Riclassificazione dello Stato patrimoniale e del Conto economico, indici di bilancio e report finale

La prova di verifica ha come oggetto l’analisi per indici e consente di accertare alcune fondamentali abilità del programma della classe quinta: redigere lo Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario, redigere il Conto economico secondo la configurazione a valore aggiunto, calcolare i principali indici per l’analisi patrimoniale, finanziaria, economica, redigere un report di commento dei risultati ottenuti.

 

Essere felici è una competenza

Il 20 marzo sarà la Giornata Mondiale della FelicitàSecondo Zygmunt Bauman la felicità è fonte di un interessante paradosso filosofico. Tutto quello che facciamo nel corso della nostra vita è orientato alla ricerca della felicità, eppure ben pochi, se interrogati, arrivano a definirsi pienamente felici. Colpa di alcune idee assunte come ovvie (competizione, raggiungimento di obiettivi, ricerca dell’indipendenza…) che in realtà allontanano l’individuo da se stesso. Una riflessione sociologica e filosofica, quella di Bauman, che però interroga la scuola in un’ottica di visione generale, ma anche nella pratica quotidiana.

Prima di occuparci degli aspetti tipicamente scolastici, può essere utile aggiungere due distinte riflessioni di un altro filosofo: Salvatore Natoli.

  1. “La felicità consiste nella capacità di superare le difficoltà invece che subirle.”
  2. “L’opposto della felicità non è il dolore ma la noia, quando il mondo non ha più significato per noi, e una delle cause della noia è che siamo sempre attenti a noi stessi, ripiegati in noi stessi.”

L’educazione alla felicità è, quindi, non solo possibile, ma passa per una corretta percezione delle relazioni: con le cose, con le persone, con gli avvenimenti che avvengono intorno a noi. La felicità, cioè, non è solo un’emozione, ma è una competenza. E come per tutte le competenze, occorre lavorare per svilupparla. La felicità sostanzialmente può essere allenata, perchè se è vero che circa il 50% del nostro livello di felicità dipende dai geni e il 10% dal nostro vissuto, il 40% dipende invece dalla nostra mente, dalla nostra consapevolezza. 

E allora, per esempio, le domande che possiamo fare ogni giorno ai nostri alunni e alle nostre alunne sono, dunque:

  • Ti senti felice? (e qui stiamo parlando di emozioni)
  • Cosa puoi fare per essere felice? (e qui parliamo di consapevolezza).

Le azioni che possiamo attivare a scuola sono molte. La felicità ha alla base una corretta educazione da costruire giorno per giorno attraverso un insieme di esperienze ottimali. Questo il nostro compito come insegnanti. Il concetto di esperienza ottimale o “stato di flow” è noto in psicologia grazie al lavoro formulato da Mihaly Csikszentmihalyi a partire dal 1975. In pratica, il flow è “un stato in cui la persona si trova completamente assorta in un’attività per il suo proprio piacere e diletto, durante il quale il tempo vola e le azioni, i pensieri e i movimenti si succedono uno dopo l’altro, senza sosta”.

Si tratta di un momento nel quale i soggetti (bambini, adolescenti o adulti) sono talmente immersi in un compito sfidante da perdere la stessa percezione del tempo. Il modello dell’esperienza ottimale è considerato come teoria di riferimento sul tema della felicità e può essere schematizzabile in alcune componenti date come necessarie.

Le elenchiamo per poi proporre un contesto d’uso utile anche in una pratica didattica.

  • Il risultato proposto deve essere raggiungibile, gli obiettivi concreti. Per obiettivi “sfidanti” non si intendono, quindi, attività particolarmente difficili o inutilmente complicate, ma proposte capaci di stimolare l’impegno.
  • L’ambiente deve consentire la piena concentrazione, per un tempo sufficientemente prolungato. Lo stato di flow difficilmente può essere raggiunto con distrattori o in contesti arricchiti di stimoli non strettamente necessari.
  • Lo sforzo non è percepito come “faticoso”, ma una conseguenza della concentrazione.
  • Tutta l’attenzione è focalizzata sul compito e la situazione è percepita come sotto controllo, anche nel caso di errore, battuta di arresto, sconfitta.
  • Il feedback deve essere chiaro, diretto e immediato. Successi e fallimenti, nel corso dell’attività, sono presentati come ovvi e connaturati a un compito sfidante.

Se questa lista parziale di caratteristiche dovesse essere percepita come eccessiva, può essere sufficiente osservare dei bambini anche piccoli di fronte a un gioco da tavoliere come per esempio gli scacchi. Si tratta sicuramente di un compito sfidante che fa perdere la percezione del tempo, in cui i distrattori sono ridotti al minimo, lo sforzo porta a focalizzare l’attenzione e fa percepire la situazione sotto controllo (anche di fronte a un andamento critico della partita).

