Se tornasse indietro il 40% dei diplomati cambierebbe scuola

Per scegliere la scuola giusta ogni strumento può essere utile. Anche un flashforward. Come quello che arriva da AlmaDiploma e che riporta il grado di soddisfazione degli studenti alla fine delle superiori. Ebbene, se potesse tornare indietro, il 40% dei diplomati ne approfitterebbe per cambiare l’indirizzo di studio o l’istituto. Un numero che, tornando indietro nel tempo, va letto in abbinata con quel 60% e passa di alunni che nella scelta iniziale si era lasciato guidare soprattutto dai genitori. Un doppio indizio del fatto che la strada da fare sull’orientamento degli alunni nella fase di passaggio da un grado di istruzione all’altra è ancora lunga. Specialmente quando si tratta di passare dalla terza media alla prima superiore. 

I dati di AlmaDiploma

AlmaDiploma è un ente senza scopo di lucro, costituito nel 2000, che supporta le scuole – attualmente ne associa oltre 240, con circa 40mila studenti coinvolti – nelle attività di orientamento degli studenti allo studio e al lavoro, nella valutazione dell’offerta formativa e nella programmazione delle attività didattiche. Potendo contare, da un lato, sul supporto della sua “sorella maggiore” AlmaLaurea e, dall’altro, sull’attività del dipartimento di Scienze dell’educazione “Giovanni Maria Bertin” dell’università di Bologna. Ogni anno redige un rapporto sulla condizione occupazionale dei diplomati. E proprio dal rapporto 2022 uscito a febbraio emergono alcuni dati interessanti. 

La scelta delle superiori 

Il primo elemento interessante riguarda il “chi” e il “come” influenza tale decisione. A partire dai genitori. È a loro, infatti, che il 63,2% dei 31mila diplomati del 2021 intervistati da AlmaDiploma attribuisce un ruolo rilevante (il 24,2% in maniera «decisa» e il 39% «moderata»). Ben distanziati gli insegnanti delle medie che si fermano al 40% del campione. Contro il 32,8% di compagni o amici. Percentuali che variano sia in base all’indirizzo di studio – il peso della componente genitoriale è del 63,9% tra i liceali, del 63,8% tra i professionali e del 62% tra i tecnici – sia in base al contesto socio-culturale di appartenenza. Con i figli dei laureati che risentono molto di più (fino al 69,1%) dell’ascendente esercitato dal padre o dalla madre rispetto alle famiglie che non sono arrivate neanche al diploma. 

Il tipo di scuola frequentata porta spesso con sé una diversa percezione del ruolo dei prof. La quota di alunni che dichiara di essere stata guidata dal corpo docente al momento di iscriversi in prima superiore ammonta al 43,4% tra i liceali, al 41,2% tra i tecnici e al 34,6% tra i professionali. Tendenzialmente, gli studenti dei licei sono più critici nella valutazione dei docenti rispetto ai loro coetanei dell’istruzione tecnica e professionale: qui la figura dell’insegnante, in particolare nei percorsi professionali, sembra caratterizzarsi per un maggiore dialogo con le ragazze e i ragazzi, più di quanto avvenga negli altri percorsi, trovandosi spesso a svolgere un ruolo di supporto oltre a quello svolto dalla famiglia. 

Il pentimento post diploma 

Il secondo elemento d’interesse ascrivibile alla rilevazione di AlmaDiploma riguarda il check sugli studenti arrivati a fine corsa. Se tornasse ai tempi dell’iscrizione alla scuola secondaria di secondo grado, infatti, il 60,7% dei diplomati del 2021 confermerebbe la propria scelta. Laddove il 38,9% degli interpellati preferirebbe cambiarla: il 9,7% riconfermerebbe indirizzo/corso ma in un’altra scuola, il 7,8% sceglierebbe un diverso indirizzo/corso del proprio istituto e il 21,4% rivedrebbe entrambi i termini della sua decisione. Indipendentemente stavolta dal tipo di percorso prescelto. Ce n’è abbastanza per auspicare che la riforma dell’orientamento prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – che punta a introdurre moduli di 30 ore già alle medie – proceda spedita. Così da arginare la piaga della dispersione scolastica che nel nostro paese, complice la crisi, ha ripreso a sanguinare.

Dal Pnrr il rilancio dei professionali per territori e filiere

Gli istituti professionali sono istituti superiori che, nel sistema nazionale di istruzione, si distinguono dai licei e dagli istituti tecnici in quanto caratterizzati dal riferimento a specifiche filiere produttive ed economiche di rilevanza nazionale. 

Si tratta di scuole territoriali dell’innovazione che valorizzano le attitudini e le capacità personali, favorendo da un lato l’inserimento nel mondo del lavoro e dall’altro l’orientamento per la prosecuzione negli studi universitari e nell’alta formazione post-diploma. 

