Le piante in città

L’incremento senza precedenti dei prezzi dell’energia sui mercati internazionali ha richiamato l’attenzione sulle fonti rinnovabili e sulla ricerca di soluzioni per il risparmio e il miglioramento dell’efficienza energetica. È ampiamente dimostrato che la presenza di estese aree verdi nelle città contribuisce a migliorarne notevolmente le temperature globali estive e a ridurre quindi i consumi elettrici per gli impianti di condizionamento dell’aria.

Come mostra il grafico (Fig. 1), la differenza di temperatura tra le città e gli ambienti rurali, ricchi di vegetazione, è di diversi gradi centigradi: nelle aree urbane, infatti, la prevalenza di strade asfaltate ed edifici in cemento, nonché le emissioni generate dai mezzi di trasporto e dai condizionatori d’aria, creano in estate un surriscaldamento che va sotto il nome di isola di calore. 

Fig. 1 (Fonte: Wikimedia Commons)

 

Dati del CNR, raccolti nei primi sette mesi dell’anno, indicano che “il 2022 è stato l’anno più caldo di sempre in Italia“. L’Agenzia Spaziale Europea ha pubblicato le immagini satellitari di alcune città nel giugno 2022, quando si sono registrate temperature anche di 10 °C superiori rispetto alle medie di anni precedenti (la città di Milano al link). 

Questi dati e questa situazione possono suggerire un lavoro in classe con gli studenti e le studentesse, che porti a riflettere sul ruolo fondamentale delle piante negli ambienti urbani

Nel libro di testo Tra le dita – Scienze da esplorare, nella doppia pagina di apertura dell’Unità sulle piante, si accenna al ruolo essenziale che la vegetazione riveste per la vita sul pianeta e alle attività umane che ne provocano una riduzione in termini quantitativi e qualitativi: cementificazione, deforestazione, agricoltura intensiva, ecc. Il breve testo introduttivo si chiude con una domanda (“Perché è importante difendere gli spazi verdi, grandi o piccoli?, Fig. sopra) che viene ripresa nelle pagine finali dell’Unità dedicate all’educazione civica e allo sviluppo sostenibile. Qui si mette in evidenza l’importanza delle piante in città, non solo per la produzione di ossigeno, ma anche per la regolazione della temperatura e dell’umidità (Fig. 2) .

Fig. 2

Nel compito di realtà a conclusione dell’Unità si propone agli studenti e alle studentesse di analizzare la situazione del verde nella propria città: con l’aiuto di Google Earth o Google Maps, gli studenti dovranno censire non solo le grandi aree verdi, come parchi e giardini, ma anche l’eventuale presenza di orti su balconi e terrazzi nel proprio quartiere.

Un altro interessante spunto che può essere portato all’attenzione degli studenti e delle studentesse è un’iniziativa diffusa da alcuni anni nei paesi industrializzati per incrementare il verde urbano, chiamata Seed bomb: cittadini, gruppi ambientalisti e istituzioni, tra cui le scuole, realizzano “bombe di semi” incorporando semi in pezzetti di argilla plasmati a forma di palline. Dopo averle lasciate ad asciugare per 24 ore, le seed bomb vengono lanciate in luoghi incolti, in aiuole abbandonate, in aree degradate prive di vegetazione.

Il periodo più adatto è la primavera, quando sole e piogge consentono ai semi di germogliare più facilmente: mediamente la percentuale di successo è del 40%-50%. Naturalmente bisogna utilizzare semi di specie autoctone (meglio se rare o in via di estinzione), per non compromettere l’equilibrio degli ecosistemi; sono inoltre da preferire piante poco esigenti e che attirino api e altri insetti impollinatori.  L’iniziativa, nata ad opera dell’agronomo giapponese Masanobu Fukuoka come forma di protesta contro l’eccessiva cementificazione, ha l’obiettivo di coinvolgere gli studenti in un’azione concreta per migliorare l’ambiente circostante. 

Dalla riflessione su questa iniziativa si potrà infine ragionare in classe sull’importanza dei semi e sul processo della germinazione, iniziando col mostrare l’immagine di un’enorme cassaforte situata nelle isole Svalbard, nella fredda e ghiacciata Norvegia, al riparo da contaminazioni, terremoti e quant’altro possa danneggiarne il contenuto: oro o pietre preziose? Niente di tutto questo: la struttura – dotata di sistemi di massima sicurezza – custodisce un’enorme varietà di semi con lo scopo di preservare il patrimonio genetico di tante specie e varietà che in futuro potrebbero andare incontro a estinzione (Fig. 3a). 

Al termine della lezione ragazze e ragazzi – dopo aver studiato le caratteristiche delle piante e la loro riproduzione –  saranno in grado di rispondere autonomamente alle domande dell’engage della lezione (Fig. 3b), completando un breve testo.

 
Fig. 3a Fig. 3b

 

Per approfondire

  • Matescienze Live, Il mondo delle piante: non solo biologia, Vincenzo Boccardi, Ernesta De Masi e Giulia Forni. 
  • Laboratorio (Powerpoint): Osserviamo la germinazione dei semi (dai materiali online del testo Tra le dita).
  • Video: I semi (dai materiali online del testo “Tra le dita) .
  • Obiettivo 15 dell’Agenda 2030La vita sulla Terra. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre.
  • Obiettivo 12 dell’Agenda 2030 – Consumo e produzione responsabili. Video
  • Obiettivo 11 dell’Agenda 2030 – Città e comunità sostenibili. Video.

Scopri l’opera

  • Tra le dita – Scienze da esplorare di A. Alfano, V. Boccardi, E. De Masi, G. Forni – Fabbri Editore – Rizzoli Education, 2022 – Testo di scienze per la scuola secondaria di primo grado.

