“Un alunno è autonomo e responsabile, quando, messo davanti a una situazione problema che non ha mai affrontato, è in grado di fare una valutazione, e, dopo un’attenta analisi, di prendere decisioni e agire in modo indipendente, facendosi carico dei rischi delle scelte fatte e portando a termine gli impegni presi con determinazione.” (in Didattica per competenze con i lapbook di Gottardi G. e Gottardi G. G., 2019, Edizioni Centro Studi Erickson).
Tra le otto competenze chiave la competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria, che racchiude in sé quattro delle discipline STEAM, ci permette di proporre sfide complesse e stimolanti che prevedono non solo un lavoro di problem solving teorico ma un coinvolgimento delle abilità pratico – manuali attraverso la realizzazione di veri e propri prototipi.
Partendo dall’albo “Siamo tutti geni della tecnologia” di Andrea Vico possiamo accompagnare i bambini e le bambine alla scoperta della tecnologia e dell’ingegneria mediante semplici esperimenti e costruzione di prototipi.
L’attività qui proposta è strutturata come un compito autentico che prevede che il soggetto debba confrontarsi con un problema reale al quale deve trovare una soluzione utilizzando i mezzi a sua disposizione. La metodologia che andremo a proporre per risolvere questo tipo di situazioni problematiche sarà quella del Tinkering, ovvero metteremo a disposizione degli alunni una serie di materiali non direttamente collegati al problema da risolvere che i bambini potranno utilizzare nel modo che ritengono opportuno.
Il video qui proposto è suddiviso in tre parti:
prima parte: lettura e interpretazione della storia;
seconda parte: presentazione del lavoro;
terza parte: videotutorial con i passaggi per realizzare il template per svolgere il compito di realtà.
Ginevra G. Gottardi
Esperta di attività storico -artistiche, insieme a Giuditta Gottardi ha fondato il centro di formazione Laboratorio Interattivo Manuale, un atelier dove creatività e didattica si incontrano.
Giuditta Gottardi
Insegnante di scuola primaria, insieme a Ginevra Gottardi ha creato il sito Laboratorio Interattivo Manuale, una piattaforma digitale di incontro e discussione sulla didattica attiva per migliaia di insegnanti.
“Houston abbiamo un problema” è una delle frasi più famose della storia e ha molto a che fare con il concetto di Tinkering. Partiamo dalla parola: Tinkering significa armeggiare, adoperarsi, darsi da fare. Così, nel corso della missione spaziale Apollo 13, Jack Swigert e il suo equipaggio avevano a disposizione pochissimi oggetti -nessuno dei quali pensati allo scopo- per risolvere un problema relativo all’approvvigionamento di ossigeno.
Chi organizza attività di Tinkering cerca di creare condizioni meno drammatiche, ma sostanzialmente simili a quelle rese celebri dal “Apollo 13” di Ron Howard:
si pone un problema a soluzione aperta;
si forniscono materiali non direttamente connessi al problema;
si chiede di sperimentare soluzioni creative per risolvere il problema dato.
Una delle indicazioni più esplicite che vengono fornite quando si lavora in un contesto di Tinkering è “pensare con le mani”, in un’ideale connessione con l’epistemologia di discipline non sempre valorizzate a scuola, le cosiddette STEM: Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica.
Un imparare facendo, praticamente, una metodologia che incoraggia a sperimentare e stimola l’attitudine a confrontarsi con problemi la cui soluzione è da cercare in una sorta di “tempesta di cervelli”. Il Tinkering, infatti, si pratica in gruppo e prevede la condivisione di materiali e procedure risolutive che è propria del mondo scientifico e non solo.
Scopo del Tinkering è la realizzazione di oggetti complessi a partire (anche, ma non solo) da materiali di recupero. Scatole, bicchieri, fogli di carta, pezzi di legno, fili metallici, involucri di plastica sono solo alcuni degli “ingredienti” che servono per mettersi all’opera. A questo “substrato creativo” e tipicamente artistico, in un progetto di Tinkering, si aggiungono conoscenze e abilità tipicamente tecnologiche (produzione di circuiti elettrici, elementi di coding o semplice robotica). È per questo che, sempre più, negli ultimi anni si è preferito aggiungere una A, all’acronimo STEM: con la A di arte, infatti, il quadro delle STEAM è completo e molto più stimolante per bambini e bambine.