Dalla riforma introdotta dal Dlgs 61/2017, ormai al terzo anno di attuazione, escono rafforzate la didattica laboratoriale e l’adattamento dei percorsi alle richieste del territorio. Gli istituti professionali assicurano, al contempo, una solida base di istruzione generale e competenze tecnico-professionali in linea con le esigenze delle attività produttive ed economiche cui si riferisce ciascun indirizzo. 

Il Pnrr vuole dare una rinfrescata a queste scuole, anche per frenare l’elevato abbandono scolastico e il calo di iscritti che si registra da anni. L’obiettivo è allineare i curricula alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del Paese. 

Struttura dei percorsi 

I percorsi di istruzione professionale sono strutturati in un biennio unitario, che consente l’assolvimento dell’obbligo di istruzione, e un successivo triennio nel quale prevalgono le ore delle materie di indirizzo, con la conseguenza che risulta favorita una più incisiva dimensione laboratoriale, per un’efficace formazione dello studente nelle possibili declinazioni dell’indirizzo prescelto. Il nuovo ordinamento prevede 11 indirizzi di studio, con possibilità di declinare e personalizzare i percorsi formativi in relazione alle vocazioni della scuola e secondo la specificità del sistema produttivo del territorio. 

Si spazia dall’agricoltura all’industria e artigianato per il made in Italy, dai servizi commerciali all’enogastronomia e ospitalità alberghiera. 

Nel nuovo ordinamento introdotto dalla riforma, il triennio degli istituti professionali non è più strutturato in articolazioni e opzioni come, invece, accadeva finora. Ciascuna istituzione scolastica declina gli indirizzi di studio in percorsi formativi coerenti con la vocazione del territorio, secondo le priorità individuate dalle Regioni nella propria programmazione. 

Pertanto, al termine del primo biennio, con l’ausilio di un’opportuna attività di orientamento, gli studenti scelgono una delle declinazioni concretamente offerte, che potranno essere diverse da una scuola all’altra, anche laddove l’indirizzo sia lo stesso. Il profilo in uscita è descritto dal decreto interministeriale n. 92/2018, unitamente ai risultati di apprendimento in termini di competenze, abilità e conoscenze, con riferimento alle attività economiche referenziate ai codici ATECO. 

Si sottolinea come sia fondamentale la consapevolezza delle caratteristiche dei nuovi indirizzi e la conoscenza delle innovazioni didattiche, metodologiche e organizzative che caratterizzano i nuovi istituti professionali. 

Al termine dei cinque anni del corso di studi, lo studente consegue il diploma di istruzione secondaria di secondo grado che dà accesso all’istruzione universitaria e dell’alta formazione, oltre che al mondo del lavoro e delle professioni. 

Raccordo con l’offerta regionale 

In aggiunta, gli istituti professionali possono, con modalità individuate dalle singole Regioni, rilasciare diplomi di qualifica al terzo anno e diplomi professionali al quarto anno, in regime di sussidiarietà complementare o integrativa. Questo significa che ciascuna scuola potrà, nella propria autonomia, adattare la proposta formativa per favorire un rapido inserimento nel mondo del lavoro fin dal terzo anno di corso, continuando comunque a garantire la possibilità di proseguire gli studi. In tale sistema di passaggi tra Istruzione professionale (IP, percorso quinquennale) e Istruzione e Formazione Professionale (IEFP, percorsi triennale e quadriennale) è assicurata la reversibilità delle scelte, in modo da contrastare l’insuccesso scolastico e la dispersione. 

Rafforzamento scuola-lavoro 

La riforma del 2017 dei professionali consente, inoltre, di rafforzare i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO; ex alternanza scuola-lavoro), che risultano attivabili già dalla seconda classe, con una forte valenza orientativa e professionale nell’ottica di un efficace inserimento lavorativo. Il sistema consente agli studenti di imparare lavorando, grazie al costante raccordo con le strutture del territorio, e favorisce l’espressione dei loro talenti anche attraverso l’apprendistato formativo di primo livello. In attesa dei miglioramenti annunciati nel Pnrr.

L’istruzione professionale

Indirizzi di studio
Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane
Pesca commerciale e produzioni ittiche
Industria e artigianato per il Made in Italy
Manutenzione e assistenza tecnica
Gestione delle acque e risanamento ambientale
Servizi commerciali
Enogastronomia e ospitalità alberghiera
Servizi culturali e dello spettacolo
Servizi per la sanità e l’assistenza sociale
Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: Odontotecnico
Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: Ottico

 

Istruzione professionale, un laboratorio permanente di ricerca e innovazione 

L’istruzione professionale, nella rinnovata versione introdotta dal dlgs 61/2017, ha l’obiettivo di formare persone che sappiano affrontare positivamente la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, persone resilienti, capaci di adattarsi e reinventarsi in ogni momento della propria esistenza. È veramente un peccato che siano, ingiustamente, spesso poco valorizzati dai consigli orientativi. 

