Da soli ma insieme

In questo periodo, dopo l’uscita del bando del PNRR, si sta facendo un gran parlare di come cambiare le aule e gli ambienti di apprendimento. Aule aperte o aule chiuse? Aule speciali? Aule di disciplina? Banchi con le ruote o senza ruote? Corridoi arredati con isole per piccoli gruppi, … e via così.

Gli insegnanti guardano le opzioni, discutono e sognano un assetto che permetta loro un cambio di didattica, dimenticando che non è l’assetto a fare la differenza ma le persone e il loro mettersi in gioco. Infatti, l’aula e l’arredo più funzionali, non faranno alcuna differenza se non avverrà anche un cambiamento nella didattica e nella forma mentale di tutti i protagonisti del fare scuola: insegnanti, alunni e genitori.

Gli insegnanti per primi devono ripensare al come, piuttosto che al dove. Se si desidera fare un lavoro a gruppi, non sarà l’assetto a fermare l’insegnante convinto. Ma un’aula disposta a isole non farà alcuna differenza se l’insegnante deciderà di fare comunque lezione frontale. Lo stesso vale per i bambini e le bambine, se non vengono abituati a lavorare insieme, nulla potrà la disposizione dei banchi: nasceranno comunque conflitti e il lavoro ne risentirà. Infine, in questo processo di cambiamento vanno coinvolte le famiglie, condividendo con esse il metodo, l’idea e la visione di quello che stiamo facendo: ricordiamoci che i genitori hanno vissuto un’altra scuola e un cambio di metodologia li fa sentire estranei e preoccupati.

Quindi per cambiare i luoghi di apprendimento, prima dobbiamo cambiare le persone che li abitano. Partiamo quindi dai bambini e da come aiutarli a stare insieme. Una classe è un insieme di persone, finite insieme per caso, che devono imparare a camminare insieme, ognuna nel rispetto del proprio passo. Per avviare una riflessione su questo tema, questo mese abbiamo scelto di accompagnare l’azione didattica con l’albo illustrato “Il mio amico Albert” di Isabelle Arsenault edito da Mondadori; si tratta di un albo illustrato che racconta di Albert, un bambino che desidera leggere, e per farlo si isola dai compagni, che però uno alla volta lo vanno a cercare per coinvolgerlo nelle proprie attività. Albert pian piano diventa sempre più insofferente fino a quando non esplode e li rimprovera perché non riesce a leggere in pace. A questo punto gli amici, invece di arrabbiarsi e lasciarlo solo, accolgono il suo bisogno e ognuno va a prendere un libro per leggere insieme a lui e così fare comunque qualcosa tutti insieme.

Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:

  • prima parte: lettura espressiva della storia;
  • seconda parte: presentazione del lavoro;
  • terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare il template.

Video

Materiali

LE AUTRICI

Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.

Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.

Entrambe sono autrici Fabbri–Erickson.

Peregrinar, una arriesgada aventura medieval

En la Edad Media hubo dos grandes grupos de personas: aquellos, como los campesinos, que no abandonaban su lugar de nacimiento; y aquellos que pasaban su vida viajando. A este último grupo pertenecían los soldados de fortuna, las cortes de los reyes, las delegaciones diplomáticas y eclesiásticas, los pastores trashumantes, los predicadores, los artistas, los artesanos, los vagabundos, los maleantes y los peregrinos.

Peregrinar en estos años era realmente una aventura peligrosa, no como en la actualidad. Los peregrinos tenían poca información sobre los lugares que atravesarían y no siempre era segura. Además, no sabían hablar las lenguas de los países y regiones por lo que iba a pasar, ni sus costumbres, no tenían mapas que les indicaran los caminos. De ahí que los peregrinos que emprendían el viaje estuvieran asustados por los peligros que se decía que debían afrontar.

El peregrino antes de ponerse en marcha hacía testamento porque sabía que a lo mejor no volvía a ver a su familia. De hecho, muchos morían a lo largo del viaje no solo a causa de los bandidos que encontraban por el camino, sino también por accidentes y enfermedades.

