JFK – Case not closed

John Fitzgerald Kennedy was sworn in as the 35 th president of the United States on the 20 th of January 1961, he was the youngest person ever to be elected to the post and he was seen to be a symbol of change in the postwar political climate. 

He was the first president of the television age, understanding the importance of reaching out to the population through the medium with his rousing speeches and rhetoric and acknowledged energy and youth. He also was at the helm through one of the most explosive periods of the cold war, culminating in the Cuban Missile Crisis and the initiation of the Space Race as well as the escalation of the Vietnam War. 

His role in the Civil Rights movement and proposals led to the Civil Rights Act of 1964 and his assassination in Dallas on the 22 nd of November 1963 left the free world mourning the loss of one its most charismatic leaders.

Many of Kennedy’s speeches (especially his inaugural address) are considered iconic; and despite his relatively short term in office, and the lack of major legislative changes coming to fruition during his term, he is considered by many to be one of the great American presidents.

This year marks the 60th anniversary of his death, an occasion that gives the possibility to speak about this iconic figure in class. Here’s a list of materials.

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L’articolo 5 della Costituzione. Bernardo Giorgio Mattarella

Secondaria di 2° grado Secondaria di secondo grado Costituzione Diritto costituzionale e amministrativo

L’articolo 5 della Costituzione. Bernardo Giorgio Mattarella

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J. F. Kennedy, un leader propositivo

Dal 1958 al 1963 per la prima volta, nel XX secolo, il mondo sembrava guidato da leader “positivi”. Alla triade del terrore degli anni Trenta e Quaranta – Stalin, Mussolini e Hitler –, si contrapponeva idealmente, in un’epoca segnata dall’integrazione, dallo sviluppo e dalla fiducia nel futuro, la triade costituita da Kennedy, Giovanni XXIII e Chruščev.

Si trattava di una semplificazione: tuttavia essi riuscirono comunque a diffondere un senso di attenuazione del conflitto, facendo appello a un’idea di umanità comune, che persuase decine di milioni di donne e di uomini nel mondo.

John Fitzgerald Kennedy e la “Nuova Frontiera”

A rendere più credibile il passaggio dalla guerra fredda a una condizione di maggiore collaborazione internazionale, fu innanzitutto l’azione del presidente americano John Fitzgerald Kennedy (1917-1963). Poco più che quarantenne, cattolico, solidamente ancorato ai valori liberal, soprattutto in tema di diritti civili, il brillante democratico batté di misura il candidato repubblicano Richard Nixon (1913-1994) alle elezioni presidenziali del novembre 1960.

Egli promise al suo paese una “Nuova Frontiera” e al mondo un impegno esplicito “per una pace giusta e genuina”, “perché” – disse in un discorso il 10 giugno 1963 – “in ultima analisi il legame basilare tra noi è che tutti abitiamo questo piccolo pianeta. Tutti respiriamo la stessa aria. E siamo tutti mortali”. 

La “Nuova Frontiera” non era una serie di “promesse”, ma di “problemi” da affrontare: la scienza e lo spazio; la pace e la guerra; l’ignoranza e i pregiudizi; la povertà e gli sprechi; questo era il fulcro del suo progetto.

Il programma di Kennedy: le luci…

La sua politica conobbe infatti luci ed ombre. Certamente il nuovo corso avviato da Kennedy si articolava in una serie di obiettivi, interni e internazionali: la lotta alla povertà per integrare nella società del benessere circa 40.000.000 di americani; il progressivo superamento della segregazione razziale; una più forte spinta in direzione della formazione e della ricerca, perché la sfida della “nuova frontiera” si collocava anche nello spazio; infine un impegno esplicito in favore della pace, attraverso programmi di aiuto ai paesi del Terzo Mondo per combattere fame e sottosviluppo.

… le ombre

Se la comunicazione politica di Kennedy si rivelò assai efficace fin dal discorso d’insediamento del 20 gennaio 1961, la realizzazione politica conobbe molte problematiche. Gli USA uscivano da otto anni di amministrazione Eisenhower, nel corso della quale l’impulso alla ripresa si era affievolito, con periodiche crisi congiunturali e una disoccupazione crescente. La popolazione era passata dai 140.000.000 del 1945 ai 180.000.0000 del 1960 ma le persone al di sotto della soglia di povertà erano numerose: nel 1959 il 18% dei bianchi e oltre il 55% degli afroamericani. Esisteva, quindi, un enorme problema sociale, acuito dalla permanente discriminazione degli individui di colore in molti stati del Sud. 

Il ruolo del Congresso

Il Congresso non assecondò tutti i piani del presidente. Lo segui nel momento in cui si trattava di elevare i minimi salariali, di allargare la sicurezza sociale, di varare un programma di lavori pubblici per migliorare infrastrutture e quartieri delle città in espansione e condivise il finanziamento della “corsa allo spazio”, sul piano della ricerca, della sperimentazione e della competizione con l’URSS. Contrastò, invece, l’estensione della copertura sanitaria agli anziani in difficoltà (progetto Medicare), così come l’ampliamento dei fondi per l’istruzione.

