Fact Checking | Fake news… dal Tardoantico

False notizie scambiate per verità

Tutta la storia è costellata di fake news. Alcune di esse, poi, sono diventate tanto celebri da confondersi con la verità anche a distanza di molto tempo. Non fanno eccezione, in questo senso, le false notizie giunte dall’epoca tardoanticaQuesta età di transizione – che possiamo collocare tra la fine del III secolo e il crollo dell’Impero romano d’Occidente – da un lato mantenne un forte legame con il mondo antico, spesso vagheggiato come periodo di splendore e benessere, dall’altro presentò alcuni elementi di discontinuità, come la crescente importanza assunta dalla religione cristiana, anche in chiave politica.  E furono proprio questi due aspetti a contribuire all’elaborazione di alcune fake news durante l’epoca del tramonto di Roma.

Perché vinse Costantino?

Il primo esempio di false notizie del Tardoantico affonda le proprie radici nella leggenda e ha come protagonista incontrastato Costantino. Si racconta infatti che quest’ultimo, nella battaglia di Ponte Milvio, riuscì a sconfiggere il rivale Massenzio grazie all’aiuto di Dio. La notte precedente lo scontro, Costantino avrebbe avuto una visione del monogramma di Cristo, accompagnato dalla croce e dalle parole: In hoc signo vinces, “Con questo segno vincerai”. Dopo questa apparizione, Costantino si convertì al cristianesimo e l’indomani sbaragliò l’avversario.

In tempi recenti, l’analisi dettagliata della dinamica della battaglia (ricostruita grazie a fonti coeve poco considerate in passato) ha però svelato che a determinare l’esito dello scontro fu la sconsiderata strategia militare messa in atto da Massenzio. Quest’ultimo, prima si asserragliò dentro Roma, poi improvvisamente cambiò tattica e decise di sfidare il nemico in campo aperto. Massenzio, però, dispose le sue truppe troppo vicine al fiume Tevere e, quando Costantino contrattaccò, si trovò in grande difficoltà. Dovette così battere in ritirata con tutti i suoi uomini, imboccando un ponte in legno costruito poco tempo prima. Il ponte, tuttavia, non resse il peso delle truppe e crollò: molti, tra cui Massenzio stesso, morirono affogati.

Quali furono le conseguenze della conversione?

Il racconto della vittoria di Costantino coinvolge anche uno dei temi più dibattuti dalla storiografia: la sua conversione fu un atto di fede o un’abile mossa politica? Se da un lato non è possibile fornire una risposta univoca, dall’altro possiamo comunque affermare che questa scelta ebbe una conseguenza rilevante: Costantino ottenne infatti l’appoggio dei cristiani. Questa parte sempre più numerosa della popolazione romana si mostrò estremamente rispettosa delle leggi dell’impero e si adoperò per portare aiuto ai più poveri e ai bisognosi: due atteggiamenti che garantirono stabilità politica e sociale.

Fu la sete di sangue a portare gli unni in Occidente?

Il secondo esempio di fake news dell’epoca tardoantica è invece riferito agli unni ed ha un’origine evidente: l’atteggiamento degli storici romani nei confronti di questo popolo considerato “barbaro”. Sin dall’inizio, infatti, gli unni vennero dipinti dai latini come feroci e spietati. Si trasmise così l’idea di un popolo (e di un capo, Attila, detto “flagello di Dio”) che si scagliò contro l’Impero d’Occidente solamente per placare la propria sete di sangue. E che così decretò la fine di un mondo.

Per sconfessare questa narrazione, sedimentatasi nei secoli, è servito parecchio tempo. Gli studi più recenti dimostrano che a muovere gli unni verso Occidente non fu la loro spietatezza sanguinaria, bensì il cambiamento climatico. Fu infatti una grande siccità ad alterare profondamente la vita di questa popolazione asiatica, dedita all’agricoltura e all’allevamento, spingendola a migrare verso l’Europa. Del resto, nel corso del IV secolo i capi unni avevano tessuto con pazienza una tela diplomatica con l’Impero romano, fatta di accordi reciproci. Solo un evento “esterno” poteva dunque spingerli a cambiare drasticamente strategia, optando per l’invasione.

Alcuni contributi scientifici hanno evidenziato l’esistenza di questo grande cambiamento climatico. Esaminando gli anelli degli alberi presenti nelle aree in cui erano insediati gli unni, si sono individuati i periodi di siccità, e si è visto come questi coincidessero esattamente con l’epoca delle incursioni unne in Occidente. Non solo: analizzando con il metodo degli isotopi alcuni resti umani ritrovati e riconducibili a questo popolo, si è osservato come gli unni furono persino costretti dal cambiamento climatico a cambiare dieta, che divenne decisamente più povera. La loro migrazione fu dunque dovuta soprattutto al bisogno di trovare nuove risorse alimentari.