Apprendimento personalizzato, un bilancio formativo per ciascuno studente, docenti tutor che lavorano con i singoli per motivare, orientare e costruire in modo progressivo il percorso formativo, un modello didattico che raccorda direttamente gli indirizzi di studio ai settori produttivi di riferimento per offrire concrete prospettive di occupabilità. E ancora, metodologie didattiche per apprendere in modo induttivo attraverso esperienze di laboratorio e in contesti reali, lavoro cooperativo per progetti, possibilità di attivare percorsi di alternanza scuola-lavoro già dalla seconda classe del biennio e, al termine del quinquennio, il diploma di istruzione secondaria di secondo grado utile per la prosecuzione degli studi nei percorsi Its e universitari. Ecco cosa offre l’istruzione professionale. 

Il panorama delle scelte è molto ampio, vi sono infatti ben 11 indirizzi di studio in grado di intercettare ogni passione, ingrediente essenziale perché la scelta della scuola non si trasformi in un incubo lungo cinque anni. Dall’Enogastronomia e ospitalità alberghiera alla Manutenzione e assistenza tecnica, dai Servizi per la sanità e l’assistenza sociale ai Servizi commerciali, questi sono solo alcuni esempi tra quelli più tradizionali; di nuova introduzione sono invece Pesca commerciale e produzioni ittiche, Servizi culturali e dello spettacolo e l’attualissimo Gestione delle acque e risanamento ambientale. 

Per ciascun profilo vi è il riferimento alle attività economiche dei codici Ateco nel cui quadro ogni scuola può progettare percorsi innovativi coerenti con esigenze specifiche del territorio. Ad esempio, per l’indirizzo Servizi commerciali della mia scuola abbiamo creato la curvatura “Web Community”, che ha l’obiettivo di formare figure professionali capaci di occuparsi della gestione aziendale della comunicazione sui social network e della realizzazione di campagne di web marketing; per l’indirizzo M.A.T., invece, abbiamo puntato sulla formazione di figure tecniche altamente specializzate nell’installazione e manutenzione di apparecchiature meccaniche ed elettroniche in linea con le nuove tecnologie. 

Insomma, scegliere un istituto professionale oggi significa orientare la propria formazione a modelli didattici nuovi, che inseriscono lo studente in un laboratorio permanente di ricerca e innovazione, preparandolo a professioni strategiche per l’economia del Paese.

Il giusto mix tra competenze, abilità e conoscenze.

Liceo scientifico, un curricolo che integra umanesimo e Galilei

La scelta del liceo scientifico, ormai consolidata come maggioritaria con il 26.9% delle preferenze, pare quella più capace di realizzare le attese di formazione e realizzazione. Ci sono probabilmente almeno tre ordini di motivi alla base di questa prevalenza. 

In primo luogo, il liceo scientifico, a chi abbia intenzione di investire a lungo termine sugli studi a livello universitario, propone un curricolo bilanciato tra discipline matematico-scientifiche e storico-umanistiche, tale da assicurare una salda formazione culturale generale, permettendo altresì la consapevole maturazione delle scelte successive, senza anticipazioni troppo nette e vincolanti. 

D’altra parte, è ormai un dato consolidato la maggiore capacità di assicurare occupazione (e qualità occupazionale) da parte delle cosiddette lauree Stem (corsi scientifici, tecnologici, ingegneristici e matematici). Secondo i dati di AlmaLaurea, a cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione dei laureati Stem è pari all’89,3%, con le maggiori possibilità per i gruppi economico-statistico (94,8%) e delle ingegnerie (94,6%). 

Ma il motivo forse decisivo della preferenza sta in una caratteristica profonda, per così dire “genetica” del liceo, fin dalla sua ormai secolare formulazione gentiliana. Il liceo scientifico, per – diciamo – tradizione, orienta allo studio di saperi fortemente astratti e formalizzati, punta a fare acquisire competenze cognitive complesse, con un alto grado di consapevolezza e di riflessione sul sapere stesso – sia nella sua dimensione di sviluppo storico, sia in quella di analisi critico-filosofica ed epistemologica. 

Si può dire che tale caratteristica innervi tutto il curricolo liceale, sia nella sua configurazione tradizionale, sia in quella propria dell’opzione di “scienza applicate”. Entrambe incardinano il curricolo sulle discipline di indirizzo di matematica, fisica e scienze; ma, mentre la configurazione tradizionale mantiene uno spazio peculiare dedicato allo studio della lingua latina, come potentissimo strumento di organizzazione espressiva logico-formale e di approfondita consapevolezza culturale, l’opzione di “scienze applicate” prevede sia lo studio dei linguaggi formalizzati dell’informatica, applicati alla matematica e alla fisica, sia l’ampliamento dello studio delle scienze in contesti laboratoriali, per un apprendimento basato sull’indagine e sul metodo sperimentali, preziosa eredità del passato, tra Piano Nazionale Informatica e Progetti Brocca. 

