5 errores que no debes cometer en español

Cuando se empieza a estudiar un idioma es muy fácil caer en trampas lingüísticas que no nos permiten mejorar, veamos juntos cuáles son las más frecuentes para reconocerlas y superarlas. 

¡Hola estudiante! Tú que estás aprendiendo nuestra lengua: ¿estás listo para hablar español como un verdadero nativo? ¡Qué guay! Pero antes de lanzarnos a España con lo que hemos aprendido es importante evitar y reconocer los errores que nos hacen parecer un poco “perdidos”. Aquí van los cinco errores más comunes que debes evitar al hablar español:

  1. Falsos amigos: los falsos amigos son esas palabras que suenan igual en español e italiano, pero tienen significados diferentes y por eso debes tener cuidado con ellos, ya que a menudo son la causa de muchos malentendidos. Por ejemplo, “embarazada” en español no significa “imbarazzata”, ¡sino “incinta”! Otro ejemplo puede ser la palabra española “burro” que no tiene nada que ver con el “burro” italiano: “burro” en español significa “asino”, “mantequilla” por otro lado es el término correcto si queremos hablar del “burro” italiano. Así que, antes de usar una palabra que crees conocer, asegúrate de entender su verdadero significado en español, no te distraigas con el hecho de que son lenguas parecidas, ¡hay muchos falsos amigos!
  2. Pronunciación: La pronunciación es casi siempre la clave para que te  comprendan correctamente. Tanto en España como en Italia, hay muchos acentos diferentes, yo te aconsejo empezar por la pronunciación castellana por excelencia: la del centro de España. Puedes empezar a mejorar evitando mezclar sonidos del italiano con el español:  un error que muchos italianos hacen es el de pronunciar la “c” como en la palabra italiana “cestino” o como un “s”, en lugar de hacer el sonido suave de la “c” castellana, o sea, poniendo la lengua entre los dientes. ¡Practica la pronunciación lanzándote a la conversación con nativos y verás como mejorarás tu fluidez!
  3. Tiempos verbales: ¡Ay, los tiempos verbales! Pueden ser una verdadera pesadilla, ¿no? Pero no te preocupes, es normal cometer errores al principio, especialmente con los verbos irregulares españoles… ¡y no hablemos del subjuntivo!, verdadero dolor de cabeza de todos los estudiantes. Solo recuerda que cada tiempo verbal tiene su propio uso, así que trata de aprenderlos poco a poco y practicarlos en contexto.
  4. Traducción literal: la tentación de traducir palabra por palabra puede ser muy fuerte, especialmente cuando nuestra lengua madre es muy parecida a la lengua de destino pero… ¡cuidado! Si bien las estructuras se parecen, siempre hay alguna trampa lingüística que hace que la frase en español se componga de manera completamente diferente… esto puede llevar a frases que no tienen mucho sentido, como traducir literalmente “come mai?”, que en español no se dice “¿cómo nunca?” sino “¿y eso?”. Después de haber estudiado las estructuras gramaticales, trata de pensar en español y expresar las ideas sin depender demasiado de la traducción desde tu propio idioma.
  5. Ignorar la cultura: Las lenguas no son solo un idioma, ¡son parte de una cultura! Por eso te recomiendo que no se te pase aprender también las tradiciones y expresiones idiomáticas de los países hispanohablantes. Esto va a enriquecer tu experiencia, te ayudará a entender mejor el idioma y caer en el menor número de errores lingüísticos posibles.

¡Y esto sería todo! Si evitas hacer estos errores ya estarás a medio camino para parecer un verdadero hispanohablante. ¡Hasta la próxima!

L’autrice

Alba di Egness, madrelingua spagnola, laureata in economia e con un master in marketing, si trasferisce in Italia nel 2016 e si specializza nell’insegnamento dello spagnolo per studenti di madrelingua italiana. Content creator e Fondatrice dell’Accademia Egness, la prima scuola online di spagnolo per italiani.

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La coltivazione delle pomacee

Quando si parla di coltivazione delle pomacee in Italia ci si riferisce a melo e pero che trovano particolare diffusione in areali specifici e particolarmente vocati della nostra penisola come, per esempio, il Trentino-Alto Adige per le mele o l’Emilia-Romagna per le pere.

Al di là della specie e delle specifiche varietà, che oltre agli aspetti agronomici e commerciali hanno una loro importante influenza anche sull’epoca di maturazione e sulla scalarità di raccolta, molte considerazioni tecniche sulla coltivazione delle pomacee possono essere considerate comuni.

