Parità di genere

Articoli, video, schede informative, approfondimenti, spunti, lesson plan per portare questo tema nella tua classe

Introduzione

C’è un tema cruciale nella formazione dei cittadini del XXI secolo: la questione dell’uguaglianza di genere e delle pari opportunità tra uomini e donne nell’accesso all’istruzione, ai diritti civili, alle libertà sociali, al lavoro.

La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace.

Garantire alle ragazze e alle donne parità di accesso all’istruzione, alle cure mediche, a un lavoro dignitoso, così come la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici, promuoverà economie sostenibili, di cui potranno beneficiare le società e le persone di tutto il mondo.

Primaria

Obiettivo parità!

Scuola e famiglia sono i primi ambiti in cui vengono attivati i percorsi di formazione identitaria delle bambine e dei bambini. Una delle domande fondamentali è capire in che modo la scuola possa promuovere un nuovo modo di concepire il rapporto tra i sessi, improntato all’idea di uguaglianza pur mantenendo l’orizzonte della valorizzazione delle differenze. Una componente forte di questa promozione possibile sono i libri scolastici.

Nel suo Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari (2017), Irene Biemmi, docente di pedagogia dell’Università di Firenze e specialista della pedagogia di genere, ha mostrato come i libri di testo siano ancora oggi pericolosamente permeati da stereotipi. Come non rappresentino la realtà che ci circonda, ma continuino a reiterare rappresentazioni stereotipate sia del maschile sia del femminile. Questo, nonostante il progetto POLITE (Pari Opportunità nei Libri di Testo), varato da Editori e Ministero oramai più di vent’anni fa.

Così, Fabbri–Erickson ha deciso di avviare il progetto Obiettivo Parità! Un vero e proprio codice di autoregolamentazione che guida autori e Casa Editrice nella progettazione e nella stesura dei libri. Il progetto consiste in linee guida e griglie di verifica messi a punto da Irene Biemmi e che stabiliscono criteri per le scelte antologiche, per il linguaggio utilizzato, per la scelta delle illustrazioni e delle immagini, che aiutino a realizzare libri liberi da stereotipi di genere. Irene Biemmi coordina il progetto, ne ha la supervisione scientifica e rivede tutti i materiali alla luce dei criteri.

Scopri qui i fondamenti del progetto, un’introduzione ai criteri, la bibliografia essenziale

Secondaria di 1° grado

L’emancipazione delle donne: una ricchezza per tutti

EDUCAZIONE CIVICA / da La nuova educazione civica

Rompere il soffitto di vetro:  questa è la metafora con cui si indica una situazione discriminatoria che penalizza l’avanzamento in carriera di una donna sulla base di pregiudizi di genere. Cosa ci dicono i dati sulla disuguaglianza di genere nel mondo? E in Italia?

 

UNA VITA ALL’ITALIANA 1900

STORIA / dal fascicolo a cura del Museo M9 Come Siamo, come eravamo dei corsi di storia La Storia che si vede e Come siamo – La storia ci racconta

I cosiddetti “ruoli di genere”, ossia ciò che si presuppone sia compito degli uomini o delle donne in una società, variano molto nel corso del tempo e non hanno a che fare con caratteristiche biologiche ma con sistemi culturali che mutano nel tempo e nello spazio.  Le donne hanno partecipato alla vita collettiva, politica ed economica italiana in molti modi. Sono state pioniere nelle scienze, nelle arti, nello sport, nella medicina e nel corso del secolo scorso hanno conquistato molti diritti a lungo negati.  La lenta acquisizione di maggiori diritti non è però un qualcosa di statico: va continuamente rinnovata nella realtà, mutevole e complessa. Approfondiamo questo tema con alcuni materiali.

Secondaria di 2° Grado

Il cammino dell’Europa contro l’omofobia

L’Europarlamento ha approvato una risoluzione che dichiara l’Unione Europea “zona di libertà per le persone *LGBT+” (sessione plenaria, 11 marzo 2021). Alcuni hanno definito questa decisione storica e di grande valore simbolico perché segna la ferma denuncia di tutte le forme di violenza e discriminazione fondate sul sesso o sull’orientamento sessuale delle persone. Pur non avendo effetti concreti immediati – la risoluzione è un testo non vincolante – la dichiarazione del Parlamento europeo è un messaggio forte e chiaro ad alcuni Paesi  che faticano ancora oggi a riconoscere i pieni diritti di tutti gli individui, al di là del loro orientamento sessuale. Come l’Ungheria che non riconosce le persone transgender o la Romania dove la corte costituzionale  ha rifiutato una legge sull’insegnamento delle teorie di genere o, ancora,  la Polonia dove si moltiplicano provincie e comuni che si dichiarano LGBT free-zone.