Insomma, laddove la sua proposta metodologica non si areni nelle paludi della ripetizione di regole astratte, nel curricolo del liceo scientifico è possibile ritrovare l’immensa ricchezza della proposta umanistica, la radicale curiosità galileiana, l’esercizio del metodo scientifico come errore, percorso, ricerca e costruzione di senso: esperienza di apprendimento, insomma, tra curiosità e stupefazione, con il passo e il ritmo del romanzo. Nel solco di quell’alto ideale scientifico tecnologico, di radice propriamente umanistica italiana e poi europea, che, oramai, dovrebbe convincere il nostro paese, per meglio rimanere fedele alla propria storia e, insieme, affrontare il futuro, a ripensare barriere e divisioni, troppo facili e spesso perniciose non solo sul piano degli apprendimenti, tra le astrazioni della licealità e le applicazioni della istruzione tecnica, tra cultura scientifica e umanistico-letteraria.

Intervento liceo scientifico

Il 54% dei liceali italiani frequenta lo Scientifico. Questo numero senz’altro salirà con il prossimo an-no scolastico, perché non c’è mai stato un periodo nella nostra storia in cui l’attenzione verso il mondo della ricerca sperimentale sia stato più alto. Con la pandemia abbiamo capito l’importanza della ricerca e di figure professionali come medici e infermieri, ma abbiamo anche compreso quanto sia prezioso avere gli strumenti per leggere in profondità nell’animo dell’uomo.

Anche tra gli studenti di terza media la curiosità nei confronti di questi temi è aumentata enorme-mente e molti si stanno orientando verso lo Scientifico, soprattutto nell’opzione Scienze applicate. Per decidere di iscriversi a un liceo Scientifico penso sia fondamentale guardare con realismo se c’è inte-resse per le materie scientifiche e se esiste la disponibilità a studiare anche le materie umanistiche. In entrambi i curricula, infatti, più di un terzo delle ore è dedicato allo studio della Matematica, delle Scienze e della Fisica, ma uno spazio altrettanto consistente è riservato allo studio dell’Italiano, della Storia, della Filosofia e della Storia dell’arte.

Ma quali sono le specificità dei due indirizzi? La prima grande differenza è che nel curriculum dello Scientifico è previsto lo studio del Latino per 3 ore settimanali. Mentre l’opzione Scienze applicate dà più spazio alle scienze e presenta una disciplina come l’informatica che non è sicuramente più “facile” del latino. Scopo di quest’opzione è dare più spazio ai laboratori e offrire le chiavi di accesso alla logi-ca dei principali linguaggi di programmazione.

Per decidere quale indirizzo scegliere, dunque, occorre capire bene ciò che si desidera, ascoltare i propri docenti e vedere con attenzione le proposte fatte in autonomia dalle singole scuole. Alcuni licei, ad esempio, hanno piani di studio che prevedono il potenziamento dell’inglese o una curvatura biome-dica. Tuttavia, vedere gli orari e i progetti non basta; è necessario capire di persona come si vive e si lavora all’interno delle scuole, interrogando chi le frequenta. L’attuale modalità online per lo svolgi-mento degli open day delle scuole sicuramente non aiuta, ma occorre fare ogni sforzo possibile per fa-re questa indagine. Trattandosi di Scientifico, partirei sicuramente da due domande: come sono i vostri docenti? Quante volte alla settimana usate i laboratori? La prima domanda riguarda il cuore della scuo-la, perché sono sempre i docenti a fare la differenza, la seconda riguarda il piano di studi: che senso ha un percorso di liceo Scientifico, infatti, senza dare la possibilità di acquisire il metodo proprio delle scienze sperimentali?

Intervento liceo classico

Non è facile, in poche righe, spiegare perché oggi, alla fine di questo incredibile 2020, frequentare il liceo classico sia una scelta vincente. Da tempo si discute del valore e dell’utilità di questo percorso di studi improntato prevalentemente alla conoscenza del mondo classico, che alcune riforme hanno in parte modificato, ma, per fortuna, non snaturato (introducendo, ad esempio, lo studio delle scienze fin dal primo anno e l’inglese per tutti e cinque gli anni). Si potrebbe ripetere ciò che spesso si è detto e ascoltato, ma che rimane comunque vero. Il liceo ti guida all’acquisizione di un rigoroso metodo di studio, spendibile nella vita e nel lavoro; tradurre dal latino e dal greco aiuta a potenziare la logica, ti spinge al ragionamento, ecc. Il liceo classico, però, è anche altro.

Negli ultimi anni questo indirizzo di studi ha sofferto per la mancanza di iscrizioni, ha faticato a sopravvivere. Se i genitori non hanno studiato al classico, difficilmente spingono i figli a farlo, forse anche per la paura di non poterli aiutare o per non fare affrontare loro una materia come il greco che appare anacronistica o forse, ancora, perché si ha paura di un progetto a lungo termine. Oggi, però, il mondo del lavoro ha alzato l’asticella e richiede maggiori competenze e specializzazioni e forse bisognerebbe ripensare a cosa sia la scuola secondaria di II grado. La sfida di oggi è far capire come il suo scopo sia quello di creare cittadini, uomini e donne capaci di sviluppare un senso critico e una propria autonomia di pensiero. Il tempo della scuola deve essere di formazione, un tempo che serva a impostare una crescita integrata, a preparare alla specializzazione delle conoscenze, che sarà definita e portata a compimento solo in seguito, all’università o nel mondo del lavoro.