Il pensiero convergente e divergente

Avete mai pensato a come i vostri studenti e le vostre studentesse affrontano una verifica di scienze? Non parliamo di stati d’animo, ma di processi mentali che coinvolgono la riflessione e il ragionamento. Per appurare se un argomento è stato studiato e appreso, il porre domande è un sistema consueto e abituale, ma forse ignorate che la mente di alunni e alunne non si approccia a esse sempre nello stesso modo.

A seconda che le domande siano “chiuse” (spesso a scelta multipla), oppure “aperte” (magari con una situazione problematica da risolvere), alunni e alunne ricorrono a due differenti tipologie di pensiero: convergente e divergente. Questi termini sono stati coniati negli anni ‘60 del Novecento dallo psicologo americano Joy Paul Guilford, che era interessato a scoprire come si quantifica l’intelligenza umana.  I suoi studi lo portarono a considerare tra i fattori determinanti non solo il QI, ma anche altre abilità della mente.

Quando poniamo una domanda che prevede un’unica risposta corretta, per esempio, “qual è l’osso più lungo del corpo umano?”, il pensiero di chi risponde converge verso l’unica soluzione possibile. Con le informazioni che ha a disposizione, segue una particolare sequenza di passaggi logici e filtra l’insieme delle opzioni per identificare il passo successivo del ragionamento, fino alla risposta finale. Chiaramente, ogni deviazione da questo percorso condurrà a commettere un errore. 

Al contrario, quando le domande sono aperte, negli studenti e nelle studentesse si attiva un ragionamento differente, che non segue più uno schema fisso: davanti a loro si aprono molte strade da esplorare e da scegliere  liberamente, arrivando a molteplici soluzioni, tutte possibili e plausibili. Vedono le cose da prospettive diverse e nelle loro teste prendono forma idee fantasiose, spesso anche distanti dagli schemi convenzionali. Questo processo mentale è generalmente più apprezzato dai ragazzi, perché avviene in modo spontaneo e soprattutto in piena libertà. 

Non si deve però pensare che un pensiero sia più efficace dell’altro perché, in realtà, più che degli opposti, essi rappresentano due facce della stessa medaglia. Un potenziamento e coordinamento di entrambi, quindi, non può che dare risultati positivi: per esempio, l’acquisizione di stili di pensiero non omologati, una vera rarità tra i ragazzi di oggi.

Tuttavia, mentre è piuttosto comune nell’insegnamento promuovere e stimolare il pensiero convergente, non altrettanto si può dire per quello divergente, che allena il pensiero critico e dà spazio alla creatività. Promuovere il pensiero divergente forse richiede da parte del docente qualche sforzo in più, ma lo sforzo è ampiamente ricompensato, se pensiamo che la creatività e la vivacità intellettiva sono universalmente riconosciute come elementi indispensabili per la produzione di idee innovative, il motore prioritario che promuove lo sviluppo scientifico.

Si dovrebbe dunque incoraggiare il pensiero divergente già in età scolare, attraverso il brainstorming, lo studio di case history, l’organizzazione di debate e qualsiasi attività che aiuti gli studenti a superare blocchi iniziali e pregiudizi.

In conclusione ricorrere al pensiero divergente nello studio delle scienze può fornire agli studenti e alle studentesse abilità che tornano utili nella vita adulta. Infatti, oltre a sviluppare la creatività, che rappresenta una delle abilità attualmente più apprezzate nel mondo extrascolastico, il pensiero divergente abitua a contrastare la tendenza a lavorare solo entro i confini della prima impressione e consente di apprezzare le diverse prospettive di una qualsiasi situazione. Non ultimo, sviluppa curiosità e desiderio di sapere, incoraggia la sperimentazione e consolida la perseveranza di fronte al fallimento.

Per approfondire

Scopri l’opera: 

  • Superscienziati! di Cristina Banfi, Diego Mattarelli, Emanuela Pagliari, Enrica Soroldoni Rizzoli Education, 2021 – Testo di scienze per la scuola secondaria di primo grado

Save the date:

  • Mercoledì 23 novembre alle ore 16:30 faremo un live streaming con i nostri autori su questo tema!

Alcune sfide nell’era dei dati

Si dice che ogni giorno vengano prodotti circa 2.5 quintilioni (un numero con 17 cifre!) di dati e che questo valore sia in costante crescita. Al di là del numero preciso, è indubitabile che il fenomeno sia gigantesco e non per niente si parla dell’era dei big data.

Se da un lato la disponibilità di questa marea di informazioni ha stimolato l’innovazione in quasi tutti i campi dell’azione umana, la loro gestione ha posto (e continua a porre!) delle grandi sfide per l’informatica e ciò che indirettamente la riguarda. Accenniamo di seguito a due delle tante dimensioni che si possono sviluppare sul tema dei dati, riservandoci di lasciare gli  approfondimenti ai link in fondo alla pagina e a prossime pubblicazioni.

Memoria e sua organizzazione

Fino a qualche decennio fa, il problema principale nella memorizzazione dei dati era anzitutto relativo alla tecnologia a disposizione, che non era in grado di garantire l’accesso efficiente a grandi quantitativi di memoria, se non altro non a costi sostenibili per tutti gli attori potenzialmente interessati.

La situazione odierna per cui grandi aziende del settore riescono a offrire servizi fino a qualche anno fa impensabili a prezzi accessibili, non è arrivata solamente con il miglioramento delle performance dell’hardware a disposizione e delle infrastrutture di comunicazione, ma ha richiesto anche lo sviluppo di sistemi scalabili, cioè di sistemi in grado di variare la loro capacità in base alla domanda e alla disponibilità di risorse.

Questo, a sua volta, ha reso necessario un cambio radicale delle strutture tipicamente impiegate nell’organizzazione lato software dei dati: i database a grafo, più adatti nella gestione di grandi moli di dati molto interconnessi, sono oggi implementati nelle numerose situazioni in cui i database relazionali standard risulterebbero inefficienti.

