Motivant, éducatif et collaboratif : lancez votre journal scolaire !

Incontournable et très amusante, nécessitant de juste un peu d’organisation, cette activité vous plaira beaucoup. Tout en prenant du plaisir à devenir de petits journalistes en herbe, vous aurez l’occasion de développer vos compétences (compréhension et production écrites) et de faire des progrès en grammaire et en orthographe. Mais, comme nous l’expliquons ci-dessous, ce n’est pas tout !

Convaincus ? Bien, maintenant, vous vous demandez surement par où commencer. Pas d’inquiétude, voici une liste de cinq étapes qui va vous aider à structurer cette nouvelle aventure.

  1. S’initier au journalisme
    Chacun d’entre nous est déjà entré en contact avec la presse : profitons donc de cette occasion pour explorer plus encore ce sujet. Partons à la recherche des différentes parties d’un journal et découvrons un peu de vocabulaire journalistique.
  2. Créer son propre journal
    Tout d’abord, choisissez le nom de votre journal. Pour cela, la meilleure chose sera de recueillir toutes les propositions et de faire voter les participants. Ensuite, n’oubliez pas de définir la cible : qui seront vos lecteurs ?
  3. Communication du projet
    Votre journal sera le reflet de la vie scolaire et sociale, des initiatives qui l’animent, des nouvelles qui susciteront la curiosité de vos camarades mais aussi des points critiques à améliorer grâce à vos suggestions. Informez les autres élèves de l’école, les parents et les autres professeurs. Tous seront séduits par votre idée !
  4. Répartir les rôles
    Certains élèves-auteurs vont peut-être se sentir prêts à animer une rubrique sur un thème bien précis, d’autres vont réfléchir à la composition de la maquette du journal, d’autres encore au choix des images et aux contenus supplémentaires.
  5. Préparer le numéro 0
    Le moment tant attendu est bientôt là : le projet de votre journal va devenir quelque chose de concret ! Qu’il soit en version papier ou en ligne, les clés de réussite sont les mêmes : un plan clair, une bonne organisation, une distribution des rôles bien définie et un enthousiasme débordant !

Si vous optez pour un magazine en ligne, vous pouvez vous aider d’une application web. L’accès est gratuit et le résultat très pro. Un exemple ? 

Pour rendre la lecture de votre journal encore plus amusante, en plus des articles thématiques, n’hésitez pas à proposer différentes catégories : TOP 10 musiques du moment, podcast à ne pas manquer, blagues, vidéos (format en ligne), interviews et témoignages, quiz, mais aussi rébus et devinettes.

Découvrir la presse écrite, mener un projet d’écriture dans un contexte motivant, collaborer autour d’une réalisation commune et apprendre à travailler en équipe sont de précieux enjeux. Enfin, la coopération, le développement de l’esprit critique, le système de vote et l’entraide sont d’excellents outils pour s’éduquer à la citoyenneté.

Des idées commencent déjà à émerger ? Alors c’est parti, tous à vos stylos !

I centri di apprendimento: attivare e potenziare la didattica in classe

L’ambiente di apprendimento nei documenti ministeriali

L’attenzione alla progettazione di ambienti di apprendimento come elemento strutturale per  promuovere e garantire, a tutti e a ciascuno,  esperienze positive e di successo formativo a scuola, non è né una novità né solo una tendenza degli ultimi anni. Già nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo del 2012, viene dedicato un intero paragrafo alla questione, ribadendo in modo esplicito, come lo spazio, sia da intendersi una variabile determinante, per promuovere un apprendimento significativo ed efficace; concetto questo, ribadito ulteriormente nel documento ministeriale successivo: Indicazioni nazionali e nuovi scenari pubblicato nel 2018.

In esso si pone particolare attenzione alla correlazione tra ambiente e progettazione didattica sottolineando come “le caratteristiche dell’ambiente di apprendimento descritte nelle Indicazioni del 2012 rappresentano una condizione imprescindibile per lo sviluppo delle competenze degli allievi e pertanto si caratterizzano come una “prescrittività” implicita”. Ciò significa, che nella fase progettuale di ogni percorso-intervento educativo didattico, occorre porre la massima attenzione alla gestione flessibile, intenzionale e consapevole degli spazi e ambienti disponibili (non solo l’aula) in relazione a quanto già suggerito nei documenti citati. Si tratta di prevedere già all’inizio della fase progettuale spazi, arredi, strumenti in grado di supportare le diverse attività che gli alunni svolgono nei loro percorsi di scoperta, ricerca, confronto, collaborazione e discussione. (Tosi, 2019) 