La mejor manera de peregrinar era ir en grupo no solo porque los peregrinos se podían ayudar mutuamente en caso de peligro, sino también darse ánimos, hablar y divertirse y hacer así el camino más ameno. De hecho, durante el camino, como sucede en la actualidad, se forjaban grandes y bonitas amistades.

La mayoría de las personas era gente sencilla y hacía el camino andando, de ahí que su equipaje fuera ligero. Solían llevar una escarcela, una esclavina, un bordón o báculo y un sombrero de ala ancha. Pocos elementos, pero muy útiles.

Por ejemplo, el peregrino que iba a Santiago se cosía en su ropa conchas de las vieiras, figuritas de hueso o azabache.

Sin embargo, el camino también lo hacía gente rica y poderosa, como nobles o reyes, que, acompañados con todo su séquito, viajaban cómodamente a caballo y con todas las cosas necesarias para sentirse casi como en su casa. Su llegada al centro de peregrinación era todo un acontecimiento en la ciudad.

Peregrinos famosos a Santiago.

Se conocen muchísimos personajes ilustres que fueron en peregrinación a Santiago de Compostela, como el duque de Aquitania Guillermo X, Luis VII de Francia, Jean van Eyck o el duque Cosimo III de Medici.

En la Edad Media había diferentes centros de peregrinación, pero los principales eran: Jerusalén, Roma y Santiago de Compostela.

Curiosidades

Ser romero: en origen significaba “viajar en peregrinación a Roma”.
Ser palmero: era el peregrino que iba a Jerusalén porque de Tierra Santa traía palma.

L’articolo 1 della Costituzione. Bernardo Giorgio Mattarella

Secondaria di 2° grado Secondaria di secondo grado Costituzione Diritto costituzionale e amministrativo

L’articolo 1 della Costituzione. Bernardo Giorgio Mattarella

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Giocare per apprendere

Disturbo specifico o difficoltà di apprendimento?

Daniela Lucangeli definisce l’errore “l’informatore principale del bisogno di apprendimento”, infatti attraverso gli errori dei nostri studenti possiamo comprendere in quale direzione andare per aiutarli. A volte però un errore ripetuto può essere sintomo di un disturbo specifico.

Come capire allora se si tratta di una difficoltà risolvibile con impegno e costanza o di un vero e proprio disturbo dell’apprendimento?

Premesso che non siamo noi insegnanti a dover fare una diagnosi in questo senso, quello che però possiamo e dobbiamo fare è saper strutturare un potenziamento mirato: una difficoltà nell’apprendimento può essere risolta con questo tipo di approccio, un disturbo specifico dell’apprendimento invece resisterà al potenziamento.

Il circolo vizioso dell’impotenza appresa

Purtroppo i ragazzi e le ragazze a cui piace la matematica e che si sentono competenti in questo campo sono spaventosamente pochi; studi scientifici hanno dimostrato che spesso il sentirsi non competenti in matematica causa disturbi d’ansia, depressione e problemi con la legge. Inoltre l’insuccesso in matematica è uno dei fattori che maggiormente influenzano l’impotenza appresa, e cioè la sensazione di essere inadeguati che andrà ad alimentare il circolo vizioso della demotivazione: il pensiero di non riuscire e “non essere portati” per la materia farà sperimentare ansia e disagio, questi stati d’animo faranno percepire la matematica come difficile e noiosa e faranno diminuire notevolmente la motivazione all’impegno, meno ci si impegnerà e peggiori saranno i risultati ed ecco così che ci si sentirà ancora meno competenti e meno abili.

Spezzare il circolo vizioso e trasformarlo in un circolo virtuoso della motivazione è difficile, ma necessario.

La warm cognition

Gli studi nel campo delle neuroscienze hanno dato vita a un nuovo filone di ricerca chiamato warm cognition che si concentra sul rapporto fra apprendimento ed emozioni: quando apprendiamo nella nostra mente si imprimono anche le emozioni che stiamo provando e così se avremo sperimentato un vissuto di ansia, paura, vergogna, demotivazione rifuggiremo un nuovo apprendimento, se al contrario avremo appreso con gioia, curiosità, interesse, serenità allora ricercheremo queste emozioni e la situazione che le ha generate: apprendere con gioia, piacere e allegria è 200 volte più efficace che fare la stessa cosa con tristezza, dolore e patimento.