Apertura e beni comuni

La grande disponibilità di dati ha enfatizzato anche l’importanza di trattare il tema in ambito giuridico, non solo dal punto di vista normativo ma anche da quello dei principi, dovendo affrontare la questione anche dal lato etico e dei diritti. Seppure infatti risultino decisive le norme in materia di protezione dei dati (come nel caso del regolamento europeo, comunemente noto come GDPR), si sono rivelati altrettanto significativi i problemi legati alla possibilità di accesso e di utilizzo dei dati pubblici. A questo scopo è nato il concetto di dati aperti (Open Data), che nel settore pubblico ha portato a un modello di trasparenza e di apertura delle amministrazioni pubbliche noto come governo aperto. In Italia, in materia di Open Data, resta ancora un po’ di lavoro da fare, già solo per uniformare la situazione dal livello locale a quello statale.

… e tanto altro!

Chiaramente, come anticipato, un tema così complesso come quello dei dati porta con sé tantissime altre possibili sfaccettature: questioni come la sicurezza, l’analisi, la rappresentazione, ecc. Ciascuna di queste implica un gran numero di problemi ancora aperti, a conferma una volta di più che i dati sono uno dei nodi cruciali del nostro tempo.

Approfondimenti

Le patologie gastrointestinali dei vitelli

Negli allevamenti bovini, il periodo autunnale corrisponde a un aumento del numero di parti, in quanto le condizioni ambientali favoriscono un decorso delle fasi del parto. Questo aumento del numero di vitelli nati in azienda, coincide con un periodo di cambio di stagione, dove l’escursione termica tra il giorno e la notte e la variabilità delle condizioni meteorologiche, risultano più marcate (maggiore piovosità).

Questo periodo vede una maggiore morbilità e mortalità dei vitelli dovuta alle patologie gastrointestinali comunemente chiamate diarree neonatali. La maggiore incidenza di tali patologie si evidenzia nei primi 21-28 giorni di vita quando il sistema immunitario endogeno del vitello è meno sviluppato (Rebolini, 2021).

Le diarree neonatali sono prevalentemente causate da microrganismi quali batteri, protozoi e virus o da cause ambientali/alimentari; queste cause vengono comunemente denominate big six (Constable, 2010). In ordine di incidenza i 6 principali agenti sono: 

  1. coliformi enterotossici (ETEC);
  2. Rotavirus;
  3. Coronavirus;
  4. Cryptosporidium spp.;
  5. Salmonella spp.;
  6. cause nutrizionali.

La protezione anticorpale da questi agenti eziologici è garantita dall’immunità passiva, acquisita grazie al colostro assunto nelle prime ore di vita del vitello. Il trasferimento dell’immunità passiva deve avvenire entro le prime 4 ore di vita del vitello per avere effetti positivi e duraturi (Zucali et al. 2013).

Le immunoglobuline materne, infatti, garantiscono una protezione solo nei primi giorni di vita, in quanto presentano un’emivita molto breve. Il periodo che intercorre tra l’esaurimento dell’effetto immunizzante del colostro e lo sviluppo di un sistema immunitario attivo, vede il vitello maggiormente sensibile ai patogeni presenti nell’ambiente. Dopo i primi 10-15 giorni di vita il vitello svilupperà un sistema immunitario attivo in grado di sviluppare una difesa reale verso tali patogeni.

Nel caso in cui si evidenziassero principi di diarrea (presenza di feci molli o liquide), risulta importante intervenire tempestivamente con dei reidratanti e degli antidiarroici al fine di evitare l’aggravarsi della situazione (Wenge-Dangschat et al., 2020). Tali prodotti vengono somministrati per via orale sostituendo il latte con l’acqua oppure diminuendo la quantità di latte e integrando con acqua. Nel caso di aggravamento della patologia diarroica bisogna intervenire con terapie farmacologiche.

Le cause alimentari e ambientali sono dovute a problemi legati alla quantità e qualità del latte somministrato nonché alla scarsa igiene degli ambienti di allevamento. Nel 2020 in un’indagine condotta da Zucali su un centinaio di aziende prevalentemente dislocate nel Nord Italia, si è visto che i tassi di mortalità entro svezzamento, si attestano a circa il 6,8%. La migliore strategia per evitare l’insorgenza di tali patologie, è la prevenzione; un ambiente sano e pulito, un corretto management accanto ad un’alimentazione corretta, riduce notevolmente l’incidenza delle diarree neonatali (Olivari et al., 2020).

Video suggeriti

Supercontemporanei in classe

Molto spesso capita di imbattersi in romanzi appena pubblicati che aprono porte di mondi inesplorati in classe. In questo articolo troverete spunti didattici e idee per utilizzare due romanzi supercontemporanei in classe.

Inglese

THE BOOK

England 1940. The government prepares to fight the Nazis in every possible way and breaking secret codes at the mysterious estate Bletchley Park is one of the most important activities. Three very different women are involved in this secret. Osla, a brilliant translator thanks to her fluent German, has everything a woman can desire; Mab works with the legendary code-breaking machines and Beth, a shy cryptanalysts. Unfortunately war, fear and the secrets they hide will tear them apart.

England, 1947. A mysterious traitor send a coded letter to the three former friends, and now Osla, Mab, and Beth must cooperate and crack one last code together.

 

WHY USING THIS BOOK IN CLASS?