Ri-progettare gli spazi dell’intervento didattico

I suggerimenti metodologici presenti nei sopra citati documenti ministeriali, consapevolmente finalizzati alla progettazione e realizzazione di ambienti di apprendimento significativi, invitano i docenti a ri-pensare e ri-disegnare gli spazi della didattica quotidiana, garantendo così ad ogni alunno e alunna la massima espressione delle proprie potenzialità. Queste attenzioni metodologico-educative sono orientate e finalizzate a:

  • Scoprire e valorizzare i punti di forza, le esperienze, le conoscenze e le diversità di ciascuno studente in modo da non farle diventare disuguaglianze.
  • Favorire l’esplorazione e la scoperta, al fine di promuovere il gusto per la ricerca di nuove conoscenze.
  • Incoraggiare e permettere l’apprendimento collaborativo.
  • Promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere.
  • Realizzare esperienze didattiche laboratoriali, per favorire l’operatività e allo stesso tempo la riflessione, il confronto e l’argomentazione. su quello che si fa, attivando autonomia, consapevolezza e responsabilità.

Benchè, il valore e l’importanza di progettare un ambiente apprenditivo efficace, siano ben definiti e argomentati con suggerimenti metodologici nelle Indicazioni nazionali, non è sempre facile, per i docenti passare dalla indicazione generale alla concretizzazione operativa nei propri contesti scolastici. Si tratta di mettere in campo strumenti progettuali e contestualizzare modelli già sperimentati come efficaci, per allestire nuovi ambienti e (nel caso non fosse possibile) per valorizzare gli spazi già presenti, ripensarli e adeguarli per sfruttarne al meglio le potenzialità. Tra le tante, una possibile proposta, in linea con questa idea, risultata già efficace in molti contesti anche internazionali, è l’organizzazione dei centri di apprendimento.

I centri di apprendimento e la teoria delle Intelligenze Multiple di Howard Gardner

I centri di apprendimento, modalità organizzativa di ambienti e interventi didattici è uno degli aspetti distintivi dell’implementazione della Teoria delle Intelligenze multiple nei contesti scolastici.  La teoria delle Intelligenze Multiple elaborata e presentata da Howard Gardner nel 1984, parte dal presupposto che in ogni individuo, non esiste una unica e sovraordinata intelligenza, ma una molteplicità di abilità che consentono di acquisire, organizzare, elaborare ed utilizzare informazioni per risolvere situazioni problematiche di vita reale.

Parlare di una pluralità di intelligenze significa ammettere, parallelamente, l’esistenza di una molteplicità di modalità apprenditive e di strutture per l’accesso e l’elaborazione della conoscenza: non tutti apprendiamo le stesse cose, con gli stessi tempi e con le stesse modalità.  Tradotto in termini educativi significa ritenere che tutti gli studenti: possono apprendere, tutti possono aver successo, tutti hanno punti di forza che la scuola ha il dovere di scoprire e utilizzare. Nei contesti scolastici, utilizzare questa prospettiva significa avere uno strumento progettuale potente e prezioso per riconoscere le potenzialità degli studenti, diversificare l’azione formativa e garantire a ognuno opportunità di successo progettando spazi, contesti (centri di apprendimento) e attività molteplici e diversificate (Gentili, 2011).

I centri di apprendimento nella didattica quotidiana

La modalità progettuale-organizzativa dei centri di apprendimento si occupa di riorganizzare flessibilmente spazi, arredi e strumenti scolastici, con l’obiettivo di riconoscere, sostenere, valorizzare e utilizzare tutte le molteplici “intelligenze” presenti in classe. Sono infatti ambienti di apprendimento, realizzati in aula o in altri spazi disponibili, in cui ciascun alunno, spesso in modalità cooperativa, può condurre esperienze significative e stimolanti (la realizzazione di un progetto, la costruzione di un gioco, l’assolvimento di un incarico), a contatto con attività e materiali diversi che fanno riferimento alle molteplici intelligenze. Tali contesti apprenditivi diventano quindi preziose occasioni per i docenti, per osservare e scoprire i punti di forza di ciascuno ma anche per utilizzarli in attività sfidanti e per documentare come ogni studente, attiva dinamiche di problem solving per portare a termine l’attività proposta.