Emigrazione, decolonizzazione, alterità: le parole chiave della prossima Biennale di Venezia

«Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere» è il titolo della 60ma edizione della Biennale d’Arte di Venezia che aprirà al pubblico il 20 aprile per protrarsi fino al 24 novembre. La scelta del tema di fondo della manifestazione, mutuata dalle installazioni al neon del collettivo Claire Fontaine, si deve al curatore Adriano Pedrosa, direttore del Museo di Arte di San Paolo (MASP), brasiliano d’origine e apertamente queer. 

Protagonista, stando alle anticipazioni, è lo straniero (altrimenti estraneo, stranger, étranger) incarnato dall’artista immigrato, espatriato, diasporico (ancora una volta), esiliato e rifugiato, seguendo una traiettoria che nuovamente si sposta tra Sud e Nord del mondo, così come avvenuto per la precedente edizione della Biennale Architettura curata dalla ghanese Lesley Lokko. In una realtà globale permeata da crisi multiformi e fenomeni migratori, in cui anche ad ognuno di noi può capitare di sentirsi intrinsecamente straniero, Pedrosa cerca di risarcire la marginalizzazione dell’outsider, l’autodidatta, il folk, e persino l’indigeno invitando ben 332 artisti. 

Parole-chiave e comuni denominatori della 60ma Biennale d’Arte 

Se emigrazione e decolonizzazione possono considerarsi le parole-chiave di questa edizione, i comuni denominatori vedono la forte presenza di artisti provenienti dal sud del mondo e di matrice indigena (come il collettivo brasiliano Mahku che realizzerà un murale sulla facciata del Padiglione Centrale ai Giardini e il collettivo Maataho di Aotearoa/Nuova Zelanda alle Corderie), la prevalenza di nomi presenti alla Biennale per la prima volta, la ricorrenza dell’arte tessile (Dana Awartani, Liz Collins, il collettivo cileno Bordadoras de Isla Negra, Frieda Toranzo-Jaeger, Pacita Abad e Yinka Shonibare) ed esponenti della cultura queer (tra gli altri, Erica Rutherford, Isaac Chong Wai, Elyla, Violeta Quispe, Louis Fratino). 

I contenuti e le sezioni 

Secondo quanto immaginato dal curatore, i contenuti si suddivideranno principalmente in due parti: il Nucleo Contemporaneo, allestito negli spazi delle Corderie, e il Nucleo Storico, al Padiglione Centrale ai Giardini. Nel primo si potranno trovare molti dei comuni denominatori sopra menzionati. Nel secondo troveremo esempi dell’arte del XX secolo di America Latina, Africa, Medio Oriente e Asia e tre ulteriori sezioni: «Ritratti» (perlopiù sculture e dipinti dal 1905 al 1990), «Astrazioni» e «Diaspora artistica italiana del XX secolo» (con 40 artisti che hanno sviluppato la loro carriera anche in Africa, Asia e America Latina).

Partecipazioni nazionali, Padiglione Italia ed eventi collaterali

Le partecipazioni nazionali sono quest’anno in tutto novanta distribuite, come d’abitudine tra Arsenale, gli storici padiglioni ai Giardini e altre sedi in città (palazzi, fondazioni, istituzioni culturali e non solo). La partecipazione della Santa Sede, ad esempio, troverà collocazione all’interno della casa di reclusione femminile sull’isola della Giudecca.

Il Padiglione Italia (Arsenale, Tese alle Vergini) curato da Luca Cerizza, vede quest’anno, come nel 2022, la partecipazione di un solo artista: Mario Bartolini. Il titolo «Due qui / To Hear» rimanda al tema dell’ascolto (al metaforico tendere l’orecchio verso l’altro) e si traduce in soluzioni scultoree, installative, sonore e performative. Tra le anticipazioni sino ad ora diffuse spicca il dettaglio di due installazioni sonore, tra cui quella del musicista inglese Gavin Bryars e di suo figlio Yuri che musicano il componimento del poeta argentino Roberto Juarroz dal titolo A veces ya no puedo moverme (“Certe volte non riesco più a muovermi”). 

