A che età possiamo cominciare a raccontare ai bambini della Shoah?
La risposta a questa domanda è “a qualsiasi età”, infatti con le parole giuste e soprattutto con la storia giusta possiamo parlarne anche ai bambini più piccoli.
Le vicissitudini narrate nel libro “Otto: autobiografia di un orsacchiotto” sono particolarmente indicate per ripercorrere tutti gli avvenimenti che si sono succeduti durante il conflitto della Seconda Guerra Mondiale. Attraverso gli occhi di Otto possiamo osservare il succedersi degli eventi: la comparsa delle prime stelle gialle sul petto, l’arrivo delle SS e della Gestapo e la deportazione nei campi di concentramento, il conflitto armato, i bombardamenti, la fine della guerra e la ricostruzione.
L’orsetto, proprio come i bambini non riesce a capire alcune dinamiche, si interroga su alcune situazioni. Le racconta da spettatore e protagonista contemporaneamente.
Attraverso i suoi dubbi e le sue domande possiamo guidare le bambine e i bambini a esplorare l’argomento, a fare supposizioni e poi a conoscere la realtà dei fatti.
La scelta dell’autore, Tomi Ungerer, di scegliere come protagonista l’orsetto aiuta i bambini a empatizzare con la narrazione in quanto, quasi tutti, da bambini hanno avuto un orsetto o un peluche a cui erano molto legati e possono capire la relazione affettiva tra i protagonisti.
Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:
prima parte: lettura e interpretazione della storia;
seconda parte: presentazione del puzzle e dei concetti chiave esposti dal libro;
terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare la bustina con il puzzle dell’orsetto.
Video
MATERIALI AGGIUNTIVI
LE AUTRICI
Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.
Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.
Discipline di riferimento > scienze, geografia, tecnologia e informatica
Destinatari > alunni del triennio conclusivo della scuola primaria
Obiettivo > a) conoscere cos’è il sale da cucina; b) conoscere come e in quale luogo avviene la sua estrazione; c) sperimentare la formazione dei cristalli di sale.
Sapete che cosa sono i minerali?Sono sostanze inorganiche allo stato solido, di origine naturale, con una composizione chimica ben definita e una struttura cristallina.
Un esempio di minerale molto conosciuto è il saleda cucina, chiamato anche cloruro di sodio (formula chimica = NaCl).
Questa immagine rappresenta le meravigliose saline di Mozia, che si trovano tra Trapani e Marsala. In questo luogo, sfruttando il calore del sole, si fa evaporare l’acqua del mare per separarla dal sale, che si deposita e si cristallizza sul fondo delle vasche.
L’Italia è ricca di saline. Le si può trovare:
in Emilia-Romagna, in particolare a Cervia (in provincia di Ravenna);
nel Lazio, in provincia di Viterbo (Saline di Tarquinia);
in Puglia, in provincia di Barletta-Andria-Trani (Salina di Margherita di Savoia);
in Sicilia, in provincia di Siracusa (Saline del Priolo);
in Sardegna, nel parco regionale di Molentargius.
Attività 1
Provate a svolgere una ricerca su Google Maps (o Google Earth), poi collocate le saline su questa cartina muta dell’Italia.
Curiosità! Già in tempi molto antichi, l’uomo imparò ad estrarre il sale ed era consapevole di quanto fosse prezioso: veniva usato per insaporire i cibi, per prolungare il tempo della loro conservazione e anche come vera e propria moneta di scambio.
Attività 3
Vi invito, per comprendere ulteriormente il valore del sale, a fare una ricerca con i compagni e l’insegnante sull’origine e sul significato della parola “salario”. Sono certa che vi stupirà!
L’autrice
Gloria Ragni
Insegnante di scuola primaria, promotrice del “fare per apprendere” e sostenitrice dell’utilizzo integrato del digitale nella didattica. Ha un blog didattico https://maestraglo.altervista.org e condivide su Instagram le sue avventure da maestra (la trovate come @maestraglo).
Il 27 gennaio si celebra la Giornata internazionale della Memoria che, come è noto, è la data nella quale si ricorda la liberazione dei detenuti del campo di concentramento di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa. Un evento, quindi, strettamente legato all’orrore della Shoah.
