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La scuola buona come il pane

di  Eva Pigliapoco, Ivan Sciapeconi

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Chissà se ci avete mai riflettuto, ma l’inclusione ha un compleanno: il 4 agosto. 

Il 4 agosto del 1977, infatti, una legge (la 517) ha stabilito che la scuola deve accogliere tutte le diversità. Sono passati 46 anni da allora e, se ci guardiamo indietro, possiamo gettare un occhio sulla strada percorsa. Abbiamo superato la ghettizzazione delle scuole speciali, abbiamo rivisto e corretto il concetto di disabilità, ampliato l’inclusione includendo (scusate il gioco di parole) neurodiversità, complessità etniche, differenze sociali.

Fatto, quindi? Siamo a posto? No. Perché vale per noi, per la scuola, quello che ha scritto Walt Whitman sul delicato rapporto che lega la natura alla poesia: il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire con un verso. Il prossimo passo da compiere è fare in modo che entrando in classe, tutti i giorni, ognuno di noi si ponga la seguente domanda: la mia lezione è sufficientemente universale?

Non, quindi, se quello che ho preparato è troppo facile o troppo difficile, in media, per la classe. Non solo se il carico dei compiti sarà insufficiente o, all’opposto, eccessivo. Dovremmo iniziare a porre a noi stessi domande diverse per intercettare le diversità di tutti i bambini e di tutte le bambine. 

Alcuni esempi:

  • ho predisposto l’aula affinché ognuno trovi il supporto necessario per svolgere le attività?
  • ho proposto materiali sufficienti per impegnare tutti e tutte? Chi ha bisogno di un aiuto in più e chi rischia di annoiarsi?
  • ho fatto in modo che durante l’attività la classe si senta libera di cercare aiuto, suggerimenti, stimoli?

Sono tre esempi, altri se ne potrebbero fare, ma per iniziare possono essere sufficienti. Prendetelo come un test: provate a rispondere a queste tre semplici domande per riflettere. Per confermare la vostra progettazione o per metterla in discussione. Quando si parla di diversità, soprattutto a scuola, non sempre vengono in mente i batteri e i lieviti. Eppure, è proprio la diversità di lieviti e batteri che, nel giusto ambiente, dà sapori diversi al pane, alla birra o al formaggio. 

Ecco, concludiamo così: la didattica universale rende la scuola buona come il pane.

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