Gli eventi collaterali ufficiali (30 in quest’edizione, da non confondersi con le altre numerose mostre in città) sono quelli che possono fregiarsi del leoncino rosso alato, logo della Biennale. Anch’essi sono distribuiti in diverse sedi culturali come l’Abbazia di San Giorgio Maggiore, le Fondazioni Querini Stampalia e Bevilacqua la Masa, le Procuratie Vecchie, l’Accademia di Belle Arti. Ogni progetto, previo il pagamento di una quota di partecipazione alla Biennale, deve avere l’approvazione del Curatore e allinearsi con il tema dell’edizione in corso.

È comunque fuor di dubbio che la forza attrattiva della città lagunare come vetrina internazionale a cui tutto il mondo dell’arte guarda alla ricerca di un proprio spazio di visibilità è tornata ai livelli di pre pandemia. Sono difatti ben oltre il centinaio le proposte espositive distribuite a Venezia nell’arco temporale dell’apertura della Biennale, ossia tra aprile e novembre.

Per approfondire

In copertina: Claire Fontaine (Founded in Paris, France, 2004 Based in Palermo, Italy) Foreigners Everywhere, Spagna (2007). (Photo by Studio Claire Fontaine © Studio Claire Fontaine Courtesy Claire Fontaine and Mennour, Paris)

L’Intelligenza Artificiale nelle produzioni animali

L’intelligenza artificiale (IA) sta entrando nelle attività quotidiane in diversi settori e sta evolvendo rapidamente anche in ambito zootecnico, sia nella gestione della mandria sia nello svolgimento di tutte le operazioni di routine quotidiana.

L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) nel 2023 ha formulato una precisa definizione di IA (utilizzata anche dall’Unione Europea): Un sistema di intelligenza artificiale è un sistema automatizzato (machine-based system) che, per obiettivi espliciti o impliciti, deduce, dagli input che riceve, come generare output in termini di previsioni, contenuti, raccomandazioni o decisioni che possono influenzare ambienti fisici o virtuali. I diversi sistemi di intelligenza artificiale variano i loro livelli di autonomia e adattività dopo la loro realizzazione”.

L’IA sfrutta diversi sistemi, i principali sono il Machine Learning (ML) ed il Deep Learning (DL). Il Machine Learning lavora sulla capacità di alcune macchine di apprendere nozioni ed elaborarle in modo autonomo al fine di svolgere delle mansioni precise. Il Deep Learning, invece, viene definito come una “rete neurale” a tutti gli effetti. Questa rete ha un funzionamento simile a quello del sistema di trasmissione degli impulsi umani: elabora gli stimoli esterni e genera una risposta (output) basata sull’interpretazione “pesata” degli stimoli ricevuti.

Quali sono le possibili applicazioni dell’IA nelle produzioni animali?

Attualmente si registrano diversi ambiti di applicazione dell’IA: sistemi di gestione aziendale della mandria (Adriaens I. et al., 2020), sistemi di valutazione e miglioramento genetico (Biffani S., 2023), gestione degli allevamenti estensivi che utilizzano i sistemi di rilevazione come gli UAV (i droni), i satelliti e le immagini fotografiche aeree (A. Müchera et al., 2022). Un esempio interessante di IA applicata in ambito zootecnico è il sistema messo a punto dall’Università del Wisconsin (USA) nel 2022 chiamato Dairy Brain che ha come obiettivo la gestione di un’azienda zootecnica utilizzando le numerose informazioni raccolte (Big Data). 

L’IA è stata inoltre sperimentata per monitorare il mercato dei prezzi delle derrate alimentari destinate alla zootecnia e quindi per migliorare la redditività aziendale (Boggini M. 2023). Boggioni ha evidenziato che le prime sperimentazioni in questo ambito hanno portato a risposte molto rapide ma carenti perché non hanno tenuto conto di diversi fattori come l’andamento della domanda e dell’offerta, il fenomeno delle speculazioni finanziarie e l’attuale crisi della logistica a livello globale. Questa panoramica suggerisce ampie applicazioni pratiche nel settore zootecnico e promette risvolti positivi in termini di miglioramento globale dell’efficienza dei sistemi produttivi.

IA e sostenibilità

In un recente convegno (ottobre 2023), il Dott. A. Rosati dell’EAAP (The European Federation of Animal Science) ha messo in evidenza la definizione di zootecnia sostenibile, ovvero, una produzione efficiente di prodotti animali sicuri dal punto di vista igienico sanitario e di elevati standard qualitativi. L’obiettivo della sostenibilità è quello di proteggere e migliorare l’ambiente naturale, le condizioni sociali ed economiche degli allevatori, dei loro dipendenti e delle comunità locali e del consumatore garantendo la salute e il benessere di tutte le specie allevate.