Il turismo è uno dei settori più colpiti dalla pandemia da Covid 19, oltre che dalle profonde trasformazioni avvenute in tempi recenti. Negli ultimi anni, grazie anche ai voli low cost e alle offerte last minute delle strutture ricettive, abbiamo assistito a un aumento considerevole di viaggi per turismo, talvolta praticati in maniera poco responsabile e sostenibile, senza considerare l’impatto che il turismo di massa può avere sulle comunità locali e sull’equilibrio ambientale Per questo motivo imprese e istituzioni del turismo investono da tempo sulla sostenibilità, sull’innovazione tecnologica e sulla tutela ambientale.
Il turismo è una risorsa strategica e un settore trainante per l’economia italiana: lo dimostra il fatto che, con il governo Draghi, l’Italia dopo 30 anni è tornata ad avere un Ministero del Turismo con portafoglio. Dopo questo anno di pandemia, il mondo dell’ospitalità è cambiato e continuerà a cambiare: si investirà di più sulla sostenibilità, sulla tutela dell’ambiente, sullo stile di vita e sulla sicurezza delle persone, per questo è importante educare e sensibilizzare le nuove generazioni di viaggiatori e/o professionisti del settore a un turismo sempre più consapevole.
Le tre proposte si inseriscono in questa cornice e affrontano temi di attualità: l’impatto che il turismo di massa può avere su una città “fragile” come Venezia, la lotta allo spreco alimentare a bordo delle navi Costa Crociere e come cimentarsi nella ricerca di lavoro nel settore turistico analizzando due diversi profili professionali.
Le attività possono essere proposte in laboratori da svolgere sia individualmente sia in piccoli gruppi e si avvalgono del contributo di una “miniserie” di Tramontana Live dedicata proprio al turismo:
l’estate si avvicina e, mentre le giornate si allungano e il clima diventa più mite, anche la mente inizia a desiderare un meritato riposo. Non c’è momento migliore per parlare di giochi e quindi… di matematica! A prima vista questo accostamento può sembrare stridente: da un lato il gioco evoca immagini di aria aperta, divertimento, condivisione, mentre dall’altro la matematica sembra portarci in stanze chiuse a svolgere compiti ripetitivi in solitudine. Invece matematica e gioco hanno legami stretti e molto profondi, al punto che un solo articolo non è in grado di toccarli tutti. Quindi ci occuperemo di matematica e giochi per i prossimi mesi. In questo articolo ci concentreremo sullo studio sistematico dei giochi e sulla teoria matematica che ne è nata. A giugno inizieremo a goderci le vacanze estive con alcuni giochi matematici più o meno famosi. Invece a settembre ricominceremo l’anno scolastico esaminando il rapporto tra matematica e azzardo, un tema fondamentale non solo dal punto di vista scientifico ma anche da quello sociale.
Che cos’è un gioco?
Tutti sappiamo cosa sia un gioco. Abbiamo testimonianze storiche di giochi che risalgono a più di cinquemila anni fa. Condividiamo quest’attività anche con alcuni animali: chi di noi non ha mai giocato con un cane o un gatto? Eppure se ci chiedessero di dare una definizione esaustiva di gioco ci troveremmo in difficoltà. È molto più facile darne delle definizioni ostensive, cioè far vedere concretamente alcuni esempi di giochi. Proporremo una definizione di gioco nell’articolo dedicato alla matematica e all’azzardo, nel frattempo invitiamo le lettrici e i lettori a cercarne una propria.
Zermelo e gli scacchi
Il tris è uno dei giochi più semplici che si imparano da bambini. Con alcune prove ed errori è possibile verificare che entrambi i giocatori hanno una strategia per pareggiare ogni partita, a prescindere da chi incomincia. Per questo, una volta imparata la strategia il tris risulta banale e anche poco divertente.
Al polo opposto di complessità, uno dei giochi più longevi e avvincenti della storia è sicuramente quello degli scacchi. Le regole odierne sono state definite nel XV secolo, mentre a partire dal XVII secolo si può iniziare a parlare di strategia scacchistica. All’inizio del Novecento, il matematico Ernst Zermelo dimostrò che
il giocatore che gioca per primo (con i pezzi bianchi) ha una strategia vincente, oppure
il giocatore che gioca per secondo (con i pezzi neri) ha una strategia vincente, oppure
entrambi i giocatori hanno una strategia per cui ogni partita si conclude in pareggio.
