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Patrimonio. Un’eredità scomoda (almeno a scuola)

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Secondaria di 2° grado - Arte

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Pater, il padre, e munus, il dovere: l’unione dei due lemmi latini dà origine alla parola patrimonio. Il dovere del padre, quindi, quello che si deve al padre ma anche quello che il padre deve trasmettere ai figli e ai suoi discendenti, la sua eredità.

Questa è la chiave di lettura con la quale vogliamo accennare alla spinosa questione dell’educazione al patrimonio nella scuola italiana.

Il concetto di patrimonio, con la sua definizione, è per lo più sfuggente e spesso poco compreso dagli studenti nei suoi molteplici risvolti.

Si può di certo avere un’infarinatura per quel che riguarda i monumenti architettonici o i siti archeologici, ma molto diversa è la questione sugli apporti di natura culturale in senso lato: pensiamo, per esempio, a un sito come Crespi d’Adda, un villaggio operaio di fine Ottocento, o al Monte San Giorgio (un’altura nei pressi del lago di Lugano, metà svizzera e metà italiana) che raccoglie testimonianze uniche al mondo di fossili marini del Triassico.

Esiste un’enorme varietà di “beni” che hanno un alto valore storico, artistico, etnoantropologico, che sono, in altre parole, “cose” la cui conoscenza ci permette di capire perché siamo quello che siamo, come individui ma anche come collettività.

Va poi esaminata la presenza del patrimonio nell’orizzonte esistenziale dei giovani: gli studenti, spesso connessi con persone e realtà oltreoceano, in grado di giocare on line con players di diversi paesi, conoscono pochissimo o sono comunque indifferenti a quanto si trova nel loro paese, nella loro regione, nel loro territorio. Riappropriarsi della territorialità del patrimonio è un modo di comprendere in forma concreta l’appartenenza a un bene comune e condiviso.

Infine, va fatto cenno alla componente istituzionale, legislativa del problema, che riguarda più nel dettaglio la legislazione italiana ed europea di tutela, oltre agli enti che di questa tutela sono strumenti indispensabili, nazionali e sovranazionali. Conoscere chi si occupa di custodire, valorizzare e “riparare” il patrimonio e come se ne occupa, attraverso quali strumenti, figure e norme è una parte importante dell’educazione degli studenti a una cittadinanza vigile e consapevole.

Da tutto ciò emerge che stiamo parlando di una metadisciplina, che coinvolge conoscenze e competenze che afferiscono a insegnamenti diversi e richiedono competenze diverse del corpo docente.

Il corso di storia dell’arte può essere il luogo nel quale si avvia questo percorso virtuoso e metadisciplinare, partendo da singoli casi, opere, siti, declinati verso l’aspetto legislativo, geografico, conservativo, conoscitivo.

Gli studenti possono, e devono, essere attivati sempre a riconoscere nel proprio territorio tracce di quanto presentato nel testo e stimolati a costruire degli elaborati che, almeno, possano divenire non solo un mezzo di appropriazione e di conoscenza, ma, sarebbe auspicabile, anche di rispetto e di attiva partecipazione civile alla conservazione di questo patrimonio.

Perché non sia solo un’eredità scomoda…

Per approfondire

    • La carta interattiva dei siti italiani dell’Unesco
      Sul sito UNESCO è facilmente accessibile una carta interattiva che si presta a un uso didattico molteplice finalizzato a recuperare la relazione tra emergenze del patrimonio e territorio di appartenenza e a conoscere le singole specificità di ciascun sito.
      http://whc.unesco.org/en/statesparties/it
    • Il programma Memory of the World dell’Unesco
      Patrimonio dell’umanità è anche il patrimonio documentario che l’Unesco ha posto sotto tutela dal 1992 fondando il programma Memory of the World i cui obiettivi sono “facilitare la conservazione dei documenti, favorirne l’accesso universale e aumentare la consapevolezza diffusa dell’importanza del patrimonio documentario”.
      https://en.unesco.org/programme/mow