The novel offers many ideas to work both with licei and istituti tecnici. Here you find some examples

LICEI ISTITUTI TECNICI
  • What impact Bletchley Park had on German and British lives
  • Explain how Enigma machine works
  • The Codebreaking Women of Bletchley Park (baroness Trumpington, Margaret Rock, Mavis Lever, Ruth Briggs and others)
  • The role of women in WWII
  • Life of common people in WWII
  • Explain that codes can be used for a number of different reasons and decode messages.
  • Create a simple website with information about Bletchley Park including the need to build electronic thinking machines to solve cipher codes.
  • Explain how Enigma machine works
  • How the Bletchley Park code breakers shaped our modern world
  • Official Secrets Act

 

EXTRACT WITH ACTIVITIES

FROM CHAPTER 3

He continued. “The work here is so secret that you will be told only what it is necessary for you to know, and you will never seek to find out more. Besides respecting internal security, you will be mindful of external security. You will never mention the name of this place, not to your family or friends. You will find that your colleagues refer to it as BP, and you will do the same. Above all, you will never disclose to anyone the nature of the work that you do here. To reveal the least hint might jeopardize the whole progress of the war.” Another pause. Are they training us to be spies? Mab wondered, astonished. “Should anyone ask, you are doing ordinary clerical work. Make it sound dull, the duller the better.” Osla piped up, “What work will we be doing, sir?” “Good God, girl, have you listened to a single word I’ve said?” Impatience crept into Denniston’s voice. “I don’t know what you will be doing, in any specific way, and I don’t want to know.” He opened a desk drawer and took out two sheets of yellowish paper, laying one in front of each of them. “This is the Official Secrets Act. It clearly states that if you do any of the things I have warned you against, if you disclose the slightest information which could be of use to the enemy, you will be guilty of treason.” The silence was absolute. “And treason,” Commander Denniston finished mildly, “makes you liable to the most extreme penalties of the law. I’m not sure at the moment whether that’s hanging or firing squad.” It couldn’t get any quieter, but Mab felt the silence congeal. She took a deep breath. “Sir, are we allowed to—refuse this post?” He looked startled. “There’s no pistol to your head; this isn’t Berlin. Refuse, and you will simply be ushered off the premises with strict instructions never to mention this place again.” . . . And I’ll never know what really goes on here, Mab thought. He laid two pens before them. “Sign, please. Or not.” Mab took another breath and signed across the bottom. She saw Osla doing the same. “Welcome to BP,” Commander Denniston said with the first smile of the exchange. Just like that, the interview was over. Giles Talbot, still with his damp shirttails flapping, steered them out into the hall. Osla gripped Mab’s hand once the door shut behind them, and Mab wasn’t too proud to grip back. “Wouldn’t take it too seriously if I were you.” Incredibly, Giles was chuckling. “That speech is a knee-weakener the first time you hear it— Denniston was out when it was my turn, and I got the whole harangue from a wing commander who pulled a pistol out of his drawer and said he’d shoot me if I broke the sacred secrecy of et cetera, et cetera. But you get used to it. Come along, let’s get your billets sorted—” Mab halted at the staircase, folding her arms. “Look here, can’t we get a hint now about what this place actually does?” “Isn’t it obvious?” He looked surprised. “GC & CS—we call it Golf, Cheese, and Chess Society because the place is packed with Oxford dons and Cambridge chess champions, but it stands for Government Code & Cypher School.” Mab and Osla must have looked baffled, because he grinned. “We’re breaking German codes.” 

UNDERSTAND

  1. Why is Bletchley Park called GC and CS?
  2. What’s the primary task of the girls signing to enter Bletchley Park?
  3. What does it mean working at Bletchley Park?
  4. What’s the punishment for the people who reveal BP’s secrets?

REFLECT

  1. What are the skills required to be a codebreaker in your opinion?
  2. Do you think it was easy to work in a place like BP during the war?

EXAPAND

Spagnolo

EL LIBRO

Isabel Allende por primera vez escribe una obra que empieza en plena Guerra Civil española, relacionándola con el destino de la historia de Chile, entremezclando así la historia de los dos países. El joven médico Víctor Dalmau y su amiga pianista Roser Bruguera se ven obligados a abandonar Barcelona, exiliarse y cruzar los Pirineos. En Francia embarcarán en busca de la paz y la libertad que no encontraron en su país a bordo del Winnipeg, un barco organizado por el poeta Pablo Neruda para llevar a más de dos mil españoles a Valparaíso. Los protagonistas son recibidos como héroes en Chile y se integrarán en la vida social del país. Durante varias décadas viven su nueva vida allí y Victor conocerá al doctor Salvador Allende, por su común afición al ajedrez. Después del golpe de Estado que derrocó al doctor Salvador Allende, Víctor y Roser se encontrarán nuevamente desarraigados. El libro es un viaje a través de la historia del siglo XX gracias a unos personajes que en una sola vida viven muchas vidas y que entenderán al final que lo difícil no es huir sino volver y “si uno vive lo suficiente, todos los círculos se cierran”.

¿POR QUÉ Y PARA QUÉ UTILIZARLO EN LAS CLASES DE ESPAÑOL?

LICEI ISTITUTI TECNICI
  • conocer y pofundizar la Guerra Civil española, las consecuencias del exilio para el bando republicano perdedor, la historia chilena de medio siglo XX. 
  • conocer y profundizar al poeta Pablo Neruda, porque hay frases tomadas de sus poemas en el título a lo largo de toda la obra, además de aparecer como personaje en el libro.
  • conocer y profundizar la exepriencia de los exiliados durante los conflictos, ya que la pareja catalana protagonista formó parte de los más de dos mil exiliados españoles que llegaron a Chile en 1939.
  • conocer y profundizar la historia de Chile, desde los años cuarenta a los noventa, y un periodo bastante largo, aproximadamente sesenta años en la vida de los personajes en distintos países: España, Chile, una pincelada de Estados Unidos y Venezuela.   
  • conocer y profundizar la importancia de documentarse para escribir novelas históricas, ya que es evidente y relevante que Isabel Allende se ha documentado a fondo para su novela y ha podido entrevistar a supervivientes, conociendo así de primera mano sus sentimientos.
  • conocer y profundizar la parte dedicada al exilio, desde la dura y complicada salida  a través de los Pirineos hasta las condiciones del campo de concentración.