Questo vuol dire che, dal punto di vista matematico, il gioco degli scacchi è determinato. In un certo senso, per i matematici il gioco degli scacchi è banale come il tris. Inoltre i giocatori esperti sostengono che la seconda opzione, cioè che il nero abbia una strategia vincente, sia improbabile. Infatti, se il nero avesse una strategia vincente, il bianco potrebbe replicarla con una mossa di anticipo, contraddicendo l’ipotesi che sia il nero a vincere.
Nonostante il teorema di Zermelo, determinare nella pratica una strategia vincente (o non perdente) per uno dei due giocatori è attualmente impossibile, per via della complessità del gioco. Quindi nella realtà il gioco degli scacchi continua a essere avvincente come lo era nel XV secolo.
La teoria matematica dei giochi
In matematica, un gioco è una situazione in cui diversi soggetti interagiscono perseguendo ciascuno un proprio obiettivo e in cui il risultato finale dipende dalle azioni di ciascun partecipante. Questa definizione include delle situazioni che non hanno nulla a che fare con i giochi nel senso comune del termine: per esempio, la scelta di conformarsi o opporsi al comportamento di una maggioranza, l’ottimizzazione della produzione aziendale in regime di duopolio o la corsa agli armamenti tra fazioni opposte.
Gli equilibri nei giochi
Come per gli scacchi, anche negli altri giochi matematici è importante determinare se esiste una strategia ottimale per i giocatori. L’idea di strategia ottimale, codificata nel concetto di equilibrio di Nash (chiamato così in onore del matematico che la introdusse), estende il concetto di strategia vincente discusso da Zermelo per il gioco degli scacchi. Nel 1950 John Nash dimostrò che ogni gioco ammette un equilibrio di Nash, che però non sempre può essere espresso come aderenza a una singola strategia.
Consideriamo come esempio un gioco con due giocatori, in cui ciascuno ha una moneta da due Euro. Ogni giocatore sceglie segretamente se posizionare la moneta su Testa o su Croce, poi le monete vengono rivelate. Se le monete presentano la stessa faccia, quindi Testa Testa o Croce Croce, allora il primo giocatore paga 1€ al secondo giocatore, mentre se le facce sono diverse il secondo giocatore paga 1€ al primo giocatore. L’equilibrio di Nash di questo gioco prevede che ciascun giocatore scelga Testa o Croce con probabilità 12.
I giochi nella vita quotidiana
Come tante altre branche della matematica, anche la teoria dei giochi ha applicazioni alla vita quotidiana. Per esempio, essa può descrivere gli atteggiamenti cooperativi o non cooperativi tra membri di una stessa società (per esempio una famiglia, una classe scolastica o un’azienda) o alcune interazioni ricorrenti tra persone (per esempio, la decisione di quando arrivare a una riunione, con l’obiettivo di minimizzare il tempo di attesa dei colleghi ma anche la brutta figura nel caso di un ritardo ritenuto eccessivo). E voi, cari lettori, quali giochi incontrate nella vostra quotidianità?
C’est avec ces mots que Camille Étienne, militante écologiste de la Génération Y, incite la jeunesse à se réveiller et à se battre pour la protection de l’environnement.
Après son enfance entourée de nature et un baccalauréat option Montagne, Camille arrive à la fac à Paris et comprend que chacun de nous “fait l’erreur de croire que les gens sont au courant” de l’urgence climatique. À partir de ce moment-là, elle devient militante écologiste.
Pendant le premier confinement en mars 2020, elle ne cesse de rencontrer et discuter avec les scientifiques, les grands patrons et les politiques, tout comme la jeune écologiste suédoise Greta Thunberg,qu’elle connait à l’occasion d’un important rassemblement devant la Commission européenne.
Après la rencontre avec l’équipe de Youtubeurs “On est prêts”, dont elle devient la porte-parole, elle fête son 22e anniversaire en partageant sur les réseaux sociaux Réveillons-nous,une vidéoqui,en quelques jours, devient virale en Europe.
Par cette touchante vidéo, qui constitue un véritable plaidoyer pour l’environnement, Camille Étienne rappelle au monde entier que les Millenials (les personnes nées entre 1980 et 1990) sont les derniers qui puissent ralentir cette course effrénée à la croissance au nom de la vie.
