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Secondaria di 2° grado Classi prime ITE e IP – Servizi commerciali Discipline economico aziendali Organizzazione e gestione aziendale Tecniche professionali dei servizi commerciali
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Parte un nuovo progetto targato “Rivista”: una serie di video articoli realizzati in collaborazione con Gabriele Trunzo su temi di attualità e interesse per le discipline giuridico-economiche, accompagnati da schede di attività da utilizzare in classe. Per iniziare con il piede giusto, partiamo con l’argomento più caldo del momento: l’intelligenza artificiale, cercando di esplorare le tante domande legate a questa rivoluzione tecnologica, tra opportunità e rischi, con uno sguardo dal punto di vista giuridico. Dopo aver visionato il video, scaricate le schede di attività preparate per voi: un compito di realtà, che potete proporre alla classe, e una scheda riservata ai docenti completa di materiali per la valutazione.
Costruire un podcast con la propria classe è innanzitutto una cosa nuova, che i ragazzi non si aspettano: di questo si sono accorte le Prof.sse Daniela Polidori e Barbara Proietti – insegnanti del Liceo Benedetto da Norcia di Roma – quando hanno cominciato il loro progetto. In quest’intervista ci raccontano la loro esperienza, innanzitutto per dare spunto a qualche altra classe per provare a rifarla.
Come e perché è nato il vostro progetto? Quali sono stati i principali attori che hanno lavorato alla sua realizzazione?
Il nostro progetto nasce dall’esigenza di proporre agli studenti un modo attivo e coinvolgente di fare scuola. L’idea ha cominciato a prendere forma quando abbiamo scoperto di essere iscritte entrambe a un webinar di formazione; la proposta del contenuto è venuta dalla prof.ssa Proietti, quando abbiamo accompagnato la classe ad assistere alla rappresentazione dell’ “Elena” di Euripide, messa in scena da Theatron all’Università “La Sapienza”. La classe coinvolta è il quinto anno di liceo classico, in cui insegnavamo materie letterarie.
Come mai avete pensato di far produrre ai vostri studenti proprio un podcast?
Il podcast è una modalità nuova per coinvolgere gli studenti e favorisce una partecipazione attiva nell’approfondimento degli argomenti studiati. Per il format, la classe ha potuto utilizzare anche l’esperienza del Debate, una metodologia didattica acquisita nei due anni precedenti tramite la partecipazione alla formazione e a una gara insieme alla prof.ssa Proietti.
Occorre una particolare preparazione professionale per questa produzione?
Entrambe eravamo completamente digiune di preparazione tecnica: pertanto abbiamo seguito scrupolosamente le indicazioni dei webinar di formazione Rizzoli Education. Le incertezze sulla effettiva possibilità di realizzare il prodotto si sono progressivamente diradate, anche grazie alle competenze tecniche di studenti con abilità informatiche. Noi abbiamo guidato la preparazione sui contenuti e sugli aspetti tecnici, i ragazzi hanno fatto il resto sotto la nostra supervisione
Come hanno reagito i ragazzi? E’ aumentato il loro coinvolgimento o è sembrata loro un’attività aggiuntiva?
Gli studenti si sono dimostrati entusiasti e immediatamente coinvolti nel progetto. Inoltre alcuni ascoltavano già podcast relativi ai loro interessi personali: pertanto sono stati felici di realizzarne uno in prima persona.
Quanto tempo è servito? (in classe e a casa)? Come è stato impostato il lavoro?
Abbiamo impiegato meno di venti ore in totale, metà delle quali si è svolta in classe. Una decina di ore va infatti messa in conto per la parte iniziale del lavoro: nel nostro caso abbiamo tenuto delle lezioni frontali sui contenuti letterari (lettura diretta dal greco e/o in traduzione italiana dei testi degli autori coinvolti) e altre sulle questioni tecniche (che cos’è un Podcast, quali tipologie di podcast si possono realizzare, ecc …) al termine delle quali gli studenti hanno deciso il format che preferivano.
Successivamente la classe è stata divisa in piccoli gruppi in base alle specifiche inclinazioni degli studenti perché si occupassero a casa di:
Ciascuna di queste fasi ha impegnato gli studenti a casa, singolarmente o in gruppo, per un paio di ore circa, anche se ovviamente in momenti diversi; l’organizzazione e la supervisione del lavoro svolto ha occupato noi insegnanti per quattro/cinque ore circa. Un lavoro impegnativo, dunque, ma che non compromette nel complesso il regolare svolgimento dell’attività didattica tradizionale.