Fig. 1

Fig. 2

Elevata richiesta di manodopera

La coltivazione di melo e pero necessita di un elevato numero di ore di manodopera che sono indispensabili  per una gestione agronomica non completamente meccanizzabile soprattutto nella potatura e nella raccolta.

Per la coltivazione annua di un ettaro di pomacee si rendono necessarie come minimo 450 ore per ettaro, delle quali l’85% solo per la potatura e la raccolta. Una così elevata necessità di operatori per periodi specifici e stagionali comporta anche forti difficoltà nel reperimento del personale e nella sua organizzazione, addestramento e controllo.

Fig. 3 Percentuale di ore di manodopera richieste dalle principali

operazioni per la coltivazione delle pomacee.

 

Specifiche operazioni colturali necessarie nella coltivazione delle pomacee

Potatura – La potatura delle pomacee può richiedere dalle 80 alle 130 ore per ettaro a seconda della specie, meno nel melo e più nel pero, e della forma d’allevamento, meno nelle forme basse che nelle pareti alte. Il periodo di esecuzione può variare dal momento di completa caduta delle foglie fino all’inizio del rigonfiamento delle gemme. Il frutticoltore dispone quindi di un adeguato numero di mesi per organizzare il lavoro che viene eseguito generalmente a mano sia da terra che con l’ausilio di carri raccolta per le forme più alte. Molto diffuso è l’utilizzo di forbici pneumatiche o elettriche per rendere il lavoro meno faticoso. La pre-potatura meccanica, pur se sperimentata, non trova ancora diffusione.

Fig. 4

 

Gestione dei residui di potatura – La gestione dei residui legnosi di potatura può seguire due strade: quella della trinciatura in loco, con restituzione di sostanza organica e nutrienti al terreno, o quella dell’asportazione dal campo per successiva bruciatura o recupero ai fini energetici. La seconda soluzione è più onerosa e giustificata nel caso di presenza di problematiche fitosanitarie che devono essere portate fuori dall’appezzamento.

Difesa – La difesa occupa il frutticoltore nel periodo che va da fine potatura a dopo la raccolta. In funzione dell’andamento climatico e delle avversità da combattere, oltre che dell’effettiva presenza di fitofagi e del metodo di lotta adottato, sono generalmente necessari un numero di interventi variabile fra i 15 e i 25 che saranno eseguiti a cadenza più o meno settimanale. L’esatto momento di intervento non può essere calendarizzato a priori ma deve essere individuato volta per volta in funzione sia del meteo che del monitoraggio in campo, anche con l’ausilio di trappole sessuali per determinati fitofagi, che deve sempre essere assiduo e frequente.

Diradamento – Su cultivar con allegagione abbondante, in funzione dell’annata, può rendersi necessario il diradamento più frequente nel melo, anche meccanico a mezzo di diradatrici dei fiori a flagelli, che nel pero, dove si effettua manualmente e in genere solo sulla varietà Conference. Il diradamento ha lo scopo di equilibrare la carica a frutto favorendo al tempo stesso una buona pezzatura della produzione.

Fig. 5

 

Gestione dei filari – La gestione della fila è un’operazione meccanica che si esegue 4 o 5 volte l’anno e può prevedere sia il diserbo che la lavorazione. Nella fila, generalmente, si pratica la trinciatura del cotico anche se nel pero ultimamente, per dare risposte alle problematiche fitosanitarie legate alla ‘Maculatura bruna’ in tante aziende si esegue la lavorazione sia della fila che dell’interfila. 

Irrigazione – L’irrigazione per le pomacee è un’operazione indispensabile per assicurare pezzatura e qualità della produzione. Non deve mai essere eccessiva anche in relazione alla vigoria che potrebbe imprimere alla pianta influendo negativamente sulla differenziazione a fiore per l’annata successiva. In genere le pomacee vengono dotate di sistemi fissi di irrigazione che possono essere per aspersione sopra-chioma, per nebulizzazione sotto-chioma o a goccia. 

Raccolta – La raccolta è l’operazione più dispendiosa in termini di manodopera e richiede dalle 200 alle 300 ore per ettaro a seconda delle forme d’allevamento, dell’organizzazione aziendale e della resa oraria del personale. Viene realizzata a mano da terra o con l’ausilio di carri raccolta, in casse o in bins. Può prevedere una cernita in campo o essere effettuata con il cosiddetto metodo ‘scendipianta’ che in genere viene adottato per partite molto omogene e di qualità elevata.