Comment? La réponse, contenue dans l’Agenda 2030, on la connait très bien, aujourd’hui. Et donc, comme l’explique Camille dans sa vidéo, il faut immédiatement arrêter de:
couper les arbres pour “en faire des billets”,
trouer la couche d’ozone avec les CFC (chlorofluorocarbures),
suffoquer les baleines avec le plastique jeté dans les océans,
appauvrir des populations pour des produits bon marché,
penser que les multinationales nous protègent.
“La Terre se consume à mesure que l’on consomme”, rappelle la jeune écologiste.
Il est temps de se réveiller si on ne veut pas devenir, nous aussi, complices!
¡No pasarán! Grita Dolores Ibárruri viendo cómo prolifera el fascismo, pero pasaron y el 1 de abril de 1939 inició la dictadura franquista que sumiría al país en una profunda crisis que trajo para la mayor parte de la población miseria, pobreza, hambre y represión y que se prolungó hasta la muerte del dictador en noviembre de 1975.
Del medio millón de refugiados que provocó la guerra civil española, una parte quedó relegada a un segundo plano de la historia: las mujeres. Todas las mujeres: maestras, escritoras, intelectuales, políticas, enfermeras…desde Victoria Kent hasta Maruja Mallo, de Dolores Ibárruri a Neus Català y otras muchas “mujeres sencillas”.
Hoy queremos rendir homenaje a todas aquellas mujeres republicanas y antifranquistas y reivindicar su papel en la historia de España, porque si seguimos guardando silencio no solo llegará su olvido sino, lo que es peor, su no existencia.
Material gráfico: textos y fotografías
Para trabajar la interacción oral y la producción escrita.
A continuación, os dejamos algunos enlaces con las fotografías de la exposición virtual Mujeres en guerra:
He aquí un listado de libros que exploran esta época desde una perspectiva infantil y juvenil.
El faro de los acantilados(+12 años). Autor: José Luis Martín Nogales; editorial: Anaya. En un pequeño pueblo del norte en plena guerra civil, el maestro desaparece sin dejar rastro. Sus alumnos, Blanca, Yago, Fátima y David comienzan su búsqueda, sin ser conscientes de dónde se adentran.
Corredores de sombra (+12 años). Autor: Agustín Fernández Paz; editorial: SM. A raíz de unas obras en el pazo de la familia Soutelo, se descubre un cadáver con una herida de bala. Clara Soutelo comenzará a investigar los secretos de su familia.
¡Canalla, traidor, morirás! (+12 años). Autor: José Antonio del Cañizo; editorial: SM. Unos años después de la guerra civil española, un niño conoce a un maquis, el Hurón, que ha huido al monte. Solo se ven tres veces. Y, sin embargo, aquellos encuentros cambiarán para siempre sus vidas.
Canciones
Aquí os dejamos un enlace con canciones contra el Fascismo que se cantaban durante la guerra civil: https://youtu.be/ecwhYlqRoV8
Además, os dejamos la canción símbolo de libertad y rebelión por excelencia: Bella Ciao! en dos versiones: la prima, con subtítulos en español, cantada por algunos de los personajes de la Casa de papel; y la segunda, una versión un poco más cañera cantada en la calle como tributo a esta serie.
Animad a vuestros alumnos a que la canten en español…
Vídeos
Los primeros quince años de franquismo fueron los más duros, los de mayor represión y censura política. Fue en este arco de tiempo cuando se enterraron en el olvido, literal y simbólico, las importantes creaciones artísticas, literarias e intelectuales, a las que tantas mujeres habían contribuido.
Para conocer la historia de artistas e intelectuales mujeres olvidadas, os dejamos la siguiente trilogía:
Principales títulos sobre la guerra givil de los últimos años.
La trinchera infinita (Jon Garaño, Aitor Arregi, José Mari Goenaga, 2019)
Mientras dure la guerra (Alejandro Amenábar, 2019)
Incierta gloria (Agustí Villaronga, 2017)
Pájaros de papel (Emilio Aragón, 2010)
Pa negre (Agustí Villaronga, 2010)
Soldados de Salamina (David Trueba, 2003)
El lápiz del carpintero (Antón Reixa, 2003)
La lengua de las mariposas (José Luis Cuerda, 1999)
La hora de los valientes (Antonio Mercero, 1998)
Libertarias (Vicente Aranda, 1996)
No siendo abril un mes solo importante en la historia de España, sino también de Italia (25 de abril de 1945, día de la Liberación), aquí os dejamos un pequeño homenaje a las mujeres partisanas que, como Gina Galeotti, perdieron la vida luchando por la libertad de todos.