Il potenziamento ludico della matematica

Riflettendo allora sul cattivo rapporto di molti dei nostri allievi e delle nostre allieve con la matematica, sulla necessità di un intervento che li aiuti ad uscire dal circolo vizioso della demotivazione e sull’utilità di sperimentare sensazioni di benessere a scuola, appare evidente il forte impatto positivo che un potenziamento mirato e ben strutturato potrebbe avere nelle nostre classi, soprattutto se accompagnato dalle emozioni positive e dalla motivazione che solo il gioco sa dare.

Giocare per apprendere con i giochi di Biella Cresce

L’associazione Biella Cresce propone da anni un percorso di formazione degli insegnanti proprio per aiutarli a progettare e realizzare un potenziamento delle competenze matematiche basato sull’analisi dell’errore che si struttura in diverse fasi:

  • la somministrazione del test “AC-MT scuola” nel mese di novembre per poter analizzare le competenze della classe e stabilire gli obiettivi sui quali lavorare con maggiore intensità;
  • il potenziamento vero e proprio, cioè le attività pratiche e ludiche da proporre alle bambine e ai bambini con cadenza settimanale per raggiungere gli obiettivi stabiliti;
  • il re-test finale per osservare il quadro della classe e apprezzare così gli inevitabili miglioramenti.

Questo percorso di formazione purtroppo non è comodamente fruibile da tutti noi, in quanto si svolge in presenza in provincia di Biella, ma c’è una buona notizia: dal prossimo mese sarà disponibile un corso online proprio su tutto ciò di cui parla questo articolo!

Intanto potete dare un’occhiata a questo link dove troverete gratuitamente alcuni dei giochi proposti da Biella Cresce e tutte le informazioni per iscriversi al corso.

Buon lavoro e buon divertimento!

Le emozioni di Gesù e la Basilica di sant’Antonio

Le emozioni di Gesù

La lettura dei vangeli offre la possibilità di misurarsi oltre che con gli insegnamenti, le gesta e i miracoli anche con le emozioni di Gesù. I vangeli, infatti, ci presentano un ritratto molto umano di Cristo, che si mostra capace di gioire e di piangere, di commuoversi e di arrabbiarsi, di indignarsi e di amare, di stupirsi e di sentire angoscia. 

Un approfondimento su questo tema è affrontato dalla rivista Raggi di Luce online che, nel corso dei cinque bimestri corrispondenti all’anno scolastico, fornirà, attraverso la lettura di opere d’arte, un ampio quadro delle emozioni di Gesù risultanti dai vangeli.

La prima opera oggetto di lettura è stata realizzata dal pittore tedesco Heinrich Hofmann e si intitola Cristo e il giovane ricco. Questo dipinto raffigura l’episodio della vita di Gesù tratto da Marco 10,17-22, in cui un giovane ricco si avvicina a Gesù Cristo e gli chiede cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Cristo invita il giovane a vendere tutto ciò che ha, a darlo ai poveri e infine a seguirlo.

Il giovane è ritratto in piedi, riccamente vestito di una tunica vellutata dal mantello di pregiata fattura, con cappello su cui spiccano gioielli a testimonianza della sua vita di ricchezza e agio. Il giovane ha lineamenti raffinati, tuttavia esprime il combattimento suo interno tra una vita di agiatezze e la probabile incapacità a donarle.  Il suo sguardo infatti è triste e decentrato rispetto a quello di Cristo. Il contrasto tra ricchi e poveri, piacere e miseria, spirituale e mondano è fondamentale in questo dipinto.

Gesù appare al centro del dipinto in posizione simbolicamente preminente rispetto alle restanti figure. Il suo sguardo è rivolto verso il giovane, non per criticarlo ma per esprimergli amore e tenerezza nel rispetto della sua libertà. La proposta di Gesù è rivoluzionaria: solo donando il giovane potrà sentirsi veramente ricco, solo distogliendo l’attenzione da sé a favore del prossimo potrà scoprire veramente la propria identità, solo rispondendo con il suo amore concreto a quello sguardo di amore potrà respirare l’eternità. Il movimento suggerito è chiaramente simbolico è duale: la vera ricchezza non sta nelle cose materiali quanto in quelle spirituali. 