TEXTO CON ACTIVIDADES

CAPITULO 1
1938                                                                                                                                            

Prepararse, muchachos,
para otra vez matar, morir de nuevo
y cubrir con flores la sangre.
(Neruda: El mar y las campanas)

El soldadito era de la Quinta del Biberón, la leva de niños reclutados cuando ya no quedaban hombres jóvenes ni viejos para la guerra. Víctor Dalmau lo recibió junto a otros heridos que sacaron del vagón de carga sin mucha consideración, porque había prisa, y tendieron como leños en esterillas sobre el piso de cemento y piedra de la Estación del Norte, en espera de otros vehículos para llevarlos a los centros hospitalarios del Ejército del Este. Estaba inerte, con la expresión tranquila de quien ha visto a los ángeles y ya nada teme. Quien sabe cuántos días llevaba zarandeado de una camilla a otra, de una posta de campaña a otra, de una ambulancia a otra, hasta llegar a Cataluña en ese tren. En la estación, varios médicos, sanitarios y enfermeras recibían a los soldados, mandaban de inmediato a los más graves al hospital y clasificaban al resto según dónde estaban heridos […] pero el tumulto y la confusión eran sólo aparentes. Nadie quedaba sin atención, nadie se perdía. Los de cirugía iban al antiguo edificio de Sant Andreu en Manresa, los que requerían tratamiento se mandaban a otros centros y a algunos más valía dejarlos donde estaban, porque nada se podía hacer para salvarlos. Las voluntarias les mojaban los labios, les hablaban bajito y los acunaban como si fueran sus hijos, sabiendo que en otra parte habría otra mujer sosteniendo al hijo o al hermano suyo. Más tarde los camilleros se los llevarían a la morgue. El soldadito tenía un agujero en el pecho y el médico, después de examinarlo someramente sin encontrarle el pulso, determinó que estaba más allá de cualquier socorro, ya no necesitaba morfina ni consuelo. […] Dalmau estaba allí para secundar a los médicos; su deber era obedecer la orden de dejar al chico y dedicarse a atender al siguiente, pero pensó que si ese niño había sobrevivido la conmoción, la hemorragia y el traslado para llegar hasta ese anden de la estación, debía tener muchas ganas de vivir y era una lástima que se hubiera rendido ante la muerte en el último momento. Retiró cuidadosamente los trapos y comprobó asombrado que la herida estaba abierta y tan limpia como si se la hubieran pintado en el pecho. No pudo explicarse cómo el impacto destrozó las costillas y parte del esternón sin pulverizar el corazón. En los casi tres años de práctica en la Guerra Civil de España, primero en los frentes de Madrid y Teruel, y después en el hospital de evacuación, en Manresa, Víctor Dalmau creía haber visto de todo y haberse inmunizado contra el sufrimiento ajeno, pero nunca había visto un corazón vivo. Fascinado, presenció los últimos latidos, cada vez más lentos y esporádicos, hasta que se detuvieron del todo y el soldadito terminó de expirar sin un suspiro. Por un breve instante Dalmau se quedó inmóvil, contemplando el hueco rojo donde ya nada latía. […] Nunca pudo explicarse por qué introdujo tres dedos de la mano derecha en la espantosa herida, rodeó el órgano y apretó varias veces, rítmicamente, con la mayor calma y naturalidad, durante un tiempo imposible de recordar, tal vez treinta segundos, tal vez un eternidad. Y entonces sintió que el corazón revivía entre sus dedos, primero con un temblor casi imperceptible y pronto con vigor y regularidad.
— Chico, si no lo hubiera visto con mis propios ojos, jamás lo creería – dijo en tono solemne uno de los médicos, que se había aproximado sin que Dalmau lo percibiera. Llamó a los camilleros de dos gritazos y les ordenó que se llevaran de inmediato al herido a toda carrera, era un caso especial.
— ¿Dónde aprendió eso? – le preguntó a Dalmau, apenas los camilleros levantaron al soldadito, que seguía color ceniza, pero con pulso. Víctor Dalmau, hombre de pocas palabras, le informó en dos frases que había alcanzado a estudiar tres años de medicina en Barcelona antes de irse al frente como sanitario.
— ¿Dónde lo aprendió ? – repitió el médico.
— En ninguna parte, pero pensé que no había nada que perder…
— Veo que cojea.
— Fémur izquierdo. Teruel. Está sanando.
— Bien. Desde ahora va a trabajar conmigo, aquí está perdiendo el tiempo. ¿Cómo se llama?
— Víctor Dalmau, camarada.
— Nada de camarada conmigo. A mí me trata de doctor y no se le ocurra tutearme. ¿Estamos?
— Estamos, doctor. Que sea recíproco. Puede llamarme Sr. Dalmau, pero les va a sentar como un tiro a los otros camaradas.
El médico sonrió entre dientes. Al día siguiente Dalmau comenzó a entrenarse en el oficio que determinaría su suerte.

COMPRENSIÓN

  1. ¿Qué hacía Victor Dalmau antes de este acontecimiento? 
  2. ¿Qué hará Victor Dalmau después de haber salvado la vida a este chico?
  3. ¿Por qué un niño tan joven ya había sido reclutado para la guerra?
  4. ¿De qué se ocupaban las mujeres voluntarias?

REFLEXIÓN

  1. En tu opinión, ¿por qué Victor Dalmau intenta salvar al niño a pesar de lo que dice el médico?
  2. ¿A qué se refiere la frase “sabiendo que en otra parte habría otra mujer sosteniendo al hijo o al hermano suyo”? 