“Memoriam quoque cum voceperdidissemus, si tam in nostra potestate esset oblivisci quan tacere” Tacito, Agricola 2
“La memoria avremmo perso con la voce, se fosse in nostro potere dimenticare come tacere”
Non possiamo dimenticare ciò che ci è accaduto, anche inconsapevolmente. Possiamo al massimo tacere, se qualcuno ci obbliga a farlo. Con questa importante affermazione di Tacito si sono misurati i cittadini di ogni epoca e luogo, sperimentando su di loro la differenza tra vera libertà e libertà concessa. Anche Plutarco descrisse nelle Vite la forza eroica dei valori della libertà contro la Tirannide. Ne parliamo idealmente proprio con Tacito attraverso l’Agricola, vediamo come.
Tacito era anche un uomo d’azione
Tacito aveva esercitato attivamente la politica sotto il principato dei Flavi ed aveva raggiunto le cariche di maggiore potere e prestigio proprio quando era imperatore Domiziano, uomo tanto inviso da meritare non solo la morte violenta, ma anche la damnatio memoriae, per effetto della quale era prassi annichilire persino il ricordo dei principi più odiati.
Tacito decise di dedicarsi alla attività di storiografo, scelta non inconsueta ad altri importanti ed illustri uomini d’azione del passato. Tra le opere di Tacito, la biografia del suocero, Gneo Giulio Agricola, occupa un ruolo di particolare rilievo.
La storia di Agricola: non solo una biografia
La monografia tacitiana presenta, in realtà, un carattere fortemente composito e, per ciò stesso, si configura come un’opera complessa. In questa, infatti, confluiscono tratti che provengono da più di un genere: la biografia (si veda ad esempio il De viris illustribus di Cornelio Nepote), il trattato etnografico (come la Germania dello stesso Tacito e, prima ancora, intere sezioni dei Commentarii cesariani), fino alla monografia storica (il cui rappresentante più eminente può essere di certo considerato Sallustio).
Il contenuto dell’opera può essere, molto stringatamente riassunto come segue: dopo un’introduzione di carattere politico, Tacito traccia rapidamente la carriera di Agricola, sino all’assunzione del mandato di governatore della Britannia, avvenuta nel 78 d.C.; a seguire, un excursus di carattere geografico ed etnografico, dedicato alla Britannia ed ai suoi abitanti ed alla romanizzazione di quel territorio. La parte centrale tratta dell’attività di governatore di Agricola, alla ricerca ed alla conquista di nuovi territori. Centrale, in questo contesto lo scontro e la sconfitta inflitta da Agricola ai Caledoni ed al loro valoroso capo, Calgaco.
“Pace” simile a “imperium”
Tra i numerosissimi aspetti e gli altrettanto ricchi spunti di riflessione che l’Agricola può offrire ad un lettore contemporaneo, due mi paiono meritare una quanto meno rapida analisi, specie in virtù dell’utilizzo lessicale operato dall’autore. Il primo è Agricola, 30; qui, il capo tribù dei Caledoni, Calgaco esorta i suoi soldati, in procinto di cimentarsi in uno scontro decisivo con le legioni romane, a moltiplicare il proprio coraggio e la propria dedizione, sino ad eguagliare e superare la potenza romana, frustrandone l’inestinguibile fame di potere; una bramosia tanto consustanziale alla mentalità romana che questi ultimi sono soliti chiamare, in termini eufemisticamente distorti, pace (pacem) ciò che, nella realtà, altro non è se non il proprio imperium (cfr. auferre, trucidare, rapere falsis nominibus imperium).
L’analisi del breve passo, fa fede di una sorta di flagrante schizofrenia insita nella concezione romana del potere (ma forse in quella di qualunque vincitore): da un lato, il popolo conquistatore crede (o pubblicizza di credere) di perseguire come obiettivo l’istituzione di una sorta di ordine cosmico, dominato da una pace che a sua volta, da tale dominio, promana. Dall’altra, il popolo vinto vive tale dominio come forma di prevaricazione proterva e violenta e, a conseguenza di ciò, il valore correntemente sbandierato come pax, nella realtà altro non è se non solitudo (et ubi solitudinem faciunt pacem appellant).