Lo stesso autore ha anche proiettato come in un futuro prossimo l’IA potrà essere utilizzata per andare incontro alle esigenze globali di zootecnia sostenibile. L’allevamento sostenibile sarà caratterizzato da un insieme di pratiche e principi che daranno priorità al benessere animale, alla responsabilità ambientale, alla sostenibilità economica e al benessere sociale. In sintesi, l’allevamento sostenibile del futuro sarà bilanciato tra le esigenze degli animali, dell’ambiente e della società dando priorità all’uso responsabile delle risorse, minimizzando l’impatto ambientale e garantendo il benessere degli animali, ottenendo così prodotti alimentari sicuri e di alta qualità.

La gestione del suolo

In arboricoltura la gestione del suolo può interessare, generalmente in forma distinta, la fila o l’interfila. La fila è lo spazio sottostante la linea delle piante che in genere ha una larghezza che corrisponde alla proiezione della chioma del filare al suolo. L’interfilare invece è lo spazio fra due file nel quale si transita per l’esecuzione delle comuni pratiche agronomiche. 

Gestione della fila

La gestione del suolo sulla fila viene realizzata principalmente per contenere lo sviluppo di essenze infestanti, preservare la dotazione idrica del terreno e contenere i fenomeni di erosione nei terreni collinari. Il controllo delle infestanti può essere realizzato con le lavorazioni, con varie tecniche di diserbo e con la trinciaturaLa lavorazione è stata la prima soluzione a essere applicata con fresature o scalzatura e rincalzatura a mezzo dischi. La successiva introduzione del diserbo chimico ha decretato la forte riduzione della diffusione della lavorazione a favore di questa tecnica più economica per la sua rapidità e praticità di esecuzione e il modesto numero di interventi richiesti nel corso di una stagione.

Lavorazione lineare esterna al filare

Attrezzatura per il diserbo chimico.

Oggi le crescenti attenzioni ambientali verso l’uso della chimica stanno favorendo la riscoperta delle lavorazioni del terreno lungo la linea del filare; tali lavorazioni hanno anche il vantaggio di interrompere la risalita capillare dell’umidità del terreno preservandone la dotazioni idrica che, in un periodo di forti emergenze climatiche, è sicuramente positivo.

Le macchine oggi disponibili per la lavorazione del filare sono sicuramente molto efficienti e performanti e tali da permettere elevate velocità di lavoro oltre che una sicurezza operativa a salvaguardia dei ceppi delle piante. Generalmente si tratta di macchine interceppo, vale a dire che operano con un movimento di rientro fra una pianta e l’altra; recentemente, tuttavia, si sono molto diffuse macchine che operano in modo lineare esternamente al filare con elevate velocità di lavoro.

La velocità di lavoro dipende anche dal tipo di attrezzo utilizzato; per esempio fresatrici, erpici rotanti e dischi scalzanti sono più lenti rispetto alle lame scalzanti che tuttavia richiedono un maggior numero di passaggi nel corso della stagione. Si distinguono macchine semplici o doppie (dette anche unilaterali o bilaterali), in funzione del fatto che operino solo sul filare di destra, rispetto alla linea di percorrenza della trattrice, o su entrambi i filari.

Meno diffuso è l’impiego di diserbatrici a filo o trinciatrici rientranti; le prime permettono velocità di lavoro più elevate ma entrambe, operando uno sfalcio del cotico erboso, non preservano l’umidità del terreno ma contengono, tuttavia, fenomeni di erosione in terreni collinari. Negli ultimi tempi si stanno sperimentando varie soluzioni di diserbo basate sull’uso di pressione, vapore, fuoco o schiume che, rispetto al diserbo chimico, offrono indubbi vantaggi ambientali anche se sono più complesse da applicare e non preservano l’umidità del terreno.

Coltello scalzante interceppo.

Dischiere scalzanti bilaterali.

 

Stelle rotanti verticali e orizzontali.

Pirodiserbo.

Gestione dell’interfila

La presenza del tappeto erboso interfilare è fondamentale per conferire portanza al terreno, cioè un sostegno al peso dei mezzi meccanici in transito. L’inerbimento interfilare nei territori collinari preserva anche dai fenomeni di erosione. Le macchine per la gestione dell’interfila sono le classiche trinciatrici che possono essere a lame con rotazione orizzontale, più veloci e operanti un taglio più elegante, o a coltelli o mazze a rotazione verticale. Queste ultime sono adatte anche alla triturazione dei residui di potatura in loco che, dopo varie esperienze di recupero ai fini energetici, resta la soluzione agronomicamente ed economicamente più sostenibile. È sempre preferibile che le trinciatrici interfilare abbiano una larghezza che permetta di completare il lavoro in un unico passaggio limitando le percorrenze e quindi i calpestamenti e i costi.