I centri non hanno una corrispondenza diretta con ognuna delle intelligenze, anche se ne favoriscono l’uso prevalente di una rispetto alle altre, a testimonianza che nelle situazioni reali le intelligenze non operano mai isolate ma in una continua e costante sinergia.  I centri di apprendimento risultano una risorsa preziosa ed efficace non solo per favorire una osservazione consapevole ed attenta da parte dell’insegnante ma anche per progettare e realizzare unità di lavoro disciplinari e multidisciplinari che stimolino contemporaneamente diversi canali apprenditivi. Si propone un esempio di percorso logico-matematico (allegato 1) sperimentato in classi 4 e 5 per esplorare e acquisire il seguente obiettivo disciplinare: riconoscere, descrivere e costruire figure geometriche (triangolo) individuandone elementi costitutivi e proprietà.

Per approfondire

  • Gardner H., (1987), Formae mentis: saggio sulla pluralità dell’intelligenza, Feltrinelli, Milano;
  • Gardner H. et al. (2001), Cominciare a costruire dalle potenzialità dei bambini: l’esperienza del Project Spectrum, Ed. Jiunior, Azzano San Paolo (BG);
  • Gentili, G., (2011), Intelligenze multiple in classe, Erickson, Trento;
  • Tosi, L. (a cura di) (2019), Fare didattica in spazi flessibili. Giunti Scuola.

Azienda, calcoli percentuali, tabelle e grafici

Istituto per i valori d’impresa: una miniera di materiali didattici

Piacere… IA! Un video per conoscere l’intelligenza artificiale

Parte un nuovo progetto targato “Rivista”: una serie di video articoli realizzati in collaborazione con Gabriele Trunzo su temi di attualità e interesse per le discipline giuridico-economiche, accompagnati da schede di attività da utilizzare in classe. Per iniziare con il piede giusto, partiamo con l’argomento più caldo del momento: l’intelligenza artificiale, cercando di esplorare le tante domande legate a questa rivoluzione tecnologica, tra opportunità e rischi, con uno sguardo dal punto di vista giuridico. Dopo aver visionato il video, scaricate le schede di attività preparate per voi: un compito di realtà, che potete proporre alla classe, e una scheda riservata ai docenti completa di materiali per la valutazione.

Video

Materiali aggiuntivi

Costruire un podcast con la propria classe

Costruire un podcast con la propria classe è innanzitutto una cosa nuova, che i ragazzi non si aspettano: di questo si sono accorte le Prof.sse Daniela Polidori e Barbara Proietti – insegnanti del Liceo Benedetto da Norcia di Roma – quando hanno cominciato il loro progetto. In quest’intervista ci raccontano la loro esperienza, innanzitutto per dare spunto a qualche altra classe per provare a rifarla. 

L’esperienza  

Come e perché è nato il vostro progetto? Quali sono stati i principali attori che hanno lavorato alla sua realizzazione?
Il nostro progetto nasce dall’esigenza di proporre agli studenti un modo attivo e coinvolgente di fare scuola. L’idea ha cominciato a prendere forma quando abbiamo scoperto di essere iscritte entrambe a un webinar di formazione; la proposta del contenuto è venuta dalla prof.ssa Proietti, quando abbiamo accompagnato la classe ad assistere alla rappresentazione dell’ “Elena” di Euripide, messa in scena da Theatron all’Università “La Sapienza”. La classe coinvolta è il quinto anno di  liceo classico, in cui insegnavamo materie letterarie.

Come mai avete pensato di far produrre ai vostri studenti proprio un podcast?
Il podcast è una modalità nuova per coinvolgere gli studenti e favorisce una partecipazione attiva nell’approfondimento degli argomenti studiati. Per il format, la classe ha potuto utilizzare anche l’esperienza del Debate, una metodologia didattica acquisita nei due anni precedenti tramite la partecipazione alla formazione e a una gara insieme alla prof.ssa Proietti.

Occorre una particolare preparazione professionale per questa produzione?
Entrambe eravamo completamente digiune di preparazione tecnica: pertanto abbiamo seguito scrupolosamente le indicazioni dei webinar di formazione Rizzoli Education. Le incertezze sulla effettiva possibilità di realizzare il prodotto si sono progressivamente diradate, anche grazie alle competenze tecniche di studenti con abilità informatiche. Noi abbiamo guidato la preparazione sui contenuti e sugli aspetti tecnici, i ragazzi hanno fatto il resto sotto la nostra supervisione

Come hanno reagito i ragazzi? E’ aumentato il loro coinvolgimento o è sembrata loro un’attività aggiuntiva?
Gli studenti si sono dimostrati entusiasti e immediatamente coinvolti nel progetto. Inoltre alcuni ascoltavano già podcast relativi ai loro interessi personali: pertanto sono stati felici di realizzarne uno in prima persona.