Si può smettere di pensare?
Un secondo passo dell’opera, al capitolo 2, appare significativo, in quanto in esso Tacito affronta il rapporto fra cittadini dell’impero (anche di alto lignaggio) e potere politico al suo tempo (ed anche in questo caso, la riflessione tacitiana travalica ogni confine spazio – temporale, anche in virtù di una sententia dalla fulminea efficacia).
A definire il tetro clima di terrore, diffuso tra la cittadinanza, Tacito afferma:
“Memoriam quoque cum voceperdidissemus, si tam in nostra potestate esset oblivisci quan tacere“. (Tacito, Agricola, 2).
“La memoria avremmo perso con la voce, se fosse in nostro potere dimenticare come tacere”
Certo, nei confronti di chi esercita una qualunque forma di potere, tanto più se ipocritamente ammantata di una coltre di rettitudine, utile sarebbe cessare di parlare e, per paradosso, di pensare. Anche perché, dovunque viga un regimen, di qualsivoglia natura, l’unico pensiero lecito e’ quello di chi comanda. Sempre sì dunque. Il no bandito assieme al vero. In tale modo impazza il dominio della calunnia, della delazione e del terrore. Fu così sotto Domiziano. Ma non ci capita di incontrare tutti i giorni sulla nostra strada tanti Domiziani, e per di più assai modesti?
Altre letture consigliate:
Claudia Giuffrida, Roma e la sua storia, Il Mulino 2019
Barbara Scardigli, Plutarco –Vite parallele, Pirro e Mario, Bur 2017
Tacito, Agricola, a cura di L. Lenaz, Milano, BUR, 1988
Scopri l’opera
Il nuovo Greco di Campanini
Per una ricognizione sui valori fondanti della democrazia della grecia classica e sulle sue declinazioni nel tempo passando per Roma fino alle odierne Costituzioni, compresa la nostra, v. Tappa 3 de Viaggio con i Greci, “Atene”, pp. 30-45, allegato al corso di C. Campanini, P. Scaglietti, Il nuovo Greco di Campanini, Sansoni 2021.
“In un quadro dobbiamo poter scoprire cose nuove ogni volta che lo vediamo. Ma possiamo guardare un quadro per una settimana e non pensarci mai più. Possiamo anche guardare un quadro per un secondo e pensarci per tutta la vita”.
Joan Mirò
È un dato di fatto che l’uomo contemporaneo viva calato in un mondo caratterizzato dal dominio delle immagini, sia di quelle finalizzate al vivere quotidiano (per esempio, i messaggi pubblicitari), sia di quelle che denotano un evidente valore estetico ed artistico. Ciononostante, grande ed evidente contraddizione del nostro tempo, veramente poche sono le persone in grado di “leggere” le immagini, ovvero di decodificare le informazioni visive contenute in una fotografia, nel frame di un film, nella riproduzione di un’opera d’arte.
Prima fra tutte, è proprio l’arte a veicolare messaggi di inusitata originalità e potenza, in grado di sorprendere ed emozionare lo spettatore. L’arte parla di mondi lontani nello spazio e nel tempo, mette in scena eventi immaginari o reali, narra miti e leggende, rende visibile un ideale di bellezza e di perfezione, oppure mostra la realtà deformandola per rivelarne gli aspetti più nascosti.
L’opera d’arte è il risultato unitario di un’intenzione comunicativa, di un atto creativo e di una competenza tecnica strettamente intrecciati. Sebbene utilizzi uno specifico codice linguistico (linea, forma, colore, spazio, composizione), frutto di scelte consapevoli e ponderate, l’opera d’arte, in quanto prodotto della creatività umana, racchiude un mondo sensibile e trae la sua linfa più profonda dalla capacità di vedere – che è ben diverso dal guardare distrattamente – e dal desiderio di raccontare.
È su questo terreno, sul filo di queste due azioni – vedere e raccontare – che avviene l’incontro fra l’artista e lo spettatore, un incontro che, se vissuto in profondità, suscita un’emozione che non avrà mai fine, proprio come accennava Mirò.