Quello della partita a scacchi è solo un esempio, ovviamente, ma è interessante perché si tratta di un’attività di concentrazione facilmente sovrapponibile con attività di tipo didattico. In definitiva, lo stato di flow sopraggiunge quando si produce un equilibrio tra la sfida proposta dal compito o dall’attività che gli alunni stanno affrontando e le abilità di cui dispongono per affrontarlo. Se l’attività proposta risulta troppo facile o troppo complessa rispetto alle abilità dei singoli, l’esperienza ottimale non si verifica e quindi sorge una domanda che possiamo facilmente anticipare: come si può creare un’esperienza di esperienza ottimale se in classe ho 20-27 soggetti con abilità diverse?

La risposta è in un modello inclusivo di progettazione didattica universale, che pone al centro le mille differenze presenti nelle classi, che garantisce spazi di libertà e di crescita consapevole. Come sempre, ci piace poi consigliare delle letture che possono essere molto utili anche in fase di attivazione, oltre che per la conduzione delle diverse unità di lavoro. A partire dai libri di testo, ovviamente, che sono il primo strumento nelle mani di bambine e bambini.

L’inserto sulle emozioni e in particolare sulla felicità presente in “Vola con Bob” (primo ciclo della primaria), Fabbri-Erickson,  per esempio, può rappresentare un primo strumento da utilizzare in classe, insieme a un approccio al monitoraggio costruttivo (“Primi passi”, “Passi sicuri”, “Un passo in più”) che offre l’occasione di inserire, nel discorso “emozioni” e “felicità”, anche la valutazione.

Per il secondo ciclo, un ragionamento simile è stato avviato in “Solo storie belle”, Fabbri-Erickson,  all’interno del quale è inserito uno specifico inserto chiamato “Obiettivo felicità”. Inoltre anche la ricchezza testuale e l’attenzione all’autovalutazione offrono l’occasione di incontrare le diverse sensibilità e potenzialità presenti in classe, alla base per un approccio universale. Eccoci quindi con i nostri suggerimenti, che possono stimolare creativamente infiniti percorsi in classe: 

  • “50 ways to feel happy”, Vanessa King, QED
  • “Ora sono felice”, Antoinette Portis, Terre di Mezzo
  • “Piccolo catalogo degli istanti di felicità”, Roger Olmos, Lewis York, Maria Margherita Bulgarini
  • “La mia vita felice”, Rose Lagercrantz ed Eva Eriksson

Buona Giornata mondiale della felicità!

Poesia delle piccole cose

Perché fare poesia a scuola?

La poesia fa parte della vita dei bambini fin da piccolissimi e la musicalità, la rima, la parola giocata li accompagna nella crescita. Fare poesia è un’attività formativa, creativa, liberatoria. Si parte da cose molto semplici: per esempio dall’osservare due cose e dal trovare somiglianze e differenze, per poi passare a smontare il testo poetico e poi rimontarlo. Partiamo da una parola, da un verso, da un’immagine, e da lì ne arrivano altre. Nascono così le “sinapsi”, le connessioni tra parole e immagini, unite spesso da sensazioni, emozioni, esperienze. In poche parole la poesia riesce a racchiudere significati immensi, che solo le parole dei bambini e delle bambine sanno esprimere.

Poesia: inutile importanza 

C’è purtroppo un’idea diffusa che la poesia sia qualcosa di inutile o di difficile comprensione per i bambini. Capita a scuola di utilizzarla solo per le feste comandate, relegandola alle ricorrenze o alle stagioni. I bambini però spesso dimostrano un interesse attento nei confronti della poesia, vista come un’occasione piacevole, divertente, emozionante, fantasiosa di approccio alla lingua, capace di parlare alla parte più vera di ciascuno. Proprio per questo la scuola ha una responsabilità enorme nell’avvicinare gli alunni alla poesia di qualità attraverso attività che sappiano valorizzare i migliori testi della tradizione e dell’attualità, facendo in modo che ogni bambino e ogni bambina possa toccare con mano i propri pensieri, conoscersi più attentamente e più da vicino, riuscendo ad accedere al proprio spazio interiore che l’immersione nel testo poetico permette.

La lentezza della primavera 

Il 21 marzo sarà la Giornata Mondiale della poesia, che si accompagna sempre all’inizio della primavera. Quale occasione migliore per far assaporare ai nostri bambini e alle nostre bambine quel senso di lentezza che ci chiede l’osservazione attenta e curiosa della vita che nasce, di un fiore che spunta, di una chiocciola che lascia la scia? È necessario accompagnare le nostre classi verso il tempo lento e lo stupore delle piccole cose, partendo proprio da una riflessione a grande gruppo: quali sono per noi le piccole cose importanti? L’ascolto della canzone può aiutare nel dialogo e nella ricerca di quali siano per ciascuno di noi le piccole cose belle.