Non va dimenticato, però, che la Shoah è stato il frutto delle teorie razziste che sono state sposate da ampi settori della scienza della prima metà del Novecento. A che punto è, oggi, la scienza? Che cosa ci dice a proposito delle razze e del razzismo?
Le buone notizie arrivano dall’America. Dall’altra parte dell’Oceano, da quasi un secolo gli psicologi stanno analizzando le credenze e i sentimenti reciproci della popolazione bianca e della popolazione di colore. Ebbene, gli studi dimostrano un marcato e costante calo degli stereotipi e degli atteggiamenti negativi.
Le novità più importanti, però, arrivano dalle neuroscienze, ovvero dalla scienza che osserva da vicino il comportamento del cervello. Uno studio condotto da alcuni studiosi e studiose della Harvard University e della New York University, pubblicato su Nature Neurosciences del 2012, fornisce alcune chiavi di lettura che possono essere la base per una discussione o un’attività in classe.
Di fronte alla foto di una persona di un’etnia diversa, il nostro cervello si attiva in due tempi diversi:
la prima reazione produce una sorta di “allerta”, una reazione sostanzialmente negativa e di preoccupazione. Subito dopo, però, interviene la parte più razionale del cervello che mitiga il rifiuto;
tuttavia, se vengono mostrate immagini di persone famose, pur appartenenti a un’etnia diversa, la prima reazione di paura e rifiuto non si verifica.
Ovviamente, la stessa dinamica si presenta nel caso in cui la foto mostri una persona non famosa, ma comunque conosciuta dalla persona che si sottopone all’esperimento. Anche questa è una buona notizia. Qualsiasi sia la reazione della parte più arcaica del nostro cervello, le neuroscienze ci dicono che la conoscenza reciproca è la chiave per realizzare una società a misura di tutti.
E allora, ecco ribadita una delle principali funzioni della scuola, oggi: essere luogo di incontro e di conoscenza delle mille diversità. L’inclusione sostanziale inizia con la conoscenza.
Sono delle particolari forme tra le quali esistono delle interessanti relazioni. I pattern blocks sono di sei forme (e sei colori diversi) ma in questa proposta didattica ne vengono utilizzate solo quattro in una versione monocolore (gialla): l’esagono, il trapezio, il rombo e il triangolo equilatero (fig. 1).
Figura 1
L’obiettivo del gioco è quello di costruire una stella a sei punte utilizzando i pattern blocks. Tra gli allegati trovi tutti i materiali necessari per svolgere l’attività proposta: la sagoma della stella da riempire, i pattern blocks da stampare e ritagliare e una griglia triangolare sulla quale disegnare eventualmente le soluzioni individuate (fig. 2).
Figura 2
Se gli alunni utilizzano queste forme per la prima volta è utile dedicare una prima fase all’esplorazione delle caratteristiche di ogni forma e alle loro relazioni. In particolare, osservando le forme, i bambini scopriranno che il rombo può essere costruito con due triangoli equilateri, il trapezio con tre triangoli oppure con un rombo e un triangolo e che l’esagono può essere costruito utilizzando due trapezi o tre rombi o sei triangoli oppure combinando tra loro le diverse forme.
La stella a sei punte può essere costruita in diversi modi: possiamo lasciare i bambini liberi di trovare la propria soluzione oppure chiedere di rispettare dei vincoli.
Possiamo chiedere, ad esempio, se la stella può essere costruita utilizzando tutti pezzi della stessa forma.
É possibile comporre la stella utilizzando solo triangoli? Sì (ne serviranno dodici).
É possibile comporre la stella utilizzando solo rombi? Sì (ne serviranno sei).
A questo punto è interessante riflettere sulla quantità di triangoli e rombi necessari per comporre la stella: perché proprio la metà/il doppio? Perché la superficie di un rombo corrisponde a quella di due triangoli.
Continuiamo l’esplorazione.