Più di chiunque altro, chi insegna storia dell’arte dovrà veicolare la relazione fra il manufatto artistico e colui che lo osserva e che lo studia: stimolando l’osservazione, destando sorpresa e curiosità, proponendo inediti punti di vista, l’insegnante guida verso la decodificazione del linguaggio visivo, seminando i presupposti per una crescita sensibile e personale nel mondo della creatività.
In ogni tempo e in ogni luogo, la forza della creazione artistica non può rimanere reclusa sulla tela o nel marmo, ma deve uscire dai confini della tecnica e della materia per diventare sostanza viva e palpitante, nel piacere tutto umano di una discussione, di uno scambio di sguardi, di una suggestione emotiva.
Questa volta non è il solito anglicismo che “fa esotico”: tradurre in italiano il significato di literacy è davvero arduo. Gli eventuali termini equivalenti non riescono a indicare la complessità delle sfumature della parola inglese: alfabetizzazione, letteratismo, educazione, formazione, apprendimento permanente, competenza. Forse, tutte queste insieme. Per fare chiarezza, possiamo ricorrere alla definizione data dall’Unesco. Risale al 2005, ma appare ancora attuale: la literacy identifica un apprendimento continuo negli individui quando tendono ai loro traguardi, allo sviluppo della loro conoscenza e delle loro potenzialità e alla piena partecipazione alla vita.
Come siamo messi in Italia su questo fronte? Se l’analfabetismo strumentale, cioè la totale incapacità di lettura e scrittura, è stato praticamente sconfitto, l’analfabetismo funzionale, ovvero l’incapacità di molti di usare in modo proficuo, nel quotidiano, le proprie abilità di scrittura e lettura o di calcolo (numeracy), risulta presente in larghe fasce della popolazione. Lo dicono sondaggi e ricerche tra cui la più autorevole: PISA (Programme for International Student Assessment), promossa nei paesi OCSE, i più industrializzati del mondo. Il concetto di alfabetizzazione è trasversale, tocca tutti i campi della conoscenza, ma oggi si focalizza più che mai sul digitale. La tecnologia ci fa pensare di essere capaci di trovare l’informazione di cui abbiamo bisogno semplicemente accedendo a un sito e cliccandoci sopra. Ma l’abilità di trovare, capire e usare le informazioni in rete dipende anche da altre competenze come saper valutare l’attendibilità di un articolo, l’originalità di un’immagine o la validità di un’informazione che circola su Twitter e Facebook.
Sul tema literacy, la scuola svolge ovviamente un ruolo cruciale. Educa al pensiero critico per formare cittadini competenti e consapevoli. Persegue l’obiettivo dell’inclusione, anche digitale – e mai come in questo periodo di pandemia lo ha dimostrato. Insegna il significato profondo di parole come conoscenza, competenza, responsabilità. L’idea di literacy cambia con il cambiare dei tempi. E parlarne proprio ai tempi del Covid 19 può sembrare un azzardo perché sono momenti complicati nella formazione delle nuove generazioni. Eppure, quella è l’asticella a cui tendere. Non si tratta di sapere e saper fare tutto. Ma essere in grado di leggere una cartina geografica (senza farci guidare dal navigatore…) per condurre la nostra vita in un mondo sempre più complesso è una bella scommessa.
PER APPROFONDIRE
Sulla ricerca PISA/OCSE e molto altro, un punto di riferimento è la Fondazione Agnelli che dal 2008 si occupa di istruzione e formazione come fattori determinanti nel progresso del Paese. https://www.fondazioneagnelli.it/
Nei percorsi di Educazione civica rientra la creazione di competenze digitali finalizzate a formare cittadini in grado di partecipare attivamente alla vita democratica. Scopri qui alcune proposte di lezione per la tua classe. La-nuova-educazione-civica/area-cittadinanza-digitale/
SCOPRI L’OPERA
UNA STORIA PER RIFLETTERE
Nel manuale Una storia per riflettere per la Scuola Secondaria di 2° grado trovi le schede “Rifletti con la storia” che affrontano tematiche vicine alla sensibilità delle ragazze e dei ragazzi. Tra i tanti argomenti, la scheda “Perché la literacy incide sulla nostra vita?” propone di approfondire e discutere in classe quali sono le conseguenze nel saper o non saper distinguere una notizia falsa da una vera.