La scuola è stata l’unica protagonista o avete coinvolto anche il territorio?
Gli studenti e le docenti sono stati i principali attori, ma ha svolto un ruolo importante, anche in termini di scadenze da rispettare e motivazione, il fatto di aver presentato il trailer e la prima puntata del nostro Podcast in occasione della Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Elleniche 2023, promossa dalla Delegazione Antico e Moderno dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, della quale fa parte la nostra scuola.
Avete fatto un lavoro che ha coinvolto più docenti? Più discipline?
Sì, le discipline coinvolte sono state l’Italiano e il Greco. Si tratta di un’attività che si presta ad un lavoro pluridisciplinare perché permette di lavorare meglio nell’ottica del raggiungimento di competenze trasversali e dà a tutti gli studenti la possibilità di esprimersi seguendo e talora trovando la propria attitudine.
Avete notato un miglioramento nella didattica corrente?
Più che di un miglioramento nella didattica parleremmo di un potenziamento delle abilità di partenza: gli studenti hanno lavorato utilizzando al meglio le loro specifiche competenze proprio per abbattere i tempi di realizzazione del Podcast. Se non si fosse trattato di una classe quinta, impegnata nella preparazione per gli Esami di Stato, sarebbe stato possibile realizzare le ulteriori puntate riorganizzando i gruppi e rendendo possibile un “travaso” di competenze fra pari.
Quali fonti avete dovuto consultare?
Sono stati utilizzati testi di Euripide, Gorgia, Isocrate, Saffo, Stesicoro, Erodoto, Luciano in parte in lingua greca, in parte in traduzione italiana. Inoltre è stata analizzata la messa in scena dell’ Elena di Euripide. Ecco una breve sintesi:
Siete riuscite a rispettare i tempi-scuola?
Volendo presentare il prodotto in occasione della “Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Elleniche” (9 febbraio 2023) il podcast doveva essere concluso per la fine di gennaio. I tempi erano piuttosto stretti, quindi i testi greci sono stati parzialmente letti solo in traduzione. Gli studenti hanno apprezzato le diverse interpretazioni di una figura controversa come Elena.
Ascolta la prima puntata realizzata dalla classe V del Liceo Benedetto da Norcia di Roma, puntata interdisciplinare fra italiano e greco antico:
Vi è piaciuta questa esperienza? Perché non realizzate anche voi una puntata di questo podcast con le ragazze e i ragazzi quest’anno? Se avete voglia di cimentarvi con questa attività, mandateci i vostri elaborati entro il mese di marzo 2024.
Potremo visionare solo i materiali di cui abbiamo ricevuto la liberatoria firmata.
Puoi scaricare qui la liberatoria da compilare per le tue studentesse e i tuoi studenti minorenni e qui quella per te e per eventuali altri maggiorenni che hanno partecipato al progetto.
Clicca qui poi per l’upload dei tuoi materiali.
Alcune ricerche inglesi dell’Università di Salford hanno dimostrato come l’apprendimento aumenti in modo significativo se l’aula in cui bambini e bambine passano le giornate è bella, colorata, vivibile. Ciò vale ancor di più per la fascia di età della scuola primaria, dove l’aula di classe viene considerata il luogo più importante e significativo e viene vissuto come una vera e propria casa.
Proprio per questo le nostre aule dovrebbero essere accoglienti, allegre e progettate per il benessere di tutti. Spesso come insegnanti ci troviamo di fronte ad ostacoli insormontabili, come la dimensione dell’aula, vincoli di progettazione, materiali e risorse mancanti. Nonostante tutto però, è davvero possibile con piccole modifiche e pochi materiali fare la differenza.
Ancora una volta la ricerca ci viene in aiuto, dimostrando attraverso vari studi come le piante in classe siano un valido alleato per l’apprendimento; sia perché purificano l’aria e contribuiscono ad un clima più sano, sia perché stimolano il cervello e innescano meccanismi di benessere. Se poi abituiamo i bambini a prendersi cura delle piante e dei fiori all’interno della classe avremo un ulteriore beneficio in termini di responsabilità.