 

Fig. 6

Fig. 7

Fig. 8

Fig. 9

 

La gioia nei Vangeli del Nuovo Testamento

Nei Vangeli del Nuovo Testamento, la gioia è un tema centrale che è spesso associato alla presenza di Gesù e al suo messaggio di speranza e salvezza. Ecco alcuni punti chiave.

I Vangeli ci fanno conoscere anche un Gesù che sa sorridere, che sa dare un tono umoristico a certe sue parole, che sa cosa è la gioia vera e la sperimenta con grande intensità. Anche se le Scritture non parlano da nessuna parte di Gesù che ride, ci sono invece diverse occasioni nel ministero di predicazione del Signore in cui un tocco di umorismo è reso evidente da certe sue espressioni. Ad esempio, possiamo riferirci a Mt 7,4 (come potrai dire a tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave?) e anche Mt 23,24 (Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!). In alcune occasioni Gesù si rallegra, pensiamo ad esempio al momento in cui accoglie i discepoli di ritorno dalla missione evangelizzatrice vittoriosi nella lotta contro satana (I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”. [Lc 10,17]). In quell’ istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto” (Lc 10,27). 

Ancora ricordiamo quando nel Vangelo di Luca ci viene mostrato il buon pastore che, andato alla ricerca della pecorella smarrita, la ritrova, se la carica sulle spalle e se ne ritorna pieno di gioia (Lc15,4-6). Ogni persona è un tesoro di inestimabile valore per Dio e se anche una sola si allontana per percorrere strade sbagliate, grande è la sua sofferenza! Se invece la vede ritornare pentito, come il figlio del Padre misericordioso, tanto più grande è la sua gioia! Se gioisce nel vedere un’anima liberata dall’eterna maledizione del peccato, così, pur essendo nella tristezza e nel pianto davanti al sepolcro dell’amico Lazzaro, nello stesso tempo Gesù si rallegra perché i discepoli che lo accompagnavano, assistendo al grande miracolo che egli stava per compiere, avrebbero avuto modo di rafforzare la propria fede (Gv 11:15). 

Le sofferenze sopportate da Gesù nel breve arco della sua vita terrena furono accompagnate da una profonda gioia interiore derivante dalla consapevolezza di fare sempre la volontà del Padre. È solo aderendo alla divina volontà che anche i discepoli partecipano a questa stessa gioia. Gesù dice loro; “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.” (Gv 15,10), e aggiunge: “Vi ho detto queste cose affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). 

In sintesi, la gioia è un tema importante nei Vangeli, spesso associata alla presenza e all’insegnamento di Gesù, alla sua compassione, al perdono e alla speranza che offre ai suoi seguaci.

Per approfondimenti, vai alla rubrica Navigare dentro la Bibbia della rivista Raggi di Luce.

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Matematica e scienze, l’unione fa la forza

Nella loro vita, i nostri studenti e le nostre studentesse affrontano quotidianamente problemi e svolgono compiti per i quali istintivamente applicano competenze scientifiche e matematiche come fossero un tutt’uno. Tuttavia, quando sono a scuola, gli stessi ragazzi studiano queste discipline come ambiti di conoscenza distinti e separati, rendendo il lavoro in classe in qualche modo non connesso con il mondo reale.

A causa di questo, capita spesso di sentir dire dagli alunni che la matematica è troppo astratta, che è senza uno scopo, che ha pochi collegamenti con la loro vita, e si arriva talvolta a mettere in dubbio la sua utilità. Questa situazione spiega facilmente il basso numero di studenti che proseguono gli studi di matematica nei livelli scolastici più alti. In realtà, da secoli, ben sappiamo che la matematica governa non solo la nostra vita, ma l’intero pianeta. Arcinota è la posizione al riguardo di Galileo Galilei, che fu il primo a riconoscere nella natura la vera conoscenza, nonché l’importanza della matematica per interpretarla. Lo testimonia questo brano tratto dalla sua opera “il Saggiatore” (1623):  


La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua e conoscer i caratteri, né quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.