Padova, la basilica di sant’Antonio

Cambiando argomento, la rivista ospita anche una rubrica dedicata ai luoghi dello spirito, quindi non solo luoghi di culto e di preghiera, ma anche di meditazione e riflessione, pervasi da una misteriosa forza mistica ed emotiva. L’anno accademico 2023/2024 inizia esplorando la basilica di sant’Antonio a Padova, ufficialmente conosciuta come Basilica del Santo, uno dei luoghi di culto più importanti al mondo dedicati a Sant’Antonio, tra i santi più venerati nella tradizione cattolica. Questa maestosa chiesa è un importante luogo di pellegrinaggio e un’icona di fede, storia e cultura.

La costruzione è iniziata poco dopo la morte di Sant’Antonio nel 1231 con una piccola cappella, ma a causa del crescente afflusso di pellegrini desiderosi di vedere la tomba del santo, l’edificio è stato ampliato nel corso dei secoli successivi. L’attuale basilica è un capolavoro di architettura e contiene numerosi stili artistici che riflettono l’evoluzione nel corso dei secoli.

La Basilica di Sant’Antonio è un vero e proprio tesoro di arte e cultura. Gli affreschi di altissima qualità e le sculture di artisti rinomati arricchiscono l’ambiente e contribuiscono a creare un’atmosfera di sacralità e bellezza. Qui sono ospitate opere d’arte famose, come il Crocifisso bronzeo di Donatello e il San Giorgio e il Drago di Altichiero da Zevio.

Nel 1987, la Basilica di Sant’Antonio è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Questo riconoscimento sottolinea l’importanza storica, religiosa e culturale di questo luogo straordinario.

In conclusione, la Basilica di Sant’Antonio a Padova è una gemma architettonica e spirituale che attira visitatori da tutto il mondo. È un simbolo di fede, un serbatoio di cultura e un luogo di bellezza artistica. La sua storia secolare e la continua affluenza di pellegrini la rendono uno dei luoghi di culto più significativi e amati al mondo.

Per approfondire

Per approfondimenti sui temi trattati nell’articolo e per scoprire i contenuti delle altre rubriche visita Raggi di Luce.


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France 2023 – Coupe du Monde de Rugby

Tous les quatre ans, l’attention des fans de rugby se cristallise autour de cette compétition et cette année, après l’édition de 2007, la France accueille pour la deuxième fois de son histoire la Coupe du monde de rugby.

20 équipes, 4 poules, 48 matchs et 9 villes hôtes à découvrir ! La finale se disputera le 28 octobre à 21 heures au Stade de France. D’ici là, si l’univers du rugby reste encore assez flou pour vous, révisez quelques fondamentaux en cliquant sur le lien suivant : https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2023/09/08/coupe-du-monde-que-faut-il-savoir-du-rugby-si-l-on-n-y-comprend-toujours-rien_4790512_4355771.html

En effet, un cours de rattrapage s’impose car le rugby devient de plus en plus populaire chez les jeunes. En réalité, depuis la première édition de la compétition, en 1987, seuls vingt-cinq pays ont participé à ces événements internationaux, et seulement vingt ont participé à au moins quatre éditions. Alors si vous êtes curieux de découvrir comment ce sport s’est malgré tout répandu à travers la planète et a conquis le cœur de notre jeunesse, regardez la vidéo suivante : https://www.lemonde.fr/comprendre-en-3-minutes/article/2023/09/08/comment-le-rugby-s-est-il-repandu-dans-le-monde-comprendre-en-trois-minutes_6188384_6176282.html

Ce rugby a vraiment tout de bon ! Ses valeurs fondamentales ont permis de définir l’intégrité, la passion, la solidarité, la discipline, le respect et de soutenir l’inclusion. À l’occasion de la Coupe du monde, un tournoi national des quartiers a été organisé pour faire découvrir ce sport aux jeunes générations. De nombreuses joueuses aussi se sont prêtées au jeu. L’événement permet de sensibiliser 6 000 jeunes âgés de 8 à 13 ans, issus des quartiers prioritaires situés en périphérie des neuf villes françaises hôtes.