Spesso si dice che tradurre dal greco e dal latino sia una specie di gioco matematico, in cui ogni elemento, ogni parte del testo, deve essere ben incasellato, come in un’espressione algebrica. Non è esattamente così. Lo studio accurato delle grammatiche antiche è fondamentale per tradurre i testi, ma non basta. Se sono stati scritti dagli autori non è perché nel 2020 gli studenti ne facessero l’analisi grammaticale e li traducessero in una lingua talvolta traballante. Studiare i classici significa comprendere il mondo, la società che li ha creati. Conoscere una lingua significa comprendere l’anima del popolo che la parla. Quella greca è la lingua di Erodoto, di Platone, di Saffo, di un popolo che ha creato la filosofia, l’antropologia, che ci ha lasciato le più incredibili opere di scultura e di architettura, sempre alla ricerca di un linguaggio nuovo, che sapesse svelare i segreti della natura e dell’uomo. Questi uomini hanno fondato il pensiero occidentale e noi siamo loro debitori. Conoscere il mondo antico significa conoscere i fondamenti del nostro essere.

Le tre strade

Sono ormai 15 anni che gli studenti italiani preferiscono il liceo. In una misura che ormai stabilmente supera il 50% dei nuovi iscritti. Prendiamo i dati sulle iscrizioni all’anno scolastico 2020/2021. Quando il 56,3% delle domande presentate per le classi prime della secondaria di II grado ha riguardato, infatti, un indirizzo liceale. Mentre quello ancora prima lo stesso dato si era assestato al 55,4 per cento. A spartirsi meno della metà della torta che restava sono stati gli Istituti tecnici, più o meno stazionari, visto che 12 mesi fa si sono fermati al 30,8% (contro il 31% dell’anno scolastico 2019/2020), e i professionali, che – nello stesso arco temporale – hanno subito una diminuzione più rilevante. Passando dal 13,6 al 12,9 per cento. Una situazione che si è stratificata anno dopo anno e che ha visto a settembre di quest’anno più di uno studente su due (il 50,4%) dei 2,6 milioni di alunni delle scuole superiori essere iscritto a un liceo. Nel 2019/2020 ci si era fermati invece al 49,8 per cento.

In testa lo Scientifico       

Andando a vedere come si compone quel 56,3% di domande intercettate dal liceo un anno fa, balza innanzitutto agli occhi il dato stabile del Classico (6,7% contro il 6,8% del 2019/2020). E ancora di più l’interesse sempre crescente per gli indirizzi dello Scientifico, che complessivamente salgono al 26,2% dal 25,5% del 2019/2020. Nel dettaglio, il 15,5% ha scelto lo Scientifico tradizionale (0,1% in più rispetto all’anno prima); nel frattempo, l’opzione Scienze applicate è salita dall’8,4% all’8,9% e lo Sportivo dall’1,7 all’1,8. In diminuzione invece, sempre 12 mesi fa, erano risultate le iscrizioni al Linguistico, 8,8% rispetto al 9,3% del 2019/2020. Buone performances invece per l’Artistico e il liceo delle Scienze umane: il primo è cresciuto dal 4% al 4,4%; il secondo dall’8,3% all’8,7 per cento. Laddove il liceo Europeo/internazionale (con il suo 0,5%) e il musicale/coreutico (1%) si confermano poco seguiti.

Uno su tre ha scelto il tecnico

Anche per il 2020/2021, come detto, uno studente su tre ha scelto un Istituto tecnico: il 30,8% contro il 31 del 2019/2020. Dei due settori di cui si compone il più gettonato è stato il Tecnico Tecnologico con il 16,9% (esattamente lo stesso valore dell’anno prima) mentre il Tecnico Economico si è assestato all’11,2%, contro l’11,4% dell’anno prima: da qui il calo dello 0,2% complessivo nelle scelte degli studenti. Ancora più indietro i professionali. La riforma del 2018, che ha eliminato i due settori e portato gli indirizzi possibili a 11 (per il dettaglio, si veda la tabella in pagina), cercando di raccordarli meglio con le specificità territoriali, non ha ancora fatto sentire i suoi effetti. Tanto è vero che i nuovi iscritti sono calati, in 12 mesi, dal 13,6% al 12,9.

La scelta di quest’anno

Chissà se le proporzioni anche quest’anno saranno le stesse. Agli interventi che ospitiamo nelle pagine seguenti il compito di guidare i ragazzi a una scelta consapevole. Sulla base dei programmi che troveranno in classe e, soprattutto, delle strade che potranno aprirsi dopo il diploma.