La matematica, infatti, è fondamentale nello studio della natura, per riuscire a rappresentare i fenomeni e a comprendere i concetti scientifici. Senza la conoscenza dei numeri, non potremmo di fatto organizzare e analizzare i dati in tabelle e grafici e dare significato ai modelli. Senza una formula matematica, per esempio, non sapremmo indicare la relazione tra massa e materia nella proprietà chiamata densità e neppure rappresentare in un grafico la composizione dei gas dell’atmosfera o il variare della temperatura globale della Terra nel tempo. Viceversa, è la scienza a fornirci esempi concreti di idee matematiche astratte, facilitandone la comprensione. 

Osservando la natura possiamo constatare quanta geometria e simmetria sia presente nel mondo minerale, ma anche animale e vegetale. Il mondo naturale, infatti, è un ricco serbatoio di forme e modelli che ritroviamo in matematica: gli esagoni negli alveari e nei fiocchi di neve, le sfere nello spazio e nei pollini, i triangoli negli abeti, sono solo alcuni esempi; la stragrande maggioranza degli animali mostra, inoltre, almeno una qualche forma di simmetria, che si scopre collegata a una funzione specifica della specie.

 

Come la simmetria, le sequenze matematiche sono un altro concetto che si manifesta in natura. La successione di Fibonacci prevede la somma dei due numeri (interi e positivi) precedenti nella sequenza per ottenere il numero successivo, ovvero: 0,1,1,2,3,5,8, ecc. Curiosamente, questa sequenza si trova molto spesso in natura. Il numero di petali dei fiori è solitamente un numero di Fibonacci, come anche la disposizione dei semi in un girasole o la spirale delle conchiglie.

 

L’esistenza stessa di numerose specie animali dipende poi da rapporti matematici per la mimetizzazione; animali come il crotalo adamantino, per esempio, utilizzano ornamenti geometrici perfetti per fondersi nel loro ambiente così da evitare di essere visti da una preda o da un predatore, o alcune farfalle sulle cui ali sono evidenti cerchi perfetti che ricordano gli occhi dei rapaci. La stessa evoluzione è fortemente governata dalla matematica e solo utilizzando modelli matematici riusciamo a comprendere perché i numeri della popolazione e le caratteristiche fisiche presenti al suo interno fluttuano o si fissano.

In conclusione, riportiamo che da qualche anno, grazie soprattutto all’educazione STEM, sempre più insegnanti stanno sperimentando collegamenti della matematica con altre discipline scientifiche, e in particolare con le scienze. Le loro esperienze confermano gli effetti positivi sull’apprendimento e sulla motivazione allo studio delle loro classi, con conseguente incremento dell’impegno e miglioramento generale del rendimento scolastico. 

Giornata Mondiale della creatività e dell’innovazione

Il 21 aprile di ogni anno ricorre la Giornata Mondiale della Creatività e dell’Innovazione, una giornata che l’ONU ha voluto dedicare a tutte quelle realtà che si occupano di innovare, in modo da mettere in risalto la centralità e l’importanza della creatività e dell’innovazione che possono essere estremamente utili nel promuovere cambiamenti in campo scientifico, ambientale, culturale, economico, educativo, ecc.

Della creatività si sono occupati personaggi quali Gianni Rodari, con la sua “Grammatica della Fantasia” e Bruno Munari con “Fantasia”. Munari descrive la fantasia come la relazione che nasce tra ciò che già conosciamo e uno stimolo nuovo di qualcosa con cui veniamo in contatto; l’incontro del nuovo con il conosciuto genera in noi la capacità di creare qualcosa di creativo. Rodari, invece, individua nell’immaginazione, nella creatività e nell’inventiva degli elementi fondamentali per la crescita e lo sviluppo di bambini e bambine; per lui il punto fondamentale è che la creatività e la fantasia non devono essere lasciate a uno sviluppo casuale ma vanno incoraggiate e coltivate mediante esercizi e proposte mirati e sistematici.

Nel suo libro “Fuori di testa” Ken Robinson individua nella scuola il luogo dove, a causa di test, burocratizzazione e programmi prestabiliti, la creatività viene soffocata. Alla domanda “Che cos’è la creatività?” lui risponde nella seguente maniera:

“Ci sono tre concetti interconnessi, che svilupperò man mano che andiamo avanti. Sono: l’immaginazione, che è il processo con il quale si evocano mentalmente cose che non percepiamo con i sensi; la creatività, che è il processo con il quale si sviluppano idee originali che hanno valore; l’innovazione, che è il processo con il quale le idee nuove si traducono in pratica. Al riguardo ci sono varie convinzioni errate, soprattutto sulla creatività.”

