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Senza STEM non c’è futuro

di  Giuliana Galati

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Nella storia dell’umanità, fin dalla preistoria, ciò che ha rivoluzionato le nostre esistenze va sotto il nome di scienza. È la disciplina che ci aiuta a rispondere davvero alle domande più profonde che i filosofi si sono sempre posti sui misteri dell’universo e della vita umana. Di pari passo, le nuove tecnologie cambiano continuamente la nostra società. Grazie alla stampa, alla radio, alla televisione, a internet etc.., per esempio, siamo in grado di diffondere le idee, facendole crescere. Tuttavia, nonostante i secoli di progresso scientifico, la scienza non ha ancora ottenuto il riconoscimento che merita all’interno della nostra concezione di Cultura.

Basta aprire un qualsiasi quotidiano, anche online, per notare la differenza di trattamento: nella pagina “Cultura” trovano spazio mostre, libri, film e talvolta addirittura gossip; “Scienza e Tecnologia”, se presenti, sono una pagina a parte. Se qualcuno non conosce l’autore della Divina commedia o chi ha dipinto la Gioconda sarà subito etichettato come “ignorante”. Se, invece, non sa risolvere un’equazione di primo o secondo grado, calcolare il vero sconto di fronte alla promozione 50%+20% o cos’è il monossido di diidrogeno…nessun problema! Anzi, a volte non capire niente di scienza è quasi un vanto, non sia mai che qualcuno ci consideri nerd un po’ asociali.

Un dato che mi ha molto stupito è che gli studenti più bravi nelle discipline umanistiche solo in poco più di un caso su 4 sono altrettanto bravi in matematica e nelle scienze (dati Ocse-Pisa 2019). Alla radice c’è certamente un problema legato al modo in cui le discipline STEM sono insegnate, forse troppo basato sul formalismo matematico e meno sulla pratica laboratoriale. Sono spesso viste dagli studenti come discipline poco creative, in cui si insegue il risultato corretto perdendo di vista il processo per arrivarci. E se il risultato non è proprio quello esatto si viene etichettati, o spesso ci si auto-etichetta, come “stupidi”. Perdere una spiegazione in queste discipline rende complicato, se non impossibile, capire le lezioni successive e crea la necessità di prendere delle ripetizioni private, lusso che spesso le famiglie meno abbienti non possono permettersi. Ci sono poi ancora molti stereotipi di genere, che vedono le materie scientifiche più adatte ai maschi, piuttosto che alle femmine.

Non dobbiamo dimenticare, però, che la funzione principale della scuola è formare cittadini che possano prendere, un domani, decisioni consapevoli all’interno della democrazia in cui viviamo. Decisioni che ormai sono spesso basate su temi di scienza e tecnologia, i cui dati sono disponibili sotto forma di numeri o statistiche, non sempre facili da interpretare. La comprensione delle materie STEM è importante anche per potersi fidare criticamente (e non ciecamente) della scienza. Ignorare la sempre più veloce evoluzione scientifica e le sue implicazioni è un’automutilazione culturale incomprensibile e un grave danno, anche economico, per il paese. 

Potenziare l’insegnamento delle discipline STEM e abbattere i divari di reddito e genere è fondamentale per la società del futuro, dal momento che queste competenze sono essenziali per affrontare sfide che ci vengono poste. Solo la capacità di risolvere problemi complessi in modo logico potrà aiutarci ad affrontare problemi globali come il cambiamento climatico, sfamare l’umanità, le prossime epidemie e altro ancora. Inoltre, buona parte delle professioni del futuro si baserà su competenze STEM e sarà rivolta allo sviluppo e all’uso dell’intelligenza artificiale, delle biotecnologie, della robotica e così via. Far appassionare gli studenti alle materie STEM significa prepararli ad affrontare queste sfide e a cogliere le opportunità del futuro.

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