POSIBLES ENLACES

  • Quizás el tema principal de esta obra es el tema del exilio que ofrece la posibilidad de reflexionar y profundizar, también en otras asignaturas, sobre qué significa exilio hoy y sobretodo permite ayudar a los alunos a imaginar lo terrible que debe ser perder una guerra en la que has participado defendiendo tus ideales, huir de tu país, vivir en terribles condiciones en un campo de concentración en un lugar que no te acepta y al final conseguir embarcar en un barco que te lleva a otro país del que no conoces nada para empezar literalmente de cero: 
  • «Morían muchos, entre treinta y cuarenta al día, primeros los niños de disentería, después los viejos de pulmonía y luego el resto de a poco» (página 89)
  • «Mucho más tarde el mundo habría de sacar las cuentas debidas: murieron cerca de quince mil personas en esos campos franceses de hambre, inanición, maltrato y enfermedades.  Nueve de cada diez niños perecieron» (página 89)
  • «Para entonces la población del campo se componía casi exclusivamente de decenas de miles de soldados republicanos sometidos al  hambre, la miseria, los golpes y las humillaciones constantes de sus carceleros» (página 127)

Il nuovo allestimento per la Vittoria alata nel Capitolium di Brescia

Negli ultimi anni abbiamo assistito a interventi museografici che hanno proposto un nuovo approccio alle testimonianze archeologiche, unendo corrette interpretazioni filologiche a suggestioni emozionali e ambientali. Tra questi uno dei più significativi è stato promosso dalla Fondazione Brescia Musei nell’ambito di un progetto di rinnovamento dell’area archeologica della città e del complesso museale di Santa Giulia che, per altro, dal 2011 è diventato sito UNESCO. Un’importante campagna di restauro, lunga due anni (2018-2020), e l’intervento di un architetto internazionale del calibro di Juan Navarro Baldeweg hanno comportato una nuova visione e un nuovo allestimento dell’area del Capitolium e della sezione romana del Museo di Santa Giulia. 

La scoperta

Tutto ebbe inizio nel 1826 con la scoperta della Vittoria alata, rarissimo bronzo di età imperiale, durante le campagne di scavo nella zona templare della città, da pochissimo riportata alla luce. Un rinnovato interesse per le origini romane di Brescia, sostenuto dal circolo di intellettuali e artisti che si muoveva intorno al collezionista Paolo Tosio e al pittore Luigi Basiletti (al quale nel 2023 sarà dedicata una mostra, appunto, in palazzo Tosio, oggi sede dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti, fondato nel 1802) favorirono i lavori e le scoperte. 

In un’intercapedine dei resti del tempio venne rinvenuto un insieme di bronzi, teste imperiali, elementi decorativi figurati, fregi e cornici, frammenti di varia natura e, appunto, la grande Vittoria, con le ali smontate e appoggiate al suo fianco. L’epoca in cui il deposito fu costituito, tra il IV e il V secolo d. C., e l’occultamento tra due muri dell’edificio sacro ha fatto ipotizzare che i bronzi fossero stati nascosti in un momento di crisi e per evitarne la fusione e il riuso.

L’aver ritrovato, sostanzialmente intatto, quel bronzo  ha fatto della Vittoria alata nel corso del tempo, uno dei simboli di Brescia: descritta e celebrata da scrittori e viaggiatori illustri la scultura fu la protagonista assoluta del Museo Patrio, aperto nel 1830 nelle ricostruite celle del tempio Capitolino su progetto dell’architetto neoclassico Rodolfo Vantini, e venne documentata nel 1838 nel volume Museo Bresciano Illustrato con un disegno di Gabriele Rottini trasferito in incisione da Pietro Anderloni. Da allora la Vittoria bresciana è stata oggetto di studi, discussioni accademiche, interpretazioni e attribuzione diverse, ma anche di riproduzioni e copie divenendo un’icona presente nella memoria collettiva.

L’opera

Il bronzo, alto 194 centimetri, rappresenta una figura femminile alata e rivestita con un chitone aderente e fissato in alto, probabilmente con due fermagli, oggi perduti; la veste, scivolando, lascia scoperta la spalla destra e parte del seno; mentre la parte inferiore del corpo è coperta da un mantello, un himation, che si avvolge intorno alle gambe e ai fianchi.

Il volto presenta due lamine metalliche che chiudono le orbite, con ogni probabilità inserite in fase di restauro dopo la scoperta per risarcire la perdita degli occhi originali in pietre dure, mentre la lunga chioma è raccolta e trattenuta da una fascia decorata con agemine che riproducono foglie di mirto, pianta sacra ad Afrodite.

La composizione dell’opera oggi risulta incompleta per la perdita di due elementi fondamentali: l’elmo di Marte o di un nemico sconfitto su cui certamente poggiava il piede sinistro, e lo scudo, sostenuto dalla mano sinistra e poggiante sulla coscia, sul quale la dea scriveva il nome del vincitore, in analogia con l’iconografia della Vittoria presente nel fregio della colonna di Traiano a Roma. 

La tecnica

La statua, ormai è accertato da indagini diagnostiche e dal restauro eseguiti dall’Opificio delle pietre dure di Firenze, sin dall’origine venne concepita da uno sconosciuto scultore come Vittoria alata e realizzata con il metodo della fusione indiretta cava a cera persa, ossia le diverse parti, fuse separatamente, vennero saldate in modo da poter ottenere un ricco modellato, attraverso numerosi sottosquadri, di grande effetto naturalistico, arricchito, infine, da dorature, inserti di agemine, lamine metalliche (le labbra) e pietre dure (gli occhi).

Durante il restauro è stata sostituita la struttura di sostegno e di riempimento inserita nella scultura subito dopo la scoperta, per permetterne l’esposizione in verticale, che in circa duecento anni ha prodotto danni al delicatissimo bronzo. Le indagini hanno quindi permesso di accertare in via definitiva la datazione alla prima metà del I secolo d.C. e l’identificazione del luogo di fusione a Brixia (antico nome della città). 