Nel suo libro Robinson spiega le sue tesi e dà anche consigli su come invertire la rotta. Dal canto nostro, riteniamo che la scuola non sia poi così tutta negativa e che esistano ogni giorno centinaia di esempi di lezioni creative.

Ve ne proponiamo una anche oggi: il libro che abbiamo scelto questo mese per accompagnare l’azione didattica è “La mosca gentile” di Lorenza Gentile, illustrato da Giulia Orecchia e edito da Mondadori. Si tratta di un albo illustrato che affronta con simpatia il tema della comunicazione e di come un gesto e un’espressione possano fare la differenza nel trasmettere un messaggio anche quando la lingua diventa una barriera. Ma cosa c’entra questa storia con la creatività? La creatività sta nel come proponiamo le cose, ma soprattutto nello spazio che diamo ai bambini e alle bambine di provare, sperimentare, osare e inventare.

Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:

  • prima parte: lettura espressiva della storia;
  • seconda parte: presentazione del lavoro;
  • terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare le schede e la mosca volante.

VIDEO

MATERIALI

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LE AUTRICI

Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.

Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.

Entrambe sono autrici Fabbri–Erickson.

Intelligenza artificiale: un percorso per termini chiave

Il linguaggio è la lente attraverso cui comprendiamo e interpretiamo il mondo; per secoli, è stato considerato una delle principali caratteristiche distintive dell’intelligenza umana. La nostra capacità di comunicare idee complesse, di costruire narrazioni e di trasmettere conoscenza attraverso le parole è stata spesso vista come un tratto unico, come ciò che ci distingue dalle altre specie.

In questo articolo si propone un percorso a tema intelligenza artificiale, seguendo come filo conduttore la spiegazione di alcuni termini chiave sull’argomento. Sebbene noi tutti ormai abbiamo in mente e conosciamo gran parte delle parole in uso sul tema, esplorare il linguaggio legato all’intelligenza artificiale non è solo un esercizio accademico, è un modo per prendere la rincorsa al fine di spingersi verso una comprensione più profonda di come queste tecnologie influenzeranno e modelleranno il futuro.

Il percorso non può che aprirsi con il termine stesso Intelligenza artificiale.

Dal vocabolario Treccani:

intelligènza artificiale (IA) Disciplina che studia se e in che modo si possano riprodurre i processi mentali più complessi mediante l’uso di un computer. Tale ricerca si sviluppa secondo due percorsi complementari: da un lato l’i. artificiale cerca di avvicinare il funzionamento dei computer alle capacità dell’intelligenza umana, dall’altro usa le simulazioni informatiche per fare ipotesi sui meccanismi utilizzati dalla mente umana.

 Si noti che, sebbene si parli spesso di intelligenza artificiale come una nuova proprietà delle macchine o come una nuova particolare tecnologia o un particolare strumento (ad esempio si dice che ChatGPT sia un’intelligenza artificiale), in realtà noi spesso parliamo di qualcos’altro, sottintendendo la parola “sistemi”. ChatGPT è infatti un esempio di sistema di intelligenza artificiale, una tecnologia che nasce grazie a una serie di tecniche sviluppate da persone esperte di IA.

La nascita del termine Intelligenza Artificiale

Il termine “Intelligenza artificiale” fu usato per la prima volta in occasione della Dartmouth Conference del 1956, evento riconosciuto come momento fondativo della disciplina dell’IA come campo di studio autonomo. Qualche mese prima della conferenza, il 31 Agosto 1955 fu pubblicato il documento che proponeva l’organizzazione del convegno: “A PROPOSAL FOR THE DARTMOUTH SUMMER RESEARCH PROJECT ON ARTIFICIAL INTELLIGENCE”.

