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La gioia nei Vangeli del Nuovo Testamento

Sulle ali della mosca gentile

di  Elisabetta Marchetti

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Nei Vangeli del Nuovo Testamento, la gioia è un tema centrale che è spesso associato alla presenza di Gesù e al suo messaggio di speranza e salvezza. Ecco alcuni punti chiave.

I Vangeli ci fanno conoscere anche un Gesù che sa sorridere, che sa dare un tono umoristico a certe sue parole, che sa cosa è la gioia vera e la sperimenta con grande intensità. Anche se le Scritture non parlano da nessuna parte di Gesù che ride, ci sono invece diverse occasioni nel ministero di predicazione del Signore in cui un tocco di umorismo è reso evidente da certe sue espressioni. Ad esempio, possiamo riferirci a Mt 7,4 (come potrai dire a tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave?) e anche Mt 23,24 (Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!). In alcune occasioni Gesù si rallegra, pensiamo ad esempio al momento in cui accoglie i discepoli di ritorno dalla missione evangelizzatrice vittoriosi nella lotta contro satana (I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”. [Lc 10,17]). In quell’ istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto” (Lc 10,27). 

Ancora ricordiamo quando nel Vangelo di Luca ci viene mostrato il buon pastore che, andato alla ricerca della pecorella smarrita, la ritrova, se la carica sulle spalle e se ne ritorna pieno di gioia (Lc15,4-6). Ogni persona è un tesoro di inestimabile valore per Dio e se anche una sola si allontana per percorrere strade sbagliate, grande è la sua sofferenza! Se invece la vede ritornare pentito, come il figlio del Padre misericordioso, tanto più grande è la sua gioia! Se gioisce nel vedere un’anima liberata dall’eterna maledizione del peccato, così, pur essendo nella tristezza e nel pianto davanti al sepolcro dell’amico Lazzaro, nello stesso tempo Gesù si rallegra perché i discepoli che lo accompagnavano, assistendo al grande miracolo che egli stava per compiere, avrebbero avuto modo di rafforzare la propria fede (Gv 11:15). 

Le sofferenze sopportate da Gesù nel breve arco della sua vita terrena furono accompagnate da una profonda gioia interiore derivante dalla consapevolezza di fare sempre la volontà del Padre. È solo aderendo alla divina volontà che anche i discepoli partecipano a questa stessa gioia. Gesù dice loro; “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.” (Gv 15,10), e aggiunge: “Vi ho detto queste cose affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). 

In sintesi, la gioia è un tema importante nei Vangeli, spesso associata alla presenza e all’insegnamento di Gesù, alla sua compassione, al perdono e alla speranza che offre ai suoi seguaci.

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