Diario di un’immersione poetica di primavera con i più piccoli

Siamo stati in giardino e siamo andati a caccia di parole sulla primavera osservando le piccole cose attorno a noi: le abbiamo scritte alla rinfusa su un foglio e poi abbiamo riportato le più belle su dei post-it. Ci siamo creati un magazzino di parole da cui attingere per poter scrivere le nostre personali poesie. Ci siamo chiesti cosa la primavera risvegliava in noi, completando la scheda e poi abbiamo provato a mettere insieme parole, sensazioni, azioni, piccole osservazioni. Scrivere poesie significa scavare dentro le nostre emozioni e mettere in moto tutti i sensi. Dopo tutti i giochi che abbiamo fatto con le parole, qualche poesia ha già iniziato a spuntare dalle nostre penne….

Insegnare a scrivere poesia ai più grandi

Insegnare a scrivere poesie significa far sperimentare a bambini e bambine la bellezza della lingua, la sonorità delle parole ma soprattutto la possibilità di esprimere il proprio sentire. Risulta quindi necessario seminare l’attenzione alle piccole cose ma nello stesso tempo fornire strategie di scrittura che possano sostenere l’espressione personale. Come creare suoni e immagini attraverso le parole? Vi invito a sfogliare a approfondire il percorso sulla scrittura poetica in Leggo, sento, Imparo, dove l’attenzione delle attività proposte si concentra sulla scoperta del linguaggio poetico e sulla profondità espressiva. 

Come sottolinea Chiara Carminati sicuramente si dovrebbero “nutrire bambini e ragazzi con letture di poesia offerte ad ogni angolo di programma, seminati dentro e fuori dai libri, provocate da un avvenimento imprevisto o da un preciso rituale; immergerli nella parola giocosa, precisa, preziosa, concentrata, musicale; esporli all’ascolto di poesie come ci si espone al sole, lasciandosi abbronzare; assaporare con loro i suoni e gli echi dei motivi, gli sguardi diversi sul mondo, esplorare la forma data alle parole e la loro posizione nello spazio”.

I bambini hanno una capacità immaginativa straordinaria e attraverso attività attive e coinvolgenti sono in grado di scavare nel proprio profondo e tirare fuori parole e sensazioni che noi adulti non ci aspetteremmo.

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Affrontare il Gender gap: un passo avanti verso la parità di genere

Questo mese Tramontana ha deciso di dedicare il video articolo di Rivista al problema delle diverse forme di disparità di genere nel nostro Paese. Le statistiche più recenti disegnano infatti un quadro poco incoraggiante in merito: oltre l’88% dei nuovi posti di lavoro creati nel 2022 è stato appannaggio degli uomini, con l’occupazione femminile che si attesta a 10 punti percentuali sotto la media europea; la disparità salariale tra uomini e donne raggiunge la cifra di circa 8 mila euro, mentre si è registrato un netto peggioramento nella partecipazione femminile alla vita politica. Numeri che testimoniano come, a distanza di decenni, il dettato costituzionale – che riconosce a tutti i cittadini e le cittadine il diritto a un’effettiva partecipazione alla vita politica, economica e sociale del Paese – rimanga in parte inattuato.

Il video 

 

Come sempre, dopo aver visionato il video, potete scaricare le schede di attività preparate per voi: un compito di realtà da proporre alla classe – che stimolerà studenti e studentesse a riflettere sul problema, elaborando soluzioni finalizzate a diffonderne la consapevolezza – e una scheda riservata ai docenti, comprensiva di strumenti per la valutazione.

Materiali aggiuntivi

À la découverte des fêtes françaises : Chandeleur, Mardi Gras et Carnaval

Chaque année en France, le mois de février est marqué par une série de fêtes et de célébrations qui enchantent les petits et les grands, de la Chandeleur au Carnaval. Ces festivités, riches en histoire et traditions, apportent joie et convivialité à notre quotidien, tout en nous invitant à découvrir et à perpétuer les coutumes appartenant à notre culture.

La Chandeleur : la fête des Crêpes

La Chandeleur, célébrée le 2 février est une fête traditionnelle en France où l’on déguste des crêpes. Mais d’où vient cette tradition ? À l’origine, la Chandeleur était une fête religieuse marquant la présentation de Jésus au Temple, mais elle est aujourd’hui associée à la lumière et au retour progressif des jours plus longs. Les crêpes, par leur forme ronde et dorée, symbolisent le soleil et l’abondance pour l’année à venir. Quelle recette suivre ? En voilà une très sympa.

Connaissez-vous cette tradition amusante ? Faire sauter la première crêpe de la main droite en tenant une pièce de monnaie dans la main gauche, afin d’assurer prospérité et bonheur pour l’année à venir. Qui veut tenter sa chance ?

Mardi Gras : déguisements et festivités

Mardi Gras est une journée de festivités qui précède le début du Carême dans la tradition chrétienne. C’est l’occasion de se régaler avant la période de jeûne et de privation qui précède Pâques. Découvrez la différence entre Mardi Gras et Carnaval ! 