Cartelloni, regole, foto, elaborati.. Quanti materiali abbiamo di solito appesi alle pareti? Per un’economia dello spazio e per un giusto equilibrio estetico, è necessario anche fare attenzione a ciò che vogliamo esporre, cercando da una parte di essere essenziali e ruotare i materiali, e dall’altra di scegliere materiali curati e armoniosi che non disturbino l’attenzione e la concentrazione. Anche il corridoio è uno spazio che contribuisce alla bellezza, e si possono ad inizio anno strutturare con gli alunni azioni di progettazione e pianificazione. Come in tutte le cose, quando gli alunni vengono coinvolti e diventano partecipi, i risultati sono migliori, sia in termini di resa, che di apprendimento.
Come chiaramente dimostrano le ricerche di Indire è fondamentale che la scuola si muova verso spazi flessibili dove al centro sia messo l’alunno, e l’apprendimento sia il fulcro dell’azione didattica. Ripensare le nostre aule unendo i banchi a isole, preparando diversi angoli di lavoro destrutturati, prevedere materiali a disposizione di tutti, significa fare già un passo verso la trasformazione del vecchio modello trasmissivo.
Ricordiamoci sempre che l’aula deve essere uno spazio vissuto, un vero e proprio “luogo” progettato e amato da insegnanti e alunni, deve essere come casa. È necessario partire dalle piccole cose, per arrivare alle grandi rivoluzioni: iniziamo dal nostro ambiente quotidiano e proviamo a creare l’aula migliore possibile con quanto a nostra disposizione. Già aveva iniziato Mario Lodi, che nella sua piccola scuola aveva tolto la cattedra per lavorare in cerchio con i ragazzi.
Vorrei dedicare il mio primo articolo dell’anno scolastico per Primaria News ad un tema che mi sta molto a cuore: la pedagogia della dolcezza! In particolare, nelle prossime righe, vorrei fornirvi qualche spunto per dare ai nostri bambini e alle nostre bambine dei feedback di qualità.
Partiamo da una premessa: è necessario riconoscere e apprezzare i miglioramenti dei nostri alunni, ma – al contempo – esprimere con onestà e senza infingimenti le nostre osservazioni.
Ecco alcuni consigli “spiccioli”:
Una tecnica alla quale ricorro spesso quando lascio un commento ai lavori dei miei alunni è quella del sandwich. L’idea alla base è di strutturare la comunicazione-feedback come un semplice panino: si inizia offrendo un riconoscimento sul lavoro svolto, si passa al messaggio di miglioramento evidenziando con precisione gli ambiti in cui vi sono lacune o criticità da colmare e si chiude con un apprezzamento positivo a rinforzo del messaggio iniziale. Qual è il vantaggio dell’ordine sequenziale positivo-negativo-positivo? Esso rende più accettabile la critica dal punto di vista psicologico e non interrompe il processo comunicativo!
Provate ad esercitarvi a lasciare questi commenti ai lavori dei vostri bambini: magari fatelo scrivendoli su post-it colorati, che risaltino ai loro occhi quando restituite loro il compito. Ah, mi raccomando: osservate il loro sguardo fiero quando li leggeranno! Capirete quanto immenso sia il potere della dolcezza…
Maestra Gloria Ragni (@maestraglo)
Il confine delle attuali città non è più limitato da una solida cinta muraria o dalla fine del tessuto continuo delle costruzioni ma si integra e si estende in un sistema territoriale più vasto e complesso che include sia i centri minori collocati in prossimità alla città stessa, che il territorio intermedio rurale che viene urbanizzato con insediamenti sparsi a bassa densità. Le città, infatti, rappresentano un esempio di ecosistema antropico caratterizzato da una componente artificiale decisamente predominante rispetto a quella naturale. Il sistema urbano è contraddistinto da una grande complessità strutturale e funzionale dovuta alla presenza di componenti socioeconomiche, storiche, paesaggistiche, artistiche e naturali tra loro interconnesse.
L’ambiente urbano è caratterizzato per la maggior parte della sua estensione da una complessa geometria della struttura urbana; superfici asfaltate, impermeabili e edificate aventi proprietà termiche elevate; una riduzione delle superfici evaporanti e permeabili come, a titolo di esempio, gli specchi d’acqua e le aree vegetate; un livello molto elevato di emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici; un elevato consumo di suolo che causa lo scorrimento rapido delle acque meteoriche in superficie e l’instaurarsi di fenomeni di rischio idrogeologico come, ad esempio, gli allagamenti e le inondazioni.