É possibile comporre la stella utilizzando solo trapezi? No, anche se la superficie di quattro trapezi corrisponde alla superficie totale della stella. Infatti se utilizziamo come unità di misura il triangolo, l’area di un trapezio è uguale a tre triangoli e quindi quattro trapezi corrispondono a dodici triangoli ovvero la superficie della stella. Se non è possibile utilizzare solo trapezi, proviamo a capire quanti ne possiamo inserire al massimo: il numero massimo è tre (trapezi) ai quali dobbiamo aggiungere tre triangoli per completare la stella.
É possibile comporre la stella utilizzando solo esagoni? No, come per i trapezi, anche se la superficie di due esagoni corrisponde a quella della stella, non è possibile posizionare le due forme nella sagoma.
Dopo aver esplorato la possibilità di utilizzare tutte forme uguali, verifichiamo se è possibile utilizzare tutte le forme contemporaneamente.
É possibile comporre la stella utilizzando tutte forme diverse? No, anche se la somma delle superfici delle quattro forme corrisponde alla superficie della stella. È impossibile perché l’esagono può essere posizionato solo al centro e ciò impedisce la collocazione delle altre forme.
Si può proseguire invitando i bambini a comporre la stella con delle specifiche forme oppure chiedendo di verificare se è possibile farlo con i pezzi indicati o lasciandoli liberi di individuare altre possibili soluzioni. I bambini possono riportare le soluzioni trovate sulla scheda allegata incollando o disegnando i pattern blocks (fig. 3) oppure rappresentarle sulla griglia (fig. 4) o elencarle in una tabella come quella qui sotto riportata.
Figura 3, Figura 4
La tabella seguente contiene le possibili composizioni della stella a sei punte con i pattern blocks (le prime quattro soluzioni corrispondono a quelle finora esplorate).
Come abbiamo visto, i pattern blocks possono essere utilizzati per familiarizzare con le forme geometriche o lavorare sul concetto di area. La possibilità di ragionare sull’area o sulla somma di superfici utilizzando, ad esempio, il triangolo come unità di misura rende questo lavoro adatto anche per i bambini più piccoli che ancora non conoscono le unità di misura convenzionali.
Sebbene questa proposta didattica può essere semplificata per le prime classi della scuola primaria può essere altresì arricchita, per i bambini più grandi, con ulteriori sviluppi. In particolare, queste forme, per le specifiche relazioni che esistono tra loro, sono utili anche per la comprensione del concetto di frazione. Possiamo infatti utilizzare l’esagono come intero di riferimento e indicare la frazione corrispondente alle altre tre figure: il triangolo 1/6, il rombo 1/3 o 2/6 e il trapezio 1/2 o 3/6.
Possiamo introdurre le prime somme con le frazioni accompagnando ogni composizione con l’espressione corrispondente. Ad esempio, se comporremo la stella con due trapezi, due rombi e due triangoli scriveremo: 1/2 + 1/2 + 1/3 + 1/3 + 1/6 + 1/6 = 2 oppure 3/6 + 3/6 + 2/6 + 2/6 + 1/6 + 1/6 = 12/6 = 2.
Questa proposta didattica è solo una delle attività che è possibile svolgere con queste forme: un materiale semplice e divertente che si presta ad essere utilizzato in modi sempre differenti per facilitare l’apprendimento di importanti concetti aritmetici e geometrici.
Insegnante di scuola primaria, specializzata nella didattica inclusiva, con una grande passione per la matematica. Condivide idee e attività ludiche di matematica sulla pagina Facebook/Instagram @ludomatica.
LA TRAGEDIA DELLA SHOAH, a cura di Roberto Balzani
Il termine Shoah definisce oggi il genocidio nazista degli Ebrei avvenuto fra il 1939 e l’inizio del 1945. Esso deriva dalla lingua ebraica ed è utilizzato nella Bibbia con il significato di catastrofe e distruzione. Roberto Balzani nel suo nuovo manuale Come siamo La storia ci racconta (La Nuova Italia, 2022) ci introduce al tema con un’infografica dedicata ai campi di concentramento (doc. 1), propone un percorso storiografico con brani di Bauman, Collotti e Friedländer (doc.2) e un focus su Auschwitz (doc. 3) e infine porge in maniera dialogica il suo punto di vista sull’importanza del 27 gennaio come giorno della memoria in chiave europea (doc. 4).