Une des traditions les plus populaires de Mardi Gras est celle des parades colorées, où les participants se déguisent avec des costumes extravagants et défilent dans les rues au son de la musique. Que faire de votre côté ? Pourquoi ne pas organiser un concours de costumes ou des jeux en classe, accompagnés de musique et dégustations de pâtisseries traditionnelles ?

Carnaval : fêtes et défilés éblouissants

Le Carnaval, qui se déroule juste après Mardi Gras, est une période de festivités et de défilés colorés dans de nombreuses régions de France. La différence avec Mardi Gras, c’est que Mardi Gras ne dure qu’un jour ! Cette tradition remonte à l’Antiquité et était à l’origine une fête païenne célébrant le renouveau de la nature au début du printemps. 

Aujourd’hui, le Carnaval est une célébration joyeuse où les participants portent des costumes extravagants, des masques élaborés et défilent dans les rues au son de la musique. Les défilés de Carnaval sont souvent accompagnés de danses, de spectacles de rue et de stands proposant des spécialités gastronomiques locales.

Du 26 février au 1er mars prochain, se dérouleront divers événements: le Carnaval de Nice avec ses défilés de chars décorés sur le thème de la Riviera française, le Carnaval de Paris avec le grand défilé dans les rues de la capitale, mais aussi le célèbre Carnaval de Dunkerque avec de nombreuses festivités maritimes, des défilés de géants, des bals populaires et aussi la traditionnelle distribution de harengs saurs! 

Toutes ces festivités sont des moments joyeux et festifs qui rythment l’hiver français. Ces traditions, ancrées dans l’histoire et la culture françaises, offrent l’occasion de de partager des moments de convivialité et de perpétuer des coutumes précieuses pour les générations futures. Prêts à vous lancer dans la parade ?

Matematica e reti neurali

Nell’immaginario collettivo, le reti neurali sono spesso rappresentate come una serie di gruppi di pallini (neuroni) collegati in modo più o meno intricato. Questa immagine intuitiva nasconde una realtà ben più complessa e affascinante, dove ogni neurone “accende” una scintilla che si trasmette ai neuroni collegati, creando una catena di trasmissioni che parte dai neuroni di input e arriva a quelli di output. In termini matematici, questo processo descrive una funzione f(i1, i2, …, in) che produce come risultato i valori dei neuroni di output. Il nostro obiettivo è spiegare come si possa ricostruire questa funzione in modo chiaro e accessibile.

 

A cura di Curvilinea, cooperativa attiva nella divulgazione della matematica. www.curvilinea.org

Educazione Civica: “M’illumino di meno”

Il 16 febbraio di ogni anno ricorre l’anniversario della Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili anche conosciuta come M’illumino di menoCome ogni giornata dedicata a un evento o una tematica particolare, questa vuole essere un momento per avviare delle riflessioni che non si esauriscano con la giornata stessa ma che diano il via a buone pratiche per un cambiamento durevole nel tempo.

Questa giornata in particolare, nata nel 2005 dal programma radiofonico Caterpillar condotto da Massimo Cirri e Sara Zambotti sui temi della salvaguardia del pianeta e dei pericoli ambientali, ci fa capire quanto il sentire comune e il passaparola possono fare la differenza. Nell’edizione 2024, infatti, a partecipare all’iniziativa sono state 9.998.741 persone. 

Sul sito ufficiale sono indicati i principi fondamentali di M’illumino di Meno:

  • Educazione ambientale per promuovere consapevolezza ambientale attraverso il racconto di notizie e storie di sostenibilità;
  • Comunità per costruire una comunità dinamica intorno a un repertorio condiviso di buone pratiche ambientali;
  • Partecipazione per incentivare l’azione e la partecipazione attiva nella realizzazione di iniziative sostenibili.

Ma come partecipare attivamente?

Sul sito è presente un decalogo di azioni che possono essere messe in pratica al fine di partecipare attivamente a questa giornata. La prima azione, che è quella più rappresentativa dell’evento e che viene proposta anche da molti comuni ed enti pubblici, è spegnere e far spegnere le luci, a cui seguono la cena  a lume di candela preparando una cena antispreco con gli avanzi, il muoversi senza auto, organizzare un’attività di sensibilizzazione, piantare alberi, piante e fiori, fare economia circolare, condividere viaggi in auto, il wi-fi e tutto ciò che consuma risorse, organizzare un evento non energivoro, fare efficientamento energetico e abbassare il riscaldamento.

Il decalogo è scaricabile in formato pdf sul sito ufficiale.

Oggi con questo articolo e progetto vorremmo dare il nostro contributo alla diffusione di questa valida iniziativa. Il libro che abbiamo scelto questo mese per accompagnare l’azione didattica è “I mostri che minacciano il pianeta. Scopri come difendere la Terra!” di Marie G. Rhode edito da Mondadori. Si tratta di un albo illustrato molto interessante che descrive la Terra come un luogo assediato da pericolosissimi mostri e di cui abbiamo già letto altre pagine in occasione di altri due articoli rispettivamente Educazione Civica: “Un passo alla volta, faccio la differenza! e Educazione Civica: il lapbook sulla raccolta differenziata.

Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:

  • prima parte: lettura espressiva della storia;
  • seconda parte: presentazione del lavoro;
  • terza parte: video tutorial con i passaggi per realizzare il telefono della chiamata all’azione.

VIDEO

Materiali

LE AUTRICI

Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.

Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.

Entrambe sono autrici Fabbri–Erickson.

Apprendere per scoperta

Cosa vuol dire “apprendere per scoperta”?

Osservando le nostre classi è sempre più evidente e chiara la necessità che alunni e alunne siano implicati direttamente nei processi di apprendimento, con un coinvolgimento significativo e pratico. D’altronde è proprio quello che ben dichiarano le Indicazioni Nazionali, ma sicuramente anche i nostri curricoli d’Istituto.

Apprendere per scoperta significa proprio mettere la classe davanti ad una sorta di domanda di ricerca rispetto ad una questione, un materiale, un elaborato, un testo, e far sì che siano gli alunni e le alunne direttamente a scoprire la regola o la definizione, mettendo in atto le strategie e le modalità che ciascuno preferisce. Se poi il tutto viene fatto in piccoli gruppi, allora davvero si innescherà in ciascuno la capacità di problem solving e di attuazione di ipotesi ben distanti dall’apprendimento meccanico e mnemonico. 

Come affermano i teorici dell’apprendimento significativo (tra i principali ricordiamo Ausubel, Rogers, Jonassen, Novak, ecc), dobbiamo predisporre attività che si fondino sulla costruzione attiva di significati da parte degli alunni e delle alunne, che ci sia un collegamento concreto con l’ambiente di apprendimento e che il tutto si svolga in modo collaborativo.

La grammatica per scoperta

Un campo su cui è possibile già sperimentare ad esempio è proprio quello della ricerca collettiva per scoperta delle regole della nostra lingua. Vediamo nella pratica, con un esempio facile, come si può fare:

→ scopriamo la regola di QU e CU in classe seconda

  1. Per dare un aggancio emotivo, senza accenni alla regola, leggiamo lungo la settimana due albi illustrati che contengano nel titolo una parola con QU e una parola con CU (La quaglia e il sasso – Il giardino curioso). Le due parole saranno poi due riferimenti utili a cui tornare una volta scoperta la regola. 
  2. Nei giorni successivi consegniamo alla classe, suddivisa in coppie o piccoli gruppi, una lista di parole da tagliare. 
  3. Diciamo loro che le parole vanno divise in due gruppi, che spetta a loro scegliere il criterio. 
  4. Diamo il tempo necessario al loro lavoro e alla riflessione
  5. Condividiamo le scoperte di ciascun gruppo e riflettiamo su altre possibili suddivisioni che nessuno ha considerato. 
  6. Alla fine l’insegnante invita la classe a ragionare sulla suddivisione (uscita sicuramente da almeno un gruppo, altrimenti li invitiamo a trovare ancora altre possibili suddivisioni), tra parole che si scrivono con CU e parole che si scrivono con QU. 
  7. Ragionando insieme scopriamo che il suono delle parole sembra uguale a sentirlo.. Allora come fare a capire se ci va la C o la Q? Si invitano i bambini e le bambine a ritornare sulle parole e a cercare un criterio, una regola, qualcosa che ci possa suggerire quando usare una lettera oppure un’altra.
  8. Alla fine insieme si co-costruisce la regola, grazie alle scoperte che ciascuno ha fatto.

Lo stesso può essere applicato alla scoperta di alcune tipologie di complementi, di strutture linguistiche, e perché no, anche a regole e concetti matematici.

Le caratteristiche testuali per scoperta

Le riflessioni fatte fin qui valgono ancor di più per quanto riguarda i generi letterari. Spesso nei libri di testo troviamo in prima pagina mappe e schemi, per dare a bambini e bambine in partenza le regole e le caratteristiche di quel genere specifico. Il lavoro invece dovrebbe partire prima di tutto dal testo, dai testi, da una lettura attenta, da un ascolto specifico. Prima ci immergiamo in una tipologia, andiamo a fondo, proviamo a farci domande, a capire quali connessioni si creano, e solo dopo allora confronteremo quanto scoperto con le regole date. Partiamo dal testo per tornare al testo: mettiamo le mani in pasta, perché è così che davvero diventiamo partecipi e co-costruiamo la conoscenza.

Questo tipo di ragionamento ha accompagnato la stesura del nuovo libro di lettura Leggo, sento, imparo. Nel volume di letture infatti si parte proprio da un brano, dal suo ascolto, dall’immersione, in modo che alunni e alunne siano prima protagonisti nella scoperta delle caratteristiche, e solo dopo si confrontino con le regole della tipologia testuale. Alla fine, ci interessa che sappiano guardare con curiosità ad ogni testo che leggono, per la scuola o no, per scoprire ciò che gli interessa, per saper trarre le informazioni utili, sapendo andare a fondo di quanto scritto. Solo così allora potremo abituarli ad essere attivi e co-costruttori di conoscenze.