L’allestimento

Gli interventi su uno dei più importanti bronzi monumentali di età imperiale ha comportato un nuovo allestimento della statua all’interno del Capitolium all’area del quale, con ogni probabilità, era pertinente fin dall’origine. La scelta è caduta sulla terza cella del tempio, dedicata alla dea Minerva, perché, pur conservando verso la parete settentrionale i resti dell’originaria pavimentazione in lastre marmoree policrome e parte della muratura del podio, era stata completamente trasformata in età postclassica e ricostruita in età ottocentesca.

Dal 2020, l’allestimento di Juan Navarro Baldeweg propone ai visitatori un nuovo rapporto con la statua e una corretta prospettiva di lettura dei volumi, grazie alla collocazione su un basamento cilindrico in pietra di Botticino di 1,5 metri, un’altezza corrispondente al podio retrostante. La posizione decentrata nello spazio della straordinaria scultura dichiara che l’opera non fosse un simulacro nel tempio, ma, data la sua posizione elevata, suggerisce che essa, in origine, fosse una sorta di ex voto, di donazione imperiale alla città, posta nell’area sacra e che fosse elevata sopra un pilastro o un alto plinto. 

La luce rarefatta, studiata nei minimi dettagli, crea un’atmosfera suggestiva, intima, come di scoperta e, allo stesso tempo, il suo variare di intensità permette ai visitatori di cogliere tutti gli aspetti della scultura e dello stupefacente restauro che ha permesso il recupero di infiniti dettagli della superficie e delle tracce delle dorature. Nello spazio vuoto della cella luci fredde e calde disegnano percorsi visivi diversi: una sorta di disco lunare virtuale proiettato sulla parete ruvida, rivestita di sottili mattoni dalle tonalità rosate, evoca lo scudo mancante, mentre fasci di luce calda scorrono lateralmente esaltando la tessitura dei mattoni e restituendo l’effetto plastico del rivestimento delle pareti.

Infine, sul lato d’ingresso alla cella, l’architetto Baldeweg, ispirandosi alla pittura parietale romana – di cui restano ampie testimonianze nell’area archeologica di Brescia – e alle partiture architettoniche dipinte sulle pareti della Domus Aurea a Roma o a quelle ideate da Michelangelo per la Sagrestia Nuova in San Lorenzo a Firenze, ha fatto montare le cornici bronzee, in parte lisce e in parte ageminate, ritrovate insieme alla grande scultura e che in origine delimitavano epigrafi dedicatorie, porte e lapidi, dando loro, nuovamente, un ruolo decorativo e architettonico. Nella loro cartesiana disposizione fanno da contraltare alle morbide e naturalistiche forme della Vittoria alata, dimostrando, ancora una volta, quanto un intelligente e studiato intervento contemporaneo possa essere al tempo stesso emozionate, suggestivo ed efficace per comprendere il valore non solo estetico ma anche semantico delle opere antiche.

Per approfondire

  • Il programma di Brescia-Bergamo capitale italiana della cultura
    Questa operazione museale e culturale denota la ricchezza e la vitalità del territorio italiano, nelle sue città e nelle realtà locali, spesso al di fuori dei circuiti del turismo di massa, ma non per questo meno vive e ricche di cultura e storia. Brescia, insieme a Bergamo, sarà capitale italiana della cultura per il 2023, con lo slogan di “città illuminata”. Per conoscere meglio il programma delle attività e delle iniziative puoi consultare questo articolo.
  • La Vittoria e la sua storia
    Un bellissimo video che racconta attraverso riprese in situ e documenti d’epoca il ritrovamento, la storia, il restauro e il ruolo simbolico di questa opera nella Brescia risorgimentale. Guarda il video della lezione, nello specifico la seconda parte (dal minuto 47:35).
  • Un bellissimo pre-testo
    La Vittoria alata di Brescia è il punto di partenza che il professor Valerio Terraroli ha scelto per raccontare la storia dell’arte imperiale dei primi secoli, in un avvincente video.
  • Mille particolari…
    Un’esauriente raccolta di immagini dell’opera con i suoi mille, preziosi dettagli è visibile su Google Arts & Culture.

 

“Latin” Lovers | Le lacrime di Cesare: gioia o afflizione?

Per i veri “amanti del latino” nei prossimi mesi, a partire da ora, proponiamo quattro ipotesi didattiche da cui prendere spunto in classe per cercare di coinvolgere maggiormente gli studenti, favorendo la didattica integrata tra le discipline. La professoressa Ilaria Torzi analizza e fornisce spunti per lavorare con gli studenti su autori di prosa e di poesia ben presenti nel “canone” scolastico.

Le lacrime di Cesare: gioia o afflizione?

Innanzitutto ci occupiamo di Cesare cercando di approfondire la storia romana tardorepubblicana accanto al latino. A chi obietta che il De bello civili non fa menzione del pianto di Cesare alla notizia della morte del rivale, si deve dare ragione, ma che dire di Eutropio, delle Periochae ab urbe condita, di Cassio Dione e soprattutto di Lucano? Si può risolvere il dilemma sulla motivazione delle lacrime? 

 

 

 

 

 

 

 

 

G.B. Bertucci il Vecchio, Cesare che riceve la testa di Pompeo (XV sec.)

È esperienza comune, quando in terza si affronta Cesare come autore, scoprire che gli studenti hanno “resettato” la storia romana. Che fare? Recuperare il manuale del biennio? Studiare la sintesi storica presente sul manuale di letteratura? Certo, si può fare, ma si può anche provare a presentare Cesare attraverso le parole di autori latini e di lì partire per leggere parte delle sue opere. 