Quanto tempo è servito? (in classe e a casa)? Come è stato impostato il lavoro?
Abbiamo impiegato meno di venti ore in totale, metà delle quali si è svolta in classeUna decina di ore va infatti messa in conto per la parte iniziale del lavoro: nel nostro caso abbiamo tenuto delle lezioni frontali sui contenuti letterari (lettura diretta dal greco e/o in traduzione italiana dei testi degli autori coinvolti) e altre sulle questioni tecniche (che cos’è un Podcast, quali tipologie di podcast si possono realizzare, ecc …) al termine delle quali gli studenti hanno deciso il format che preferivano.

Successivamente la classe è stata divisa in piccoli gruppi in base alle specifiche inclinazioni degli studenti perché si occupassero a casa di: 

  1. redazione dei testi (introduzione, voci degli autori e della “protagonista” Elena); 
  2. realizzazione delle interviste-audio per la rubrica “Dicono di lei/lui”;
  3. selezione di colonne sonore e volta pagina;
  4. realizzazione della copertina;
  5. scelta delle voci e registrazione dei contributi precedentemente scritti dai compagni;
  6. montaggio.

Ciascuna di queste fasi ha impegnato gli studenti a casa, singolarmente o in gruppo, per un paio di ore circa, anche se ovviamente in momenti diversi; l’organizzazione e la supervisione del lavoro svolto ha occupato noi insegnanti per quattro/cinque ore circa. Un lavoro impegnativo, dunque, ma che non compromette nel complesso il regolare svolgimento dell’attività didattica tradizionale. 

La scuola è stata l’unica protagonista o avete coinvolto anche il territorio?
Gli studenti e le docenti sono stati i principali attori, ma ha svolto un ruolo importante, anche in termini di scadenze da rispettare e motivazione, il fatto di aver presentato il trailer e la prima puntata del nostro Podcast in occasione della Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Elleniche 2023, promossa dalla Delegazione Antico e Moderno dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, della quale fa parte la nostra scuola.

Avete fatto un lavoro che ha coinvolto più docenti? Più discipline?
Sì, le discipline coinvolte sono state l’Italiano e il Greco. Si tratta di un’attività che si presta ad un lavoro pluridisciplinare perché permette di lavorare meglio nell’ottica del raggiungimento di competenze trasversali e dà a tutti gli studenti la possibilità di esprimersi seguendo e talora trovando la propria attitudine.

Avete notato un miglioramento nella didattica corrente?
Più che di un miglioramento nella didattica parleremmo di un potenziamento delle abilità di partenza: gli studenti hanno lavorato utilizzando al meglio le loro specifiche competenze proprio per abbattere i tempi di realizzazione del Podcast. Se non si fosse trattato di una classe quinta, impegnata nella preparazione per gli Esami di Stato, sarebbe stato possibile realizzare le ulteriori puntate riorganizzando i gruppi e rendendo possibile un “travaso” di competenze fra pari.

Quali fonti avete dovuto consultare?
Sono stati utilizzati testi di Euripide, Gorgia, Isocrate, Saffo, Stesicoro, Erodoto, Luciano in parte in lingua greca, in parte in traduzione italiana. Inoltre è stata analizzata la messa in scena dell’ Elena di Euripide. Ecco una breve sintesi:

  • Euripide: Elena – analisi della rappresentazione e lettura di alcuni passi in traduzione.
  • Gorgia: Encomio di Elena – lettura e analisi in italiano; traduzione dei paragrafi 12, 15 e 20.
  • Isocrate: Encomio di Elena – Lettura e analisi in italiano; traduzione dei paragrafi 54-60; 64 e 67.
  • Saffo: frammento 16 Voigt – lettura e analisi in greco.
  • Stesicoro: Frammento 132 Page – lettura e analisi in greco.
  • Erodoto: Storie II, 113-120 – lettura e analisi in italiano.
  • Luciano: Dialoghi dei morti, XVIII Menippo e Mercurio – lettura e analisi in italiano.

Siete riuscite a rispettare i tempi-scuola?
Volendo presentare il prodotto in occasione della “Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Elleniche” (9 febbraio 2023) il podcast doveva essere concluso per la fine di gennaio. I tempi erano piuttosto stretti, quindi i testi greci sono stati parzialmente letti solo in traduzione. Gli studenti hanno apprezzato le diverse interpretazioni di una figura controversa come Elena.

