News Secondaria di secondo grado Informatica

Cybersecurity I - I Virus informatici

di  Emil Dari

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Spesso si sente parlare di ransomware, malware, trojan ma da dove sono nati e come si sono sviluppati i virus informatici? Se ne parla spesso perché sono uno dei mezzi più utilizzati per veicolare attacchi informatici e commettere crimini sfruttando il mondo digitale. Sappiamo tutti quanto nel mondo di oggi questi attacchi siano frequenti, anzi, ormai possiamo dire di averci fatto l’abitudine.

Un po’ di storia

La storia dei virus si intreccia con la storia dell’informatica e, fin dai suoi inizi, viaggia di pari passo con la storia di Internet. Infatti è proprio per mezzo dell’antenato di Internet, Arpanet, la rete a uso militare e universitario sviluppata negli Stati Uniti, che inizia a circolare  un programma capace di attivarsi da sé, di eseguire alcune operazioni in automatico e, sempre in automatico, di spostarsi verso un diverso nodo collegato in rete. Nel 1971 nasce Creeper, ovvero quello che è considerato il primo worm della storia; si tratta di un virus dimostrativo e abbastanza innocuo che oltre ad autoreplicarsi, caratteristica principale dei worm, visualizza sullo schermo una frase che schernisce l’utente.

È però negli anni ‘80 che si assiste a una prima vera diffusione dei virus, favorita dalla vendita di volumi crescenti di dispositivi informatici e dallo sviluppo dei software; viene anche utilizzato nel 1983 per la prima volta il termine virus in contesto informatico. In quegli anni i virus si diffondono principalmente per mezzo di floppy disk, due esempi famosi sono Elk Cloner e Brain. Quest’ultimo, dopo aver infettato il sistema, mostra a video la frase “Beware of this VIRUS…. Contact us for vaccination” riportando i contatti di un negozio di computer a Lahore in Pakistan; i proprietari del negozio lo avevano sviluppato inizialmente come strumento anti pirateria non immaginando che si sarebbe presto diffuso a livello internazionale.

Gli anni ’90 sono una pietra miliare della storia dei virus, sia per la rapida diffusione dei computer, diventati ormai un prodotto commerciale, dei loro sistemi operativi e dei relativi software, sia per l’evento che segnerà per sempre l’era moderna, la nascita di Internet, che tra le altre cose dà il via a un fenomeno di massa che rende estremamente facile diffondere trojan, worm e malware di ogni tipo. All’inizio degli anni 2000 la posta elettronica diventa un terreno estremamente fertile perché permette di colpire l’anello più debole della sicurezza informatica: l’inconsapevole utente.

Un esempio celebre è ILOVEYOU, un virus che in un tempo estremamente rapido infetta milioni di computer in tutto il mondo attraverso messaggi apparentemente innocui aventi come  oggetto “ILOVEYOU” inviate da conoscenti o amici: appena aperto l’allegato, il worm invia una copia di se stesso a tutti i contatti presenti nella rubrica. Questo virus è particolarmente interessante perché sfrutta modalità utilizzate ancora oggi: abbina allo sfruttamento (exploit) di una vulnerabilità, che in questo caso consentiva l’esecuzione automatica degli allegati, a tecniche di ingegneria sociale per invogliare gli utenti ad aprire l’allegato e assicurarsi la sua propagazione.

Cosa succede oggi?

Oggi la situazione è molto più complessa e i virus vengono sfruttati anche dagli Stati per portare avanti azioni di spionaggio o vera e propria guerra cibernetica (Cyber Warfare). Un caso studio particolarmente interessante è il virus Stuxnet, un trojan che si diffonde nel 2010 sui sistemi industriali Iraniani per l’estrazione dell’uranio a partire da un aggiornamento software distribuito attraverso una chiavetta USB infetta. 

Altri malware interessanti e attuali sono i Ransomware tra cui ricordiamo Cryptolocker, comparso nel 2013 e diffuso via Internet, che permette agli attaccanti di criptare tutti i dati contenuti in un disco fisso per chiedere un riscatto in cambio del codice di sblocco. Anche WannaCry, che presenta caratteristiche simili a Cryptolocker, ha colpito oltre 230 000 computer in tutto il mondo, rendendolo uno dei maggiori contagi informatici mai avvenuti.

E in futuro?

Una cosa è certa: gli attacchi informatici non diminuiranno nel prossimo futuro, anzi probabilmente aumenteranno. Basti pensare all’avvento dell’Internet of Things: le possibilità che questi device semplici e iperconnessi offrono agli sviluppatori di software malevolo sono enormi; inoltre siamo perennemente connessi alla rete e dipendiamo fortemente dai sistemi informatici per numerose attività in ambito professionale e privato.

È quindi fondamentale dedicare sempre maggiore attenzione alla sicurezza informatica: è importante acquisire questa consapevolezza fin dalle scuole per poter essere cittadini consapevoli del mondo digitale e imparare ad adottare comportamenti sicuri, a partire dall’attenzione alle password, agli aggiornamenti di sicurezza dei nostri device e alla cautela nell’interazione con siti web o email sospette.

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