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Una città per tutti

di  Agata Brusetti

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Dal 2015 la sindaca di Barcellona Ada Colau ha avviato un processo di inserimento della prospettiva di genere nelle politiche della città, con l’obiettivo di garantire la soddisfazione delle necessità fondamentali della vita quotidiana. Uno dei processi partecipativi più interessanti scaturiti da questo indirizzo sono le marce esplorative della vita quotidiana, vere e proprie perlustrazioni dei quartieri, che sono diventate uno strumento formale di mappatura, diagnosi e progetto.

Gruppi di donne pianificano gli itinerari e li percorrono al fine di identificare gli elementi che possono essere migliorati per aumentare il grado di fruibilità, di accoglienza, di sicurezza dello spazio pubblico. La preparazione preliminare, il coinvolgimento, l’esperienza diretta e il confronto fanno delle marce uno strumento potente di lettura del territorio, che non va letto solo sotto il profilo tecnico, ma come pratica capace di offrire alle donne la possibilità di diventare protagoniste dello spazio pubblico, contribuendo ai processi decisionali e riappropriandosi pienamente del ruolo di cittadine.

Perché chi sono i cittadini per i quali le città sono state progettate e costruite? Con un certo grado di semplificazione, nella maggior parte dei casi possiamo dire che sono maschi adulti, sani, non stranieri. L’introduzione della prospettiva di genere nelle politiche urbane può allora contribuire a rendere evidente quanto siano limitate le esigenze su cui si fondano molte delle soluzioni che danno forma all’ambiente costruito e di quanti possano essere i punti di vista alternativi, capaci di svelare le disuguaglianze che alcuni spazi favoriscono, ma anche di offrire nuove strategie per città più sostenibili.

Esplorare lo spazio urbano da punti di vista parziali, specifici di un gruppo di persone con esigenze simili, come le donne, e plurali, capaci cioè di cogliere l’irriducibile complessità delle identità, permette di leggere criticamente il modo in cui ci si muove, si abita, si usa e si percepisce la città, e strutturare proposte alternative. L’approccio di cui le marce esplorative sono figlie, che prevede l’integrazione della prospettiva di genere nelle politiche attraverso strumenti di contrasto delle disuguaglianze, viene chiamato gender mainstreaming e la Commissione Europea lo promuove dalla metà degli anni Novanta. In campo urbanistico Vienna è un punto di riferimento per le iniziative di gender mainstreaming e uno dei tanti strumenti di cui la città si è dotata sono le linee guida per la progettazione dei parchi.

Le indagini conoscitive hanno fatto emergere un aspetto importante sull’uso degli spazi verdi da parte di bambini e adolescenti. Tra i dieci e i tredici anni le ragazze iniziano a passare meno tempo nei parchi dei loro coetanei maschi. Perché? Uno dei motivi è che i ragazzi tendono a costituire gruppi più numerosi rispetto alle ragazze e quindi ad imporre la loro presenza più facilmente. Le linee guida mirano a garantire spazi che possano far sentire a proprio agio le ragazze e contribuire a modificare nel tempo i comportamenti discriminatori. Tra le soluzioni vengono proposti campi da gioco suddivisi in più aree, spazi tranquilli dove sedersi, percorsi rettilinei e facilmente riconoscibili, incremento dell’illuminazione, bagni pubblici gratuiti, luoghi per il gioco dei più piccoli delimitati e affiancati da strutture per la socialità di chi accompagna i bambini, spesso donne alle quali è oggi demandato gran parte del lavoro di cura.

Le politiche adottate a Barcellona e a Vienna nascono dall’osservazione critica, dalla perlustrazione anche fisica dello spazio, a porre le basi per l’ascolto delle esigenze altrui. La mappatura di esperienze eterogenee e l’individuazione delle criticità permettono di mettere in discussione modelli consolidati e immaginare soluzioni che, provando a rispondere ai bisogni specifici, si rivelano più accoglienti per tutti.

Analoghi approcci e metodi di lavoro possono essere fruttuosamente riproposti agli studenti, definendo strumenti comuni, uscendo dalle aule per riportare una conoscenza diretta delle esperienze, discutendo e approfondendo i temi emersi dalle loro analisi per poter delineare insieme una sintesi progettuale.

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