La strada verso la piena uguaglianza in Europa nel campo del genere e dell’orientamento sessuale di cittadine e cittadini è dunque ancora lunga. Ma se guardiamo indietro, grandi progressi sono stati fatti. I principi base sono stabiliti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, proclamata una prima volta il 7 dicembre 2000 a Nizza e una seconda volta, in una versione adattata, il 12 dicembre 2007 a Strasburgo. Nella Carta, l’articolo 1 stabilisce che la dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata. Mentre l’articolo 21 proibisce tra l’altro la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. Sempre nel 2000, il 26 settembre,  il Parlamento europeo ha approvato una nuova raccomandazione (n. 1474) a tutti gli Stati membri ad introdurre una completa legislazione antidiscriminatoria, oltre che a riconoscere la parità di diritti per le coppie omosessualiQuesto voto seguiva quello del 6 giugno 2000, quando la stessa Assemblea parlamentare invitava gli Stati membri a includere la persecuzione degli omosessuali fra le cause di riconoscimento del diritto di asilo nel proprio territorio e a garantire il diritto di immigrazione per i partner di coppie dello stesso sesso.

Queste norme avevano l’obiettivo di mettere alcuni paesi europei (tra cui l’Italia)  al passo con le legislazioni antidiscriminatorie già vigenti da anni in altri Paesi. Qualche esempio: 

  • Danimarca: la legge n. 357 del 3 giugno 1987 prevede la non discriminazione per “orientamento sessuale”;
  • Norvegia: primo paese al mondo ad includere gli omosessuali nella sua legislazione anti-discriminazione nel 1981 con l’ articolo 349a del codice penale che rende perseguibile penalmente colui che “in attività economiche o similari” rifiuta beni o servizi ad una persona per “disposizione, stile di vita o tendenza all’omosessualità”;
  • Lussemburgo: il codice penale vieta (artt. 454, 457 aggiunti con la legge del 19 luglio 1997) la discriminazione diretta per quanto riguarda assunzione, avanzamento di carriera e licenziamento anche per orientamento sessuale;
  • Slovenia: il codice penale  prevede (art. 141 della legge del 29 settembre 1994) la non discriminazione per orientamento sessuale.

In Italia il tema è quanto mai attuale.
La legge di riferimento per la tutela da crimini d’odio e discriminazioni è la legge Mancino n. 205 del 1975, che assicura protezione contro le discriminazioni motivate da condizioni razziali, etniche, nazionali o religiose. Dopo il via alla Camera del 5 novembre 2020 è invece ferma in Senato l’approvazione del ddl Zan, dal nome del relatore Alessandro Zan, che prevede “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità“.

Al di là delle differenze “di passo” tra i diversi Paesi, il cammino in Europa è tracciato: il rispetto verso tutte le persone a prescindere da etnia, religione e condizioni personali (come orientamento sessuale e identità di genere) è la premessa per una società democratica, plurale e inclusiva.

*Quali sono i termini che compongono l’acronimo LGBT+? Ecco una legenda per aiutarti a ricostruire il significato della sigla inclusiva che racconta le identità sessuali della comunità.

L: Lesbiche, donne che sono attratte sentimentalmente o sessualmente da altre donne.

G: Gay, principalmente riferito a uomini attratti da altri uomini, ma di uso comune anche come “donne gay”.

B: Bisessuali, persone fisicamente o sentimentalmente attratte da uomini, donne o in generale da persone senza distinzione di sesso.

T: Trans e transgender sono termini che si riferiscono alle persone che non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita. Le identità trans sono molteplici.

Q: La Q sta sia per “queer” che per “questioning”. Il termine queer rappresenta tutte le persone che si riconoscono LGBT+. Questioning si riferisce invece a chi sta ancora esplorando la propria identità di genere, l’espressione di genere o l’orientamento sessuale.

I: Intersessuali, individui nati con anatomia riproduttiva o sessuale e/o pattern cromosomici che non sono spiccatamente maschili o femminili.

A: Alleati e Asessuali, i primi sono etero e cisessuali, persone che supportano la comunità. È asessuale chi non prova attrazione per nessuno, o è attratto a livelli esigui.

+: Il segno del più è stato aggiunto alla fine della sigla per rappresentare tutte le altre identità comprese nella nostra comunità.

PER APPROFONDIRE