L’inerbimento interfilare assicura portanza
al transito dei mezzi meccanici.

Lavorazione anteriore con coltello scalzante
in combinata con trinciatura interfilare.

 

Fiestas populares de España: la mágica noche de San Juan

En España tenemos muchas fiestas populares que año tras año nos hacen celebrar nuestra cultura y revivir nuestras tradiciones. Descubre una de las fiestas más bonitas: la noche de San Juan.

La fiesta de San Juan tiene lugar entre la noche del 23 de junio y la madrugada del 24, la parte central que acompaña las diferentes celebraciones son las famosas hogueras. En Alicante, por ejemplo, se construyen enormes figuras de cartón para quemarlas como una hoguera mientras siguen las festividades por las calles. Lo que un extranjero se suele preguntar es: ¿Qué pasa con las hogueras? ¿Por qué son el símbolo de esta fiesta? 

Esta festividad mágica suele cautivar a miles de personas en el mundo porque, por más que San Juan fuera uno de los discípulos de Jesús, y aunque hemos asumido que esta fiesta sea una festividad cristiana, en realidad el origen es pagano. Antes de Cristo, diferentes culturas encendían una hoguera como rito para celebrar el solsticio de verano: se pensaba que el fuego fuese purificador y las llamas alejaran los malos espíritus. Con la llegada del cristianismo estas tradiciones se fusionaron con la imagen de San Juan Bautista, nacido el 24 de junio, y dieron origen a esta fiesta en la que se celebra su figura. 

Sin embargo, hoy muchas de las tradiciones españolas alrededor de esta fiesta tienen elementos típicos de los rituales mágicos. En Valencia y Galicia, como símbolo de protección, se suele saltar las llamas de las hogueras 7 o 9 veces. Por otro lado, todos los que viven en la costa se dan el primer baño del año durante la noche de San Juan y piden algunos deseos mientras las olas les golpean en los pies. Si estás en Asturias, el 23 de junio verás mucha gente escribiendo sus deseos en un papelito y echarlos al fuego junto a otros objetos para desprender energías positivas. 

Para darle la bienvenida al verano, los rituales de buena suerte no son la única característica de esta fiesta, también lo es la música: cualquier noche de San Juan que se respete tendrá bailes, canciones y diferentes ritmos por las calles de las ciudades.  En Barcelona se celebra la noche en la playa de la Barceloneta con bailes y espectáculos pirotécnicos, por otro lado en la isla de Menorca jinetes desfilan a caballo bailando la música tradicional. A pesar de las diferentes versiones, esta fiesta es una celebración popular que cada español vive a su manera, festejando en la calle o cenando en casa con sus vecinos, tocando música y encendiendo una pequeña hoguera para poder saltar con los seres queridos. 

La víspera de San Juan mezcla la religión con las tradiciones paganas y se ha mantenido hasta hoy como una de las fiestas españolas más conocidas, particulares y amadas. Si estás planeando un viaje a España este verano, ¡los días de San Juan serán imperdibles!

Educazione Civica: “Giornata Internazionale della Felicità”

Il 20 marzo di ogni anno ricorre la Giornata Internazionale della Felicità, istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) nel 2012. Nelle motivazioni, l’Assemblea indica come la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell’umanità, con un’attenzione particolare a un approccio più equo e inclusivo alla crescita economica e alla conseguente eradicazione della povertà in modo da promuovere il benessere e la felicità di ogni individuo.

Nella nota si esortano le istituzioni ma anche i singoli individui a promuovere e festeggiare questa giornata anche attraverso attività educative volte a sostenere la crescita della consapevolezza pubblicaCi siamo quindi interrogate su quali cose rendano i bambini felici; tra le molte cose, forse la più importante per questa fascia d‘età risulta essere l’amicizia degli amici e delle amiche e l’accettazione nel gruppo dei pari.

Abbiamo quindi voluto proporre un’attività che avesse come scopo quello di conoscere meglio i propri compagni di classe in modo da favorire il dialogo e spingere i bambini e le bambine a interagire anche con persone che si frequentano di meno. Quella che andiamo a proporre è una vera e propria “caccia al tesoro umano” dove ciò che scopriamo su compagni e compagne ci permette di avvicinarci, di aprire il dialogo, di farci sentire e far sentire inclusi tutti e tutte. Guardare e ascoltare per davvero una persona è il miglior regalo che possiamo farle.