Tre categorie di intelligenza artificiale

Oggi quando si parla di intelligenza artificiale, il concetto si suddivide in tre categorie principali, ciascuna rappresentativa di un diverso livello di capacità e complessità. L’intelligenza artificiale ristretta, nota anche come IA debole, è quella che abbiamo ora e che punta allo sviluppo di sistemi per eseguire compiti molto specifici, come il riconoscimento delle immagini o la comprensione del linguaggio naturale. Procedendo lungo il continuum dell’evoluzione dell’IA, incontriamo l’intelligenza artificiale generale (AGI), che mira allo sviluppo di sistemi in grado di emulare la versatilità dell’intelligenza umana, immaginando macchine in grado di apprendere e operare in contesti vari e non predefiniti, analogamente a quanto avviene con il pensiero umano. Infine, al vertice di questa gerarchia teorica si colloca la superintelligenza artificiale, che punta a implementare sistemi non solo in grado di replicare ma addirittura di superare alcune capacità umane, inclusi il ragionamento astratto e la creatività. Ad oggi noi abbiamo solo sistemi che rientrano nell’intelligenza artificiale ristretta. Alcune aziende si pubblicizzano dicendo di stare arrivando a sistemi di AGI ma al momento non ci sono e parlare di superintelligenza è ancora una speculazione.

Se vuoi leggere l’articolo completo, scaricalo qui in formato PDF.

Per approfondire

Live streaming:

 

Documenti e case study:

Matematica e training

Nel contesto di reti neurali si sente spesso parlare di “training”: un insieme di processi che serve a modificare una rete neurale in modo che dia risultati in linea con quello che ci aspettiamo che faccia. Ci sono moltissime tecniche, che in generale fanno parte di una classe di problemi che in matematica si chiamano “problemi di ottimizzazione”. Vogliamo descriverne in particolare uno molto semplice (chiamato gradient descent).

Insegnare Informatica con l’AI

In questo articolo suggeriremo alcune applicazioni di Intelligenza artificiale utili al lavoro dell’insegnante di Informatica. Iniziamo ricordando le questioni etiche che devono sempre precedere un discorso sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, in particolar modo nella didattica. Prima di addentrarci nell’argomento in modo tecnico facciamo riferimento al documento intitolato “The UNESCO Recommendation on The Ethics of AI: Shaping the Future of Our Societies” datato maggio 2023.

La Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco ne  ha curato la traduzione in italiano: “L’etica dell’IA: modellare il futuro delle nostre società”; in questa brochure possiamo trovare molti spunti per stimolare un dibattito con i colleghi e con gli studenti. Nell’articolo “L’intelligenza artificiale come strumento per l’insegnante” abbiamo fornito degli spunti per l’utilizzo dell’AI generativa per gli insegnanti in generale, ma esistono strumenti specifici molto utili agli insegnanti di Informatica.

Innanzitutto è importante imparare a progettare bene la richiesta da formulare all’AI, il prompt; è talmente importante che sono addirittura nati dei servizi in Internet che propongono delle librerie di prompt, come si vede in questo articolo che riguarda la libreria di prompt di Anthropic, una società di ricerca e sviluppo di intelligenza artificiale per modelli linguistici di grandi dimensioni; il suo LLM è Claude che al momento non è disponibile in Italia.

Accedendo a questa pagina si ha subito una visione delle categorie disponibili con esempi e suggerimenti per formulare le richieste. Per esempio, per un insegnante di informatica, potrebbe essere utile dare uno sguardo alla categoria Website wizard, che presenta un esempio di richiesta per ottenere il codice HTML, CSS e javaScript. Anche la categoria Excel formula expert è interessante, non tanto perché Excel sia un argomento di informatica, quanto per l’originalità dell’idea di chiedere all’AI lo svolgimento di un esercizio su un foglio elettronico. Se vogliamo trasformare un testo non strutturato in una richiesta json possiamo dare un’occhiata alla categoria Data organizer.

Ma l’AI si può naturalmente utilizzare per far risolvere problemi di programmazione; il problema è che l’AI può fornire del codice che può andare benissimo per un programmatore esperto ma molto probabilmente contiene costrutti o istruzioni che non abbiamo ancora introdotto nelle lezioni; quindi la risposta deve essere sempre esaminata molto bene prima di mostrarla agli studenti. Possiamo vedere a questo link la risposta di Gemini al prompt mostrato in figura 2; come si vede, il codice fornito è molto completo, contiene anche dei commenti con le spiegazioni in italiano e un esempio di file di input.

Figura 2 – Prompt per un problema di programmazione procedurale.

Possiamo anche far correggere un esercizio di programmazione; in questa conversazione con ChatGPT abbiamo fornito il testo dell’esercizio e la soluzione di uno studente (figura 3a): la risposta dell’AI è stata corretta nell’identificazione degli errori ma invece di fornire una griglia di valutazione ha restituito la soluzione corretta al problema. A un’ulteriore richiesta, figura 3b, ha però risposto correttamente e in maniera sorprendentemente precisa.