Sul nostro sito puoi rivedere lo speciale de Le Umanistiche Live Memorie e storia della Shoah. L’impatto dello sterminio sulla coscienza europea con Claudio Vercelli. Lo storico contemporaneista esperto di Shoah ci guida in una ricca lezione sullo sterminio delle comunità ebraiche durante la Seconda guerra mondiale. Qual è il vero oggetto della riflessione e della comunicazione, sia tra il pubblico generalista che in un contesto più rigorosamente didattico?
Proponi il video integrale dell’evento ai tuoi studenti in classe!
Hai mai proposto in classe la tombola delle tabelline? Si estraggono i bigliettini con le tabelline (es. 3×4) e i bambini che nella propria cartella hanno il risultato della moltiplicazione pronunciata (es. 12) devono coprire quel numero. Vince chi copre per primo tutti i numeri della propria cartella. È un gioco divertente e utile per esercitarsi con le tabelline, acquisire maggiore sicurezza e velocità nel calcolo orale.
È vero che giocando si impara, ma ancora di più se iniziamo con il progettare il gioco da utilizzare! Hai mai pensato quindi di proporre la costruzione della tombola delle tabelline? Inizialmente può sembrare un’attività semplice, ma via via emergono delle domande alle quali è possibile dare una risposta solo analizzando a fondo la tavola pitagorica. Quando sarà il momento di giocare, i bambini avranno già acquisito una maggiore confidenza con le tabelline!
Iniziamo proponendo ai bambini la costruzione delle cartelle, della tombola rivisitata, ognuna delle quali contiene dodici numeri. Possiamo inizialmente lasciare i bambini liberi di scegliere i numeri da inserire nella propria cartella. In questa prima fase osserviamo come procedono e quali scelte operano. Molto probabilmente, si renderanno subito conto che non è possibile scrivere qualsiasi numero, ma che è necessario sceglierli accuratamente.
Quando tutti i bambini hanno annotato sul quaderno i numeri da inserire nella propria cartella, possiamo procedere con un sondaggio: chiediamo quali numeri hanno scelto e riportiamo le risposte sulla lavagna senza commentare. Chiediamo se qualcuno ha scelto dei numeri pronunciando tra questi alcuni non presenti sulla tavola pitagorica e osserviamo le loro reazioni. Poi insieme analizziamo le loro proposte e, eventualmente, eliminiamo quelle non corrette.
Un’interessante domanda da rivolgere ai bambini è il motivo che li ha spinti a scegliere proprio quei numeri. Le motivazioni possono essere diverse e imprevedibili (es. tabellina che ricordano meglio) ed è importante raccoglierle perché saranno il punto di partenza per una riflessione successiva.
Torniamo al quesito iniziale: quali numeri inserire nelle cartelle? Trovarne dodici è un compito abbastanza semplice, ma affermare quanti e quali siano i possibili numeri tra i quali scegliere non lo è affatto. Non è possibile dare una risposta immediata, ma richiede un’attenta analisi della tavola pitagorica 10×10.
Iniziamo considerando l’intervallo dei numeri. Qual è il numero più piccolo che troviamo sulla tavola? L’1 ovvero il risultato di 1×1. E quello più grande? Ovviamente 100, il prodotto di 10×10! Individuiamoli sulla tavola: il primo si trova nella prima casella in alto a sinistra e il secondo nell’ultima casella in basso a destra!
Partiamo da una certezza: sulle cartelle della tombola non possiamo inserire numeri maggiori di 100. Ma possiamo inserire tutti i numeri da 1 a 100? No, alcuni numeri non sono presenti. Mancano ad esempio l’11, il 13, il 17 ecc.