Il libro che abbiamo scelto questo mese per accompagnare l’azione didattica è “Mostro del cuore” di Rachel Bright edito da Mondadori. Si tratta di un albo illustrato che affronta con delicatezza i temi della diversità, dell’amicizia ed emozioni importanti quali la tristezza e la felicità.

Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:

  • prima parte: lettura espressiva della storia;
  • seconda parte: presentazione del lavoro;
  • terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare il libretto dell’amicizia.

VIDEO

MATERIALI

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LE AUTRICI

Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.

Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.

Entrambe sono autrici Fabbri–Erickson.

Riclassificazione dello Stato patrimoniale e del Conto economico, indici di bilancio e report finale

La prova di verifica ha come oggetto l’analisi per indici e consente di accertare alcune fondamentali abilità del programma della classe quinta: redigere lo Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario, redigere il Conto economico secondo la configurazione a valore aggiunto, calcolare i principali indici per l’analisi patrimoniale, finanziaria, economica, redigere un report di commento dei risultati ottenuti.

 

Essere felici è una competenza

Il 20 marzo sarà la Giornata Mondiale della FelicitàSecondo Zygmunt Bauman la felicità è fonte di un interessante paradosso filosofico. Tutto quello che facciamo nel corso della nostra vita è orientato alla ricerca della felicità, eppure ben pochi, se interrogati, arrivano a definirsi pienamente felici. Colpa di alcune idee assunte come ovvie (competizione, raggiungimento di obiettivi, ricerca dell’indipendenza…) che in realtà allontanano l’individuo da se stesso. Una riflessione sociologica e filosofica, quella di Bauman, che però interroga la scuola in un’ottica di visione generale, ma anche nella pratica quotidiana.

Prima di occuparci degli aspetti tipicamente scolastici, può essere utile aggiungere due distinte riflessioni di un altro filosofo: Salvatore Natoli.

  1. “La felicità consiste nella capacità di superare le difficoltà invece che subirle.”
  2. “L’opposto della felicità non è il dolore ma la noia, quando il mondo non ha più significato per noi, e una delle cause della noia è che siamo sempre attenti a noi stessi, ripiegati in noi stessi.”

L’educazione alla felicità è, quindi, non solo possibile, ma passa per una corretta percezione delle relazioni: con le cose, con le persone, con gli avvenimenti che avvengono intorno a noi. La felicità, cioè, non è solo un’emozione, ma è una competenza. E come per tutte le competenze, occorre lavorare per svilupparla. La felicità sostanzialmente può essere allenata, perchè se è vero che circa il 50% del nostro livello di felicità dipende dai geni e il 10% dal nostro vissuto, il 40% dipende invece dalla nostra mente, dalla nostra consapevolezza. 

E allora, per esempio, le domande che possiamo fare ogni giorno ai nostri alunni e alle nostre alunne sono, dunque:

  • Ti senti felice? (e qui stiamo parlando di emozioni)
  • Cosa puoi fare per essere felice? (e qui parliamo di consapevolezza).

Le azioni che possiamo attivare a scuola sono molte. La felicità ha alla base una corretta educazione da costruire giorno per giorno attraverso un insieme di esperienze ottimali. Questo il nostro compito come insegnanti. Il concetto di esperienza ottimale o “stato di flow” è noto in psicologia grazie al lavoro formulato da Mihaly Csikszentmihalyi a partire dal 1975. In pratica, il flow è “un stato in cui la persona si trova completamente assorta in un’attività per il suo proprio piacere e diletto, durante il quale il tempo vola e le azioni, i pensieri e i movimenti si succedono uno dopo l’altro, senza sosta”.

Si tratta di un momento nel quale i soggetti (bambini, adolescenti o adulti) sono talmente immersi in un compito sfidante da perdere la stessa percezione del tempo. Il modello dell’esperienza ottimale è considerato come teoria di riferimento sul tema della felicità e può essere schematizzabile in alcune componenti date come necessarie.

Le elenchiamo per poi proporre un contesto d’uso utile anche in una pratica didattica.

  • Il risultato proposto deve essere raggiungibile, gli obiettivi concreti. Per obiettivi “sfidanti” non si intendono, quindi, attività particolarmente difficili o inutilmente complicate, ma proposte capaci di stimolare l’impegno.
  • L’ambiente deve consentire la piena concentrazione, per un tempo sufficientemente prolungato. Lo stato di flow difficilmente può essere raggiunto con distrattori o in contesti arricchiti di stimoli non strettamente necessari.
  • Lo sforzo non è percepito come “faticoso”, ma una conseguenza della concentrazione.
  • Tutta l’attenzione è focalizzata sul compito e la situazione è percepita come sotto controllo, anche nel caso di errore, battuta di arresto, sconfitta.
  • Il feedback deve essere chiaro, diretto e immediato. Successi e fallimenti, nel corso dell’attività, sono presentati come ovvi e connaturati a un compito sfidante.