Le scuole superiori per indirizzo

 

LICEI
Liceo classico
Liceo linguistico
Liceo scientifico

Liceo scientifico con opzione scienze applicate
Liceo scientifico sezione a indirizzo sportivo

Liceo delle scienze umane
Liceo delle scienze umane opzione-economico-sociale
Liceo artistico a indirizzo:

  • Arti figurative
  • Architettura e ambiente
  • Scenografia
  • Design Audiovisivo e multimediale
  • Grafica
Liceo musicale e coreutico

 

ISTITUTI TECNICI
INDIRIZZO ARTICOLAZIONE E OPZIONI
ECONOMICO
Amministrazione, Finanza e Marketing (biennio) Amministrazione Finanza e Marketing (triennio)
Relazioni internazionali
Sistemi informativi aziendali
Turismo
TECNOLOGICO
Meccanica, Meccatronica ed Energia (biennio) Meccanica e meccatronica
Meccanica e meccatronica (Tecnologie: – dell’occhiale, – delle materie plastiche, – del legno)
Energia
Trasporti e Logistica (biennio) Costruzione del mezzo
Costruzione del mezzo (Costruzioni: – aeronautiche, – navali)
Conduzione del mezzo
Conduzione del mezzo (Conduzione: – del mezzo aereo, – del mezzo navale, – di apparati e impianti marittimi)
Logistica
Elettronica ed Elettrotecnica (biennio) Elettronica
Elettrotecnica
Automazione
Informatica e Telecomunicazioni (biennio) Informatica
Telecomunicazioni
Grafica e Comunicazioni (biennio) Grafica e comunicazioni (triennio) (Tecnologie cartarie)
Chimica, Materiali e Biotecnologie (biennio) Chimica e materiali
Chimica e materiali (Tecnologie del cuoio)
Biotecnologie ambientali
Biotecnologie sanitarie
Sistema Moda (biennio) Tessile, abbigliamento e moda
Calzature e moda
Agraria, Agroalimentare e Agroindustria (biennio) Produzioni e trasformazioni
Gestione dell’ambiente e del territorio
Viticoltura ed enologia
Viticoltura ed enologia (Enotecnico, percorso di specializzazione post diploma)
Costruzioni, Ambiente e Territorio (biennio) Costruzione ambiente e territorio
Costruzione ambiente e territorio (Tecnologie del legno nelle costruzioni)
Geotecnico

 

ISTITUTI PROFESSIONALI
indirizzo
Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane
Pesca commerciale e produzioni ittiche
Industria e artigianato per il Made in Italy
Manutenzione e assistenza tecnica
Gestione delle acque e risanamento ambientale
Servizi commerciali
Enogastronomia e ospitalità alberghiera
Servizi culturali e dello spettacolo
Servizi per la sanità e l’assistenza sociale
Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: Odontotecnico
Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: Ottico

Istituti tecnici «green», le tematiche verdi cardine per gestire la sostenibilità

Gli istituti tecnici “green” che, fra i propri indirizzi, presentano le tematiche relative all’energia, all’ambiente e all’edilizia sostenibile (pensiamo agli istituti tecnici agrari, biologico-ambientale e sanitario, costruzione ambiente e territorio – ex geometri) hanno l’obiettivo di proporre un’istruzione tecnica fondata sui concetti di ambiente, sostenibilità, economia circolare, recupero, riciclo, efficientamento energetico, ottimizzazione e innovazione. 

Nella scuola i cittadini di domani vengono formati e guidati nella conoscenza di ciò che li circonda. In quest’ottica, oggi sempre di più, l’educazione alla sostenibilità assume un ruolo fondamentale all’interno delle aule scolastiche. Far comprendere alle nuove generazioni il rispetto per l’ambiente, la distinzione fra energie rinnovabili e non rinnovabili, le cause che provocano l’inquinamento ambientale e la modalità per “sprecare” meno risorse, diventa imprescindibile per poter formare dei cittadini consapevoli e in grado di agire un domani per il bene della comunità. 

Facciamo una panoramica delle attività offerte da un istituto tecnico “green”: lo studio dell’impatto ambientale degli impianti e delle relative emissioni inquinanti, le analisi strumentali chimico-biologiche per la prevenzione e la gestione di situazioni a rischio ambientale, la gestione di produzioni sostenibili, lo smaltimento dei rifiuti, la multi-funzionalità di un’azienda agraria, la botanica vegetale, la fattoria didattica e le esperienze di orto scolastico come aula all’aperto per conoscere la biodiversità, l’ambiente, la vita delle piante e degli insetti. A esse si affiancano le tematiche di sostenibilità rurale come quella del paesaggio urbano, il progetto dei giardini, il verde urbano, con particolare attenzione all’inserimento di ambienti a elevata biodiversità anche in ambito cittadino.