Quali numeri ci sono? Possiamo stampare o preparare una griglia del 100 (fig. 1) e colorare o inserire solo i numeri che compaiono sulla tavola pitagorica. Scopriremo che ci sono 42 numeri diversi su 100 possibili! Osserviamo meglio. Ci sono la maggior parte dei numeri più piccoli poi cominciano a diradarsi: ci sono infatti trentuno numeri da 1 a 50 e undici numeri da 51 a 100. Tra i primi venti numeri (1-20) mancano solo 11, 13, 17, 19 (che sono numeri primi). Tra gli ultimi venti numeri (81-100) ce sono solo tre, e cioè 81, 90, 100.
Figura 1. Griglia del 100
Ora sappiamo quali numeri possiamo inserire nelle cartelle. Ma possiamo sceglierli casualmente? Tutti i numeri hanno la stessa probabilità di uscire? No! Ad esempio, è più probabile che esca 24 rispetto a 25 perché 24 è il prodotto di 4×6, 6×4, 3×8 e 8×3, mentre 25 compare una sola volta sulla tavola pitagorica come risultato di 5×5.
Per realizzare delle cartelle eque, cioè che mettano tutti i partecipanti nelle stesse condizioni, senza agevolare o penalizzare nessuno, è necessario distinguere i numeri in base al numero di volte che compaiono sulla tavola pitagorica. Come possiamo fare? Realizziamo o stampiamo una tavola pitagorica e coloriamo in modo diverso le caselle dei numeri in base al numero di volte che compaiono: di rosso le caselle con i numeri che compaiono due volte, di blu quelle con i numeri che compaiono tre volte e di giallo quelle con i numeri che compaiono quattro volte.
Rimarranno bianche le caselle con i numeri che compaiono una sola volta. Piccola riflessione: dove si trovano le caselle bianche? Lungo la diagonale che va da in alto a sinistra a in basso a destra, dove sono collocati i quadrati perfetti. Perché proprio lungo la diagonale? Essendo la tavola pitagorica simmetrica rispetto a questa diagonale, gli altri numeri che si trovano nelle altre caselle compariranno almeno due volte. I numeri che compaiono una sola volta sono sei (fig. 4): 1, 25, 49, 64, 81, 100.
I numeri che compaiono due volte sono ventitré (fig. 2):
Figura 2. Tavola pitagorica: in rosso i numeri che compaiono due volte
Quattro numeri compaiono tre volte (fig. 3): 4, 9, 16, 36. Sono tutti numeri quadrati (2×2, 3×3, 4×4, 6×6) che hanno altri divisori (es. 36 è il prodotto di 4×9, 9×4 e 6×6): ognuno di questi numeri è presente sulla diagonale principale e in altre due caselle simmetriche rispetto alla diagonale.
Figura 3. Tavola pitagorica: in blu i numeri che compaiono tre volte
I numeri che compaiono quattro volte sono nove (fig. 4): 6, 8, 10, 12, 18, 20, 24, 30, 40.
Figura 4. Tavola pitagorica: in giallo i numeri che compaiono quattro volte e in bianco quelli che compaiono una volta sola
Se osserviamo bene noteremo che nelle prime cinque righe e colonne, dove si trovano i numeri fino a 50, si concentrano i numeri che compaiono quattro volte (caselle gialle), mentre i numeri che si trovano nel quadrato 5×5 in basso a destra compaiono prevalentemente due volte (caselle rosse) perché i numeri più grandi, pur avendo diversi divisori, non tutti sono presenti sulla tavola pitagorica.
Torniamo di nuovo alla domanda iniziale: come scegliere i dodici numeri da inserire in ogni cartella? Ora è chiaro che la scelta non può essere dettata, ad esempio, da una preferenza personale ma deve basarsi su un criterio condiviso. È possibile decidere, ad esempio, di inserire in ogni cartella (fig. 5) un numero che compare una volta (caselle bianche), sette numeri che compaiono due volte (caselle rosse), uno che compare tre volte (caselle blu), tre che compaiono quattro volte (caselle gialle).
Figura 5.
A questo punto non resta che creare le cartelle definitive e iniziare a giocare: possiamo utilizzare materiale di recupero (es. cartoncino delle confezioni) e qualche tappo di plastica (sassolini o altro materiale da riciclo) da usare per coprire i numeri usciti.