Figura 3a/b – Correzione di un codice.

Potremmo farci dare la soluzione a un esercizio di progettazione di basi di dati, come in questo esempio (fig. 4); a oggi l’AI non è ancora in grado di fornirci lo schema grafico, ma la descrizione testuale è già molto esplicativa.

Figura 4 – Richiesta per un problema di progettazione di basi di dati.

 

Progettare batterie di esercizi è un lavoro molto noioso. In figura 5 si vede un prompt per richiedere la stesura di una batteria di esercizi QL; all’AI è stato fornito il dump del database compresi i dati presenti nelle tabelle; come si può vedere nella risposta a questo link l’AI fornisce esercizi, soluzioni e tabelle di output. Si tratta quindi di uno strumento molto comodo sia per capire se i comandi realizzati dall’AI siano corretti, sia per l’utilizzo degli esercizi forniti in una lezione con gli studenti.

Figura 5 – SEQ Figura \* ARABIC 5 – Richiesta esercizi QL.

Possiamo anche farci dare i comandi DML per popolare una base di dati, naturalmente dobbiamo fornire all’AI lo schema E/R nella sua descrizione testuale. Abbiamo tentato di ottenere una linea del tempo, anche in forma grafica, sperimentando il prompt di figura 6; la risposta testuale, come si vede a questo link, è stata soddisfacente, mentre la parte grafica proposta dal sistema ottenuta con la libreria matplotlib di Python contiene un errore e non risponde assolutamente alla richiesta.

Figura 6 – Richiesta linea del tempo.

Sostanzialmente, le risposte avute dall’AI possono veramente aiutare l’insegnante di Informatica nei compiti più ripetitivi e noiosi, occorre naturalmente sempre controllare accuratamente e provare le risposte. D’altra parte, anche a livello professionale l’AI è usata sempre più frequentemente dai programmatori sia per sviluppare le parti più noiose del codice sia per scrivere la documentazione di programmi.

Sitografia

Get ready for 2024 European elections!

The countdown to the European elections has begun. Elections for the European Parliament take place 6-9 June 2024. In every EU country candidates will stand for one of the 720 seats up for grabs in the Parliament in Brussels, each country has a fixed number of seats available depending on the size of the population with Germany having the largest at 96 and the smallest country, Malta, having only 6. This is the tenth election since the foundation of the European Parliament in 1979 and promises to be one of the most contentious given the rise in popularity of right-wing parties all across the EU.

Since the last election there has been an increase across Europe of such populist parties in power in countries like Hungary, Italy, Sweden and Finland. It will also be the first election to be held since Brexit and the political repercussions of the separation of the UK from the bloc will finally be fully resolved after the redistribution and elimination  of some of their  seats thus changing the numbers needed for a parliamentary majority. Regardless of the internal political  machinations however, The European Parliament continues to represent the best democratic system for the incredibly complex political landscape of the EU and its 27 members. This event is a good opportunity to speak about the European Union in class.

Extra material for teachers and students Learning Corner (europa.eu)

Lower levels

WHAT IS THE EUROPEAN PARLIAMENT AND HOW DOES IT WORK? 20mins
WARM UP (5min.)-  Brainstorming “European Parliament”
Introduce new words such as democracy, voters, to matter, budget

WATCH THE VIDEO (5min)
How the European Parliament works – Multimedia Centre (europa.eu)
Ask your students to give a brief description of the European Parliament

WATCH THE VIDEO AGAIN (10 min)
Answer the following questions:

  • How many members are there in the European Parliament?
  • What does the European Parliament do?
  • How is it elected?

THE EUROPEAN UNION THROUGH ART 30mins
WARM UP (5min) – Brainstorming “Contemporary art”
Introduce new words such as sculpture, steel, metal, maze

WORK WITH ARTWORKS (15min)
Françoise Schein < Ideoglyphe Européen > (1988)
Oliver Strebelle < Confluences > (1989)

  • Describe what you see
  • Consider the titles of these artworks, what do they mean?
  • What European values do they represent?

For teachers:

Higher levels

EDU BOX
EDUbox is an innovative interactive educational format provided by The European EDUmake. Through debates and engaging activities, this EDUbox leads the students towards a deeper understanding of the European elections.

EDUbox Politics: Pagina politics (vrtnws.be)

EUROPE THROUGH STATISTICS
Start speaking about the EU with an IELTS Task 1 based on EU statistics available at Home – Eurostat (europa.eu)

EU PIONEERS WEBQUEST
From politicians to common people, discover the story of the people who helped forging the EU.