France 2023 ne s’arrête pas là. Cette édition a l’ambition de promouvoir un changement de paradigme, de faire naitre de nouveaux standards en matière de responsabilité sociale, d’inclusion et de développement durable. Dans le rugby, la force réside dans le collectif. Les valeurs partagées sur les terrains et en dehors des stades renforcent les liens et représentent un potentiel immense : un excellent vecteur pour intégrer dans notre vie quotidienne une réflexion sur les problématiques de notre société et pour s’engager à travers des actions concrètes.

4 engagements – 8 enjeux – 15 projets, ce sont les piliers de cette compétition à impact positif organisée par France 2023 et World Rugby.

Engagement 1 : agir pour une économie durable et circulaire et agir aussi pour une alimentation locale et saine.

Engagement 2 : agir pour l’éducation, la formation et l’emploi en développant les formations et en favorisant l’insertion professionnelle. C’est dans cette perspective que voit le jour le projet Campus 2023 : au total, ce sont 3 000 jeunes de 18 à 30 ans, femmes et hommes, qui vont saisir cette opportunité pour se former aux métiers du sport, du tourisme et de la sécurité.

Engagement 3 : réduire l’impact sur l’environnement. L’attention se mobilisera aussi autour d’une gestion responsable des déchets en favorisant les opérations de recyclage.

Engagement 4 : soutenir l’inclusion en rendant l’événement accessible à tous les publics grâce à une billetterie sociale, à l’initiative Coupe du monde de rugby Fauteuil et en soignant l’accueil et l’accompagnement des personnes en situation de handicap ou à mobilité réduite.

Ces initiatives ont suscité votre curiosité ? Retrouvez l’intégralité du projet au lien suivant : 

Impact Positif Coupe du Monde de Rugby 2023 (rugbyworldcup.com)

Maintenant le ballon est entre nos mains ! Entrons dans la mêlée et, nous aussi, transformons notre essai. Découvrons comment en nous inspirant à ce petit guide ludo-pédagogique créé par l’USEP (L’Union Sportive de l’Enseignement du Premier Degré) :

https://www.ffr.fr/actualites/federation/ffr-usep-en-route-vers-la-coupe-du-monde?redirect=https://www.ffr.fr/tableau-de-bord/mes-favoris

Pour plus d’infos

Calendrier des matchs et résultats : https://www.rugbyworldcup.com/2023/matches

Découverte des stades et des villes hôtes qui accueilleront les supporters : 

Bienvenue en France ! Coupe du Monde de Rugby 2023 (rugbyworldcup.com)

Activités en classe sur les valeurs du rugby : https://laligue53.org/usep53/Les-valeurs-rugby.pdf

Columbus Day: una festa controversa

Con l’avvicinarsi del Columbus Day (12 ottobre) si riaccende il dibattito sul suo significato e sul rapporto tra storia e celebrazione. Nel cuore di Manhattan, dove nel Columbus Circle svetta il monumento al grande esploratore, il tema è al centro della scena, così come in diverse comunità di italo-americani che popolano la East Coast

La festa è celebrata in vari modi a seconda dei luoghi e del rilievo che storicamente vi ha assunto: parate con bande musicali, carri allegorici, balli e partecipanti vestiti in abiti storici o eventi culturali che celebrano la cultura italiana e le radici italiane in America. La parata più famosa è quella che si tiene a New York City sulla Fifth Avenue e che attira circa un milione di visitatori ogni anno. Coinvolge in primo luogo gli italoamericani legati alle proprie radici, ma contemporaneamente suscita anche le proteste di chi legge la celebrazione in maniera diversa. Non a caso attualmente il 12 ottobre newyorkese è celebrato sia come Italian American Heritage Day (giornata del patrimonio culturale italoamericano) che come Indigenous Peoples’ Day (giornata della popolazione indigena).