Buon divertimento!
Simona Fiorentino
Insegnante di scuola primaria, specializzata nella didattica inclusiva, con una grande passione per la matematica. Condivide idee e attività ludiche di matematica sulla pagina Facebook/Instagram @ludomatica.
Riflettere insieme per lottare contro il cambiamento climatico risulta valida anche per il tema di questo articolo, nel quale andremo a riflettere sull’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre.
Partendo quindi dal libro “L’albero di Natale” di Hans Christian Andersen illustrato da Marc Boutavant andremo a conoscere i pensieri e le aspirazioni di un abete che crede che diventare un albero di Natale sia un grande privilegio, ma che scoprirà a sue spese la triste realtà che si cela nell’essere tagliato e portato via dal bosco.
Una storia che non ha lieto fine se non quello di veder cessare le tribolazioni dell’albero, ma che ci permette di avviare un’importante riflessione sul consumismo fine a sé stesso e soprattutto introdurre una riflessione sul problema della deforestazione.
Quella che vi proponiamo è un’attività che può essere affrontata all’interno del curricolo di Educazione Civica per sensibilizzare fin da subito i bambini e le bambine alla tutela delle foreste.
Raccontare una storia di così forte impatto, dove il protagonista si trova a perdere la vita per un futile motivo come quello di decorare una casa per pochi giorni di festa, ci permette di stimolare i bambini e le bambine in una discussione alla ricerca di soluzioni sostenibili per risolvere questo problema. Potremo quindi proporre l’acquisto di alberi che abbiano le radici e che possano essere ripiantati in un secondo momento oppure di realizzare un albero con materiali di riciclo. L’attività che proponiamo è quella di realizzare un biglietto d’auguri ritraente un albero di Natale da realizzare con ritagli di carta di giornale e avanzi di carta da pacco.
Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:
prima parte: lettura e interpretazione della storia;
seconda parte: riflessione su cosa è possibile fare per evitare di tagliare gli alberi di Natale inutilmente;
terza parte: videotutorial con i passaggi per realizzare il biglietto di Natale con materiali di riciclo.
Video
MATERIALI AGGIUNTIVI
LE AUTRICI
Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.
Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.
Este año nos hemos hecho compañía hablando de la importancia de respetar a los niños, a los animales y al ecosistema. También hemos hecho reflexionar a nuestros alumnos sobre lo que quieren ser de mayores y que todo es posible con esfuerzo.
Después, hemos echado un vistazo al pasado para recordar algunas mujeres que a costa de su vida han luchado contra la dictadura franquista y otras que nos han abierto el camino a las mujeres de hoy en día.
Después para relajarnos y cerrar el año académico nos hemos ido de fiesta por los pueblos de España. En septiembre, hemos abierto el curso 2021/22 celebrando la importancia de todas las lenguas y recordando que la fuerza de la cultura está en el mestizaje.
Y ahora a las puertas de otras Navidades covidianas, con las calles llenas de luces y de las decoraciones navideñas y los estantes de los supermercados repletitos a rebosar de turrones, mazapanes, cavas, sidras y garrapiñadas os deseamos ¡unas felices fiestas navideñas y un mejor y próspero año nuevo 2020!
Novedades de lecturas, esta vez para los profes.
Paloma Sánchez-Garnica, El alma de las piedras, 2021, ed. Planeta
Año 824. Tres curiosos personajes descubren la tumba de a Santiago Apóstol y crean el Iocus Sancti Jacobi para glorificar a Dios. Dos siglos después, una joven noble, Mabilia, descubre una marca en una piedra que conduce a un pergamino en el que se cuenta el “milagroso” hallazgo. Una novela fantástica para descubrir los secretos ocultos del Camino de Santiago con mucha acción.
Carmen Mola, La bestia, 2021, ed. Planeta
Thriller frenético. Año 1834, en Madrid hay terrible epidemia de cólera. Pero la peste no es lo único que aterroriza a sus habitantes: en los arrabales aparecen cadáveres desmembrados de niñas que nadie reclama. Todos los rumores apuntan a la Bestia…
Paloma Sánchez-Garnica, Últimos días en Berlín, 2021, ed. Planeta
Cuando Yuri Santacruz asistió al nombramiento como canciller de Adolf Hitler, no podía imaginar lo mucho que cambiaría su vida en Berlín. Había llegado allí unos meses atrás, después de haber huido, junto con parte de su familia, de San Petersburgo, asfixiados por una revolución que los había dejado sin nada.