Il podcast

Ascolta la prima puntata realizzata dalla classe V del Liceo Benedetto da Norcia di Roma, puntata interdisciplinare fra italiano e greco antico:

 

 

Realizza con la tua classe un altro podcast e parliamone!

Vi è piaciuta questa esperienza? Perché non realizzate anche voi una puntata di questo podcast con le ragazze e i ragazzi quest’anno? Se avete voglia di cimentarvi con questa attività, mandateci i vostri elaborati entro il mese di marzo 2024.

Potremo visionare solo i materiali di cui abbiamo ricevuto la liberatoria firmata.
Puoi scaricare qui la liberatoria da compilare per le tue studentesse e i tuoi studenti minorenni e qui quella per te e per eventuali altri maggiorenni che hanno partecipato al progetto.

Clicca qui poi per l’upload dei tuoi materiali.

Sentirsi a casa in classe

L’aula come casa

Alcune ricerche inglesi dell’Università di Salford hanno dimostrato come l’apprendimento aumenti in modo significativo se l’aula in cui bambini e bambine passano le giornate è bella, colorata, vivibile. Ciò vale ancor di più per la fascia di età della scuola primaria, dove l’aula di classe viene considerata il luogo più importante e significativo e viene vissuto come una vera e propria casa.

Proprio per questo le nostre aule dovrebbero essere accoglienti, allegre e progettate per il benessere di tutti.  Spesso come insegnanti ci troviamo di fronte ad ostacoli insormontabili, come la dimensione dell’aula, vincoli di progettazione, materiali e risorse mancanti. Nonostante tutto però, è davvero possibile con piccole modifiche e pochi materiali fare la differenza.

Piante e verde in classe

Ancora una volta la ricerca ci viene in aiuto, dimostrando attraverso vari studi come le piante in classe siano un valido alleato per l’apprendimento; sia perché purificano l’aria e contribuiscono ad un clima più sano, sia perché stimolano il cervello e innescano meccanismi di benessere. Se poi abituiamo i bambini a prendersi cura delle piante e dei fiori all’interno della classe avremo un ulteriore beneficio in termini di responsabilità. 

Materiali curati e ben fatti

Cartelloni, regole, foto, elaborati.. Quanti materiali abbiamo di solito appesi alle pareti? Per un’economia dello spazio e per un giusto equilibrio estetico, è necessario anche fare attenzione a ciò che vogliamo esporre, cercando da una parte di essere essenziali e ruotare i materiali, e dall’altra di scegliere materiali curati e armoniosi che non disturbino l’attenzione e la concentrazione. Anche il corridoio è uno spazio che contribuisce alla bellezza, e si possono ad inizio anno strutturare con gli alunni azioni di progettazione e pianificazione. Come in tutte le cose, quando gli alunni vengono coinvolti e diventano partecipi, i risultati sono migliori, sia in termini di resa, che di apprendimento. 

Ambiente flessibile

Come chiaramente dimostrano le ricerche di Indire è fondamentale che la scuola si muova verso spazi flessibili dove al centro sia messo l’alunno, e l’apprendimento sia il fulcro dell’azione didattica. Ripensare le nostre aule unendo i banchi a isole, preparando diversi angoli di lavoro destrutturati, prevedere materiali a disposizione di tutti, significa fare già un passo verso la trasformazione del vecchio modello trasmissivo.

Angoli di classe da ricavare 

    1. Angolo della lettura. Il luogo destinato alla lettura può avere cuscini e tappetini, ma anche semplici pezzi di stoffa colorata, tanti libri a disposizione, cartelli con buone pratiche di lettura, fogli e cartelloni dove poter fissare e condividere belle parole, frasi interessanti, spunti e pensieri sui libri letti.
    2. Agorà. È lo spazio della conversazione, della condivisione, delle riunioni, un luogo dove ci si guarda tutti in faccia. Può essere composta da divanetti, ma anche da panche di legno o semplicemente dai tappetini colorati puzzle. 
    3. Angolo dei materiali. Tutti abbiamo scatole colme di matite e materiali recuperati dalle precedenti classi. Il tutto può essere organizzato in vaschette, scatole, porta penne e messo a disposizione di tutti. Gli alunni avranno così un luogo dove tutto è a disposizione, saranno invogliati a condividere i materiali ma allo stesso tempo impareranno ad averne cura.
    4. Angolo di giochi didattici, attività extra e sfide. Una parte della classe dovrebbe sempre essere destinata ai giochi didattici, ai materiali che solitamente presentiamo per rendere efficace e ludico l’apprendimento. Piuttosto che mettere via in scatole dentro agli armadi, se lo spazio lo consente, è molto utile tenere il tutto a portata di mano, a disposizione di tutti in tutti i momenti della giornata.

