News Secondaria di secondo grado Certificazione Latino

Certificazione delle competenze della lingua latina e didattica

di Ilaria Torzi

Secondaria di 2° grado - Latino

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A partire dal 2012 in diverse regioni d’Italia si è sviluppata la sperimentazione della Certificazione delle competenze della lingua latina, non un certamen, ma un test, analogo mutatis mutandis a quello delle lingue moderne, per valutare il livello di apprendimento degli studenti. Nel 2019 si è arrivati a un protocollo nazionale siglato far Consulta Universitaria di Studi Latini (CUSL) e MIUR, che, quando diventerà operativo, coinvolgerà tutta Italia e, sperabilmente, potrà influire sugli OSA dei diversi tipi di liceo.

Attualmente sono previsti i livelli A1-A2, B1-B2, che, nell’ambito di difficoltà crescenti, sondano la conoscenza della morfo-sintassi del latino, ma soprattutto la competenza di comprensione e di minima rielaborazione dei testi.

Ma come influisce tutto questo sulla didattica? Non ritengo affatto che si debba curvare la programmazione “in vista” della certificazione, ma che il lavoro quotidiano in classe porti al raggiungimento di un livello; allo stesso modo non penso minimamente che si debba rinunciare alla versione nella pratica didattica, tuttavia, come è ben noto, la traduzione non mette in campo solamente competenze nella lingua di partenza, ma, per una resa corretta, prevede la sinergia con le competenze in quella d’arrivo. È altresì evidente che un buon “allenamento” nella comprensione con un conseguente incremento nella conoscenza del lessico non possa che favorire anche gli esercizi di versione.

Non va dimenticato infine che le attuali modalità di insegnamento, che prevedono l’uso massiccio di strumenti informatici, rendono difficilmente verificabile l’autenticità delle versioni fatte dagli studenti; esercizi analoghi a quelli proposti per la certificazione, che possono anche essere somministrati, ad esempio, per mezzo di un g form, offrono, a mio avviso, una maggior garanzia di correttezza nello svolgimento.

Più nello specifico le prove di certificazione partono da un testo d’autore che può essere più o meno rimaneggiato a seconda del livello, e, attorno ad esso, costruiscono esercizi volti appunto a sondarne la comprensione sia generale sia analitica, il suo sviluppo argomentativo, nonché il riconoscimento puntuale di elementi morfo-sintattici e la trasformazione di alcuni costrutti in altri equivalenti. Solo al livello più alto è richiesto di tradurre senza dizionario una porzione di testo e di produrre delle frasi in latino a commento di immagini pertinenti a quanto letto.

Per la comprensione generale si può fare riferimento alla scelta di un riassunto in italiano fra tre proposti del brano letto; a mio avviso sarebbe utile allenare gli studenti anche a riassumere loro stessi un brano senza l’uso del dizionario, anziché tradurlo parola per parola, proprio per spingerli ad intrepretare e ricostruire la trama anche senza conoscere tutto il lessico incontrato. Un’altra possibilità è il riordino delle sequenze nate dalla parafrasi/semplificazione del testo letto, disposte in modo casuale. Infine il completamento della parafrasi del brano, che inevitabilmente sarà semplificata rispetto al testo di partenza, favorisce l’acquisizione dei sinonimi o delle perifrasi, nonché il riconoscimento di costrutti diversi con cui si possono esprimere gli stessi concetti. Se inoltre i vocaboli mancanti vanno anche flessi, si ottiene la sinergia fra competenze di comprensione/riconoscimento a quelle di minima produzione.

Nell’ambito della comprensione più analitica dei brani rientrano esercizi quali ‘vero/falso’ rispetto ad affermazioni sul testo o le domande a risposta multipla, in latino, su informazioni che si possono ricavare dal testo o il completamento di una sequenza con una parte da scegliere sempre in una rosa data, facendo riferimento a quanto letto. Gli studenti dovranno porre attenzione ai connettivi che vengono usati, nonché agli avverbi che circostanziano le affermazioni, e dovranno anche esercitare l’inferenza rispetto al dettato del brano. Dovranno quindi capire più nel dettaglio e “rassegnarsi” ad imparare anche quelle parole che spesso a loro sembrano “insignificanti”, quali appunto gli avverbi.

Inutile dire che, nell’ambito degli esercizi volti alla comprensione, l’ostacolo maggiore è costituito da una scarsa conoscenza del lessico, aggravata dalla limitata competenza lessicale italiana che rende ostici anche vocaboli latini sufficientemente trasparenti per un parlante nativo. Una buona conoscenza del back ground storico-antropologico del mondo romano, benché non venga testato in una prova di lingua, costituisce indubbiamente un aiuto.

Per lo “studente medio” diligente, gli esercizi che chiedono il riconoscimento di elementi morfo-sintattici non costituiscono un problema, probabilmente perché sono i più abituali nell’ambito della didattica curricolare di tutti i licei. Meno scontati gli esercizi di trasformazione che aggiungono al riconoscimento di una struttura l’abilità di modificarla in una affine suggerita e implicano una minima competenza produttiva; sono tuttavia fondamentali per fissare l’apprendimento dei costrutti sintattici e prodromo, a mio avviso, di una corretta resa in italiano nell’ambito delle competenze traduttive. Ogni insegnante infatti ha studenti che, pur riconoscendo la struttura di un periodo “in teoria”, non la padroneggia in modo sufficiente da renderla in un italiano non solo corretto ma anche corrente.

Solitamente gli studenti, almeno quelli abituati ad un metodo “tradizionale”, risultano inizialmente un po’ spiazzati dalle richieste; se però si abituano ad affiancare questa tipologia di esercitazione alla versione, finiscono non solo per migliorare il loro apprendimento, ma anche per apprezzarla. Sono favorevoli gli studenti non parlanti nativi che non devono passare attraverso il medium di una seconda lingua. Per quanto riguarda gli studenti con BES, invece, credo vadano fatti dei distinguo in base alla tipologia di disturbo: se l’alleggerimento nell’uso del dizionario è un vantaggio, così come le richieste poste sulla base di un testo dato e contestualizzato, può risultare comunque penalizzante l’utilizzo dello scritto e sicuramente la previsione di testi in modalità audio sarà d’aiuto.

Per approfondire

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