Come si potrà immaginare, questo tipo di lavoro richiede tempo, materiali, pazienza. Sarebbe molto più semplice dettare la regola sul quaderno e svolgere poi una serie di esercizi, dare le caratteristiche testuali, gli indicatori di una civiltà e farli imparare a memoria. Ma le neuroscienze ci dicono che quando sono i bambini e le bambine che sul campo co-costruiscono le regole, le scoprono, le sperimentano, l’apprendimento diventa significativo, si fissa in modo più saldo. Facciamo scelte intelligenti, meglio poco ma ben fatto, ma soprattutto, non diamo loro regole preconfezionate, da imparare a memoria e ripetere, diamo loro strumenti per pensare.

Per appronfondire

  • Lo Duca, M. G. (2013). Esperimenti grammaticali. Roma: Carocci.  Un approccio intelligente alla riflessione sulla lingua. Carocci.
  • Lo Duca, M. G. (2013) Lingua italiana ed educazione linguistica. Roma: Carocci. Un’introduzione generale agli studi sull’educazione linguistica. Carocci
  • Lo Duca, M. G. (2018) Viaggio nella grammatica. Esplorazioni e percorsi per i bambini della scuola primaria. Carocci 

Libros para aprender español, ¡hay para todos!

Los idiomas no se aprenden solo estudiando con libros de gramática: también los libros de narrativa pueden ser una manera entretenida para mejorar los idiomas extranjeros. En este artículo te voy a aconsejar tres para que puedas elegir y entrenarte en español.

La sombra del viento de Carlos Ruiz Zafón

Con este libro empieza una de las sagas novelísticas más famosas de nuestro tiempo. Ruiz Zafón ha escrito un libro mágico que sigue robando el corazón de miles de lectores. En 1945 un muchacho es llevado por su padre a un lugar oculto en el centro de Barcelona: El Cementerio de los Libros Olvidados. Allí se encontrará con un libro misterioso y maldito que va a cambiar su vida y a desenterrar los secretos más oscuros de la ciudad. Ambientado en Barcelona en el siglo XX, este libro va mezclando la comedia de costumbres con la novela histórica. Si te gustan las historias de intriga, amor, historia y magia te aconsejo que lo leas para entender el contexto urbano español de la época y explorar el lenguaje utilizado en las novelas de este género. 

Todo esto te daré de Dolores Redondo

Ambientado en la magnífica zona de la Ribeira Sacra en Galicia, este libro se centra en Manuel, un escritor, y su personal investigación sobre la muerte de su marido Álvaro. En este lugar de leyendas y mitos, donde la lógica no puede con todo, Manuel se lanzará en la reconstrucción de la vida secreta de Álvaro luchando contra el miedo de haber vivido en un mundo de ficción y el amor por quien fue su marido. Si te gustan los relatos policiacos este libro te ayudará a aprender el lenguaje de este tipo de novelas y a descubrir los lugares maravillosos del norte de España. 

La casa de los espíritus de Isabel Allende

Isabel Allende es una escritora chilena de fama internacional y es considerada como la escritora de lengua española, aún en vida, más leída en el mundo. La casa de los espíritus es su primer libro: en esta saga familiar sobre una familia de terratenientes chilenos se van mezclando amor y magia como reflejo del futuro de un pueblo. Ambientada en Chile, esta novela te ofrece la oportunidad de explorar la historia chilena y los horrores de la guerra que llevaron al golpe de Pinochet. La tensión histórica de la época se mezcla con los sueños individuales, el amor con la revolución y lo maravilloso con la realidad política: este libro es una verdadera obra de arte que no te puedes perder. 

Historias atractivas y personajes memorables, esto es lo que estos libros pueden ofrecerte. Página tras página tendrás tu propia visión de España y Latinoamérica, y mientras lees, entre un escritor en Galicia y una familia chilena, sin darte cuenta, estarás también mejorando tus habilidades lingüísticas. ¡Buena lectura!

L’autrice

Alba di Egness, madrelingua spagnola, laureata in economia e con un master in marketing, si trasferisce in Italia nel 2016 e si specializza nell’insegnamento dello spagnolo per studenti di madrelingua italiana. Content creator e Fondatrice dell’Accademia Egness, la prima scuola online di spagnolo per italiani.

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Come raccontare la tavola periodica

155 anni fa, il 6 marzo del 1869 Dmitrij Ivanovič Mendeleev presentò alla Società Chimica Russa il risultato di anni e anni di lavoro: una tabella. Messa così, potrebbe quasi sembrare una scoperta di poco conto, ma in quella tabella si stava mettendo ordine tra tutti gli elementi noti all’epoca. Non era il primo tentativo di razionalizzare gli elementi, ma in qualche modo fu quello che riuscì a convincere più persone della validità del suo sistema di classificazione. A quel tempo la chimica era un mosaico frammentario di osservazioni e scoperte. Uno degli scopi di Mendeleev, che aveva studiato come chimico e come insegnante, era proprio trovare i principi chiave e sistematizzare le conoscenze chimiche. 