Se questa lista parziale di caratteristiche dovesse essere percepita come eccessiva, può essere sufficiente osservare dei bambini anche piccoli di fronte a un gioco da tavoliere come per esempio gli scacchi. Si tratta sicuramente di un compito sfidante che fa perdere la percezione del tempo, in cui i distrattori sono ridotti al minimo, lo sforzo porta a focalizzare l’attenzione e fa percepire la situazione sotto controllo (anche di fronte a un andamento critico della partita).

Quello della partita a scacchi è solo un esempio, ovviamente, ma è interessante perché si tratta di un’attività di concentrazione facilmente sovrapponibile con attività di tipo didattico. In definitiva, lo stato di flow sopraggiunge quando si produce un equilibrio tra la sfida proposta dal compito o dall’attività che gli alunni stanno affrontando e le abilità di cui dispongono per affrontarlo. Se l’attività proposta risulta troppo facile o troppo complessa rispetto alle abilità dei singoli, l’esperienza ottimale non si verifica e quindi sorge una domanda che possiamo facilmente anticipare: come si può creare un’esperienza di esperienza ottimale se in classe ho 20-27 soggetti con abilità diverse?

La risposta è in un modello inclusivo di progettazione didattica universale, che pone al centro le mille differenze presenti nelle classi, che garantisce spazi di libertà e di crescita consapevole. Come sempre, ci piace poi consigliare delle letture che possono essere molto utili anche in fase di attivazione, oltre che per la conduzione delle diverse unità di lavoro. A partire dai libri di testo, ovviamente, che sono il primo strumento nelle mani di bambine e bambini.

L’inserto sulle emozioni e in particolare sulla felicità presente in “Vola con Bob” (primo ciclo della primaria), Fabbri-Erickson,  per esempio, può rappresentare un primo strumento da utilizzare in classe, insieme a un approccio al monitoraggio costruttivo (“Primi passi”, “Passi sicuri”, “Un passo in più”) che offre l’occasione di inserire, nel discorso “emozioni” e “felicità”, anche la valutazione.

Per il secondo ciclo, un ragionamento simile è stato avviato in “Solo storie belle”, Fabbri-Erickson,  all’interno del quale è inserito uno specifico inserto chiamato “Obiettivo felicità”. Inoltre anche la ricchezza testuale e l’attenzione all’autovalutazione offrono l’occasione di incontrare le diverse sensibilità e potenzialità presenti in classe, alla base per un approccio universale. Eccoci quindi con i nostri suggerimenti, che possono stimolare creativamente infiniti percorsi in classe: 

  • “50 ways to feel happy”, Vanessa King, QED
  • “Ora sono felice”, Antoinette Portis, Terre di Mezzo
  • “Piccolo catalogo degli istanti di felicità”, Roger Olmos, Lewis York, Maria Margherita Bulgarini
  • “La mia vita felice”, Rose Lagercrantz ed Eva Eriksson

Buona Giornata mondiale della felicità!

Poesia delle piccole cose

Perché fare poesia a scuola?

La poesia fa parte della vita dei bambini fin da piccolissimi e la musicalità, la rima, la parola giocata li accompagna nella crescita. Fare poesia è un’attività formativa, creativa, liberatoria. Si parte da cose molto semplici: per esempio dall’osservare due cose e dal trovare somiglianze e differenze, per poi passare a smontare il testo poetico e poi rimontarlo. Partiamo da una parola, da un verso, da un’immagine, e da lì ne arrivano altre. Nascono così le “sinapsi”, le connessioni tra parole e immagini, unite spesso da sensazioni, emozioni, esperienze. In poche parole la poesia riesce a racchiudere significati immensi, che solo le parole dei bambini e delle bambine sanno esprimere.

Poesia: inutile importanza 

C’è purtroppo un’idea diffusa che la poesia sia qualcosa di inutile o di difficile comprensione per i bambini. Capita a scuola di utilizzarla solo per le feste comandate, relegandola alle ricorrenze o alle stagioni. I bambini però spesso dimostrano un interesse attento nei confronti della poesia, vista come un’occasione piacevole, divertente, emozionante, fantasiosa di approccio alla lingua, capace di parlare alla parte più vera di ciascuno. Proprio per questo la scuola ha una responsabilità enorme nell’avvicinare gli alunni alla poesia di qualità attraverso attività che sappiano valorizzare i migliori testi della tradizione e dell’attualità, facendo in modo che ogni bambino e ogni bambina possa toccare con mano i propri pensieri, conoscersi più attentamente e più da vicino, riuscendo ad accedere al proprio spazio interiore che l’immersione nel testo poetico permette.