Soprattutto in questo periodo storico, in cui le conseguenze dell’inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici si fanno sentire, è importante sensibilizzare ed educare le nuove generazioni a uno stile di vita sostenibile e rispettoso delle risorse del nostro pianeta, in un’ottica di scelta consapevole, rinnovamento e prospettive future di lavoro. La maggiore sensibilità verso l’utilizzo di energie “rinnovabili” piuttosto che “non rinnovabili”; la riduzione degli sprechi, la cura dell’ambiente sono temi che riguardano tutti: il nostro benessere e la nostra salute dipendono strettamente dal modo in cui trattiamo le risorse ambientali, e dalle scelte che compiamo per preservare o meno la natura che ci circonda. 

Proprio per questo è importante che gli studenti di oggi (e “professionisti” di domani) scelgano percorsi didattici che abbiano in mente la questione ambientale: per essere meglio preparati ad affrontare le numerose sfide che si presenteranno. Scegliere un percorso green, in definitiva, favorisce la “partecipazione attiva” di studenti, insegnanti ed esperti alla promozione ambientale e alla creazione di idee innovative e di nuovi modelli di sostenibilità, a livello locale, nazionale e globale.

Liceo classico, pensiero critico e pazienza si apprendono tra i banchi

Una riflessione della filosofa ungherese Heller sintetizza i motivi per cui è bello iscriversi al liceo classico. In una società del “tutto subito”; in una realtà che vuole vedere immediatamente il riscontro di quello che si fa, è difficile lanciare un messaggio di calma acquisizione di un sapere, ma è la via da seguire se si vuole raggiungere un obiettivo e dare un senso alla propria vita. 

Diceva Heller: «Se qualcuno dovesse chiedere a me, come filosofa, che cosa si dovrebbe imparare al liceo, risponderei: “Prima di tutto, solo cose inutili, greco antico, latino, matematica pura e filosofia. Tutto quello che è inutile nella vita”. Il bello è che così, all’età di 18 anni, si ha un bagaglio di sapere inutile con cui si può fare tutto. Mentre col sapere utile si possono fare solo piccole cose». 

In un liceo gli alunni non sono “numeri” ma “persone”: perché non c’è la visione settoriale e iperspecialistica del sapere, ma un approccio globale all’uomo nella sua interezza e complessità. I ragazzi oggi hanno molti più stimoli cognitivi che provengono da fonti del sapere facilmente accessibili, come Google, Facebook eccetera, ma è proprio per questo motivo che la scuola deve preparare gli alunni all’educazione di un pensiero divergente che permetta loro di saper discernere tra notizie false e tendenziose e informazioni fondate su basi scientifiche. L’esposizione al bombardamento mediatico impone ancora più di prima l’esigenza assoluta di far nascere negli studenti il pensiero critico e la capacità di analisi. 

Tradurre una versione dal latino o dal greco, così come risolvere un’equazione matematica, rappresentano l’esercizio più completo per sviluppare la capacità di analisi. In una traduzione metti in gioco non solo tutto quello che sai, ma anche la tua capacità di ragionamento, il tuo intuito, la tua sensibilità, la tua capacità espressiva, la tua creatività. Al liceo impari un metodo che sarai in grado di applicare in qualunque momento della tua vita. Nel mio liceo, il “Galilei” di Legnano, ci sono le sezioni con potenziamento matematico e potenziamento comunicativo, proprio per sviluppare quelle abilità ormai indispensabili nella società contemporanea. 

Ultima riflessione: non è un caso che in passato solo chi avesse frequentato il liceo classico poteva accedere a tutte le facoltà universitarie, nessuna esclusa, proprio perché la struttura del curriculo risulta essere completa. A che cosa serve iscriversi al liceo classico? Dietro questa domanda, come dice Maurizio Bettini nel suo saggio dal titolo “A che cosa servono i Greci e i Romani?”, «agisce una rete di metafore economiche legate al mercato del lavoro, alla spendibilità immediata, sicuramente utili, ma la Civiltà è prima di tutto una questione di pazienza». Certamente non ci chiediamo perché il papa abbia fatto dipingere da Michelangelo la Cappella Sistina… In una logica economicistica “Nulla di Bello l’Uomo avrebbe creato”… e allora teniamo viva la pazienza con la frequenza del liceo classico per continuare a fare dell’Italia “Il Bel Paese”.

Orientare e sostenere

«Fai una scelta responsabile, purché sia la tua scelta!» Un mantra da diffondere, una sorta di appello alle nuove generazioni, un invito convinto e appassionato: «Purché sia la tua scelta». Quante volte ho sentito pronunciare questa frase – nel suo toscano penetrante e scanzonato – da Margherita Hack, in risposta a ragazze e ragazzi che chiedevano un consiglio, un incoraggiamento, una direzione da prendere dopo le scuole medie. «Purché sia la tua scelta», ed ecco gli occhi dell’adolescente cercare gli occhi di mamma e papà, quasi a dire: «Sarà davvero una mia scelta?». Domanda che si porta dietro altre domande: qual è il ruolo di noi genitori davanti a questa decisione? Qual è la giusta distanza educativa da mantenere davanti a un bivio che coinvolge l’intero nucleo famigliare e che influenzerà parte dei ritmi, delle abitudini, delle relazioni e degli ambiti d’interesse degli anni a venire? Dov’è il limite tra orientare e influenzare, sostenere e indurre, consigliare e imporre? Ecco un agile promemoria su alcune delle trappole da evitare al momento della grande scelta.