La discriminazione razziale

Il punto più dolente fu l’ostilità nei confronti della soppressione della discriminazione razziale allora praticata nei luoghi pubblici, negli impieghi e attraverso la capziosa esclusione di candidati neri dalle liste elettorali. La questione era delicata.

La fine dei progetti

Egli alla fine riuscì a sottoporre  al Congresso un primo testo legislativo per affrontare la questione dei diritti civili, ma la morte gli impedì di vederlo discusso.

Ci sarebbe poi da raccontare l’evoluzione della sua politica internazionale. Ma lo faremo un’altra volta. Quanto detto basta a demarcare la differenza fra intenzioni e Realpolitik. Anche per un leader “propositivo” come Kennedy.

Per approfondire

Puoi trovare un’espansione di “Kennedy, un leader propositivo” in un’intervista a Roberto Balzani contenuta nel volume 3 di R. Balzani, Come siamo: la storia ci racconta, La Nuova Italia 2022, che ti forniamo qui in pdf.

La bussola dell’autovalutazione

Sul sito dell’UNESCO, nella pagina dedicata alla Giornata Mondiale degli Insegnanti si legge:

“Con l’adozione dell’Obiettivo 4 di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, “Istruzione di qualità”, gli insegnanti vengono riconosciuti come soggetti chiave per l’attuazione dell’Agenda 2030 sull’educazione. Il loro impegno infatti è fondamentale per fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti, con l’obiettivo di incrementare il livello di alfabetizzazione globale e ridurre l’abbandono scolastico precoce, contribuendo a migliorare la vita delle persone e a raggiungere lo sviluppo sostenibile.“

Nel suo discorso in occasione della Giornata degli Insegnanti di quest’anno il Direttore Generale dell’UNESCO Irina Bokova ha lanciato il tema dell’anno “Insegnare in libertà, dare maggiore potere agli insegnanti” e ha ribadito: 

“Gli insegnanti costituiscono un fondamento essenziale della forza a lungo termine di ogni società – essi forniscono ai bambini, ai giovani e agli adulti le conoscenze e le competenze necessarie per soddisfare le proprie potenzialità. (…) Essere un insegnante accreditato (…) significa anche avere la libertà di sostenere lo sviluppo di curricula nazionali e l’autonomia professionale per scegliere i metodi e gli approcci più adeguati che permettano un’educazione più efficace, inclusiva ed equa.”

Come sappiamo tale libertà nel metodo e nell’approccio didattico è presente anche nel contratto nazionale ed è una delle cose che rende la nostra scuola così ricca di approcci e modalità di insegnamento.

Ma il tema della libertà è sicuramente un tema che possiamo provare a estendere ai nostri studenti. Célestin Freinet, John Dewey e Maria Montessori sono stati tutti promotori di una didattica attiva che vedeva il bambino al centro della propria azione educativa. Tale visione si è concretizzata nei gruppi di lavoro collaborativo di Freinet, nel learning-by-doing di Dewey e nei centri di apprendimento montessoriani. Ma il bambino, per essere davvero libero di apprendere, deve aver prima di tutto ben chiaro il perché sia importante apprendere, il cosa sia importante apprendere e il come apprendere.

Per poterlo fare occorre aiutarlo a coltivare fin dall’inizio della scuola primaria abilità quali l’autonomia e l’autovalutazione. Quest’ultima soprattutto va ampiamente esercitata mediante riflessioni e percorsi metacognitivi che aiutino lo studente a riflettere sul proprio percorso. Per fare ciò nelle nostre classi proponiamo momenti di riflessione durante i quali ragionare su quanto fatto e su quanto resta da fare, ma soprattutto su quanto ognuno dei bambini ha la percezione di conoscere. Fatto il punto della situazione riserviamo alcune ore della settimana per svolgere attività di recupero e rinforzo, momenti durante i quali le attività sono organizzate in stazioni e gli alunni possono decidere su quali competenze concentrarsi e quali obiettivi darsi a breve, medio e lungo termine. 

Il libro che abbiamo scelto questo mese per accompagnare l’azione didattica è “Mary Poppins” di Pamela L. Travers, illustrato da Lauren Child e edito da Rizzoli. Una storia che vede la protagonista arrivare con il vento dell’est e fermarsi il tempo necessario perché Jane e Michael siano in grado di proseguire da soli. 

Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:

  • prima parte: lettura espressiva della storia;
  • seconda parte: presentazione del lavoro;
  • terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare la bussola dell’autovalutazione.

Video

Materiali

Le autrici

Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.

Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.

Entrambe sono autrici Fabbri–Erickson.