Ricordiamoci sempre che l’aula deve essere uno spazio vissuto, un vero e proprio “luogo” progettato e amato da insegnanti e alunni, deve essere come casa. È necessario partire dalle piccole cose, per arrivare alle grandi rivoluzioni: iniziamo dal nostro ambiente quotidiano e proviamo a creare l’aula migliore possibile con quanto a nostra disposizione. Già aveva iniziato Mario Lodi, che nella sua piccola scuola aveva tolto la cattedra per lavorare in cerchio con i ragazzi.

Pillole di pedagogia della dolcezza

Vorrei dedicare il mio primo articolo dell’anno scolastico per Primaria News ad un tema che mi sta molto a cuore: la pedagogia della dolcezza! In particolare, nelle prossime righe, vorrei fornirvi qualche spunto per dare ai nostri bambini e alle nostre bambine dei feedback di qualità.

Partiamo da una premessa: è necessario riconoscere e apprezzare i miglioramenti dei nostri alunni, ma – al contempo – esprimere con onestà e senza infingimenti le nostre osservazioni.

Ma, come esprimere un feedback con la giusta delicatezza?

Ecco alcuni consigli “spiccioli”:

  • cominciare la frase con “Caro/a seguita dal nome proprio”: è fondamentale che i bambini sappiano che l’insegnante si sta rivolgendo a loro soltanto e che sono “speciali” e unici ai suoi occhi.
  • Non usare giudizi moralistici, quindi evitare di classificare il comportamento dei bambini in “giusto”, “sbagliato”, “buono”, “cattivo”.
  • Esordire con “Ho notato che…” e tenere sempre presente che il focus della valutazione o del giudizio è l’elaborato, non la persona!
  • Esprimere al positivo il proprio pensiero. Ad esempio, al posto di scrivere “Non hai capito la consegna”, potremmo dire: “La soluzione che hai trovato è interessante, ma si allontana un po’ dalla consegna. Riproviamo insieme?”.
  • Riconoscere il “buono” che c’è in ogni bambino. È impossibile che non ci sia qualcosa da valorizzare! Ecco un altro esempio: “Nel tuo testo sono presenti tante idee originali. La descrizione del protagonista è molto divertente! Ci sono, però, alcuni errori ortografici: ci alleneremo insieme, così miglioreremo anche in questo aspetto. Stupenda l’illustrazione che impreziosisce la parte scritta”.
  • Quando lasciamo indicazioni per recuperare o migliorare, usiamo la prima persona plurale: l’insegnante dev’essere sempre per i bambini un valido supporto!

Una tecnica alla quale ricorro spesso quando lascio un commento ai lavori dei miei alunni è quella del sandwich. L’idea alla base è di strutturare la comunicazione-feedback come un semplice panino: si inizia offrendo un riconoscimento sul lavoro svolto, si passa al messaggio di miglioramento evidenziando con precisione gli ambiti in cui vi sono lacune o criticità da colmare e si chiude con un apprezzamento positivo a rinforzo del messaggio iniziale. Qual è il vantaggio dell’ordine sequenziale positivo-negativo-positivo? Esso rende più accettabile la critica dal punto di vista psicologico e non interrompe il processo comunicativo!

Provate ad esercitarvi a lasciare questi commenti ai lavori dei vostri bambini: magari fatelo scrivendoli su post-it colorati, che risaltino ai loro occhi quando restituite loro il compito. Ah, mi raccomando: osservate il loro sguardo fiero quando li leggeranno! Capirete quanto immenso sia il potere della dolcezza…

Maestra Gloria Ragni (@maestraglo)

Il rischio idrogeologico in ambiente urbano

Introduzione

Il confine delle attuali città non è più limitato da una solida cinta muraria o dalla fine del tessuto continuo delle costruzioni ma si integra e si estende in un sistema territoriale più vasto e complesso che include sia i centri minori collocati in prossimità alla città stessa, che il territorio intermedio rurale che viene urbanizzato con insediamenti sparsi a bassa densità. Le città, infatti, rappresentano un esempio di ecosistema antropico caratterizzato da una componente artificiale decisamente predominante rispetto a quella naturale. Il sistema urbano è contraddistinto da una grande complessità strutturale e funzionale dovuta alla presenza di componenti socioeconomiche, storiche, paesaggistiche, artistiche e naturali tra loro interconnesse.

