità”
Per James, gli insegnanti dovevano esprimere la forza creativa necessaria ad attrarre e innalzare lo spirito degli allievi; e in merito alla valutazione, ribadiva:
“Ora posso ripetervi soltanto quanto già vi dissi trattando dell’attenzione: l’essere umano è troppo complesso per gettar luce sul suo rendimento reale misurandone una qualsiasi facoltà mentale astratta dalla sua partecipazione al complesso operante”.
James metteva in guardia contro la tendenza a valutare l’insegnamento, ma anche l’apprendimento, considerando aspetti specifici (spiegare bene, mantenere la disciplina, coinvolgere emotivamente, …).
Conclusione
E’ ormai trascorso più di un secolo da quei dibattiti iniziali e molta acqua è passata sotto i ponti. Oggi sono sempre più numerosi e sempre più pubblicizzati software che, ricorrendo all’intelligenza artificiale, permettono di preparare materiali (slide) per lezioni segmentate in più fasi, interattive e persino con narrazioni vocali e presentazioni video.
Questi software, possono supportare la preparazione disciplinare e la creatività didattica; ma cosa sanno e possono dire sulla sensibilità psicologica e le circostanze materiali ed emotive dell’ambiente di apprendimento?