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Imparare senza accorgersene

L’apprendimento spontaneo attraverso le routine

di  Valentina Perolio

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Avete mai utilizzato le routine a scuola per sostenere l’apprendimento spontaneo senza bisogno di esercizi, studio a casa o lunghe spiegazioni?

Introdurre e ripetere quotidianamente o all’inizio di ogni lezione alcune brevi attività permette a bambine e bambini di comprendere a fondo concetti matematici o scientifici, di ricordare senza sforzo regole o espressioni in una lingua straniera, oltre a dare punti di riferimento agli alunni che ne hanno più bisogno abbassando notevolmente il livello di stress.

Alcuni esempi di routine nella didattica della matematica

Iniziare le lezioni di matematica con un’attività ludica breve e divertente può essere di grande aiuto sia per poter creare un clima disteso e sereno, sia per portare l’attenzione sull’argomento desiderato, ma anche come ripasso.

Vediamo alcuni esempi: per potenziare il calcolo mentale, si potrebbe tenere in classe una scatola contenente dei cartoncini colorati con dei calcoli da pescare all’inizio della lezione (il set di operazioni può essere modificato spesso sulla base del livello della classe e delle competenze sulle quali si preferisce lavorare); oppure si possono allenare i cosiddetti amici del 10 giocando con le 10 dita: “se ne sollevo 3, quante sono quelle piegate?” e così via; o ancora si possono utilizzare dadi, carte da gioco e altri materiali per coinvolgere i bambini in una riflessione matematica divertente e creativa.

Si può poi far sperimentare il concetto di pari e dispari ogni volta che ci sia la necessità di mettersi in fila per due chiedendo ai bambini se tutti hanno un compagno – “allora siete pari” – o se qualcuno rimane da solo – “in questo caso siete dispari, ma come possiamo fare per essere pari?” – magari includendo la maestra o il maestro nel conteggio. Si può anche chiedere ai bambini quali altri raggruppamenti si potrebbero fare per evitare che qualcuno rimanga solo: “Ci possiamo mettere in fila per 3?”, “Sì, perché 9 è divisibile per 3!” e così via.

Un’altra attività divertente per riflettere sulla matematica può essere fatta in mensa: quando il menù prevede la pizza ciascun bambino riceve una bella fetta quadrata, qualcuno però ne chiede soltanto mezza, mentre la maggior parte chiede il bis; la nostra collaboratrice a volte dà un’altra mezza fetta, a volte un altro quarto o più. Un giorno i miei alunni di classe 3a hanno iniziato a confrontare la quantità di pizza ricevuta: un intero, un mezzo e ancora un quarto, qualcun altro due mezzi – che però equivalgono a un intero! – e così li ho aiutati a riflettere su quanti quarti o quanti mezzi avessero mangiato, sulle frazioni equivalenti e sulle somme di frazioni, senza astuccio né quaderno, solo con la voglia di…assaggiarne un quarto in più!

Quando si chiede ai bambini di lavorare in gruppo, possiamo farli riflettere sul numero di membri per ogni gruppo a partire dal numero di bambini nella classe; riflettendoci ogni volta, saranno portati a scoprire più facilmente i criteri di divisibilità di ciascun numero; una volta erano 19 in classe e, non riuscendo a creare gruppi con lo stesso numero di bambini in nessun modo, abbiamo scoperto l’esistenza e il significato dei numeri primi.

Alcuni esempi di routine utili per imparare ad interagire in lingua inglese

 

 

 

 

 

 

 

 

L’apprendimento delle lingue è prevalentemente mnemonico, quindi le routine da proporre saranno maggiormente legate alla ripetizioni di frasi, domande e risposte.

Fin dalla classe 3a si può introdurre l’attività del calendario da aggiornare ogni mattina: si può acquistare già pronto oppure si può realizzare in cartoncino o gomma eva, predisponendo i giorni della settimana, i mesi e i numeri ordinali. In questo modo i bambini dovranno semplicemente staccare e attaccare il giusto cartellino e poi leggere il calendario in inglese, con l’aiuto dell’insegnante e dei compagni se serve. In presenza di particolari difficoltà, si può preparare un promemoria con i giorni della settimana e i mesi in ordine.

Una possibile variante è quella di introdurre anche la stagione e il tempo metereologico. Quando i bambini saranno un po’ più sicuri, l’insegnante potrà porre loro delle domande come “What’s the weather like?”, “What’s season is it?”. In quinta, infine, saranno i bambini a porsi le stesse domande tra di loro.

E come fare per imparare a dire e chiedere l’ora in inglese? Perché anziché preparare schede piene di orologi con tanti orari diversi da completare (che servono prevalentemente a mandare in tilt bambini e bambine per poi finire nel “dimenticatoio”) non prepariamo un bel cartellone con la scritta “What’s the weather like?”, un orologio con le lancette mobili e le parole-chiave ben visibili (o’clock, past, to, half, a quarter, …) e poi ci impostiamo una bella sveglia che suona a sorpresa a orari stabiliti dall’insegnante?

Quando i bambini riconoscono il jingle devono chiedere ad alta voce “What time is it?”, il primo o la prima che lo chiede può andare al cartellone, posizionare le lancette e rispondere alla domanda con tutti i supporti necessari!

L’ultima idea che vi propongo riguarda le emozioni e vi suggerisco di introdurla dalle classi quarta o quinta. Vi racconto quello che facciamo noi ogni mattina: un giorno ho portato a scuola una bella scritta colorata “How are you?” e, insieme ai bambini, ho cercato tante parole per esprimere diversi stati d’animo raggruppandole per ambito semantico (in giallo tutte le emozioni legate alla felicità, in verde quelle legate alla paura, in blu quelle per esprimere tristezza…); ogni mattina inizio con il porre la domanda a un bambino o a una bambina passandogli un cono colorato contenente i bastoncini dei 6 colori che abbiamo scelto per le diverse emozioni, in modo che ciascuno possa scegliere quello che rappresenta il proprio stato d’animo, rispondere aiutandosi con le parole appese in classe e passare gli stick a un compagno rivolgendogli a sua volta la domanda.

Imparare non è mai stato così facile e coinvolgente!

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