Cosa vuoi fare da grande?

Domanda classica. Giusta. Ovvia. Quasi banale. Il punto di partenza, forse. Sì, forse! È un quesito impegnativo per un adolescente. Un carico di responsabilità non facile da sostenere per un adolescente. Ma, soprattutto, è la richiesta di una proiezione complessa da definire, inquadrare. La trappola sta nel non concentrarsi abbastanza sull’oggi: cosa ti piace in quello che fai? Cosa ti rende felice? Cosa ti dà piacere e soddisfazione? Impostare tutta la scelta solo in ottica futura rischia di scollare con gli interessi e le passioni quotidiane, portando a decisioni distanti dal proprio vissuto.

Devi pensare al lavoro

Un po’ di sano pragmatismo aiuta, eccome. E dare un’occhiata al mondo del lavoro che cambia, alle nuove professioni, agli scenari futuri è ovviamente utile e lungimirante. Ma non sufficiente! A quest’età ragazze e ragazzi si stanno ancora chiedendo «chi sono?», non «cosa farò?». La scuola è un percorso di formazione prima personale e poi professionale, sia che sia un liceo che un istituto di avviamento a un mestiere. Pensare al lavoro è un pensiero da adulti, non un pensiero da adolescente: non può quindi essere l’unico faro, l’unico standard di riferimento per la scelta degli studi.

Ti giochi il tuo futuro

Non esageriamo. E non passiamo questo messaggio di irreversibilità agli studenti. È una tappa importante, certo, la preferenza della scuola secondaria. Un percorso che lascerà un segno e che può diventare la base per opzioni, direzioni e scelte successive. Però sta a noi genitori rassicurare i nostri figli sul fatto che si può anche sbagliare, ripartire, aggiustare la rotta. Lasciare uscite di sicurezza, spiegare che la giusta strada la si può trovare cammin facendo, che si può anche cambiare idea o trovare le vie per realizzare i propri sogni anche se questi sogni tardano ad arrivare. Dire a un quattordicenne che il suo futuro è già segnato significa tarpargli le ali e opprimerlo di aspettative.

Se fossi io…

Se fossi io, farei. Se fossi io, non rifarei. Se fossi io, non avrei dubbi. Se fossi io, avrei già deciso… Sì, ma non sono io, non siamo noi. È lui. È lei! Suggerire di intraprendere la strada che noi avremmo voluto intraprendere: la trappola più facile, innegabilmente. La più naturale: prendere la propria esperienza e metterla (o credere di farlo) a disposizione dei più giovani; riflettere sul sentiero tracciato e riproporlo – con le dovute esperienze – a chi viene dopo di noi. Rivedere noi stessi in loro, ritrovare emozioni, desideri, aspettative di un tempo e riversarle su di loro. Faticoso non farlo, faticosissimo. Ma essenziale. Abbiamo tolto le mani dalla bicicletta per far loro imparare a pedalare, rischiando qualche ginocchio sbucciato: ora è il momento di farlo di nuovo. Continuare a tenere quella mano sul sellino non è più un sostegno, è un freno.

Dicono sia la scuola migliore

Il gruppo WhatsApp e il compagno di calcetto. La collega di lavoro e le informazioni su Google. Una confidenza del vicino di casa e le dritte della prof amica di amici. Nella caccia della scuola migliore a un certo punto vale tutto, con il risultato di amplificare l’indecisione. Leggere insieme i programmi, sfruttare gli Open Day, guardare i siti delle singole scuole, entrare nei contenuti delle materie: ragazze e ragazzi hanno necessità di questo, di uno sguardo oggettivo ed equilibrato, per valutare partendo anche da dati e informazioni. Così come va benissimo cercare qualche testimonianza diretta o confrontarsi con chi quella scuola la frequenta o la conosce. Da evitare invece il mercato delle opinioni e dei consigli, il festival delle indiscrezioni o del pettegolezzo.

Ci vanno Maria e Michele

Forzare sulle scelte degli amici per indirizzare verso una determinata scuola. Un altro grande classico di noi genitori, spaventati – a volte – di avere un figlio diverso, che prenda strade diverse, non omologate. «Perché gli altri sanno cosa fare, hanno già scelto, hanno preso la decisione più ovvia, più comoda, più accomodante, e invece il mio no?» In quel «Ci vanno anche Maria e Michele» c’è tutta la nostra contraddizione, di genitori che desideriamo e scommettiamo tutto sull’unicità dei nostri figli, ma poi ci sentiamo ben più tranquilli se non si differenziano poi così tanto dagli altri.