In un’altra prospettiva, quando si presenta la figura di Cesare in storia romana, per lo più all’inizio del secondo anno, o alla fine del primo, ci si può soffermare, soprattutto in un liceo con un curriculum di latino “forte”, ad approfondire la figura del condottiero, senz’altro uno dei più affascinanti protagonisti del periodo tardo repubblicano.

Si è scelto quindi di dedicare il primo dei percorsi proposti all’interno dei LatinLovers a Cesare o, meglio, le sue lacrime alla vista della testa mozzata di Pompeo, in Egitto, dopo Farsalo. A chi obietta che il De bello civili non fa menzione del pianto di Cesare alla notizia della morte del rivale, si deve dare ragione, ma che dire di Eutropio, delle Periochae ab urbe condita, di Plutarco, di Cassio Dione e soprattutto di Lucano? Si può risolvere il dilemma sulla motivazione delle lacrime?

Per scoprirlo non resta che leggere il pdf allegato, ricco di immagini che aiuteranno gli studenti a fissare le conoscenze e soprattutto a seguire geograficamente le tappe della guerra civile. Se si ha tempo a disposizione, il percorso può essere utilizzato in toto, e può anche consentire un momento interdisciplinare con il greco se si è in un Liceo Classico; può tuttavia anche essere abbreviato, eliminando la parte introduttiva o usato come una sorta di “matrioska”. 

Materiali di lavoro

I materiali proposti offrono spunti per un percorso, ovviamente del tutto esemplificativo, in cui utilizzare fonti latine (volendo anche un paio di brani di greco), per analizzare da diversi punti di vista la reazione di Cesare all’offerta in Egitto della testa di Pompeo, mettendo a confronto, oltre alle parole del diretto interessato, nel de bello civili, il parere di chi pensa che Cesare si sia davvero commosso e sdegnato di fronte allo scempio del corpo dell’avversario e di chi, invece, abbia interpretato le sue lacrime come una pura ipocrisia, addirittura un tentativo di camuffare un moto di gioia e di soddisfazione.

Prima di arrivare a questo, tuttavia, presenteremo la figura di Cesare, e la sua “carriera”; puntualizzeremo il momento della guerra civile e della morte di Pompeo: nulla vieta, quindi, di estrapolare una parte sola o una parte differente del percorso che meglio si attaglia al proprio piano didattico. Si allega inoltre una presentazione che può costituire una sorta di “spin off” del percorso principale, che riguarda la vita di Cesare principalmente secondo il testo di Eutropio. I brani sono piuttosto semplici e si sono evidenziate in ciascuno le principali caratteristiche morfo-sintattiche.

Obiettivi:

  • In una prospettiva di didattica integrata, approfondire la figura di Cesare e il momento della Guerra civile in Storia Romana, tramite fonti latine.
  • Nell’ambito di storia della letteratura latina, esaminare in primis il de bello civili di Cesare, nonché diverse fonti latine che riportano i medesimi episodi raccontati dal condottiero.
  • In quest’ambito si può approfittare per fare un excursus sulla storiografia latina tardoantica, Eutropio e diverse epitomi che solitamente non vengono trattate estesamente nella programmazione. 
  • Competenze digitali: reperimento di fonti on line tramite motori di ricerca e utilizzo corretto delle fotografie disponibili sul web.

Per svolgere il percorso nella sua interezza si possono prevedere 14/16 h in classe, ca 5/6 a casa, cui si aggiungono le 2 ore di verifica e il tempo necessario agli studenti per prepararla.

Questi i materiali: 

5 octobre 2022 : célébrons les enseignants !

Pendant la pandémie de Covid-19, les systèmes éducatifs du monde entier ont été bouleversés. Tout à coup, les enseignants ont dû faire face à une réalité, nouvelle et très stressante, dans leurs écoles : port du masque, réaménagement des groupes-classes et distanciation social.

L’angoisse provoquée par le strict respect du nouveau protocole sanitaire, la lourdeur toujours croissante des compétences et des tâches des enseignants et l’absence de reconnaissance envers un rôle si important dans la formation des futurs citoyens ont ainsi accentué l’épuisement, l’insécurité et la frustration du personnel éducatif.

Ce qui est encore pire, c’est que, pendant cette terrible période que chacun de nous veut oublier le plus tôt possible, la plupart des enseignants ont eu la sensation d’être seuls, abandonnés à eux-mêmes.

Pour chercher à faire face à cette situation si délicate et incertaine le 5 octobre, à l’occasion de la Journée mondiale des enseignants, proclamée en 1994 par l’Unicef, les gouvernements vont chercher à sensibiliser davantage la société « aux problèmes relatifs aux enseignants, en s’assurant que le respect des enseignants soit dans l’ordre naturel des choses ».

D’ailleurs, n’oublions pas qu’avec l’adoption de l’Objectif de Développement Durable numéro 4 (« Veiller à ce que tous puissent suivre une éducation de qualité dans des conditions d’équité et promouvoir les possibilités d’apprentissage tout au long de la vie ») de l’Agenda 2030 on reconnait aux enseignants le rôle clé dans la réalisation de l’agenda Éducation et dans la « transformation de notre monde en éradiquant la pauvreté et en assurant sa transition vers un développement durable ».

Et donc, bon courage à tous les profs du nouveau monde !

Quelques repères bibliographiques 

Sur la Journée mondiale des enseignants :

Sur les protocoles sanitaires à l’école :

Sur l’épuisement des enseignants pendant la pandémie de Covid-19 :

Sur l’Agenda 2030 et ses objectifs :

 

Economia aziendale e Informatica: verifica di inizio anno

Le ultime riforme costituzionali

Settembre 2022

Ripercorriamo assieme i principali punti delle ultime riforme costituzionali, che negli anni 2020-2021-2022 hanno modificato la Costituzione e dato spazio a nuove questioni quali la tutela dell’ambiente o degli animali.