Quel che fece fu incredibilmente semplice, ma efficace: raccolse in un elenco tutti i 65 elementi allora conosciuti e poi li trasferì su cartoncini, dove aggiunse anche le proprietà fondamentali di ogni elemento, compreso il peso atomico. Mendeleev comprese che il peso atomico era in qualche modo importante – il comportamento degli elementi sembrava ripetersi all’aumentare del loro peso atomico – ma non riusciva ancora a vederne lo schema. Secondo quanto riportò, l’illuminazione gli avvenne in sogno. 

“In sogno ho visto un tavolo in cui tutti gli elementi si sistemavano come richiesto. Al risveglio l’ho subito trascritto su un pezzo di carta”.

Ci impiegò solo due settimane a raggruppare i dati e gli elementi, ma fece un passo in più e fu quello che gli permise di distinguersi tra tutti quelli che proposero le prime classificazioni, ovvero fece anche previsioni sugli elementi mancanti, dove lui e altri studiosi avevano lasciato dei “buchi”. Quello che convinse tutti della bontà dell’idea di Mendeleev fu proprio la scoperta di alcuni elementi (come il Gallio o il Germanio) che possedevano esattamente le stesse caratteristiche predette dallo scienziato russo. 

Raccontare la tavola periodica non è facile. Vedendola già realizzata, la logica della sua organizzazione appare quasi scontata, ma ottenere quel risultato ha richiesto lo sforzo estremo di mettere ordine in un caos che apparentemente non aveva confini e che racchiude tutta la materia nota (e ignota). Sono tante le storie dentro la tavola periodica che ci permettono di far capire che la sua scoperta non è la semplice trascrizione di un sogno, è un tentativo lungo secoli di classificare e ordinare la natura. È l’apoteosi della nostra pulsione di razionalizzare e comprendere il mondo che ci circonda. Proprio per questo, dietro ciascuna di quelle 118 caselle si nascondono storie e aneddoti intriganti che ci permettono di vedere la chimica con altri occhi, e che ci  mostrano uno spaccato della più intima natura umana, con i suoi alti e bassi, genialità e follia.

Fin dall’inizio dei tempi abbiamo avuto bisogno ascoltare e raccontare storie. Queste storie ci servivano (e ci servono) per interpretare noi stessi e la realtà, per questo le raccogliamo con attenzione e le raccontiamo attraverso i secoli. La tavola periodica non è dissimile da una grande raccolta epica, con incredibili storie nascoste dietro a ciascuna delle sue molte caselle. Penso che un modo per far capire che i fili che hanno portato alla trama ordinata della sua scoperta sono tutti intrecciati, sia raccontare le vite degli scienziati. Molto spesso conosciamo i nomi degli scopritori degli elementi e delle leggi della fisica e della chimica, ma non sappiamo nulla degli uomini e delle donne dietro quei nomi, delle loro aspirazioni, dei loro sogni, dei loro difetti. Vengono visti come figure quasi mitologiche e distanti dal resto dell’umanità, ma la realtà è molto diversa

Henry Cavendish, primo ad isolare l’idrogeno e a comprendere la composizione dell’aria che respiriamo, era una figura mite e schiva, che riusciva a parlare alla sua servitù tramite bigliettini e mai guardando le persone negli occhi. Conduceva le sue ricerche in totale solitudine e si racconta che quando un giorno una cameriera entrò per errore nella sua stanza, egli rimase così sconvolto da quella inaspettata presenza da licenziarla in tronco. 

Robert Bunsen, professore amatissimo dai suoi studenti, che avevano raccolto tutti gli aneddoti divertenti della sua vita nell’opera Bunseraria, era solito usare la sua invenzione, il famoso “becco di Bunsen” per controllare la composizione del tabacco dei suoi sigari cubani, per assicurarsi che il venditore non lo stesse truffando con robaccia a buon mercato. 

Lise Meitner, che scoprì il protoattinio e a cui è stato dedicato il Meitnerio, ebbe un ruolo fondamentale nella divisione dell’atomo, ma per tutta la vita le fu negato il riconoscimento del suo lavoro, tanto che fu il suo collega Otto Hahn ad ottenere il premio Nobel, mentre a lei toccarono per lo più lavori sottopagati. 

Dopo aver parlato dei protagonisti delle scoperte, si può parlare dell’origine dei nomi. Se Polonio e Americio ci riconducono immediatamente alle terre che hanno dato i natali a Marie Curie e Seaborg, ci sono nomi più oscuri e dal significato meno immediato, come ossigeno, che deriva da  ὀξύς, (oxýs) “acido” e la radice γεν-, (ghen-), che significa “generare”, perché al momento della denominazione si riteneva erroneamente che entrasse nella composizione di tutti gli acidi. I nomi più antichi sono associati a divinità e pianeti, mentre i nomi più moderni hanno un filo che li collega alle scoperte più recenti del periodo, come il Palladio, che è legato all’asteroide Pallade, individuato nel 1802, un anno prima dell’elemento. 