Le città sono nate per unire le persone e per originare delle comunità. La crescita incontrollata degli ultimi secoli ha snaturato tale funzione originaria tramutando le città in ambienti caotici, disconnessi e privi di identità. La configurazione di una città, invece, dovrebbe essere studiata con attenzione poiché non può essere modificata o “rettificata” in tempi brevi. Le città, pur essendo tutte diverse, sono accomunate sia da un progressivo incremento del consumo di suolo, che da uno scarso investimento in dotazioni infrastrutturali, nonché dalla esposizione ai rischi indotti dai cambiamenti climatici (Tabella n. 1).
Matrice | Effetto del cambiamento climatico | Impatti in ambiente urbano |
Risorse idriche | Modifica del ciclo idrologico, siccità e incremento dei fenomeni di rischio idrogeologico. | Diminuzione delle risorse idropotabili. Sofferenza dei corpi idrici. L’assenza di disponibilità idrica influisce sui suoi usi civici, agricoli ed industriali ma anche sulla biodiversità. |
Suolo | Modifica/incremento della frequenza o distribuzione spaziale degli eventi franosi.Incremento del rischio idraulico e idrogeologico. | Eventi franosi e alluvionali.Incremento delle esondazioni e degli allagamenti urbani.
Danni a beni pubblici e privati. |
Ambiente | Diffusione di specie vegetali e animali alloctone invasive e termofile. Perdita della biodiversità. | Modifiche del ciclo vitale, della composizione delle comunità ecologiche e della distribuzione geografica delle specie.Incremento delle specie alloctone. |
Zone costiere | Innalzamento del livello del mare.Variazione del livello del mare. | Incremento dell’erosione costiera e delle superfici inondate nelle città.Incremento frequenza delle mareggiate. |
Tabella 1: Gli effetti determinati dai cambiamenti climatici.
L’effetto più noto dell’urbanizzazione sul clima locale è rappresentato dall’isola di calore, ovvero la differenza di temperatura tra un’area urbana (più calda) e le aree rurali che la circondano. L’isola di calore, quindi, determina un aumento della temperatura dell’aria spostandosi dalle aree rurali al centro di una città. Si stima che tra le aree urbane e quelle rurali ci siano tra gli 0.5°C e i 3°C di differenza. I fenomeni temporaleschi sono del 10 – 15% maggiori rispetto alle zone rurali a causa della maggiore quantità di calore a disposizione nei moti convettivi.
L’intensità massima di isola di calore si verifica in condizioni anticicloniche con cielo sereno nelle prime ore dopo il tramonto del sole. L’intensità minima, invece, si ottiene in condizioni meteorologiche di forte vento e tempesta. In condizioni anticicloniche e in estate l’isola di calore contribuisce negativamente alla formazione di elevate concentrazioni di ozono al suolo su tutta l’area urbana. Le città, inoltre, sono caratterizzate da un elevato rischio idrogeologico determinato dalle precipitazioni molto intense, concentrate in brevi periodi e accompagnate da forti venti.
L’Italia, infatti, è un paese ad elevato rischio idrogeologico: 7.145 sono i comuni che hanno almeno un’area classificata ad elevato rischio. Il 70% circa del patrimonio edilizio italiano ha almeno 40 anni e una buona parte di tale patrimonio è dismesso, degradato o soggetto a vincolo, ma non esente da necessità di interventi di riqualificazione, di miglioramento funzionale, energetico e sismico. Nelle città i sottopassi (ad es. ponti ferroviari e rilevati stradali) rappresentano uno dei punti più pericolosi dell’assetto idrogeologico, in quanto causano deficit di funzionamento dal punto di vista della capacità di smaltimento delle acque durante le piene improvvise.
L’assetto idrogeologico urbano è, inoltre, influenzato dal pessimo stato di manutenzione delle opere idrauliche; dall’impermeabilizzazione/occupazione delle casse di espansione dei fiumi; e dagli alvei impermeabilizzati e/o con flusso ristretto. Infatti, in un alveo ridotto tra le sponde artificiali la velocità diviene elevata e il picco di esondazione viene raggiunto velocemente. La rettificazione dei corsi d’acqua incrementando la pendenza e la velocità di deflusso dell’acqua determina, conseguentemente, un aumento dell’energia e del rischio di esondazione. La realizzazione di edifici, strade e parcheggi impedisce alla pioggia di ricaricare le falde acquifere.