L’ambiente urbano è caratterizzato per la maggior parte della sua estensione da una complessa geometria della struttura urbana; superfici asfaltate, impermeabili e edificate aventi proprietà termiche elevate; una riduzione delle superfici evaporanti e permeabili come, a titolo di esempio, gli specchi d’acqua e le aree vegetate; un livello molto elevato di emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici; un elevato consumo di suolo che causa lo scorrimento rapido delle acque meteoriche in superficie e l’instaurarsi di fenomeni di rischio idrogeologico come, ad esempio, gli allagamenti e le inondazioni.

L’ambiente urbano

Le città sono nate per unire le persone e per originare delle comunità. La crescita incontrollata degli ultimi secoli ha snaturato tale funzione originaria tramutando le città in ambienti caotici, disconnessi e privi di identità. La configurazione di una città, invece, dovrebbe essere studiata con attenzione poiché non può essere modificata o “rettificata” in tempi brevi. Le città, pur essendo tutte diverse, sono accomunate sia da un progressivo incremento del consumo di suolo, che da uno scarso investimento in dotazioni infrastrutturali, nonché dalla esposizione ai rischi indotti dai cambiamenti climatici (Tabella n. 1).

 

Matrice Effetto del cambiamento climatico Impatti in ambiente urbano
Risorse idriche Modifica del ciclo idrologico, siccità e incremento dei fenomeni di rischio idrogeologico. Diminuzione delle risorse idropotabili. Sofferenza dei corpi idrici. L’assenza di disponibilità idrica influisce sui suoi usi civici, agricoli ed industriali ma anche sulla biodiversità.
Suolo Modifica/incremento della frequenza o distribuzione spaziale degli eventi franosi.Incremento del rischio idraulico e idrogeologico. Eventi franosi e alluvionali.Incremento delle esondazioni e degli allagamenti urbani.

Danni a beni pubblici e privati.

Ambiente  Diffusione di specie vegetali e animali alloctone invasive e termofile. Perdita della biodiversità. Modifiche del ciclo vitale, della composizione delle comunità ecologiche e della distribuzione geografica delle specie.Incremento delle specie alloctone.
Zone costiere Innalzamento del livello del mare.Variazione del livello del mare. Incremento dell’erosione costiera e delle superfici inondate nelle città.Incremento frequenza delle mareggiate.

 

Tabella 1: Gli effetti determinati dai cambiamenti climatici.

L’effetto più noto dell’urbanizzazione sul clima locale è rappresentato dall’isola di calore, ovvero la differenza di temperatura tra un’area urbana (più calda) e le aree rurali che la circondano. L’isola di calore, quindi, determina un aumento della temperatura dell’aria spostandosi dalle aree rurali al centro di una città. Si stima che tra le aree urbane e quelle rurali ci siano tra gli 0.5°C e i 3°C di differenza. I fenomeni temporaleschi sono del 10 – 15% maggiori rispetto alle zone rurali a causa della maggiore quantità di calore a disposizione nei moti convettivi. 

L’intensità massima di isola di calore si verifica in condizioni anticicloniche con cielo sereno nelle prime ore dopo il tramonto del sole. L’intensità minima, invece, si ottiene in condizioni meteorologiche di forte vento e tempesta. In condizioni anticicloniche e in estate l’isola di calore contribuisce negativamente alla formazione di elevate concentrazioni di ozono al suolo su tutta l’area urbana. Le città, inoltre, sono caratterizzate da un elevato rischio idrogeologico determinato dalle precipitazioni molto intense, concentrate in brevi periodi e accompagnate da forti venti.

L’Italia, infatti, è un paese ad elevato rischio idrogeologico: 7.145 sono i comuni che hanno almeno un’area classificata ad elevato rischio. Il 70% circa del patrimonio edilizio italiano ha almeno 40 anni e una buona parte di tale patrimonio è dismesso, degradato o soggetto a vincolo, ma non esente da necessità di interventi di riqualificazione, di miglioramento funzionale, energetico e sismico. Nelle città i sottopassi (ad es. ponti ferroviari e rilevati stradali) rappresentano uno dei punti più pericolosi dell’assetto idrogeologico, in quanto causano deficit di funzionamento dal punto di vista della capacità di smaltimento delle acque durante le piene improvvise. 