Il nome dell’elemento 27, il cobalto, deriva dal greco κόβαλος (cobalos) che significa “folletto”, spirito dispettoso. Il nome potrebbe essere stato dato da alcuni minatori che, cercando l’argento, trovarono invece un metallo decisamente meno prezioso, il cobalto appunto, incolpando della cosa qualche coboldo dispettoso. A volte il nome si riferiva proprio al posto in cui l’elemento era stato scoperto, come l’elemento stronzio, nome che si ispira a Strontian, un villaggio della Scozia e il cui nome deriva dal gaelico e si può tradurre con “promontorio della collina delle fate”. In ultimo, ci sono i nomi che sono assegnati a richiamare una proprietà dell’elemento, come rubidio, che deriva dal colore rosso scuro per gli antichi, “rubidus” oppure il rodio, che richiama il greco ροδον (rhodon), dal colore rosa dei suoi sali, o ancora il mercurio, ὑδράργυρος (hydrargýros) che significa “argento liquido”.

Da quando la scoperta di nuovi elementi chimici avviene in laboratorio, dove sono stati prodotti artificialmente, sono sorte nuove esigenze per l’assegnazione di nome e simbolo. Anche il processo di denominazione degli elementi è interessante da comprendere, così come è interessante comprendere come funziona la IUPAC, acronimo per “Unione internazionale di chimica pura e applicata” e che ha risolto anche diverse controversie nazionalistiche circa i nomi degli elementi. Un esempio è la denominazione del rutherfordio. In tempo di guerra fredda, anche la scoperta di un nuovo elemento poteva essere fonte di orgoglio nazionalistico e dimostrazione di superiorità. I sovietici sostenevano di averlo sintetizzato per primi l’elemento 104 e proposero il nome “kurchatovio”, in onore di Igor’ Kurčatov, ex capo della ricerca nucleare sovietica, oppure il nome “dubnio” poiché la scoperta era stata fatta vicino a Dubnia. Gli Stati Uniti d’America, che a loro volta si attribuivano il merito della scoperta, proposero rutherfordio in onore di Ernest Rutherford, premio Nobel per la chimica 1908. A lungo l’elemento 104 ebbe quindi due nomi, finché la IUPAC non decise di dirimere la questione. 

Anche se alla IUPAC a volte sfugge qualcosa. Sembra che Seaborg propose come simbolo per il Plutonio alla IUPAC non “Pl”, bensì “Pu”, corrispondente al verso fatto da un bambino di fronte a qualcosa di maleodorante Gli piaceva infatti immaginare che tale nuovo elemento avesse un cattivo odore: pensava che tale burla sarebbe stata bocciata, invece è diventato il simbolo che troviamo ancora oggi per l’elemento 94. Un ultimo consiglio che mi sento di dare è quello di spiegare il risvolto pratico di ogni elemento. Perché è facile parlare di età del rame ed età del bronzo, trovando una correlazione evidente tra stagno e rame e sviluppo dell’umanità. Esistono però elementi che utilizziamo ogni giorno senza saperlo, dallo zolfo che ci permette di avere oggetti in gomma che non si sciolgono al caldo e si sbriciolano al freddo, allo stronzio che si utilizza nei fuochi d’artificio colorati di rosso, al magnesio che ci ha regalato le prime foto con flash, al manganese che ci permette di ottenere leghe particolari su cui possono viaggiare treni ad alta velocità. Insomma, c’è tanto da narrare e intrecciare, a volte con collegamenti noti, altre volte con storie intriganti e curiose e che spesso sforano più in leggende e aneddoti…ma contribuiscono comunque a segnare i confini della nostra mappa del tutto: la tavola periodica. 

Lettura consigliate

  • Mendeleyev’s dream, the quest for the elements, Paul Strathern, Penguin Books, 2000, racconta del passaggio tra alchimia e chimica, culminando nella scoperta di Mendeleev;
  • Cracking the elements, Rebecca Mileham, Cassel Illustrated, 2018, una raccolta con molte immagini e disegni di tutti gli elementi conosciuti e del loro utilizzo;
  • The elements, a visual history of their discovery, Philip Ball, Thames & Hudson, 2021, dall’alchimia alla scoperta degli atomi più pesanti, storia, tavole e illustrazioni mettono ordine nella scoperta degli elementi;
  • Antimony gold and Jupiter’s wolf, how the elements were named, Peter Wothers, Oxford University press, 2019 racconta la storia dell’origine dei nomi degli elementi, il loro uso (antico e moderno) e diversi aneddoti interessanti;

L’autrice

Eva Munter, su Instagram è Chimica in pillole.