La lentezza della primavera 

Il 21 marzo sarà la Giornata Mondiale della poesia, che si accompagna sempre all’inizio della primavera. Quale occasione migliore per far assaporare ai nostri bambini e alle nostre bambine quel senso di lentezza che ci chiede l’osservazione attenta e curiosa della vita che nasce, di un fiore che spunta, di una chiocciola che lascia la scia? È necessario accompagnare le nostre classi verso il tempo lento e lo stupore delle piccole cose, partendo proprio da una riflessione a grande gruppo: quali sono per noi le piccole cose importanti? L’ascolto della canzone può aiutare nel dialogo e nella ricerca di quali siano per ciascuno di noi le piccole cose belle.

Diario di un’immersione poetica di primavera con i più piccoli

Siamo stati in giardino e siamo andati a caccia di parole sulla primavera osservando le piccole cose attorno a noi: le abbiamo scritte alla rinfusa su un foglio e poi abbiamo riportato le più belle su dei post-it. Ci siamo creati un magazzino di parole da cui attingere per poter scrivere le nostre personali poesie. Ci siamo chiesti cosa la primavera risvegliava in noi, completando la scheda e poi abbiamo provato a mettere insieme parole, sensazioni, azioni, piccole osservazioni. Scrivere poesie significa scavare dentro le nostre emozioni e mettere in moto tutti i sensi. Dopo tutti i giochi che abbiamo fatto con le parole, qualche poesia ha già iniziato a spuntare dalle nostre penne….

Insegnare a scrivere poesia ai più grandi

Insegnare a scrivere poesie significa far sperimentare a bambini e bambine la bellezza della lingua, la sonorità delle parole ma soprattutto la possibilità di esprimere il proprio sentire. Risulta quindi necessario seminare l’attenzione alle piccole cose ma nello stesso tempo fornire strategie di scrittura che possano sostenere l’espressione personale. Come creare suoni e immagini attraverso le parole? Vi invito a sfogliare a approfondire il percorso sulla scrittura poetica in Leggo, sento, Imparo, dove l’attenzione delle attività proposte si concentra sulla scoperta del linguaggio poetico e sulla profondità espressiva. 

Come sottolinea Chiara Carminati sicuramente si dovrebbero “nutrire bambini e ragazzi con letture di poesia offerte ad ogni angolo di programma, seminati dentro e fuori dai libri, provocate da un avvenimento imprevisto o da un preciso rituale; immergerli nella parola giocosa, precisa, preziosa, concentrata, musicale; esporli all’ascolto di poesie come ci si espone al sole, lasciandosi abbronzare; assaporare con loro i suoni e gli echi dei motivi, gli sguardi diversi sul mondo, esplorare la forma data alle parole e la loro posizione nello spazio”.

I bambini hanno una capacità immaginativa straordinaria e attraverso attività attive e coinvolgenti sono in grado di scavare nel proprio profondo e tirare fuori parole e sensazioni che noi adulti non ci aspetteremmo.

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Affrontare il Gender gap: un passo avanti verso la parità di genere

Questo mese Tramontana ha deciso di dedicare il video articolo di Rivista al problema delle diverse forme di disparità di genere nel nostro Paese. Le statistiche più recenti disegnano infatti un quadro poco incoraggiante in merito: oltre l’88% dei nuovi posti di lavoro creati nel 2022 è stato appannaggio degli uomini, con l’occupazione femminile che si attesta a 10 punti percentuali sotto la media europea; la disparità salariale tra uomini e donne raggiunge la cifra di circa 8 mila euro, mentre si è registrato un netto peggioramento nella partecipazione femminile alla vita politica. Numeri che testimoniano come, a distanza di decenni, il dettato costituzionale – che riconosce a tutti i cittadini e le cittadine il diritto a un’effettiva partecipazione alla vita politica, economica e sociale del Paese – rimanga in parte inattuato.

Il video 

 

Come sempre, dopo aver visionato il video, potete scaricare le schede di attività preparate per voi: un compito di realtà da proporre alla classe – che stimolerà studenti e studentesse a riflettere sul problema, elaborando soluzioni finalizzate a diffonderne la consapevolezza – e una scheda riservata ai docenti, comprensiva di strumenti per la valutazione.

Materiali aggiuntivi