A questo riguardo si evidenziano due principali fattori di innesco connessi tra loro in ambito urbano:
Il clima sta cambiando, i fenomeni metereologici estremi aumentano e a soffrirne di più sono soprattutto le grandi città non in linea con le strategie di adattamento per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici. Non è continuando ad intubare, limitare o deviare il corso dei fiumi, ad alzare argini o ad impermeabilizzare altre aree urbane che possiamo dare risposta ad equilibri climatici ed ecologici complessi che hanno bisogno di analisi nuove e moderni programmi di adattamento.
Pertanto, non si può prescindere dal rendere tempestivamente operative le seguenti attività:
In conclusione, si rileva che le città dovrebbero essere ri-progettate come delle “sponge city” in grado di assorbire l’acqua piovana e di ridurre i rischi di allagamento determinati dall’eccessiva impermeabilizzazione. Infine, è necessario porre come obiettivo centrale dei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) la programmazione di misure di mitigazione dello stato di pericolo geologico-idraulico; purtroppo, negli ultimi decenni si è assistito, invece, ad una pianificazione territoriale ed urbanistica insufficiente e non adeguata all’obiettivo primario. Sarebbe altresì auspicabile ed urgente legiferare una normava specifica in materia di consumo del suolo.
La Feria de Abril de Sevilla es una celebración anual que cautiva los corazones de aquellos que tienen el privilegio de vivirla. Este artículo te llevará de viaje a través de esta fiesta única en el mundo.
La Feria de Abril de Sevilla es uno de los eventos culturales más destacados de España y un verdadero tesoro de la región andaluza. Cada año, si pasas por Sevilla durante la última semana de abril o a principios de mayo, verás como la ciudad se llena de vida, colores y música para celebrar esta festividad que atrae a visitantes de todo el mundo.
Los orígenes de la Feria de Abril se remontan al siglo XIX cuando tenía un carácter ganadero y agrícola, pero con el tiempo se ha transformado en una verdadera fiesta que reúne a personas de todas las edades.
Suele comenzar dos semanas después de la Semana Santa y su epicentro es el “Real de la Feria“, un recinto ferial donde cada año se montan cientos de casetas para celebrar esta fiesta. Estas casetas (normalmente privadas) son el alma de la feria: dentro de ellas se baila, se bebe, se come y se canta. Diferentes en tamaño y diseño en el exterior, cuando llegan los sevillanos las casetas se llenan de colores también en el interior.
De hecho, una de las características más icónicas de la Feria de Abril es la vestimenta tradicional: el “traje de flamenca“. Los trajes de las mujeres con volantes, flores y peinetas son indiscutiblemente el centro de atención, pero los hombres no se quedan atrás en cuanto a elegancia, en la Feria de Abril los hombres suelen ir vestidos con traje de chaqueta y alguna corbata colorida.
Si decides hacer una escapada a la Feria de Abril te vas a encontrar con calles tan llenas de colores, personas y música, que podrías tener la sensación de encontrarte en otra época, pero mantén los ojos bien abiertos cuando cruces la calle, no hay peligro con los coches, pero… ¡podría atropellarte un carruaje! Sí, como decía es como viajar a otra época.
El ritmo que marca el compás de la Feria de Abril es sin duda el flamenco. Durante toda la semana, las casetas ofrecen espectáculos de baile flamenco y música en vivo. Y después de tanto bailar y cantar… ¡Llega la hora de comer! La Feria de Abril también es una fiesta gastronómica: en las casetas podrás comer todos los platos tradicionales andaluces, como paella, pescaíto frito, salmorejo y tapas de todo tipo acompañadas por el famoso “Rebujito”, una bebida hecha a base de manzanilla (un vino blanco español) y refresco, que ayuda a pasar el calor de Sevilla en esos días.
La Feria de Abril es una muestra viva de la riqueza cultural de Andalucía y de la hospitalidad de su gente: los sevillanos abren sus corazones y sus casetas para compartir su alegría con todos los visitantes. Si tienes la oportunidad de visitar Sevilla durante este periodo, ¡no te la pierdas! Es una fiesta que te sumergirá en la historia, la tradición y la alegría de España. ¡Será una experiencia que recordarás para siempre!
Alba di Egness, madrelingua spagnola, laureata in economia e con un master in marketing, si trasferisce in Italia nel 2016 e si specializza nell’insegnamento dello spagnolo per studenti di madrelingua italiana. Content creator e Fondatrice dell’Accademia Egness, la prima scuola online di spagnolo per italiani.
Secondaria di 2° grado Secondaria di secondo grado Costituzione Diritto costituzionale e amministrativo
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