Diversi punti di vista

Infatti, negli ultimi anni il Columbus Day è stato oggetto di dibattiti e controversie, soprattutto in relazione agli impatti negativi che i viaggi di Colombo e degli esploratori che lo seguirono ebbero sugli indigeni americani. L’esploratore italiano che attraversò l’Atlantico nel 1492 sotto bandiera spagnola può essere “letto” da diversi punti di vista. Sottolineare solo la sua importanza per la scoperta del Nuovo Mondo significa in un certo senso considerare la storia dal punto di vista dell’Europa e abbracciare convinzione che il destino dell’uomo sia segnato dall’avanzare del progresso. Da questo punto di vista il 1492 segnerebbe il passaggio al dal medioevo – ristretto alla geografia europea e mediterranea – all’età moderna, caratterizzata dall’espansione dei confini, dalla rottura di vecchi schemi mentali e dall’avanzare di conoscenze geografiche, cartografiche, matematiche e astronomiche. 

Ma sappiamo bene che questo allargamento degli spazi non si verificò per puro interesse scientifico: precisi appetiti di conquista, arricchimento e promozione del cristianesimo come vera religione civilizzatrice gonfiarono le vele delle caravelle colombiane come degli altri esploratori che ne seguirono l’esempio. Le scoperte geografiche del XV e e XVI secolo furono infatti le prime tappe della costruzione del predominio europeo sul pianeta, la cui eredità si sente fino ai nostri giorni: base del colonialismo, dello sfruttamento della manodopera, della tratta degli schiavi, del genocidio di intere etnie e della scomparsa di regni e civiltà.  Quindi per tutti coloro che hanno subito le conseguenze della colonizzazione e sono consapevoli delle conseguenze terribili del colonialismo sulle comunità indigene la scoperta delle Americhe è una ricorrenza dalle tinte fortemente negative. 

Molteplici significati di una scoperta

In tempi relativamente più recenti la scoperta delle Americhe ha però assunto anche altri significati: per gli immigrati italiani che hanno raggiunto numerosi le coste nord americane specialmente dalla prima metà dell’Ottocento è diventata la festa delle loro radici e dei loro sforzi di inserimento del contesto americano. Da 1820 al 2019 sono emigrati negli Stati Uniti circa 6 milioni di italiani, di cui più di 5 milioni prima della seconda guerra mondiale. La grande emigrazione si svolse grosso modo un quindicennio dopo il 1861 e durò quattro decenni, con una speciale concentrazione negli anni che nel XX secolo precedettero la prima guerra mondiale.  Nel febbraio 1889 negli Stati Uniti venne lanciata una lista di sottoscrizione per erigere a New York un monumento a Cristoforo Colombo in occasione del 400esimo anniversario della scoperta dell’America. Ideato dallo scultore messinese Gaetano Russo e trasportato da Napoli il monumento non celebra “solo” la scoperta dell’America, ma anche il legame degli immigrati italiani con la madre patria e l’affrancamento della comunità italo-americana nel difficile periodo dell’immigrazione. 

Il ruolo della Puplic History

La Public History, una disciplina che mira a rendere la conoscenza storica accessibile al pubblico e ad attivare progetti di condivisione della storia è una risposta per uscire dalle controversie pro e contro, in quanto può svolgere un ruolo cruciale nel rimodellare la nostra comprensione del Columbus Day. Agire in termini di Public History significa infatti adottare una visione critica e consapevole della celebrazione, riflettendo e facendo riflettere sui suoi diversi aspetti, mettere in luce le voci e le esperienze dei popoli indigeni, illustrando l’impatto dei viaggi di Colombo dal punto di vista dei nativi americani, reinterpretando statue e monumenti, incorporando narrazioni precedentemente marginalizzate. Attraverso la contestualizzazione dei monumenti fatta insieme ai rispettivi pubblici si può far comprendere che la storia non ha mai né può avere un’unica lettura e che la nostra visione del passato è in continua evoluzione. La Public History in sostanza consente di mantenere la festa del Columbus Day come giorno di riflessione e non come celebrazione di una narrazione unilaterale e semplificata.