Noël approche à grands pas. Les villes rivalisent d’inventivité, se transforment le temps de quelques semaines et proposent de magnifiques décorations et animations, les marchés de Noël, des pistes pour le patin à glace… Cette magie va peut-être nous faire oublier les longues périodes de confinement et de souffrance causés par la pandémie de ces dernières années. Mais savez-vous que tous ces aménagements éphémères, considérés des attraits incontournables, ont un impact environnemental très puissant?
En France, pendant les fêtes de fin d’année, on vend 6,5 millions de sapins, on jette 20.000 tonnes de papier cadeau et la consommation énergétique monte en flèche. En plus, si l’on considère que la plupart des jouets, classiques ou électroniques, offerts à Noël est en plastique, on peut aisément imaginer l’augmentation du taux d’émissions de gaz à effet de serre, préjudiciables pour notre santé.
Et alors, quoi faire ? Renoncer à la féerie de Noël ? Bien sûr que non ! Mais il faut désormais penser à une fête écoresponsable.
La ville de Roubaix, par exemple, n’est pas seulement fameuse pour sa course cycliste, mais aussi pour son marché de Noël durable. À partir du 27 novembre jusqu’au 24 décembre, pour la sixième année consécutive, Roubaix organise un marché durable et zéro déchet. Oui, c’est ça: «Des produits locaux et faits main, réalisés à partir de matériaux recyclés ou à faible impact environnemental». On peut y trouver des exposants engagés qui proposent des produits de seconde main, des créations en bois, des bijoux en tissu végétal, des objets brocante et mercerie ancienne, des kits couture et produits Zéro Déchet et des ateliers gratuits. Et pour emballer vos cadeaux laissez-vous guider par la méthode Furoshiki, l’art japonais d’emballage avec du tissu.
Cette année, donc, revenons aux choses essentielles et réalisons un Noël durable ! Ce n’est pas impossible.
Destinatari > Alunni dalla classe terza della scuola primaria Discipline coinvolte > Tecnologia e arte Obiettivo > Conoscere le caratteristiche di un circuito elettrico e costruirne uno Artefatto > Biglietto natalizio con circuito elettrico
In questo articolo desidero anzitutto presentarvi le caratteristiche e le componenti di un circuito elettrico.
Partiamo dalla definizione! Un circuito elettrico è un percorso chiuso in cui circola la corrente elettrica; è costituito da un materiale metallico (di solito il rame) e da una pila, che è un generatore di corrente elettrica.
La corrente parte dalla pila e va verso i fili elettrici ad essa collegati. I due punti ai quali si collegano i fili si chiamano poli elettrici: questi non sono interscambiabili, infatti uno è positivo (si indica con il segno +), l’altro è negativo (-).
Per completare il circuito serve un altro componente fondamentale che è l’utilizzatore, come – ad esempio – una lampadina.
Ecco come potremmo graficamente rappresentare un circuito:
A questo punto non ci resta che provare a costruirne uno!
Questo è il materiale di cui avremo bisogno: 2 cartoncini (uno di dimensione A4, l’altro – possibilmente verde – di dimensione A5), due pile CR2032, nastro di rame adesivo, qualche mini-led, matita e forbici.
In questo video potrete seguire i vari passaggi per realizzare il vostro biglietto di auguri con circuito elettrico.
Per questo appuntamento sul Magazine di Rizzoli è tutto! Vi auguro che questo Natale porti nella vostra vita tanta luce.
L’autrice
Gloria Ragni Insegnante di scuola primaria, promotrice del “fare per apprendere” e sostenitrice dell’utilizzo integrato del digitale nella didattica. Ha un blog didattico https://maestraglo.altervista.org e condivide su Instagram le sue avventure da maestra.
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