WARM UP (5min) – Brainstorming “the beginning of EU”
Introduce new words such as treaty, pioneer and struggle

WEBQUEST (1HOUR)

  • Divide the class into 4/5 groups
  • Give each group a pioneer
    • Winston Chruchill
    • Alcide De Gasperi
    • Louise Weiss
    • Konrad Adenauer
    • Anna Lindh
  • Let each group research
  • Each group will prepare a brochure/presentation/poster/digital poster to present the pioneer to the class

Senza STEM non c’è futuro

Nella storia dell’umanità, fin dalla preistoria, ciò che ha rivoluzionato le nostre esistenze va sotto il nome di scienza. È la disciplina che ci aiuta a rispondere davvero alle domande più profonde che i filosofi si sono sempre posti sui misteri dell’universo e della vita umana. Di pari passo, le nuove tecnologie cambiano continuamente la nostra società. Grazie alla stampa, alla radio, alla televisione, a internet etc.., per esempio, siamo in grado di diffondere le idee, facendole crescere. Tuttavia, nonostante i secoli di progresso scientifico, la scienza non ha ancora ottenuto il riconoscimento che merita all’interno della nostra concezione di Cultura.

Basta aprire un qualsiasi quotidiano, anche online, per notare la differenza di trattamento: nella pagina “Cultura” trovano spazio mostre, libri, film e talvolta addirittura gossip; “Scienza e Tecnologia”, se presenti, sono una pagina a parte. Se qualcuno non conosce l’autore della Divina commedia o chi ha dipinto la Gioconda sarà subito etichettato come “ignorante”. Se, invece, non sa risolvere un’equazione di primo o secondo grado, calcolare il vero sconto di fronte alla promozione 50%+20% o cos’è il monossido di diidrogeno…nessun problema! Anzi, a volte non capire niente di scienza è quasi un vanto, non sia mai che qualcuno ci consideri nerd un po’ asociali.

Un dato che mi ha molto stupito è che gli studenti più bravi nelle discipline umanistiche solo in poco più di un caso su 4 sono altrettanto bravi in matematica e nelle scienze (dati Ocse-Pisa 2019). Alla radice c’è certamente un problema legato al modo in cui le discipline STEM sono insegnate, forse troppo basato sul formalismo matematico e meno sulla pratica laboratoriale. Sono spesso viste dagli studenti come discipline poco creative, in cui si insegue il risultato corretto perdendo di vista il processo per arrivarci. E se il risultato non è proprio quello esatto si viene etichettati, o spesso ci si auto-etichetta, come “stupidi”. Perdere una spiegazione in queste discipline rende complicato, se non impossibile, capire le lezioni successive e crea la necessità di prendere delle ripetizioni private, lusso che spesso le famiglie meno abbienti non possono permettersi. Ci sono poi ancora molti stereotipi di genere, che vedono le materie scientifiche più adatte ai maschi, piuttosto che alle femmine.

Non dobbiamo dimenticare, però, che la funzione principale della scuola è formare cittadini che possano prendere, un domani, decisioni consapevoli all’interno della democrazia in cui viviamo. Decisioni che ormai sono spesso basate su temi di scienza e tecnologia, i cui dati sono disponibili sotto forma di numeri o statistiche, non sempre facili da interpretare. La comprensione delle materie STEM è importante anche per potersi fidare criticamente (e non ciecamente) della scienza. Ignorare la sempre più veloce evoluzione scientifica e le sue implicazioni è un’automutilazione culturale incomprensibile e un grave danno, anche economico, per il paese. 

Potenziare l’insegnamento delle discipline STEM e abbattere i divari di reddito e genere è fondamentale per la società del futuro, dal momento che queste competenze sono essenziali per affrontare sfide che ci vengono poste. Solo la capacità di risolvere problemi complessi in modo logico potrà aiutarci ad affrontare problemi globali come il cambiamento climatico, sfamare l’umanità, le prossime epidemie e altro ancora. Inoltre, buona parte delle professioni del futuro si baserà su competenze STEM e sarà rivolta allo sviluppo e all’uso dell’intelligenza artificiale, delle biotecnologie, della robotica e così via. Far appassionare gli studenti alle materie STEM significa prepararli ad affrontare queste sfide e a cogliere le opportunità del futuro.

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