L’assetto idrogeologico urbano è, inoltre, influenzato dal pessimo stato di manutenzione delle opere idrauliche; dall’impermeabilizzazione/occupazione delle casse di espansione dei fiumi; e dagli alvei impermeabilizzati e/o con flusso ristretto. Infatti, in un alveo ridotto tra le sponde artificiali la velocità diviene elevata e il picco di esondazione viene raggiunto velocemente. La rettificazione dei corsi d’acqua incrementando la pendenza e la velocità di deflusso dell’acqua determina, conseguentemente, un aumento dell’energia e del rischio di esondazione. La realizzazione di edifici, strade e parcheggi impedisce alla pioggia di ricaricare le falde acquifere. 

A questo riguardo si evidenziano due principali fattori di innesco connessi tra loro in ambito urbano:

  • il consumo di suolo determinato dalla sua impermeabilizzazione e dall’alterazione della sua composizione. L’impermeabilizzazione altera in modo drammatico il ciclo dell’acqua superficiale (determinando frane e alluvioni) e di quella sotterranea (riducendo la disponibilità delle falde);
  • il non rispetto del principio di invarianza idraulica. Tale principio evidenzia che il deflusso risultante dal drenaggio di un’area deve rimanere invariato dopo una trasformazione dell’uso del suolo avvenuto nell’area stessa, ossia dopo lavori di edificazione e urbanizzazione. Bisogna, quindi, garantire all’acqua la capacità di laminare e di infiltrarsi nel terreno per alimentare la falda freatica.

Conclusioni

Il clima sta cambiando, i fenomeni metereologici estremi aumentano e a soffrirne di più sono soprattutto le grandi città non in linea con le strategie di adattamento per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici. Non è continuando ad intubare, limitare o deviare il corso dei fiumi, ad alzare argini o ad impermeabilizzare altre aree urbane che possiamo dare risposta ad equilibri climatici ed ecologici complessi che hanno bisogno di analisi nuove e moderni programmi di adattamento. 

Pertanto, non si può prescindere dal rendere tempestivamente operative le seguenti attività: 

  • monitorare costantemente il territorio e tutelare le zone già sottoposte a vincolo idrogeologico e paesaggistico per evitare l’insediamento di nuovi elementi a rischio in aree allagabili (ad es. le zone R4 e R5 presenti nel Piano di assetto idrogeologico);
  • rispettare il principio di invarianza idraulica; 
  • introdurre la chiave dell’adattamento climatico nella pianificazione di bacino e negli interventi di messain sicurezza dei fiumi nelle aree urbane; 
  • subordinare al vincolo di inedificabilità le aree ancora libere dalla edificazione come, ad esempio, quelle incolte e naturali o individuare dei limiti quantitativi stringenti di superfici libere trasformabili in aree urbane; 
  • restituire alle aree urbanizzate la capacità di laminare ed infiltrare l’acqua di pioggia attraverso i sistemi urbani di drenaggio sostenibili (SUDS) come le vasche d’acqua, i giardini verdi, gli orti verticali, i tetti verdi, le facciate verdi negli edifici, i giardini pensili, gli stagni o specchi d’acqua e le aree di ritenzione vegetata;
  • prevedere un adeguamento gestionale e tecnico delle infrastrutture idrauliche al mutare delle condizioni climatiche e demografiche al fine di ridurre la dispersione nelle reti di distribuzione;
  • effettuare la pulizia delle caditoie e dei tombini in città; 
  • riqualificare o bonificare le aree abbandonate, inquinate o degradate;
  • tutelare, espandere e ridurre l’impermeabilizzazione nelle aree di espansione dei corpi idrici. 

In conclusione, si rileva che le città dovrebbero essere ri-progettate come delle “sponge city” in grado di assorbire l’acqua piovana e di ridurre i rischi di allagamento determinati dall’eccessiva impermeabilizzazione. Infine, è necessario porre come obiettivo centrale dei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) la programmazione di misure di mitigazione dello stato di pericolo geologico-idraulico; purtroppo, negli ultimi decenni si è assistito, invece, ad una pianificazione territoriale ed urbanistica insufficiente e non adeguata all’obiettivo primario. Sarebbe altresì auspicabile ed urgente legiferare una normava specifica in materia di consumo del suolo.